Ch. 29: Tempesta in arrivo

《C'erano cose che avrei voluto dirgli, ma sapevo gli avrebbero fatto male. Così le seppellii e lasciai che facessero male a me》
Jonathan Safran Foer


Seminare la volante non è stato difficile. È bastato cambiare spesso strada proseguendo verso sud. Sono quasi riuscito a trovarlo divertente e, per un po', correre su questo bestione di ferraglia, con Alexis aggrappata a me, è stato piacevole.

- Che ore sono? - Lascio scivolare quelle parole alle mie spalle, nel vento.
- Quasi le dieci! - Persino la sua voce sembra rotta dopo quasi 7 ore qui sopra.

Cerco di mantenere la concentrazione, quando le sue mani incrociate sulla mia pancia, lentamente, iniziano un'esasperante discesa, finendo per posarsi sulla cerniera dei miei pantaloni.

Porca puttana, davvero non se ne accorge?
Immagino fatichi a tenere le braccia alzate ma la bocca del mio stomaco si contorce e per poco non rischiamo di ammazzarci.

Sicuramente è un ottimo modo per tenermi sveglio ma... che cazzo! È pericoloso! Sono costretto a staccare la presa dal manubrio per riposizionare le sue dita, gelide e sottili, ad altezza del mio ombelico.

L'aria si sta riempiendo di umidità e la temperatura sta calando velocemente. "Sarà stanca e starà morendo di freddo", rifletto tra me e me un istante prima che lasci ricadere nuovamente la presa, esercitando ancora più pressione in mezzo alle mie gambe.

E a questo punto non ho più dubbi: lo sta facendo apposta! Serro la mascella irritato, cercando di raccogliere le energie e la pazienza che mi hanno da tempo abbandonato. Rallento l'andatura e mi sposto sulla corsia d'emergenza.

- Si può sapere che cazzo ti prende, è una proposta? - Urlo adirato con tutto il fiato che ho in corpo, afferrandole una mano e spingendogliela, con più forza, sul mio inguine.

La sento aderire alla mia forma e lei, sicuramente colta alla sprovvista, non si ritrae.

- Ti piacerebbe, Morris! - Si ridesta di colpo.

"Sì, cazzo, che mi piacerebbe! Quindi perché diamine continui a provocarmi?" penso in risposta alla sua presa per il culo, sentendo montare la rabbia.

Sono stufo! Sono stanco! E non capisco il suo comportamento! Non la capisco mai!

Fa la scema con Asher, ricambia il mio bacio per poi interromperlo con una ginocchiata, il giorno dopo mi bacia lei per non farmi uccidere Henry e ora questo?
La testa si rimescola di mille pensieri e l'esasperazione ne estrae il peggiore, senza darmi il tempo di tacere.

- Vuoi davvero che ti scopi su questa dannata moto? - Le ringhio contro, pentendomene all'istante, mentre un boato si diffonde nell'aria, sovrastando il mio tono e penetrando fin nelle ossa.

Con un gesto rude riporto, per quella che spero sia l'ultima volta, le sue mani sul mio addome, evitando che lì in basso qualcosa si svegli del tutto.

Se da una parte ho urlato, dall'altra sto pregando che i tuoni abbiano coperto le mie parole.

Quella vana speranza si infrange appena mi giunge la voce offesa di Lex - Coglione. - Ogni singola lettera mi striscia sotto il casco insinuandosi nel timpano, prima che un bagliore improvviso rischiari ogni cosa.

Sì, sono un coglione! Ma non ce la faccio più!
Strizzo gli occhi e metto a fuoco, nel disperato tentativo di continuare a guidare questo affare.

L'autostrada buia e deserta conferisce alla situazione un'atmosfera tetra, quasi fossimo finiti in un altro universo, e una leggera pioggerellina inizia a scendere, rendendo l'asfalto scivoloso.
I lampi si ripresentano con sempre maggiore frequenza. Le luci della moto si riflettono sulle pozzanghere che pian piano si formano lungo la strada, poi una crepa bluacea squarcia la notte nel punto in cui si perde l'orizzonte, che si carica di elettricità e il risultante crepitio ci investe come un'onda d'urto.
La pioggia inizia a cadere scrosciante, coprendo suoni e nascondendo persino la segnaletica bianca a meno di un metro da noi.

In pochi secondi siamo zuppi e fatico a mantenere l'aderenza.

Vago con lo sguardo alla ricerca di un luogo in cui fermarci ma, oltre al guardrail, ci sono solo campi.

Alexis mi batte sulla schiena urlandomi qualcosa che non sento.
Un altro fulmine colpisce improvvisamente un albero alla nostra destra, provocando un fragore spaventoso e facendomi quasi perdere il controllo della moto.
La sento stringersi con forza a me quando il legno si dilania rovinando al suolo.

Devo trovare un riparo al più presto e sicuramente l'idea di infilarci sotto una pianta è esclusa!

Imbocco un'uscita di cui non distinguo nemmeno il nome e procedo a passo d'uomo, tentando di mantenermi al centro della carreggiata.
Preso dallo sconforto, sto per accostare, convinto a dare la mia giacca a Lex, ma si fa largo nell'oscurità una luce sfocata.

Pulisco la visiera cercando di intravedere qualcosa. Il numero 51 risalta lampeggiando di rosso in quel diluvio. "MOTEL 6" leggo a fatica sull'insegna sovrastante.

Esulto dentro di me, mettendo la freccia e spostando il peso in direzione del luogo in cui sosteremo.

Fermo il mezzo nel grande parcheggio, rischiarato di una luce asettica dai fari enormi posti sul tetto della struttura.
Avverto Lex smontare e la imito, liberandomi del casco che da troppe ore mi sta comprimendo la testa.

Alexis si avvolge il corpo con le braccia e rabbrividisce.
- Dai, levati! - Riesco a comprendere a stento nello scroscio incessante.

- Cosa? - Dove vorrebbe andare?
La pioggia mi inzuppa e mi irrita gli occhi. Osservo confuso Lex mettersi di lato e sollevare il ginocchio.
Di colpo l'afferro per la spalla tirandola a me.

- Che diamine pensi di fare? - Sbraito.

- Guido io! - Mi urla in risposta, liberandosi e parandomisi di fronte con aria di sfida.

Piove a tal punto che le nostre grida spostano l'acqua che cade oltre le nostre bocche.
L'effetto delle gocce sospese, illuminate di bianco, è scenografico. Il quadro si completa nel momento in cui mi fissa con quelle iridi gialle, rese trasparenti dai fasci dei fari che le attraversano.

Lei mette il broncio e io non penso ad altro che al desiderio di baciare di nuovo quelle labbra gonfie e bagnate.

- Passiamo la notte qui! - Le comunico deciso, cancellando quell'immagine dalla mia mente.

- Non se ne parla! Andiamo!

- Lo vedi, cazzo, che piove? Vuoi farci ammazzare?
- Tu resta qui se non te la senti, lo capisco! - Mi liquida, riprovando a salire in sella.

Infilo una mano tra le mie ciocche fradice e la scuoto, convincendomi a non ucciderla. Perché deve sempre essere tanto testarda?

La ritiro con forza verso di me e, abbassandomi leggermente, me la carico su di una spalla.

- Lasciami, Lucas! Lasciami, cazzo! - Scalcia e picchia i pugni sul mio giubbotto, ritrovandosi di colpo a testa in giù.
La ignoro e procedo spedito raggiungendo l'edificio bianco con i profili azzurri che finalmente ci fornirà riparo.

- Lucas, ti ho detto di mettermi giù! - Strilla di nuovo.

Sogghigno, divertito dalla situazione, e, forse calandomi un po' troppo nella parte, colpisco con una sonora pacca la sua natica tonda posta affianco al mio viso. I pantaloni in pelle, bagnati, mi restituiscono un effetto gomma che mi fa sorridere ancora di più.
Così impara a tenere le mani a posto anche lei!

- Ahi! - Si lamenta offesa.
- Ce la fai a non rompere le palle per cinque minuti? - La prendo in giro mentre oltrepasso il parcheggio delimitato da una linea di bloccaruota gialli.

La rimetto a terra solo nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una signora sulla settantina e un po' in carne che, al nostro arrivo, si alza assonnata dietro la reception.

Ci osserva, preoccupata e stupita.
- Oh poveri cari! Eravate sotto questo diluvio! - Esclama la donna con l'acconciatura raccolta.

Lex, grondante, si risistema i vestiti dopo il trasporto turbolento, io mi avvicino, chiedendo informazioni per la notte.

- Certamente! Volete una matrimoniale? - Indaga cordiale, ma con un filo di malizia.

- Bhe, magari... - Tergiverso, estraendo il portafoglio dalla tasca.

- Forse sarebbero meglio... - Continuo a prendere tempo, calcolando quanto potrebbero costare due camere.

- Va benissimo una sola. Grazie! - Interviene Lexis, frapponendosi tra me il bancone.

- Ottima scelta, ragazza! - Si complimenta la signora, con tanto di occhiolino.

- No, si sbaglia! Dobbiamo risparmiare i soldi e, in ogni caso, vanno bene due letti singoli. - Motiva la decisione la mia compagna di viaggio, imbarazzata, facendola scoppiare in una risata genuina.

Amorevole, ci allunga la chiave che Alexis si affretta a recuperare per poi avviarsi verso il corridoio.

- Primo piano camera 142. - fornisce le ultime informazioni la simpatica anziana.

Mi appresto a raggiungere Lex, ferma davanti agli ascensori, ma, sentendomi afferrare, mi blocco.

La donna si sporge nella mia direzione con l'aria di chi ha un segreto da confessare: - Vi ho dato la matrimoniale! - Sogghigna, complice. Mentre io le sorrido di rimando e la maledico allo stesso tempo, non sapendo come uscire dall'impiccio.

Non dico nulla, abbozzo un cenno di riconoscenza col capo e mi avvio.

Lo spazio qui dentro non è tanto. La vicinanza e il silenzio calato tra di noi mi mettono a disagio.

Le ho davvero detto che me la sarei scopata su una sella?
Grazie al cielo non deve averlo sentito o l'idea di passare la notte insieme, ora, sarebbe persino più insostenibile.

- Avremmo potuto prendere due camere... - Rifletto ad alta voce.
- Oh, andiamo, Lucas! Ci siamo portati giusto i soldi avanzati da quelli destinati a Ella. Non sappiamo se ne avremo bisogno, arrivati a Sant'Antonio. E poi, siamo seri, a nessuno piace stare solo, soprattutto in una situazione simile. - Studia la mia espressione poco convinta.

- Cos'è, Morris, hai paura? Puoi stare tranquillo, non è mia abitudine saltare addosso alla gente! - Ride di gusto.

Esce dall'ascensore appena si spalancano le porte, poi si volta ruotando su se stessa, lasciando una scia di goccioline che ne segue il movimento e, con le labbra tirate in un ghigno da stronza, aggiunge: - Dovrei essere io quella preoccupata... dato che hai minacciato di scoparmi sulla sella di una moto!

Rimango immobile.

Che grandissima st~

Mi osserva, liberando un sorriso capace di porre fine a qualunque tempesta, e se ne va gongolando, come se nulla fosse. Io indosso la mia faccia incazzata per celare l'imbarazzo che mi sta pian piano sommergendo, anche se, da qualche parte dentro di me, un briciolo di eccitazione si sta facendo strada, incurante di tutto il resto.

Ieri sera mi sono meritato quella ginocchiata nei coglioni per averla baciata; e so che non è nulla rispetto a ciò che mi farà Liam appena lo scoprirà.

Combatto tra ciò che vorrei succedesse e la speranza che mio fratello stia bene e di rivederlo tra poche ore.

Dovrò trovare il coraggio di dirgli la verità quando questa storia sarà finita. Evitando, magari, di combinarne un'altra nel frattempo.

Infila le chiavi nella toppa della porta blu acceso col numero 142 fissato sopra e la spalanca.
Io mi giro un ultimo istante, come farebbe un condannato a morte, per rimirare oltre il parapetto del corridoio che dà all'esterno e all'uragano che si sta abbattendo fuori di qui.

Riesco persino a trovarlo un'alternativa allettante al condividere la stanza con lei.

Lex si è raccolta i capelli in una crocchia umida e disordinata e si sta liberando della giacca in pelle.

- Mi butto nella vasca! - Mi informa, voltandosi verso di me.

La canottiera bianca è completamente trasparente; I capezzoli in bella vista a causa del freddo; Il collo lentamente percorso da rivoli d'acqua che si infrangono sulle clavicole.

Fatemi uscire da qui!

🖋Spazio Autore

Sera ragazzi... in ritardo🥲 ma il ch. è uscito!

Lo so è un po' piatto! Non è altro che un'introduzione a ciò che avverrà nel prossimo😅 ma era necessario.
Mi accorgo sempre di più che non avere proprio nessuna rivelazione su ciò che pensa Lex, la faccia passare per una povera pazza isterica!😅😅😅 poveraccia... in un modo o nell'altro dovrò far capire qualcosa anche di lei...ma sicuramente non ora.

Tornando a noi... guidare oa moto a Lucas fa sicuramente male🤣 non è in grado di utilizzare i neuroni sotto stress...
Che sia un bell'idiota lo sappiamo, che ci dobbiamo fare🙄?

Martedì aggiorno e finalmente...😁

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