Ch. 28: Il viaggio

Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati.》
Ryszard Kapuscinski


- No, no, no! Non ci pensare nemmeno! L'ultima volta, su quella cosa, mi sono quasi ammazzato! - Mi oppongo irremovibile ad Alexis che, ignorandomi, mi allunga il casco fuori dall'officina di Neil.

- Senti, Lucas, non farmi perdere la pazienza. Se hai intenzione di seguirmi, mettiti quest'affare e smettila di fare il cretino! - mi rimprovera, stufa delle mie lamentele.

Senza auto e senza una precisa idea di dove andare non sarà facile raggiungerlo, quindi che scelta ho?

Il tempo di cambiarci e di preparare uno zaino con lo stretto indispensabile e ci siamo ritrovati qui.

Capisco la necessità di usare la moto, non avendo alternative, ma perché indossare quei dannati leggins di pelle?

- Ohhh! Dannazione! Andiamo. - Alzo gli occhi al cielo, arrendendomi, e me lo infilo.
Sto ancora finendo di allacciarlo, quando, con un movimento fluido, alza la gamba destra e si lascia ricadere sulla sella, inarcandosi verso il manubrio.

Sembra quasi che i pantaloni le si stiano per strappare sulle natiche tonde. I capelli, raccolti sotto il casco, le sfuggono in qualche ciocca sul giubbotto, anch'esso in pelle, e all'ombra risultano biondo cenere.
Sono sicuro molti film porno inizino così!

Esasperato, tento di afferrarmi la testa ma sbatto contro la scocca dura che ora me l'avvolge.
Mi affianco al mezzo inclinato sul cavalletto, studiando la situazione.

- Non esiste!

- Che cosa? - Sbotta.

- Non mi metterò appollaiato qui!

- Perfetto! Allora vai a piedi! - non attendendo oltre, dà gas e parte con una leggera impennata.

Non può mollarmi qui! Mi agito tentando di mantenere una parvenza di dignità.
Lei tira il freno, sollevando questa volta il lato posteriore della moto e, per fortuna, si ferma ad aspettarmi.

- Ok! Hai vinto! Ma non credere di poter guidare così! - La minaccio raggiungendola. Mi siedo dietro di lei, sentendomi un emerito sfigato avvertendola vibrare per le risate trattenute.

- Lex! - La richiamo un attimo prima che riparta.

- Mhm?

- Secondo te Liam sta bene? Non sarà tardi, vero?

Gira il viso, nascosto dalla visiera scura. - Ne sono certa! - mi giunge la sua voce ovattata, - E, comunque, tuo fratello se la caverebbe persino in una vasca piena di squali! Ora, però, tieniti forte.

-Lex...
- Cosa c'è? - Ripete, al limite della sopportazione.

- Grazie...

Dopo un istante di silenzio, le ruote stridono sull'asfalto e la forza d'accelerazione mi obbliga ad attaccarmi a lei per non cadere. Ha la vita così fine che riuscirei a farle un giro completo con un braccio, ma mi limito a prenderla saldamente per i fianchi e ad adattarmi alla sua posizione.

La strada di casa si allontana velocemente e le vie tra cui sono cresciuto si susseguono fino al momento in cui abbandoniamo la città.

Il vento ci colpisce da ogni direzione e il paesaggio scorre in una macchia indistinta. Ci siamo solo noi, uno appiccicato all'altra. Una cosa sola, sparata verso l'azzurro dell'orizzonte.

La mia mente si perde ad analizzare i dati e la possibile ubicazione ricavata dalle informazioni del messaggio. D'improvviso, mi accorgo che a ogni oscillazione, ogni dosso, ogni buca, il suo fondoschiena si alza e ricade sulla copertura del sedile, colpendo leggermente anche il mio bacino. Ed è così che null'altro ha più modo di farsi spazio tra i miei pensieri.

♤♡♤♡♤♡♤♡♡♡♡♡♡◇♡◇♡♡♡♡♡♡♡♡

Avrei giurato sarei morto di paura, invece mi trovo costretto ad ammettere che Alexis alla guida è davvero brava.

Siamo in viaggio da ore. Fortunatamente il fondo liscio dell'autostrada ha dato sollievo alle mie parti basse e al mio autocontrollo. Solo adesso mi rendo conto che siamo davvero partiti, partiti insieme.

Arrivati nei pressi di Philadelphia, però, non ce la faccio più. I muscoli bruciano, la schiena non riesce più a sostenere la postura e le braccia si sono fatte pesanti.

Anche lei continua a sistemarsi sul sedile e ha rallentato la corsa.

- Ci serve una pausa! - Urlo, nella speranza di farle arrivare la mia preghiera.

Non mi sente, prosegue concentrata.
Faccio scivolare le mani sotto la sua giacca e, mentre il calore del suo corpo si irradia attraverso i miei polpastrelli, rinsaldo la presa, sporgendomi sopra la sua spalla.

- Dobbiamo fermarci! - Ribadisco, aumentando ancora di più il tono.
Nuovamente non ricevo riscontro ma inizia a decelerare, spostandosi verso l'uscita alla nostra destra per raggiungere un'area di servizio poco distante.

Smontare da questo affare è un'impresa, non mi sento più le gambe!

Il locale è una piccola tavola calda in legno chiaro che si colloca al centro di un ampio parcheggio. Sui lati si affacciano due grandi vetrate suddivise in listarelle bianche intersecate tra loro. Tutto ha uno stile rustico e accogliente, a partire dalle due balle di fieno accatastate ai lati dell'entrata, sino alla clientela formata perlopiù da famiglie e camionisti di passaggio.

La circolazione pian piano sta tornando a rianimare i miei arti inferiori ma anche ora, su questa panca imbottita, avverto la forma della sella sotto al sedere.

- Sei stanca? - Le chiedo preoccupato, notando il volto pallido
- No! Ce la faccio. Mangiamo un boccone e tra poco ripartiamo. - Mi liquida guardandosi intorno.

- Ciao bellezza! Cosa desideri? - Domanda una donna sulla cinquantina col trucco pesante e i capelli ossigenati.

- Due cheeseburger con patatine e due cola. - Esordisco convinto.

- Scusa, bellezza! - Mi sfotte Lex, trascinando le vocali, con un sorrisino di scherno stampato sulle labbra.
- So ordinare da sola!

- Una bistecca con l'insalata e una bottiglia d'acqua naturale. - Termina la frase rivolgendosi alla tizia col grembiule che sta prendendo l'ordinazione e che le concede giusto una mezza occhiata infastidita prima di scarabocchiare sul taccuino e andarsene.

- Dieta?

Non credo di ricordare un episodio in cui Alexis Micheal abbia rifiutato un hamburger.

- No, idiota! Non voglio appesantirmi e rischiare che mi venga sonno. - Spiega, come se fosse ovvio, continuando a osservare il panorama inesistente fuori dalla vetrata.

È ancora arrabbiata. Effettivamente ho esagerato ieri sera. Liam mi ucciderà, ma non posso fare a meno di ammirare il suo profilo dolce e quanto sia bella e sexy con quei vestiti.

- Quante ore mancheranno? - Realizzo solo adesso che non ho neanche guardato la mappa.

Lei si è informata sul percorso. Io, come un moccioso, mi sono lamentato di tutto e ho pensato al suo sedere per buona parte del tragitto.

- Secondo te... la data significa che sarebbe successo qualcosa oggi? Ammesso che abbiamo decifrato correttamente il messaggio e che una volta là, troveremo la villa. E se~ - Parlo talmente veloce da non avere più fiato.

- Rallenta! Cerca di calmarti. - Mi rimprovera.

- Come fai ad essere così tranquilla, tu? - Ribatto incredulo.

- Io non sono per nulla preoccupata! - Risponde con una freddezza che mi lascia basito.

- Liam sta bene. Nel...- Tentenna -Ahh, lo so e basta! - Taglia corto.

Non capisco da dove derivi questa sua sicurezza, probabilmente non vuole immaginare il peggio.

- Voglio semplicemente che ritorni. Dopo che te ne sei andato, per me, Liam è stato... tutto! Non ce l'avrei fatta senza di lui.

Sembra stia per rompersi in mille pezzi. Questa Alexis io non la conosco. Lo sguardo che si fa dolce e che si fonde in miele, la gola sottile che a fatica deglutisce e le dita incerte, che si cercano tra loro. Questo lato di lei è riservato solo a mio fratello.

Estraggo il cellulare dalla tasca, imposto sul navigatore l'ultima tappa che ha raggiunto Liam prima di sparire: San Antonio, Texas.

- In questo momento ci troviamo qui. In linea d'aria abbiamo superato New York.

Volto il telefono per mostrarglielo, ma Lex, facendo il giro del tavolo, mi si siede accanto.

Poggia il dito sul display, scorrendo lentamente lungo la strada che ci condurrà a sud mentre la sua spalla preme contro il mio braccio.

- Se non facciamo altre pause, dovremmo arrivare a destinazione entro domani notte. - Conclude con un sospiro rassegnato.

Pensa di poter guidare ininterrottamente per più di 24 ore? Già ora è distrutta! Perché non si rende conto dei suoi limiti e non chiede mai aiuto?

- Anche così, arriveremo con un giorno di ritardo... - Deduco, cercando nei suoi occhi una rassicurazione che non mi sa dare.

Restiamo fermi per qualche minuto in quella posizione: con le mani che si sfiorano, poggiate sul divanetto rosso che ci accoglie. Attendiamo in silenzio che i nostri piatti vengano serviti.

Mi sento agitato, ma al contempo in pace, come se tutto si potesse risolvere.

La donna, con la divisa a fiori e il rossetto troppo rosso, si avvicina perplessa. Sicuramente ci ha scambiato per una coppia, vedendoci tanto vicini.

- Ecco a te, splendore! - Mi rivolge un occhiolino, appoggiandomi di fronte il panino.

- E la tua bistecca. - Prosegue, rivolgendosi ad Alexis e abbandonando qualunque delicatezza.

Ridacchio, intanto che la cameriera si allontana, a causa del sorriso finto e tirato che le ha regalato, in risposta, la mia compagna di viaggio.

- Cosa c'è, splendore, ti diverti? - Mi minaccia con aria truce, caricando di enfasi il nomignolo appena affidatomi.

- Gelosa, Micheal? - La provoco, continuando a sperare che un po' di quel fastidio lo possa provare seriamente.

- Di te? - Mi rimbecca con superiorità, addentando un altro pezzo della sua bistecca.

Sorprendentemente non è tornata a sedere nel posto di fronte a me.

- Eri davvero ubriaco, vero? - Domanda monocorde, avendo probabilmente notato l'espressione nauseata con cui osservo il cibo davanti a me.

- Sì, ho esagerato! Mi sono risvegliato sul divano di Mayer, con Luis che mi faceva le fusa. - Mimo la scena, divertito.

- Già! Non avevo dubbi. - Sputa secca lei, spezzando la mia risata.

Mi concentro sul suo viso che, di punto in bianco, si è rabbuiato.

- La cameriera ti sta ancora fissando, fai in tempo a portartela in bagno! - Mi provoca acida, spostando la carne da una parte all'altra.

- Te l'ho già detto: ieri sera non ero in me! Quante volte te lo devo ripetere? Ho bevuto troppo e quella tipa è stata solo~

- Certo, certo! Quindi prima sei andato con lei e poi hai baciato me. Ovvio, tutto chiaro! - Mi interrompe, tirando frettolosamente le sue conclusioni.

- Io non ti ho baciata perché e~ - Inizio a spiegare, non sapendo nemmeno dove voglio andare a parare. Senza alcun preavviso, però, Alexis si abbassa e porta la testa all'altezza delle mie ginocchia, lasciandomi disorientato.

La massa di capelli annodati, senza un senso preciso, sparisce sotto il livello del tavolo, avvicinandosi pericolosamente al cavallo dei miei pantaloni.

Istintivamente sobbalzo all'indietro, schiacciandomi al poggiaschiena.

- Stai giù! - Ordina agitata, con la faccia sulle mie cosce.

- Ma che? - Provo a parlare, ma il suo palmo si alza, premendosi sulla mia bocca, impedendomi di continuare.

Mi guardo intorno circospetto, tentando di capire cosa abbia provocato il suo folle comportamento.
Oltre l'anziana coppia alla nostra sinistra, che segue la scena con disappunto, non mi sembra di vedere niente degno di nota.

- Dannazione, Lucas! Abbassati! - Mi intima di nuovo.
Chino leggermente il capo, quasi ad assecondare la sua insensata richiesta, e contemporaneamente tento di alleggerire la pressione che la sua testa esercita sul mio inguine.

- Di chi è la moto parcheggiata qua fuori? - Risuona nella sala una voce baritonale proveniente dell'accoglienza del locale.

Due uomini in divisa avanzano verso la cassa, ove li attende quello che, probabilmente, è il proprietario.

A questa distanza fatico a sentire ciò che dicono.
Quello con i capelli scuri e la camicia blu tirata sul grande addome rotondo si appoggia al bancone e l'altro, più alto, illuminato dalle lucine che addobbano l'impalcatura nella zona bar, scruta la gente nei tavoli a loro più prossimi

- Li conosci? - Bisbiglio.
- No, ma...

- Allora perché ti stai nascondendo? - Mi guarda un po' smarrita, probabilmente rendendosi conto dell'assurdità del suo gesto.

Alexis si raddrizza e lascia dei soldi affianco al mio bicchiere.

- Pronto? - Mi domanda sussurrando e trapassandomi con lo sguardo.

Per cosa? Che sta facendo?
Mi tira per farmi alzare e mi abbraccia, fingendosi contenta.

- Amore, dove hanno hanno messo l'auto gli altri? - Mi chiede con un tono eccessivamente alto, proseguendo spedita.
È completamente impazzita!

Che diamine sta succedendo? E perché stiamo scappando?

Passiamo affianco all'uomo con la divisa e il cinturone legato in vita, che ci scruta in silenzio.

Afferro la maniglia, ignaro di quale sia il motivo che ci costringe a fuggire ma felice di uscire da lì.

- Signorina? - La voce profonda che ho sentito prima richiama Alexis, raggelandoci sul posto.

Merda!

Ci voltiamo con una lentezza disarmante.

- Hey, bellezza! - rompe l'attimo la cameriera, venendoci incontro, - Il resto! - ci comunica, sventolando le banconote.

- Mancia! - Esclamo fiero, mostrando il mio miglior sorriso e, senza attendere, spingo Lex oltre la porta che ho già aperto.

Correndo raggiungiamo il parcheggio e le lancio il casco, che si affretta ad indossare.
Salgo in fretta, mentre il tintinnio dei campanelli appesi all'ingresso ci fa voltare, annunciando l'arrivo dei poliziotti alle nostre spalle.

- Voi due, fermatevi! - Grida l'agente più basso e in carne sull'uscio, bloccando il passaggio al collega.

- Si può sapere che cazzo gli hai fatto? - Urlo irritato, girando la chiave.

- Non abbiamo l'età per portare questa cilindrata. Inoltre, c'è un fermo amministrativo sulla targa! - Spiega la ragazza che, senza esitare, monta in sella e si stringe a me.

- Hey, voi! - Urla il poliziotto correndo nella nostra direzione.

- Parti! - Mi ordina lei.
Do gas e, solo in quell'istante, mi ricordo che alla guida di questa sono un pericolo pubblico.

Le ruote slittano, la moto sbanda, le braccia di Lex mi stringono il costato.
- Se dovessimo morire, sappi che non ti ho baciata perché ero ubriaco, ma perché non potevo farne a meno! - Urlo pervaso da un panico e un'adrenalina mai provati, consapevole che il rombo del motore ha coperto in buona parte ciò che ho appena detto.

Gli pneumatici cercano l'attrito sull'asfalto e, in un istante, ci allontaniamo veloci mentre i due stanno ancora salendo sull'autovettura.

- Non mi hai baciata? Che cosa? - Mi arrivano a tratti le parole di Lex, sicuramente confusa per ciò che ha sentito. Il rumore dell'aria e il suono delle sirene, che si diffonde fino a noi, ci avvolgono.

- Lucas, cosa hai detto prima? - Chiede nuovamente, stringendosi con tutta la sua forza per l'ennesima svolta poco calibrata.

- Fermati! Guido io! - Mi ordina, constatando che non avrebbe ottenuto risposta.

- Dobbiamo arrivare in Texas, non puoi farcela per un giorno intero! Quindi aiutami a distribuire il peso su questo affare e vediamo di non ammazzarci! - La liquido e sorrido come un ebete quando la sento accompagnarmi nei movimenti. Alla fine è tutto un gioco di equilibrio, di spostamenti e di azioni calcolate.

É una sensazione indescrivibile, quella di sentirsi libero e disperato allo stesso tempo.

Spazio Autore🖋

Il viaggio è cominciato, sono soli finalmente!😁
Per chi non aspettava altro... le cose si faranno Hot🔥

Per ora ancora nessuno ha risolto totalmente l'enigma!!!🧐 vi do tempo fino al ch in cui si scoprirà tutto😁👍🏻

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top