ch. 31: Silenzio assordante

《E poi, il nulla. Forse solo... il rumore del silenzio, come quello che sentono gli uccelli quando volano in alto sopra la terra respirando l'aria pura e fresca della libertà.》
Fannie Flagg


Dopo essermi assicurato che lei stesse dormendo, ho ripreso a respirare. Solo alle prime luci di questa deprimente giornata, ho avuto la meglio sul rigor mortis e, finalmente, mi sono levato di dosso quella dannata maglietta.

Ho lavato via le prove della mia umiliazione e sono scappato, in questo, oramai, sono un maestro.

Non ho davvero idea di che diamine sia successo in quel letto. So che Alexis è totalmente impazzita! Fino a prima di metterci in viaggio mi odiava e invece, da che abbiamo abbandonato Braintree, sembra posseduta.

Mi stava toccando! Non l'ho immaginato! Non l'ho sognato!
È il mio nome quello che è uscito dalle sue labbra... Io non ho nessuna responsabilità: mi ero ripromesso che non l'avrei sfiorata e quella promessa l'ho mantenuta.

Chi voglio prendere per il culo? La verità la so bene! In quel momento, sono tornato ad avere 13 anni. Ero terrorizzato e non ho nemmeno avuto il tempo di reagire.
Persino con la Allen non mi era mai capitato!

Spero non sia l'ennesimo scherzo, l'ennesima ripicca, perché a questo giro non lo sopporterei. Non dopo aver distrutto, per sempre e in poco più di un minuto, la possibilità di ricreare un rapporto con mio fratello.

Se l'imbarazzo che provo è lontanamente paragonabile al suo, non ci parleremo mai più.
Eppure, volenti o nolenti, dobbiamo rimetterci in marcia.

Forza!
Salto giù, con un colpo di reni, dal muretto in mattoni rossi, nascosto sul retro di questo piccolo MOTEL, facendo ritorno al parcheggio.

Lei è lì, in piedi, accanto alla moto, che si sistema la giacca, già pronta a partire. I capelli illuminati dall'alba, in uno spettacolo magnifico, si muovono appena nell'aria fresca del mattino che porta con sé i ricordi della tempesta imperversata la scorsa notte, fuori e dentro quella maledetta camera.

Attende, fingendo di non avermi visto. Non dice nulla mentre la supero e mi posiziono alla guida. Normalmente avrebbe dato di matto, ma questa volta è diverso. Il silenzio assordante ci schiaccia e crea un vuoto nel petto che blocca l'ossigeno, mentre tutto continua a scorrere come se nulla fosse.

Partiamo, senza esserci rivolti neanche il buongiorno. Sembriamo due estranei in una missione suicida assieme. Peccato che il mezzo di trasporto ci costringa a un contatto che oggi non siamo in grado di gestire.

Le poche ore di sonno che sono riuscito ad accaparrarmi pesano sulle palpebre come macigni.

I km scorrono uno dopo l'altro, come le città che superiamo. Il paesaggio che ci accompagna cambia, trasformandosi man mano che ci avviciniamo al punto d'arrivo e, in modo simile, il mio disagio muta in una sensazione d'ansia e di paura crescente.

-

Fermati!

Il cavalletto non ha ancora toccato l'asfalto quando si fionda all'interno del bar alla nostra destra.

Io mi prendo il mio tempo, tentando di recuperare le forze, facendo benzina; poi, mio malgrado, la raggiungo, ordinando un caffè quadruplo.

- Anche tu? Mi sa che qualcuno si è divertito ieri notte! - Se ne esce inaspettatamente l'uomo pelato coi baffoni che ammicca, montando il latte. Se sapesse quanto è lontano dalla realtà!
Alexis tossisce convulsamente per il caffè che le deve essere andato di traverso, così mi volto, scoprendola con un enorme bicchiere tra le mani.

Lungo questa strada, nessuno sembra aver voglia di farsi i cazzi propri!

Lascio il barista con la sua espressione compiaciuta, di chi pensa di aver capito ogni cosa, stampata in viso. In attesa di una conferma che non arriverà, poso i soldi sul bancone e me ne vado con un'aria truce che non riesco a nascondere, senza proferire parola.

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La giornata si sussegue monotona e faticosa, tra frasi non dette e sguardi non dati.
La sua schiena è stata il muro invalicabile per metà del percorso. Ho fissato ogni cucitura della sua giacca in pelle. Ogni capello che, partendo dalla nuca, spariva sotto il casco. Non l'ho mai sfiorata. Entrambi ci siamo retti alla maniglie posteriori, costringendoci a una posizione addirittura più scomoda e difficile da mantenere.

Abbiamo fatto giusto qualche pausa, per sgranchire i muscoli e per mettere qualcosa nello stomaco, e ora il sole sta già tramontando di nuovo.

Mi sento alienato, come se avessi messo il pilota automatico. Abbiamo continuato a darci il cambio a intervalli sempre più brevi e finalmente siamo entrati in Texas. Da una parte ne sono felice ma dall'altra, tra poco, non avrò più idea di dove diavolo andare.

- Dovrebbe essere nei paraggi. - La informo.
- Guardiamo la mappa.

Ci accostiamo a lato del marciapiede, a un incrocio di Sant Antonio. I semafori si alternano tra il rosso e il verde dando il ritmo alle auto che sfrecciano, incuranti della nostra esistenza e del nostro obiettivo.
La delicata brezza serale sparge, tra le vie di questa cittadina, l'aroma di carne alla brace.

Mi sto slacciando il sottomento quando Alexis, ancora con la visiera abbassata, tentennando sui piedi, perde l'equilibrio e rischia di finire a terra.

L'afferro, evitando che possa farsi male, e la raddrizzo. Attendendo di ritrovarla stabile ma lei si sottrae, insofferente.

Porca puttana, la smetteremo mai di farci guerra?

- Basta, Lex! Questa situazione è ridicola! - Esasperato butto la testa all'indietro sbuffando, incapace di stare fermo. Più che la situazione, sono io che sono ridicolo.

Mi scruta, seria, poi scuote impercettibilmente la testa.

È tutto il giorno che guido con un nodo allo stomaco. Dovrebbe essere contenta che presto rivedrà Liam!

E infine realizzo: tra poco rivedremo Liam. Questo viaggio sarà finito. Il nostro stare insieme, per quanto strano fosse, terminerà oggi. Soprattutto, rivederlo, comporterà gestire il peso di ciò che è accaduto ieri.

Mio fratello mi ammazzerà. Non potrò certo mettermi a frignare, dicendo: "È stata lei!".
Mi prenderò la colpa e, come al solito, rimarrò solo di nuovo. Ma va bene così...

Faccio un respiro profondo e tento di abbozzare un mezzo sorriso sincero, sollevando a fatica un angolo della bocca.
- Non c'è bisogno che Liam lo sappia, se è questo che ti spaventa. - Provo a mostrarmi comprensivo, tentando di rassicurarla e di controllare, al tempo stesso, la bile che si rimescola.

Finalmente i miei occhi ritrovano i suoi, quelle immense pozze d'ambra che a seconda della luce si colorano di sfumature verdi e gialle.

Al suono di ciò che ho appena detto, però, il suo sguardo si affila e non si riempie di riconoscenza, bensì di lacrime.

Resto interdetto, guardandola confuso.
Vorrei abbracciarla e dirle che andrà tutto bene, che è vivo e che riusciremo a trovarlo ora che siamo quì.
Vorrei dirlo anche a me stesso e convincermene.
- Non c'è comunque niente che vale la pena dirgli, Lucas! Quindi stai sereno. Pensiamo a trovarlo, piuttosto! - Risponde secca, dopo un minuto di silenzio, togliendosi nervosamente le lacrime da sotto le ciglia. Si gira e, dandomi le spalle, torna a guardare il display del cellulare.

Quante volte si può uccidere una persona? Nemmeno se fossi un gatto avrei ancora vite da regalarle. La prima volta che me ne ha strappata una è stata il giorno in cui mi sono accorto delle sue occhiate che seguivano mio fratello. La seconda quando, prima di partite per Portland, l'ho vista che lo baciava. La terza quando non mi ha nemmeno cercato dopo che sono partito. E, dal mio ritorno, ogni momento con lei è stato uno spillo che lento mi si conficcava nel petto.

Forse me lo aspettavo. Anche mentre la sua mano mi stringeva, dandomi piacere, e il suo respiro accelerava assieme al mio, sapevo che non sarebbe stato nient'altro che un istante di follia che si sarebbe dissolto, ancor prima di averne pagato le conseguenze.

Stringo i pugni, raccogliendo i cocci di ciò che rimane delle mie speranze, e le lascio la tranquillità per controllare il percorso.

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La notte sta calando e avvolge l'orizzonte di un blu acceso. La strada è illuminata da una serie di lampioni e si snoda lungo l'enorme vallata di chiome scure e indistinte di quello che dovrebbe essere Hidden Canyon.

La nostra stanchezza e l'esasperazione si contrappongono alla temperatura dolce che caratterizza questa bellissima serata. Il temporale di ieri sembra solo un lontano ricordo che ha dovuto cedere alle stelle il cielo più limpido che si sia mai visto.
Dobbiamo capire la direzione da prendere ma, giunti a questo punto, non abbiamo terminato le idee.

Dopo aver costeggiato a lungo un muro di pietra, un po' diroccato, che mette in sicurezza il lato della montagna, siamo di nuovo fermi nello spiazzo che precede l'ingresso di un lussuoso quartiere residenziale. Stiamo controllando, inutilmente, la cartina.

Ho tentato di essere ottimista ma non sono un'idiota, non completamente, almeno! Avevo considerato che saremmo potuti finire in un casino più grande di noi, ma ho scacciato ogni pensiero negativo fingendo fosse tutto normale. Da ieri, però, reprimo il terrore che possa essergli successo qualcosa di brutto. Ora siamo qui, non posso più ignorare la paura che mi attanaglia.

Ogni minuto che passa, mi rendo conto del fatto che le possibilità di trovarlo sono sempre meno.

Pensavo forse di essere in Sherlock Holmes? Un messaggio in codice sarebbe bastato ad individuare una persona dispersa, probabilmente rapita, in un posto dimenticato da Dio come questo?

La spietata consapevolezza di essere un illuso si impossessa di me. Fisso Lex che, invece, sembra non avere il minimo dubbio.

- Dovremmo tornare all'incrocio in città. Almeno, lì, eravamo sicuri di trovarci tra Canyon Golf Rd e Stone Oak. - Propone, intenta a ripiegare goffamente la mappa.

- Dubito che Liam possa essere tenuto in ostaggio da Starbucks! - Rispondo ironico sollevando un sopracciglio e regalandole un mezzo sorriso compassionevole. Devo farmi coraggio e dirle che dobbiamo tornare indietro! Dobbiamo chiamare la polizia, avremmo dovuto farlo subito!

- Sei un cretino, lo sai? - Mi rimprovera, trovandomi per nulla divertente e scrutando, titubante, la mia espressione rassegnata.

- Forse avremmo dovuto continuare su Stone Oak.
- Lex... - Devo dirle che è inutile.

- Ma solamente in questa zona erano presenti delle ville.
- Lex, ascolta...

- Deve per forza essere da queste parti! - Continua, acuendo il tono infastidita, avendo probabilmente intuito ciò che sto per dirle. Intanto, un rombo si propaga sordo nell'aria facendo vibrare tutto ciò che ci circonda.

La quiete, fino a poco prima ritmata dai rumori della natura, si interrompe bruscamente. Uno stormo di cornacchie spaventate si leva in volo oltre il guardrail e i loro gracchii stonati echeggiano per la valle, rimbalzando da una parte all'altra, fino a essere completamente sovrastati dal frastuono che mi penetra la cassa toracica e mi infonde uno strano senso di inquietudine.

◇ Se volete un nuovo ch. questo venerdì, anzichè aspettare settimana prossima, commentate a fianco. Basta anche solo una faccina🙏❤️ se arriviamo a 20 commenti ( 1 a lettore) pubblico senza attendere martedì ☺️ promesso!◇

🖋Spazio Autore

Eccoci di nuovo!
Nel ch. precedente non ho messo lo spazio Autore perchè non sapevo che dire 🤣🤣🤣 è stato imbarazzante?Sicuramente, povero Lucas?! Qualcuno di voi ha detto che sono sadica e che maltratto il mio protagonista... forse un po'!😁😅

Purtroppo in questo ch non è successo nulla, lo so, e perdonatemi mi serviva solo a terminare quella parte e a iniziare questa ... Quale? Leggete e lo scoprirete😁!!!

Spero davvero di non annoiarvi troppo e GRAZIE per essere arrivati fino a quì! Grazie per ogni commento! Grazie per ogni stellina! Grazie a voi che leggete in silenzio🙏
Se la storia vi sta piacendo, vi prego raccomandatela a più persone possibili. Per voi che leggete sono solo parole ma per chi come me scrive, sono notti in bianco, scleri, mal di testa e tanta speranza. Speranza di essere letti, di farci conoscere e ogni nuovo lettore è un regalo incommensurabile❤️❤️❤️

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