Chapter Twenty-One: Alone Again
Stava parlando con Amanda ormai da mezz'ora, e confermò a sé stessa che la ragazza fosse di compagnia straordinaria, quando l'orchestra iniziò a suonare quello che Aprilia riconobbe essere un valzer.
-Cosa credi ci sia per dessert?- chiese Amanda, scoccando un'occhiata agli elfi domestici che stavano sparecchiando l'enorme tavolata.
-Mh, non saprei, ma ho notato che qua a magione Malfoy hanno una predilezione per le mele, quindi forse una... torta di mele?-
-Io spero ci sia qualcosa con la crema, ne ho una voglia che nemmeno ti immagini!-
-Magari accompagnato da un'idromele all'essenza di petali di rosa...- sognò ad occhi aperti Aprilia, che da parte sua aveva assaggiato quella bevanda solo un paio di volte durante banchetti prestigiosi.
-Preferirei evitare gli alcolici- disse Amanda.
-Non ti piacciono?-
-Anche troppo. Se inizio non mi fermo più.- C'era una vena amara in quella frase quasi innocente, che però Aprilia fece finta di non cogliere.
-Ehi ma io questo pezzo lo conosco, è la "Danse Macabre" di Saint-Saëns, la adoro!-
-Io l'ho sempre ritenuta molto fedele al titolo...- Amanda fu scosse da dei brividi lungo la schiena -Ma l'hai letta la superstizione su cui è stata scritta? Quella di Herni Cazalis. Da brividi! Mia madre la usava per minacciarmi ogni qualvolta facessi qualcosa di sbagliato.-
Aprilia volse lo sguardo sulla matrona Rosey, e quel volto austero metteva terrore anche da lontano. -Si, non sembra molto... aperta ad una piacevole conversazione.- Aprilia tentò di non essere brusca, quando ad un tratto si rese conto di una discrepanza nella melodia di una delle sue opere preferite.
Perché la parte iniziale dei violini era così lunga? Perché il Valzer non iniziava? Era come se stessero aspettando qualcosa.
Ad un tratto una persona alle sue spalle si schiarì la voce, e di fronte a lei si ergeva un Draco Malfoy elegante ed algido, che la scrutava dall'alto in basso; in quel momento calzava perfettamente la figura del nobiluomo.
Le porse una mano, ed Aprilia si volse verso di Amanda, chiedendole con lo sguardo se per lei andasse bene. Amanda annuì incrociando le braccia sotto al seno prosperoso, pronta a gustarsi lo spettacolo.
Aprilia si chiese perché nessuno la invitata a ballare, era una delle ragazze più belle che avesse mai visto sulla faccia della terra, ed era anche simpatica oltre ad essere un buon partito.
-Morgan- la richiamò Malfoy -Hai intenzione di accettare questo ballo o devo aspettare la vecchiaia in questa a dir poco scomoda posizione?-
Aprilia rise, con Draco ridere era diventato quasi spontaneo, e poggiò la mano sulla sua. Draco la condusse al centro della sala, dove l'orchestra iniziò il vero Valzer.
Non appena gli archetti scoccarono sui violoncelli, Aprilia e Draco iniziarono a ballare composti su una coreografia molto antica, quasi quanto l'opera stessa. Mano nella mano, una di Draco sul fianco di Aprilia, quella della ragazza sulla spalla del biondo.
Neppure per un attimo si staccarono gli occhi di dosso, e ad Aprilia ricordò gli avvenimenti della sera prima. La sua possessività, la sua improvvisa ed inaspettata dolcezza ed empatia. I suoi baci. Lui. Il cuoio e la freschezza di cui profumava. Lui. Le sue mani su di lei. Lui.
Lui, lui, lui.
Si era insinuato nella sua testa senza far rumore e senza essere visto, come un serpente. Come un dannato Boa però aveva il potere di farla sua, stringendo sempre di più la sua morsa letale sui suoi sentimenti e sul suo animo, al momento fragile come non lo era mai stato.
Si ritrovarono vicini, anche se la coreografia non lo diceva. Fronte contro fronte. Respiro contro respiro. Lei contro lui.
E lei avvertì qualcosa che non le piacque.
Quei dannati narzilli nello stomaco, citando Luna.
🗝
Aprì gli occhi, e si rese conto di non aver bisogno di svegliarsi. La sera prima non era stata avvolta dal torpore del sonno, come neanche la sera prima, e la sera prima di quella. Insomma, ormai era una settimana che stava così. Non dormiva, eppure ne aveva bisogno.
Con gli altri non sentiva più l'amicizia nascente, come un astro, che sentiva prima. A dirla tutta non sentiva più niente di niente. Sentiva l'odio, probabilmente. L'odio con cui voleva sempre di più buttarsi giù dalla torre dei Corvonero. Dopo Ofelia, credeva non avrebbe più voluto bene a nessuno, almeno non in quel modo, non così profondamente. Eppure, c'era riuscita. Solo che con Ofelia c'erano voluti anni per instaurare un rapporto così solido e valido, basato sulla fiducia. Con Draco era bastata una settimana, forse anche di meno. La loro intesa impressionante gliel'aveva fatta notare anche Narcissa, e lei ne era fiera. Era fiera di non sentire più l'oblio pensante in cui il ricordo di Ofelia la stava trascinando. Era fiera di sé stessa, perché credeva di essere uscita da quella depressione in cui non si riconosceva più.
Adesso però avrebbe tanto voluto farla finita. Sentiva non avrebbe retto più nulla, perdere ciò che aveva iniziato a costruire con Draco era stato come perdere l'ultima mattonella su cui era in piedi. Adesso stava cadendo, oh, se stava candendo. In basso, in alto? Non lo sapeva. Era sospesa, ma sentiva che io cuore batteva sempre più lento, sempre meno intensamente.
Piangeva tanto, in quei giorni, silenziosamente e di notte, ma piangeva.
Oh, se piangeva. Spalancava la bocca in un urlo di muto soccorso, ma sapeva che non sarebbe arrivato nessuno e che avrebbe dovuto cavarsela da sola. Ma di lei non si fidava più. Il suo cuore non si fidava più del suo stesso proprietario. Quante altre volte avrebbe voluto riempirlo di speranza e poi spremerlo come un'arancia, facendone uscire della preziosa linfa vitale?
Quante altre volte sarebbe sarebbe stato abbandonato o ignorato?
Perché era questo che stava facendo Draco. Nei corridoi cercava di non incrociarla, e se la vedeva cercava con lo sguardo una qualsiasi via d'uscita. Quando avevano un'ora libera e lei lo cercava per parlargli, non lo trovava mai.
Ormai percepiva anche da solo sguardo lo schifo che gli procurava al solo guardarla.
E questo, Merlino, se faceva male.
🗝
Era seduta al tavolo Corvonero, intenta a bere il suo té mattutino. Ormai però erano giorni che non toccava più cibo, ed il suo stomaco reclamava dei biscotti, o dei salati come uova, o bacon. Ma la sua gola non ne voleva sapere di buttare giù niente di tutto questo. Era come se ingoiare fosse diventata la sfida del secolo, e lei di sfide non sentiva di poterne più affrontare.
Hermione e Ginny avevano provato a rallegrarla un po', o anche solo a farsi spiegare che diavolo fosse successo in quei due giorni, ma niente. Ovviamente il sospetto che c'entrasse qualcosa Malfoy era diventata quasi verità.
L'unica compagnia che apprezzava era quella di Luna, con la quale non parlava, ma in quel silenzio capiva che anche la biondissima Corvonero era preoccupata per lei. Fortunatamente aveva capito che per tenere impegnata la mente di Aprilia poteva parlare a ruota libera di qualsiasi cosa, perché così Aprilia non pensava. Ed Aprilia non voleva pensare, anzi, avrebbe dato tutti i galeoni del mondo per staccarsi la testa e darla a Nick Quasi Senza Testa, il fantasma dei Grifondoro, così che potesse finalmente partecipare alla Caccia dei Senzatesta.
Almeno sarebbe servita a qualcosa.
Mentre le due Corvonero di avviavano in classe, Aprilia sentiva voci che vedevano come protagonista Samuel Prescott che aveva la sua vendetta su Malfoy. Quel nome lo condusse velocemente ad Oliver Prescott, il ragazzino per cui si era distorta una caviglia.
-Luna, che storia è questa?- chiese la giovane.
Luna la guardò un po' confusa -Come, non lo sai? Ah già, non c'eri quei giorni... beh il fratello maggiore di Oliver Prescott ha giurato vendetta verso Malfoy per aver quasi ucciso suo fratello.-
Aprilia aggrottò le sopracciglia -Cosa? Ma Malfoy non c'entra niente, nemmeno sapeva chi era, Oliver Prescott.- lo difese debolmente lei.
-Beh, questo Samuel non lo sa, o se lo sa, non credo gli interessi. Cercava da mesi un pretesto per andare contro Malfoy, più o meno da quando l'aveva spintonato giù dalla scopa durante il Campionato, facendo perdere a Tassorosso la Coppa per una manciata di punti.-
Aprilia rallentò il passo, per poi riprendere a camminare verso la sua classe.
Non era affar suo. Lui non era affar suo.
Se la sarebbe cavata da solo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top