Ch. 15: Uno stupido sasso.
《Si prova piacere incontrando lo sguardo di qualcuno a cui si è appena fatto un dono.》
(Jean de La Bruyère)
Ogni volta che riuscivo ad assopirmi, l'attimo dopo mi risvegliavo di soprassalto, sempre più sudato e con il terrore di urtarla e di poterla svegliare; con l'angoscia che la mattina seguente ricordasse ciò che era successo; con la voglia di toccarla ancora.
Solo verso le quattro, Morfeo decise di regalarmi la grazia. Per qualche decina di minuti il mio cervello si spense del turbinio di pensieri che mi attanagliano e mi riportò a quel momento. Quello in cui la trovai.
Il giorno prima di quella gita al mare.
Camminavo triste e rassegnato per i sentieri tra la boscaglia che, in quella zona, costeggiava il lago. Avevo vagato tra un negozio e l'altro tutta la mattina in cerca del regalo perfetto. Ogni commessa esistente mi aveva trattato da imbecille cercando di rifilarmi qualunque prodotto fosse mai stato appoggiato su di uno scaffale, ma alla fine, mi ero dato per vinto.
Non rimaneva più tempo! Il compleanno di Lex sarebbe stato il giorno seguente e io... ancora non avevo niente da darle.
Si, avevo convinto Liam a portarci al mare con i suoi amici, e mi era costato un rene, ma non avevo nulla da farle scartare, nulla che le restasse.
Con un ringhio di frustrazione, calciai un legno che mi intralciava il passaggio, scaricando su di esso tutta la colpa del mio malumore.
Ma proprio allora, ai piedi di un grande larice, notai tra le foglie qualcosa che luccicava.
Mi avvicinai sospettoso e raccolsi quello che inizialmente scambiai per un vetro rotto.
Appena lo sollevai in corrispondenza di uno dei raggi di sole che filtrava tra i rami degli alberi, lo vidi: il colore dei suoi occhi. Quel nocciola che tendeva al giallo e che risplendeva di pagliuzze dorate ogni volta che la luce le illuminava il viso.
Mi rigirai il frammento a forma di goccia tra le dita, osservandolo estasiato.
Un pezzo di resina, trasparente e lucente. Conteneva delle scaglie scintillanti che sembravano fluttuare in un mare di cristallo ambrato. Quella sostanza collosa, ormai indurita, dava l'impressione di essere riuscita, per magia, ad intrappolare per sempre un piccolo raggio di sole al suo interno.
Era perfetta, perché era unica, semplice, e allo stesso tempo speciale, come la persona che l'avrebbe ricevuta.
Naturalmente a lei non avrei detto niente di tutto ciò!
Quella stessa sera, dopo essere uscito di nascosto, corsi pedalando come un matto fino a casa sua.
Avevo atteso impaziente lo scoccare della mezzanotte per iniziare a tirarle dei sassi sulla finestra.
Volevo essere il primo a darle un regalo, il primo a farle gli auguri. A quel tempo, ancora, non pensavo ad essere il suo primo anche in altri sensi, miravo solo a vederla sorridere!
Alla fine, nonna Margareth, svegliatasi per prima e stufa del rumore, mossa dal suo solito buon cuore, la fece scendere.
Aspettai, torturando un povero ciuffo d'erba che spuntava tra le crepe del vialetto, che aprisse la porta.
Mi pare ancora di sentire la brezza dolce di quella notte in cui il cielo appariva di un blu elettrico, forse a causa dell'inquinamento luminoso che oscurava le stelle.
Apparve sul portico, con un pigiama leggero, stropicciandosi un occhio con il palmo della mano. I capelli sciolti, un po' arruffati dal cuscino che fino a poco prima li aveva accolti. Ai piedi aveva quelle ciabatte scozzesi, logore e molto più grandi della sua taglia, che al giudizio di tutti sarebbero apparse disgustose, ma non a me che sapevo essere un ricordo del suo papà.
Quando mi fu di fronte, tutto il discorso che mi ero preparato svanì all'istante.
Rimase zitta, con le braccia esili e nervose, avvolte intorno alla vita come a volersi proteggersi da un freddo che quella notte non vi era.
- Lucas...?! - Mi esortò, e per un istante, mi sembrò si aspettasse qualcosa di più da me .
- Buon compleanno! -
Inizialmente, apparve quasi spaventata per quell'augurio urlato; poi, lentamente e con un po' di delusione, posizionò le mani a coppa sotto la mia.
- Tieni, ho trovato un sasso! - Mi limitai a dire.
La pietra ricadde leggera tra le sue dita, ma il suo sguardo rimase incollato al mio.
Senza dire niente, si allungò nella mia direzione e le sue labbra si posarono fulminee sulla mia guancia; dopodiché, con un grazie appena soffiato, si voltò e rientrò in casa lasciandomi sorpreso. Forse sconvolto.
Non aveva controllato cosa ora si celasse nel suo pugno, non mi aveva ringraziato... ma il giorno seguente si vantò in ogni modo di quel sasso, rendendomi l'idiota più felice del mondo.
Gliel avevo regalato io, quel piccolo pezzo d'ambra a forma di goccia che tanto mi ricordava i suoi occhi!
Purtroppo quel regalo inutile, che per me significava tutto, era rimasto lì, su quel sedile.
Forse quella ragazza che l'aveva trovato aveva deciso di tenerlo o, più probabilmente, l'aveva gettato nella spazzatura insieme al dolce ricordo del mio primo bacio.
La sua luce dorata non puntava più nella mia direzione. Non mi raggiungeva più, lì dove ero rimasto, sul fondo di quell'oceano. Ed io, che ancora non sapevo cosa fosse il vero Inferno o come fosse il vero dolore, mi sentivo morire, sommerso dai sensi di colpa.
🖋Spazio Autore
Ciao a tutti ragazzi, siamo arrivati fino a qui e quasi non ci credo... pian piano la storia prosegue e sembra che ad alcuni di voi stia piacendo❤️
Grazie davvero! Per ogni commento, per ogni stellina, per ogni visualizzazione... Vi sono grata!🙏
Come avrete visto, insieme al ch. che va a chiarire quanto lasciato sospeso in quello precedente, è arrivata anche la nuova copertina. Che ne pensate?
Scusate se qui abbiamo avuto solo un ricordo, presto torneremo a Lucas e ad Alexis😚
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