Reflection
Il sole tramontava rapidamente quel venerdì, la luna già si era sollevata nel cielo colorato dal crepuscolo e dietro casa si sentivano i grilli che saltavano da un filo d'erba all'altro. Quando Harry aveva finito di lavarsi, era andato direttamente in camera sua, stendendosi sul letto con le mani allacciate sul petto, come se stesse in una bara. Gli occhi fissi erano sul soffito dalla pittura scrostata e dall'intonaco persino decadente. Era già un miracolo se pezzi di muro non gli fossero caduti sulla testa.
Si era chiuso in stanza, nel caso in cui Jeremy fosse tornato da un momento all'altro. Chiuse gli occhi e iniziò a pensare.
Come diamine avrebbe fatto a tornare a casa? Si morse il labbro, cercando di sforzarsi di trovare un modo, ma non gli veniva in mente in niente. E se si fosse specchiato? Di certo all'altro Harry non sarebbe mai venuta un'idea così stramba in mente. Figurarsi se si fosse messo davanti ad uno specchio ad aspettare che il suo sosia si specchiasse a sua volta. Era un vano tentativo, non sarebbe servito a niente. Però i piedi si mossero da soli e si ritrovò sotto l'arcata della sua porta già aperta, con le chiavi infilate nella toppa. Si guardò a destra e a sinistra, in silenzio, cercando di carpire un qualsiasi suono. La porta di Anne era ancora chiusa, e non aveva sentito nessun passo camminare rapido sulle scale. Così si avviò a passo felino verso il bagno, chiudendosi nuovamente dentro. Lasciò che le sue mani si stringessero intorno ai bordi del lavandino e si perse a guardare il suo riflesso. Aveva gli occhi cerchiati da occhiaie nere, leggermente socchiusi. Le labbra screpolate e i capelli scomposti, un accenno di baffi gli decorava il labbro superiore e il naso era leggermente arrossato, come se lo avesse soffiato ripetutamente. Gettò un fugace sguardo sulle sue mani dalle nocche leggermente violacee, a causa dei colpi che quelle mani avevano inferto, sia su Jeremy, sia su Liam Payne la sera prima. Guardò nuovamente il suo volto stanco. "Chi sono diventato?" si chiese, perdendosi a guardare i contorni del suo viso pallido. Chissà se sua madre avesse riconosciuto che quell'altro Harry non era suo figlio. Chissà se avesse notato anche una piccola differenza tra loro. Distolse lo sguardo dal suo riflesso, gettandolo sullo scarico del lavandino. "Non ti specchierai mai contemporaneamente a me, vero Harry?" disse, scuotendo la testa. Sapeva sarebbe stato un vano tentativo. Quell'altro Harry non l'avrebbe mai pensata come lui. Erano due opposti, sicuramente la pensavano diversamente su ogni singola questione. Non erano legati, erano completamente estranei l'uno all'altro.
Uscì dal bagno deluso, per poi decidere di scendere al piano di sotto e uscire di casa quando ormai il sole era sparito, avviandosi piano lungo la via che lo avrebbe portato dall'unica persona che conosceva il suo segreto.
Tamara lo accolse fuori dalla porta di casa, le luci dell'abitazione già spente. Ah, già. Non aveva pagato le bollette e quindi gliel'avevano staccata, giusto. La ragazza si chiuse la porta di ingresso alle spalle, sorridendogli. Aveva un pantalone nero aderente, una maglietta rossa dai lati strappati e i capelli erano lasciati sciolti sulle spalle esili. Gli occhi erano contornati dalla matita nera, rendendoli ancora più profondi di quanto fossero mai stati. Si avviò verso di lui, prendendolo sotto braccio.
"Usciamo, ok? Non voglio restare in casa" disse, sorridendogli con un lato della bocca tinta di rosso.
Harry annuì stringendo le labbra tra loro, poi strinse la presa sul suo braccio e si allontanarono insieme. "Dove vuoi andare? Di certo non ti porto ovunque Liam sia" appuntò, prima che Tamara potesse proporgli un locale frequentato da certa gente.
La ragazza alzò il pollice della mano libera, leccandosi il labbro inferiore. "Daisy's?" propose allora. Rispetto ad altri pub, quello era relativamente il meno frequentato della zona. Harry sollevò un sopracciglio, annuendo subito dopo.
"Lo dico per te, Tam."
"Lo so, per questo ti ho detto di andare lì. Non ci sarà nessuno che conosciamo, te lo prometto. Non ho voglia di stare con..quelli."
Il ragazzo si girò a guardarla, aggrottando le sopracciglia e leccandosi il labbro. "Cosa ti ha fatto cambiare idea, scusa?"
"Ho visto Liam ieri sera e...non voglio essere così, diventare così. Se dovessi continuare a stare con loro, quella sarebbe la mia fine, e credo di essere migliore di tutti loro messi assieme."
Harry prese la testa di Tamara con la mano libera e si sporse su di lei, lasciandole un tenero bacio sui capelli lavati. "Harry sarà fiero di te, come io lo sono di te."
"Ma tu non sei lui."
Il riccio annuì. "Lo so, ma sono sicuro sarà d'accordo con me." Poi Harry si rabbuiò improvvisamente, guardando i piedi che calpestavano il marciapiede sconnesso.
Tamara si girò a guardarlo, prendendogli il mento tra le mani. "Che c'è?" chiese, guardando il verde sbiadito degli occhi del ragazzo. Harry distolse lo sguardo puntandolo altrove. Non voleva che Tamara vedesse nuovamente i suoi occhi lucidi, non dopo i progressi che Harry aveva fatto durante quella settimana appena passata.
"Dimmi subito qual è il problema" continuò lei, risoluta. Il riccio tirò su con il naso, ficcando i denti nel labbro inferiore.
"Non so come tornare" rispose lui, con voce roca. "Ho provato a specchiarmi, ma figurati se al tuo ragazzo viene in mente di guardarsi allo specchio."
"Prova a tuffarti nel Tamigi" disse Tamara, cercando di farlo sorridere. "Magari attraverso l'acqua potrai tornare nel tuo mondo" scherzò, e riuscì a far sollevare un angolo delle bellissime labbra di Harry. "Il Daisy's si affaccia sul fiume, almeno le proviamo tutte." Scosse le spalle, lasciando la presa intorno al mento di Harry.
Il ragazzo si strofinò la punta del naso, mentre il cielo, oltre ad essersi scurito, si stava riempendo di nuvoloni densi di pioggia. "Adesso andiamo, non vorrei che tu facessi tardi."
"Non abbiamo alcun appuntamento!"
Tamara sminuì la frase con un gesto seccato della mano, poi girarono a destra e iniziarono ad attraversare il Tamigi, passando sul Tower Bridge che a quell'ora si era già illuminato di viola e blu. L'umidità dell'acqua arrivò fino alle loro braccia, accarezzandole dolcemente, mentre la loro pelle si riempiva di brividi. Accelerarono il passo, continuando a parlare del più e del meno prima che si fermassero entrambi davanti l'ingresso del pub. Tamara si staccò da Harry, "Andiamo?"
"Andiamo."
Dentro era gremito di gente, però per fortuna nessuno di loro conoscenza. Tamara stava già al secondo boccale di birra, mentre il barista ne aveva offerto solo uno ad Harry. Il ragazzo non beveva, l'unica volta in cui l'aveva fatto era stato male ed era stato trasportato in un universo parallelo da cui non sapeva quando sarebbe tornato. Ogni tanto buttava giù qualche sorso di birra, ma la sensazione amara che gli investiva la gola non gli piaceva per niente. Tamara ballava sulla pista da ballo, con il boccale in mano e i fianchi che si muovevano a ritmo di musica. I ragazzi le stavano a debita distanza, nonostante fosse incredibilmente attraente. Harry aveva gli occhi fissi su di lei per controllarla, non poteva permettere che la situazione degenerasse. Molti tizi fumavano all'interno del locale, quindi era come se tutti fossero avvolti da una nube di fumo che aderiva benissimo alle loro figure scatenate. Harry di tanto in tanto tossiva, poi notò Tamara che gli si avvicinava con il boccale vuoto, ma non era ubriaca, non ancora. Riusciva a sopportare l'alcol benissimo. "Ancora, Harry?" disse, notanto la birra del riccio quasi interamente intatta. "Ti è stata offerta e non ne approfitti nemmeno?" lo redarguì.
Harry alzò gli occhi al cielo, mentre una ragazza gli si sedeva accanto e gli appoggiava una mano sulla spalla. "Ciao" lo salutò, e il ragazzo si girò verso di lei.
"Ehm" si girò per squadrare Tamara, ma era sparita nuovamente nella folla. Distingueva a malapena i suoi capelli fluttuare nel fumo del locale. Harry tossì.
"Ti va di giocare un po'?" gli disse quella ragazza con i capelli rossi come il fuoco. Harry sgranò gli occhi, notando la mano della tipa giocare con il collo della sua maglietta, mentre l'altra si infilava piano oltre il bordo del pantalone. Harry spalancò la bocca e si girò verso il bancone, facendo mollare la presa della tipa al suo fianco e prendendo in mano il primo bicchierino pieno che gli era capitato davanti. Pur di allontanarsi da lei, ingurgitò il contenuto, sentendo la gola andare in fiamme e la testa avere un capogiro per la foga con cui aveva bevuto....qualsiasi cosa fosse stata quella nel bicchiere. Si allontanò dal bancone, girandosi per trovare Tamara. Quando la notò, le si avvicinò e la prese per un gomito, proprio mentre un ragazzo alto si girava verso di lui e gli espirava il fumo in faccia. Harry tossì violentemente, sentendosi un conato bloccato in gola. Tamara smise di ballare e lo notò con la mano intorno al suo braccio e l'altra a circondare la sua gola. "Vieni" disse lei, spingendolo via mentre il riccio continuava a tossire. "Usciamo fuori."
La musica era altissima, e quando aprirono la porta d'ingresso notarono che stesse piovendo a dirotto.
Harry si buttò a capofitto sotto alla pioggia, cercando di respirare e di smettere di tossire. Tamara lasciò che la pioggia li inzuppasse, appoggiandogli una mano sulla schiena, mentre Harry cercava di tirare profonde boccate d'aria fresca. Fece profondi respiri, sentendo la gola graffiare e la puzza di fumo ed erba addosso, oltre al bruciore di stomaco dovuto a quello schifoso liquore che aveva ingurgitato. Si inginocchiò per terra, appoggiando una mano sui mattoni della strada mentre una pozzanghera si formava intorno alle sua gambe. Tamara si inginocchiò a sua volta, continuando ad accarezzargli la schiena muscolosa. Quando Harry si girò con la bocca aperta per raccogliere quanta più aria possibile, notò che il trucco della ragazza si fosse ormai sciolto sulle sue guance magre e gli occhi scuri erano puntati suoi suoi verdi, i capelli bagnati attaccati alle tempie e il viso ricoperto d'acqua. La pioggia pungeva sulla loro pelle scoperta, e per strada non c'era nessuno. Dal pub alle loro spalle, con la porta chiusa, riusciva ad uscire ancora qualche sprazzo di musica.
"Va meglio?" chiese Tamara, parlando al di sopra del rumore scrosciante della pioggia che cadeva copiosamente dal cielo scuro. Harry annuì con la bocca aperta.
☯
Harry era steso sul letto di Tamara, mentre la ragazza sfogliava rapidamente le pagine del libro. Il riccio era corso da lei sperando che lo supportasse mentre leggevano insieme la fine del libro, ma ovviamente Tamara si era opposta e aveva preferito leggerlo dall'inizio. Erano ormai cinque ore che non smetteva di leggere, quando finalmente chiuse il libro, lasciando l'indice incastrato nelle pagine per non perdere il segno. Harry ne aveva approfittato per fare un pisolino, così Tamara per svegliarlo gli smosse la gamba che Harry aveva accavallato sopra le sue cosce.
Il riccio, al tocco della ragazza, aprì un'occhio. "Grazie al cielo" sbuffò, tirandosi sui gomiti. Tamara alzò gli occhi al cielo. "Non potevo leggere la fine senza sapere la storia" si difese, riaprendo il libro mentre Harry si metteva seduto accanto a lei.
"Cosa te ne pare?" le chiese, e Tam sollevò le spalle.
"Devo dire che ci sono solo pochissimi punti che avete in comune voi due con i due Michael della storia, però la storia è veramente bellissima."
"Modestamente.."
"Non l'hai scritta tu." Smorzò l'entusiasmo.
Harry scosse la testa, dopo aver levato gli occhi al cielo. "Ma sono stato la fonte di ispirazione di Jeremy, e poiché non c'è nessuno più bello di -"
Uno schiaffo lo fece zittire.
"Non permetterti mai più."
"Nel libro c'è la ragazza che picchia il ragazzo ogni qualvolta lui dica qualcosa a sproposito, per cui mi è concesso!"
Harry si massaggiò il punto sulla guancia colpito, guardandola con tanto di occhi. "Ma io non sono Micheal, e tu non sei Shay!"
Tamara lo guardò sorniona, sorridendogli con un angolo della labbra sottili, "Sbaglio o hai detto che tu sei la fonte di ispirazione della storia, e che quindi è bella perché ci sei tu?"
Harry non rispose.
Strinse i denti e la sua mascella divenne più definita, mentre si toglieva la mano dalla guancia e continuava a tenere gli occhi verdi su Tamara. Lei continuò a sorridergli, mentre portava i suoi occhi sulla scritta Epilogo.
"Allora" disse, stringendo le labbra e picchiettando la scritta con l'indice. "Vuoi continuare a leggere la fine della storia?"
Harry rimase in silenzio, sia perché non aveva nulla da aggiungere dopo che Tamara gli aveva detto quella frase con cui aveva sminuito ogni entusiasmo, sia perché non era in quel momento tanto sicuro di voler leggere come sarebbe finita la storia dei due Micheal.
"Sai" rispose alla fine, spostando lo sguardo sul profilo del volto della ragazza. "Non vorrei leggerlo solo perché ho paura di illudermi. La nostre storie sono diverse, e ho paura che leggendo la loro, io mi allontani dalla mia."
Il sole era ormai sparito dal cielo, quest'ultimo era colorato di blu scuro. Tamara guardò Harry, mentre delle nocche bussavano sul legno della porta. Jennifer fece capolino, "Harry" disse la donna, aspettando che il ragazzo la guardasse negli occhi azzurri. "Ceni qui con noi?"
Tamara spostò lo sguardo sul ragazzo accanto a lei, ma il riccio scosse la testa. "Scusami, ma mia madre mi sta aspettando" disse, alzandosi in piedi.
Tamara lo seguì a ruota, guardando poi sua madre. "Vado con lui."
"Ceni da Anne?" chiese Jennifer, incrociando le braccia al petto. Tamara annuì, chiudendo il libro e prendendo Harry per mano.
"Ci sentiamo più tardi" disse la ragazza superando la madre e scendendo al piano di sotto. Recuperò una giacchetta appesa nell'ingresso e uscì di casa, reggendo il libro in mano mentre Harry salutava la madre. "Scusami ancora se sono venuto senza preavviso."
Jennifer gli lanciò un bacio volante prima di chiudere la porta di fronte ad Harry. Tamara lo tirò via dal patio, uscendo sulla strada e e camminando l'uno accanto all'altro.
"Anne non è a casa" rispose Tamara.
Harry annuì, infilando la mano nella tasca del jeans. "E non c'è Jamie. Perché sei venuta con me, sapendo come stanno le cose in casa?"
"Perché dobbiamo leggere l'epilogo insieme."
Percorsero il breve tratto di strada in silenzio, poi varcarono il cancello della proprietà Styles ed entrarono in casa proprio mentre Jamie se ne andava. "Ho lasciato un piatto nel microonde, ma non sapevo ci sarebbe stata anche lei" disse, guardando in direzione di Tamara.
"Nessun problema" disse Harry accarezzando una spalla della donna, "riusciremo ad organizzarci. Non c'è nessuno in casa, vero?"
"Tua madre è in ufficio e tuo padre è in editoria, non ho idea di quando torneranno."
Poi se ne andò, lasciando la porta di casa aperta perché i due ragazzi entrassero senza problemi. Una volta nell'ingresso, Harry fece avanzare Tamara al piano di sopra, facendola accomodare sul letto rifatto alla perfezione. La scrivania era l'unica cosa disordinata perché Jamie non si azzardava a toccare le cose private di Harry.
Tamara si sedette sul bordo del letto, accarezzando la coperta morbida. "Dai, vieni."
Harry non chiuse la porta della stanza, anche perché non c'era nessuno. Si andò a sedere accanto a lei.
Nessuno dei due lesse ad alta voce.
Entrambi lessero per conto proprio, cercando di assorbire e analizzare ogni parola capitasse loro sotto tiro.
Fu un attimo, i due corpi librarono in aria alla velocità della luce, prima di atterrare in uno spazio sconfinato, illuminato come se fosse stato giorno. Sembrava una prateria desolata, il cielo era chiaro e un leggero venticello soffiava sulle loro pelli pallide. Micheal si guardò intorno, tastandosi come a voler confermare la sua integrità dopo aver viaggiato sotto forma di spirito per un tempo che gli era parso infinito. Una volta sollevato il suo sguardo, l'oggetto dei suoi incubi e sogni gli si materializzò davanti, non credendo possibile che dopo tutto quel tempo, fossero entrambi giunti al capolinea. Si drizzarono in piedi, uno di fronte all'altro.
La loro uguaglianza era impressionamente, a parte alcuni tatuaggi sulla braccia muscolose e i capelli ricci raccolti in un codino sulla testa. Rimasero fissi a guardarsi, esaminarsi, dopo aver atteso per così tanto tempo quel momento, poi Micheal sollevò una mano e sfiorò quella della sua controfigura. Non appena le due mani si toccarono, vennero l'uno risucchiato dall'altro, assorbito in un vortice senza fine che smorzò i loro respiri.
Quando riaprirono gli occhi, erano come prima. Le due Shay erano l'una accanto al proprio ragazzo, aiutandolo a rimettersi in piedi. Micheal si accarezzò il petto, guardandosi intorno come se non potesse credere a quello che effettivamente fosse successo.
"Non ci credo" disse Shay, accarezzando il mento del suo ragazzo, finalmente.
Michael la prese e la baciò con passione, fermandosi a guardare i suoi occhi azzurri che si incrontravano perfettamente con i propri.
Dall'altra parte, Micheal era avvinghiato al corpo della ragazza, smorzandole il respiro in un abbraccio senza fine.
Ormai i due Micheal erano legati, sentivano il petto chiuso in una morsa, e quando entrambi guardarono le rispettive Shay con gli occhi lucidi, dissero in sincrono: "Devo raccontarti una storia."
Tamara chiuse il libro, con Harry che aveva lo sguardo perso sulle piastrelle della parete.
"Ehi?" disse Tam, "tutto bene?"
Il riccio annuì, scrollandosi i capelli. "Non posso fare altro che dire: beato lui."
Si alzò in piedi, prendendo tra le mani il libro. Si avviò verso la fine della stanza, dopodiché Tamara lo seguì, scendendo insieme a lui le scale di casa. Lo superò, andando in cucina per controllare la cena di cui aveva parlato Jamie.
Harry osservò il libro che aveva in mano mentre scendeva piano gli ultimi gradini, una mano appoggiata al corrimano in legno finissimo. Quando posò il piede per terra, sentì uno scricchiolio minimo sotto la suola della sua scarpa.
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Tamara accarezzò la testa di Harry, i capelli ricci incollati alla sua testa e i vestiti fradici che facevano tremare appena il suo corpo. Trasse un respiro profondo, l'ennesimo, quando sentì improvvisamente la pioggia smettere di scendere copiosamente, solo alcune gocce cadevano loro intorno. Harry abbassò la testa, controllando i bordi della pozzanghera che si era creata intorno alle sua ginocchia piegate per terra nella via silenziosa, Tower Bridge che si ergeva innanzi a lui con tutta la sua luminosità. Si sporse leggermente in avanti, vedendo il suo riflesso specchiato nell'acqua bassa della pozzanghera, mentre Tamara gli prendeva una mano bagnata, stringendola forte.
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Harry scostò la scarpa, abbassandosi per vedere cosa avesse schiacciato. Tamara si affacciò dalla cucina, chiamandolo. "Harry?" disse, vedendolo abbassarsi per terra con gli occhi leggermente socchiusi. Gli si avvicinò, abbassandosi a sua volta e appoggiandogli una mano sulla spalla per restare in equilibrio.
"Ma come è possibile?!" disse Harry, guardando una scheggia di vetro nascosta appena dietro l'ultimo gradino delle scale nel bel mezzo del corridoio. "Com'è possibile che Jamie non l'abbia visto, essendo grande come il palmo della mia mano?" Lo prese in mano, girandolo. Il vetro era leggermente incrinato in un angolo, dove evidentemente l'aveva calpestato, per il resto ci si poteva benissimo vedere.
Harry avvicinò il piccolo pezzo, l'unico rimasto dello specchio che giorni prima aveva preso a pugni per la rabbia, guardandolo dettagliatamente, con Tamara che aveva ancora la mano appoggiata sulla spalla muscolosa.
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Harry si fece più avanti, le gocce che si diradavano ad ogni secondo che passava, e riuscì a vedersi totalmente riflesso nella pozzanghera, la mano di Tamara che stringeva ancora la sua. Guardò i suoi capelli bagnati che gli ricadevano in avanti, gli occhi leggermente arrossati e le labbra schiuse. Poi un guizzo inaspettato che non gli si addiceva. Un sopracciglio si sollevò in una smorfia interrogativa, ed ad Harry per poco non venne un infarto.
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Harry si specchiò in quel minuscolo frammento di vetro, distinguendo i suoi occhi verdi e le labbra serrate tra loro, poi un movimento repentino distolse la sua attenzione. Sollevò un sopracciglio, controllando meglio la sua immagine, e poi notò dei capelli bagnati che non erano suoi, degli occhi spalancati e le labbra schiuse per uno spavento improvviso.
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Fu un attimo, un attimo in cui i loro sguardi erano rimasti inchiodati tra loro attraverso i rispettivi riflessi.
Un attimo, ed entrambi sentirono la forza abbandonarli improvvisamente, perdendo la presa sul terreno sotto i loro piedi.
N/A
Tadaaaaan.
Sappiate che il prossimo capitolo sarà l'ultimo, e poi verrà pubblicato l'epilogo!
Grazie per essere ancora qui.
Lasciatemi qualche commento! 🌻
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