Ch. 24: Gelosia / Amicizia

"La vita è troppo breve per avere dei nemici."

AYRTON SENNA


Hanna mi ha tenuto un'ora al telefono, di cui cinquanta minuti passati a sfottermi per il discorso di suo padre nelle docce e i restanti impiegati a convincermi ad andare alla dannata festa di questa sera.

Inizio a prepararmi con la voglia sotto i piedi, sono tutto rotto dall'allenamento appena concluso. Mayer ci verrà a prendere alle 8pm e con la sua andatura ci metteremo vent'anni ad arrivare.

Dopo aver rovistato nell'armadio finisco per adottare il solito stile: maglia bianca e jeans, con cui mi sento comodo. Sicuramente la streghetta avrà da ridire, si era raccomandata di vestirsi bene ma... al diavolo! Mi sentirei un coglione con la camicia!

Controllo il cellulare: nessun messaggio, nessuna chiamata. Il che è pure normale, dopo aver bloccato i numeri che mi assillavano, ma... che diamine di fine ha fatto mio fratello? Devo davvero contattare la polizia? Da Domenica non ho più avuto sue notizie, forse là non prende la linea o forse ha perso il telefono... Sono giorni che non faccio altro che ripetermelo.

Sbuffo, esasperato dalla situazione a cui posso solo assistere da inutile spettatore, e rassegnato mi preparo ad affrontare la serata, accantonando le preoccupazioni.

Apro la porta del bagno e mi trovo Alexis piegata a novanta sul lavandino, intenta a mettersi il mascara.

La mia mente si libera di ogni pensiero razionale e si pianta lì, sul vestito rosso che le ricade arricciandosi sul sedere e termina troppo sopra la metà coscia.

Porca puttana! Serro la mascella e immagino tutti gli idioti a cui dovrò spaccare la faccia nel momento in cui se la saranno scopata con gli occhi.

Risalgo lungo la schiena inarcata. Proseguo accarezzandole visivamente il collo, lasciato scoperto dalla coda alta, e allaccio lo sguardo al suo attraverso lo specchio.

Il sopracciglio alzato e l'aria di chi ti ha colto in fallo che le scopro dipinta in viso mi fanno l'effetto di una secchiata d'acqua gelida.

Rilascio immediatamente il labbro finito, senza che me ne accorgessi, tra i denti, ridandomi un tono. Al contempo, realizzo che io non ho il diritto di spaccare la faccia proprio a nessuno. Quella che tanto riesce a farmi accelerare il cuore e che ora mi è davanti, non è mia.

Io oggi sono il semplice accompagnatore della biondina.

Tra le donne del pianeta dovevo perdere la testa proprio per lei?!

Capisco una cotta da piccoli, in fondo stavamo sempre insieme, ma anche ora il mio corpo non ha smesso di reagire al suo, come una miccia che abbraccia il fuoco.

Tutti parlano delle famose farfalle nello stomaco, ma ciò che provo quando le sono vicino non ha nulla a che fare con un battito d'ali.

È una morsa, che stringe oltre misura gli organi. Un vuoto improvviso che dall'inguine arriva al cervello. È una volontà che non posso controllare e che mi spinge, irrimediabilmente, verso di lei appena entro nella sua orbita. È anidride carbonica che, lenta e invisibile, mi invade i polmoni e mi toglie il respiro.

È un errore che continuo a ripetere, consapevole di non poter mai oltrepassare la linea. Mi impongo di starle lontano. Mi ripeto che è la tipa di mio fratello ma, alla fine, mi ritrovo inesorabilmente più vicino a quel baratro dal quale, una volta caduto, non potrò più riemergere.

Se lei dovesse avere la sicurezza di ciò che provo o se Liam dovesse scoprire i pensieri che ho sulla sua fidanzata, nulla tra noi tre sarebbe più come prima.

Ma se nella mio cervello questo concetto è ben chiaro, perché in questo momento ho una mano che stringe il piano di marmo alla sinistra del suo fianco? Perché sto facendo in modo che i miei jeans aderiscono al suo fondoschiena mentre allungo il braccio per afferrare il profumo nel mobiletto a lato dello specchio? Perché non riesco a smettere di perdermi nei suoi pozzi d'ambra che si dilatano ogni secondo di più restando fissi nei miei?

Perchè sono un cretino! È questa la risposta.

Un cretino masochista che, guardandola tentare di nascondere lo stupore dietro la sua maschera d'indifferenza, immagina di prenderla, china su questo lavandino con le gambe spalancate e il respiro rotto in gola.

Resto un istante di troppo contro di lei, in quella posizione ambigua. L'avambraccio teso con il tatuaggio rivolto al vetro, si riflette accanto alla sua figura esile. La mia mascella sovrasta di poco la sua tempia. I miei capelli neri sfiorano e si contrappongono ai suoi miele nell'istantanea che ci ritrae sul vetro.

Alexis si raddrizza, facendo aderire l'intera schiena al mio addome, aumentando la pressione sul mio basso ventre e avvolgendomi in una tiepida ventata di bagnoschiuma alla vaniglia che mi arriva dritta al cervello, inibendo ogni ragione.

Avverto il suo calore attraverso i sottili strati di stoffa che ci separano. Restiamo sospesi in questo incastro perfetto. Nemmeno per un attimo distoglie gli occhi dal riflesso dei miei, in una lotta silenziosa su chi avrà la meglio, ma lo spazio tra il mio corpo e il lavandino non le lascia margine di movimento.

Sul suo volto appare un'ombra di sfida e, strusciandosi senza pudore, riesce a girarsi in quello spazio esiguo, ritrovandosi costretta ad inclinare il capo per non sfiorarmi le labbra.

Di colpo siamo uno di fronte all'altra. Con i tacchi è alta quasi come me, ci dividono una manciata di centimetri. Mi fissa sicura, senza il minimo imbarazzo. Io, invece, sento la saliva evaporare.

Il leggero tremolio delle sue pupille frastagliate mi fa vibrare l'anima, creando una sensazione di sottovuoto alla gola che tento, inutilmente, di deglutire.

Con la sua postura impettita sembra domandarmi: "Ed ora, cosa vorresti fare?".

Vorrei baciarti e al tempo stesso scappare! Rispondo nella mia mente. E invece cosa farò?

Faccio quello che so fare meglio... Indosso la mia maschera da bastardo che gioca, che provoca, e che non può venire ferito in quanto non tiene a niente e a nessuno.

Quell'aria da strafottente che non mi appartiene, e che non ho mai sentito davvero mia, ma che tanto fa comodo nelle occasioni in cui mostrarsi vorrebbe dire rischiare di soffrire troppo.

Le rivolgo un mezzo sorriso soddisfatto; quello che farebbe un giocatore di poker con una scala reale.

Mi lascio sfuggire un ghigno, estraendo lentamente la boccetta blù opaco dall'armadietto e gliela mostro, quasi fosse un trofeo, agitandola a pochi millimetri dalla punta del suo naso sottile.

-Sei in mezzo!
Non so nemmeno io quale sia il mio obiettivo. Vorrei seriamente lasciarle intendere di avere la sicurezza di non esserle indifferente, sebbene l'unico battito, che nitido, si distingue nel silenzio di questo bagno sia il mio?

Metto in scena la mia recita, convinto di poter vincere una battaglia in questa guerra già conclusa, ma Alexis resta imperscrutabile. Non un sorriso, non un attimo di disagio, neppure una parvenza di sdegno. Mi osserva, vuota e disillusa, come se mai si fosse aspettata un epilogo differente da me.

Resto paralizzato ancora per qualche attimo, stordito da tanta freddezza, finchè il suono del campanello mette finalmente fine alla mia umiliazione.

- Levati! È arrivato Ben. - Mi sospinge, sottraendosi alla mia vicinanza, la ragazza che fino a poco fa ho tanto desiderato baciare.

♡◇♡◇♡◇♡◇♡◇♡

Mai come ora ho odiato Mayer e il suo stupido modo di guidare.

Condividendo questo sedile posteriore con Lex, che naturalmente non mi rivolge parola, prego che il tragitto finisca presto.

Hanna, entusiasta, non smette di saltellare sul posto del passeggero, enunciando tutte le cose fantastiche che faremo tra poco e nei prossimi mesi. Neanche la sua allegria sembra riuscire a darmi sollievo oggi.

- Potevi almeno darti una pettinata! Sembri uscito ora da letto! - Si lamenta la streghetta, voltandosi e sporgendosi sorridente dal sedile anteriore.

- Alexis, stai d'incanto! - Continua, complimentandosi con l'acida che mi siede affianco, che imperterrita non smette di scrutare oltre al finestrino.

L'attenzione mi cade sulla coscia liscia e completamente nuda a pochi centimetri da me.

Il vestito deve esserle risalito entrando in auto e ora la pelle chiara risalta sui sedili scuri della vecchia autovettura.

- Dannazione, Hanna, siediti e allacciati la cintura! - Ordina Ben mentre, attraverso lo specchietto retrovisore, segue la direzione del mio sguardo, accorgendosi anche lui delle sue gambe scoperte.

- Abbassati l'abito! - Ringhio roco, cercando di indirizzare la voce verso di lei.

- Cosa, prego?! - Risponde incredula, voltandosi verso di me a rallentatore, con le palpebre spalancate.

- Abbassalo! - Sibilo, scrutando il poggiatesta davanti a me.

- Non ci penso proprio! -

- Abbassa immediatamente quel maledetto vestito o giuro su Dio che apro la portiera di questa dannata auto e ti riporto a casa in spalla! - Alzo il tono, ormai incurante che gli altri mi possano sentire.

- Tu sei fuori di testa! - Si lamenta risistemandosi nervosamente l'abito.

Me ne sbatto di Mayer che sogghigna e pure di Hanna, che ridacchia con una mano a coprirsi la bocca.

Si fottessero tutti! Sbuffo insofferente, questa serata è già iniziata male.

Dopo mezz'ora di strada, per un percorso che richiedeva meno di venti minuti, parcheggiamo nel vialetto che precede la casa di Giuly.

So che non avevo alcun diritto per dirlo e che nemmeno nella preistoria si comportavano così, ma non ho più ragionato appena ho percepito l'interesse di Ben. Da quell'episodio, nessuno in auto ha più osato parlare; solo la streghetta, di tanto in tanto, si lasciava sfuggire una risata sommessa.

Devo ricordarmi di ucciderla!

Nel silenzio che caratterizza l'ultimo tratto di strada che percorriamo a piedi, risa e schiamazzi si levano a sprazzi dai gruppetti di invitati che arrivano da tutte le direzioni.

Cerco di non dar peso alle numerose occhiate che attirano le nostre accompagnatrici.

Alexis oggi fa male al cuore per quanto è bella e anche a qualcos'altro molto più in basso!

Il rossetto, più scuro rispetto a quello che porta di solito, la rende matura e provocante; la cascata di capelli raccolti, che le ondeggiano sulla schiena, le danno un tocco di sensualità che mi dà alla testa.

Anche Hanna è uno schianto nel suo tubino nero e ho come l'impressione che Mayer non la perda mai di vista.

Casa Stiven è un'imponente villa dallo stile rinascimentale. Lateralmente, si staglia dal suolo al tetto un maestoso colonnato bianco, stile Grecia antica, completamente illuminato. Seguiamo la strada che curva verso l'ingresso a formare una rotonda con una grande aiuola colma di fiori al centro.

Senza dubbi Giuly è lo stereotipo dell'oca ricca e viziata, ma non immaginavo lo fosse fino a questo punto. Sarebbe stata la compagna perfetta per Allen.

Varchiamo l'ingresso, venendo catapultati in un'altra realtà. Abbandoniamo la brezza e l'aria rilassata che si respirava fuori e ci ritroviamo nel caos più totale.

Gente che beve, balla, ride; il lussuoso corridoio d'entrata è invaso da un'orda infernale.

L'antico orologio in legno scuro, posto accanto al lungo tappeto persiano, sembra una banderuola che dondola a destra e sinistra, sotto i persistenti colpi di chi lo urta.

Di scatto avvolgo la vita di Lex, trascinandomela vicino prima che un energumeno ubriaco le finisca addosso.

Vedo Ben, poco più avanti, farmi un segno d'intesa e circondare a sua volta la vita di Hanna.

Mi guardo intorno, notando le due immense stanze che si affacciano sui lati. Cerco un angolo un po' meno affollato, la musica pompa forte, facendomi vibrare la cassa toracica.

Lex, che per quella manciata di secondi è rimasta aggrappata alla mia giacca, mi allontana per ottenere lo spazio necessario a poterci guardare.

Cazzo, perché deve essere così dannatamente bella?

Da che sono tornato, a parte rarissime occasioni, non è mai stata amichevole con me. Allora come mai ne sono tanto attratto?

La pressione delle sue mani sui miei pettorali aumenta, sino a distanziarci completamente.

- Buona serata... - Alza la voce, sollevandosi sulle punte, per farsi sentire. La guardo stranito sparire tra la folla, frenando la voglia incontrollabile di correrle dietro, afferrarla, e riportarla a casa per strapparle finalmente quel vestito di dosso.

Mi muovo spaesato tra la folla, in cerca di qualche volto conosciuto. Di Hanna e del ricciolo nessuna traccia, si sono volatilizzati.

Camminando senza una meta, imbocco l'uscita posteriore ritrovandomi nella parte adibita alla piscina.

Sicuramente qui le cose le fanno in grande!

Mi accendo una sigaretta, appoggiandomi alla facciata che circonda l 'affollata zona sdraio.

- Come va, amico? - Un tipo alto e abbronzato, con una frase da Bugs Bunny, attira la mia attenzione.

Io, di chi si definisce mio amico, ho imparato a diffidare.

Inizio IV Liceo.

Oramai era circa un anno che lo smilzo pel di carota si era guadagnato il posto di mio migliore amico.

Amavo passare il tempo con lui. Erano i momenti che preferivo, quelli in cui potevo essere davvero me stesso.

Una birra, una pizza ed un videogioco erano tutto ciò che potevo desiderare. Eppure... non mi bastavano.

Avevo affrontato l'infanzia e i primi anni dell'adolescenza come uno sfigato invisibile e io, invisibile, non lo volevo più essere!

Non volevo apparire come "Lucas, il bambino inutile". Volevo essere la stella, non il riflesso di mio fratello. Non sarei più stato la seconda scelta!

Continuavo a frequentare la compagnia di Allen ma il motivo reale era, più che altro, non perdere i benefici che ciò comportava. Certo, sopportare i capricci di Mark non era facile: equivaleva a essere un tirapiedi. La cosa non mi pesava particolarmente, ero cresciuto con mia madre in fondo, e l'arte dello stare zitto per il quieto vivere l'avevo appresa oramai alla perfezione.

Inoltre, io tendevo a defilarmi se le richieste non mi piacevano. Lui lo sapeva, e mi controllava. Il non avermi completamente assoggettato lo irritava, ma preferiva comunque avermi tra i suoi che lasciarmi campo libero.

Ciò che non riuscivo ad accettare, però, erano le angherie verso gli altri studenti. Non capivo la necessità di infierire su quelli che, a parere di Allen, erano degli sfigati. In base a quale principio scegliesse, e che problema psicologico avesse, non mi era dato da sapere.

Tendenzialmente una giornata tipo con loro si svolgeva in un punto concordato: trascorrevamo il tempo seduti sulle gradinate, in un locale o sul lungomare; ma, qualunque fosse lo sfondo, l'obiettivo era sempre il medesimo: individuare qualcuno sul quale far prevalere la sua supremazia.

Personalmente trovavo la questione ridicola e fastidiosa. Tuttavia, fingevo di guardare dall'altra parte e, piuttosto, cercavo di rimediare buoni voti, donne e notorietà, evitando di sfidare chi sapevo mi avrebbe distrutto.

Ero uno stronzo opportunista!

Gli altri del gruppo, però, sembravano divertirsi e non osavano mai lamentarsi, quindi perché avrei dovuto farlo io?

Avevano infastidito per ore il personale e i clienti della tavola calda al pontile, con i loro schiamazzi e con le battute di basso livello di Anton, prima di prendere di mira due coetanei. Uno di loro, accortosi del nostro arrivo, sì dileguò all'istante mentre l'altro venne accerchiato, perdendo ogni possibilità di fuggire.

Conoscevo quello studente, prendeva sempre A in ogni compito di matematica. Era un tipo tranquillo, aveva sorriso dopo esserci scontrati e aver scoperto che dal mio zaino erano caduti sul pavimento quaderni e appunti relativi a Dungeons and Dragons.

Quel pomeriggio uggioso, era lì, immobile, con la mascella serrata e l'aria severa, di fronte a Jerry che sghignazzava.

- Cosa volete? - Domandò con la risposta già stampata negli occhi.

- Solo salutare! - Rispose Anton, il monociglio, al fianco dell'altro aguzzino.

- Non vi vergognate, alla vostra età, a comportarvi ancora da bambini che danno fastidio per noia?- Ringhiò, serrando i pugni, il ragazzo. Le sue spalle erano premute sul parapetto in ferro.

Non potevo credere che quel secchione, all'apparenza così pacato, si stesse ribellando ad Allen e alla sua compagnia.

Un primo colpo sferrato da Jerry gli arrivò direttamente alla bocca dello stomaco, facendolo piegare su sé stesso.

- Ahi, ahi! Simon, non essere scortese, non vorrai che, improvvisamente, la tua media scolastica crolli a picco. Vero? - Lo minacciò, ridendo sguaiatamente, Allen.

- Ovviamente... di che mi stupisco?! Tale madre, tale figlio! - Sputò acido e carico di rancore il destinatario della minaccia, direzionando il suo disgusto verso Mark.

- Che cazzo c'entra mia madre? Hai proprio deciso di farti ammazzare oggi, nullità?! - La voce irritata del moro che, da dietro i suoi scagnozzi, dettava legge, mi fece rabbrividire. Inconsciamente mi ritrovai ad essere grato di non essere io quello preso di mira.

Al contrario di me, Simon non vacillò minimamente.

Non avrei mai immaginato avesse le palle! Non fino a questo punto, almeno!

Io me la stavo facendo sotto per lui...

- C'entra, perché lei è una troia e tu non potevi essere altro che un figlio di puttan~ - Non terminò la frase per via del calcio che gli spezzò il respiro.

Quella volta pensai che, in fondo, se lo fosse meritato. L'avevo visto spesso fermarsi oltre l'orario per chiedere chiarimenti su qualche argomento della lezione. Eppure ora, per colpire Mark, stava infierendo anche sulla Prof. Allen, che era sempre gentile con i suoi studenti.

Accade tutto velocemente, calò il silenzio tra noi. Il cielo plumbeo e lo stridio dei gabbiani fecero da preambolo a quello che sarebbe successo. Allen si limitò ad un gesto col mento, trucidando con lo sguardo quello che aveva osato mancargli di rispetto, e subito lo spilungone e Anton provvedettero a sollevarlo per le gambe e a spingerlo oltre la ringhiera del pontile.

Non un grido. Si diffuse solo il tonfo dell'impatto con l'acqua.

Avrei voluto accorrere e accertarmi che stesse bene, invece rimasi con il braccio di Laila avvinghiato alla vita.

Sapevo che se mi fossi lamentato, o se mi fossi mostrato debole, avrei subito la sua stessa sorte.

Terminato il momento di euforia, il gruppo optò per raggiungere un locale poco distante. Accampai una scusa per dileguarmi, scaricando senza mezzi termini la biondina che la mattina prima avevo iniziato a frequentare. Guadagnai un'occhiata di ammonimento da Mark, che però non disse nulla.

Raggiunta la spiaggia, lo trovai che si stava trascinando sulla battigia, esausto per la lunga nuotata tra le correnti che agitavano le pericolose acque sotto il pontile.

Era un miracolo fosse vivo.

- Ehi... Stai bene?- Gli chiesi preoccupato, allungandogli una mano che scansò prontamente.

- Mi dispiace! Io non c'entro niente! - Provai a giustificarmi come un idiota.

Lo vidi inclinare leggermente la testa all'indietro, dopodiché serrai le palpebre, evitando all'ultimo che quel liquido viscoso mi accecasse.

- Mi fai persino più schifo di loro! Hai anche la faccia tosta di reputarti migliore degli altri! - Mi investì con tutto il disgusto che provava.

Mi ripulii il viso dalla saliva.

Rimasi a lungo seduto sulla sabbia ad osservare la notte prendere il posto di quella giornata grigia e soffocante, domandandomi che razza di persona fossi diventato. Chiedendomi se il mio sentirmi diverso da ciò che vedevano gli altri non fosse puramente una favola in cui volevo credere. Qual è il limite tra ciò che appari e ciò che sei realmente? Quando, esattamente, l'immagine che dai di te inizia lentamente a definire chi sei davvero?

Probabilmente quando il mostrarti diverso sopprime ciò che senti e provi, fino a sostituirlo silenziosamente, i confini si sbiadiscono e ti trasformi pian piano in qualcuno di diverso.

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A primo impatto ha qualcosa di losco. Vorrei rispondergli che sicuramente non sono suo amico, ma mi allunga una mano in segno di saluto.

Indurisco lo sguardo, che mi ricade sull'enorme orologio d'oro che porta al polso. Per educazione, decido comunque di stringergliela.

La sensazione di una carta leggera e accartocciata mi resta sul palmo mentre mi ritraggo di scatto.

- Ma che cazz~ - impreco, ritrovandomi una busta di polvere bianca sul palmo.

- Dimmi cosa cerchi! Ho tutto quello che vuoi! - Si vanta convinto il lampadato che, a questo punto, è chiaramente uno spacciatore.

A Portland la droga bisognava cercarla appena Allen dava l'ordine, che problema hanno quelli di Braintree?

Una forza improvvisa mi strappa la bustina dalle mani, schiantandola sul petto di quello che mi si erge di fronte.

- Hai tre secondi per sparire insieme alla tua merda! E se ti trovo di nuovo con uno dei miei ragazzi, fidati che non te ne andrai con le tue gambe! - Ruggisce Luis, e il tipo indietreggia, per poi sparire di corsa.

- Grazie, ma non mi serviva aiuto! Fai per caso parte del comitato antidroga? - Sfotto Asher, intento a sistemarsi i perfetti capelli biondi.

Mi ha definito: "uno dei suoi ragazzi". Deve essere ubriaco!

Lo osservo circospetto, in attesa di capire che intenzioni abbia.

Per tutta risposta, mi sorride - Stai lontano da quello schifo! Abbiamo perso uno della squadra l'anno passato. È stato espulso! - Mi scruta truce.

Restiamo fermi a fissarci immobili per qualche istante, in netta contrapposizione con la baraonda di luci e corpi che ci si muove attorno.

- E da quando saresti d'accordo con l'avermi in squadra? - Indago diffidente.

- Da quando ho visto che sul campo non fai così schifo, e dopo aver parlato con Ben! Magari non mi stai così sul cazzo come pensavo, Morris... - Scoppia in una fragorosa risata.

Spalanco gli occhi domandandomi in quale universo parallelo io sia finito e che diamine possa avergli detto Ben.

- Sei ubriaco, Luis?! - Mi accerto, evitando di comunicargli che lui, invece, non ha smesso di starmi sul cazzo. Soprattutto dopo la stronzata che mi ha sussurrato in campo su Lex.

- Per nulla! Ma ora rimediamo subito! - Continua a ridere, buttandomi un braccio sulle spalle.

- Hey, splendori! - Ci si parano di fronte le Charlie's Angels capeggiate da Giuly, in costume da bagno, appena facciamo un passo verso la zona drinks.

- Questa sera sono fortunata! Ho i due più ambiti della squadra alla mia festa! Cosa aspettate? Spogliatevi e buttatevi in piscina con noi! - Miagola, facendo le fusa contro Asher.

La voce di questa tipa è il suono più irritante che io abbia mai sentito. Sembra un topo che ha ingoiato un fischietto e comincio a pensare che le sue due tirapiedi, oltre ad esserle cucite addosso, siano mute.

La rossa riccia ha sempre un'espressione schifata dipinta sulle labbra. L'altra, invece, mi sta fissando con un'intensità che mi mette quasi in soggezione. Credo non sbatta nemmeno le palpebre.

Le rivolgo uno sguardo interrogativo, ma la tipa con i lunghi capelli neri, anziché intimorirsi, si inumidisce le labbra. Inclina la testa e prosegue nel farmi una radiografia, soffermandosi più del dovuto sul cavallo dei miei pantaloni.

- Ci spiace, bellezze! Ora io e il mio nuovo amico abbiamo da fare! Magari più tardi! - Le liquida Luis, sottraendosi dalla morsa di Giuly e dandomi un altro motivo per pensare che sia già ubriaco marcio.

Nuovo amico? Seriamente?!

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È la terza partita. Io e Asher a beer-pong siamo un portento.

Il lungo tavolo in mogano è disseminato di bicchieri di carta vuoti o stracolmi di birra. Tutt'intorno, fanno il tifo entusiasti.

Stiamo per aggiudicarci anche questa vittoria, ma l'alcool ingurgitato inizia a dare i suoi effetti.

Asher, inspiegabilmente, è fresco come una rosa. La chioma chiara scompigliata ad arte e neanche una goccia di sudore.

Io al suo posto, indossando la camicia, sarei morto di caldo.

Tra un turno e l'altro riesce pure ad accettare cocktail e a farsi qualche tipa a caso che esulta con lui all'ennesimo tiro andato a segno.

Io fingo di non notare nessuna che mi si affianca interessata. Penseranno che mi creda superiore, o che sia un'anima solitaria da salvare.

La verità è che io non riesco ad essere come lui, non voglio tornare ad essere quello che ero a Portland. Non sono il puttaniere che non si innamora mai. Voglio starmene tranquillo e, per una volta, divertirmi a una festa, seppure con la persona più improbabile dell'universo: il capitano dei Braintree.

🖋 Spazio Autore

Sera ragazzi, come va?
Che ne dite di questo strano e improvviso rapporto tra Asher Luis e Lucas?

Se avete pensato: che festa inutile!... Calma è solo all'inizio non Scherzavo quando ho detto che sarebbe successo di tutto a casa di Giuly!!!😁👍🏻

Settimana prossima vi spoilero che non avremo messaggi da Liam ma usciranno 2 ch uno martedì uno giovedì.

Grazie come al solito per le stelline per i commenti e anche solo per leggere questa storia che tanto mi sta tenendo sveglia la notte...🙏❤️

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