Chapter Twenty-Five: Back Together
Non si era accorta di essere in un calmo torpore finché non udì un'esplosione infrangersi a pochi centimetri da ciascuna delle sue orecchie. Si tirò su a sedere senza fiato, ansimando per cercare di riempire i polmoni. Piegò le gambe, sostenendosi sugli avambracci.
Mentre si calmava, notò che non era nel suo dormitorio, ma in Infermeria. Di nuovo. Quel luogo stava diventando routine per lei. Attorno a lei era tutto completamente buio, i letti vuoti, se non fosse stato per una fievole luce sul comodino accanto a lei. Si accorse solo in quel momento che alla sua destra, Draco Malfoy era chinato su di lei, reggendosi ad una sediola biancastra.
La guardava con un cipiglio preoccupato, e a ben osservarlo aveva il nodo della cravatta allargato, così come anche il colletto della camicia; le maniche erano tirate su fino al gomito.
-Malfoy- fece lei senza fiato, tirando un acuto.
-Come ti senti?- fece lui, calmo, sedendosi al bordo del letto.
-Cos'era quell'esplosione? Ho-ho sentito un'esplosione...-
Draco le si avvicinò, attirandola verso di lui e facendole poggiare la fronte sul suo petto.
Aveva una mano sulla sua nuca sudata, e parlava contro i suoi capelli.
-Era un tuono, fuori sta piovendo. Stai tranquilla.-
Aprilia si staccò da quel contatto -Cosa.. cosa ci fai qui? Madama Chips non fa entrare nessuno dopo il crepuscolo.-
Draco mise su un ghigno dolce -Credi che non sappia sgattaiolare dentro una patetica Infermeria gestita da un'altrettanto patetica Capo Infermiera?-
Aprilia si allontanò definitivamente -Che vuoi Malfoy? Perché sei qui?- chiese duramente, dato gli sviluppi dell'ultima settimana.
-Sei svenuta davanti ai miei occhi, ero preoccupato. A tal proposito- il biondo si volse verso il comodino, prendendo un piatto appoggiato su di esso, che Aprilia non aveva notato.
Sopra vi erano dei pezzetti di carne e delle carote lesse; nonostante non fossero in grande quantità, Aprilia lo guardò male.
-Che significa?-
-Che non mangi da una settimana, e questo capriccio deve finire. Mangia.-
Aprilia esplose -Un capriccio?! Ma almeno sai perché stavo così, Malfoy? O forse nemmeno ti interessa?- non lo lasciò rispondere -Bene, ti illumino sul fatto che stavo così per te. Perché sono stata talmente stupida da innamorarmi di te in poco più di una settimana. Sono ingenua, sono debole lo so, non c'è bisogno che me lo spiattelli in faccia. Ma almeno abbi il buon senso di non venire qua a importi come se ti fossi comportato da fidanzato modello che si preoccupa per la sua ragazza!-
Aprilia ansimava, trattenendo a stento le lacrime, ma la rabbia ebbe la meglio sulla frustrazione. -Mi hai ingannato. Mi hai mostrato la felicità per poi levarmela dalle mani. Mi hai lasciato senza niente, dopo avermi mostrato tutto, e questo... questo è stato orribile da parte tua.-
Draco ascoltò tutto ciò che aveva da dirgli la ragazza, ed abbassò lo sguardo, non rispondendole. Poi, la guardò, deciso.
-Ti devo delle spiegazioni, è vero. Ma non te le darò finché non mangerai qualcosa. È per il tuo bene.- e le tese il piatto.
Aprilia lo fissò con le sopracciglia incurvate, squadrando prima il piatto e poi il Serpeverde.
Alla fine allungò la mano, portandosi piatto caldo e forchetta vicino, e rizzando la schiena per mettersi più composta.
-Non lo faccio perché te me lo hai imposto, sia chiaro.-
Draco le sorrise quasi complice, per poi scuotere la testa e prendere un grande respiro.
-Questo lo saprai già, ma mio padre è un Mangiamorte, uno dei più fedeli. Io avrei dovuto perpetuare quella che sarebbe diventata una tradizione di famiglia, dove il capo famiglia è un seguace del Signore Oscuro, ed io ero d'accordo; condividevo l'odio per chiunque non fosse un Purosangue, soprattutto per Potterino e compagnia bella.-
Aprilia mangiava a piccoli bocconi, ascoltando ogni singola parola, senza commentare.
-Però, dopo i fatti dell'Ufficio Misteri... dopo che mio padre ha assistito all'uccisione di Sirius Black... è come se qualcosa in me si fosse acceso, permettendomi di avere una visione più ampia di tutto. Quando mio padre fu rinchiuso, seppi che era arrivato il momento.-
La ragazza aggrottò le sopracciglia -Momento per cosa?-
-Il momento per me di diventare un Mangiamorte.-
Aprilia per poco non si strozzò; lo fissò magneticamente, come per leggergli dentro se avesse accettato o meno.
-E tu cosa..?-
-Non volevo quel Marchio. Non volevo essere assoggettato in vita e in morte ad un padrone, non dopo che per tutta la vita ho dovuto sottostare alle richieste della mia famiglia. E tu sai meglio di me quanto possa fare pressione, sulla tua coscienza.-
Aprilia lo sapeva eccome. Conosceva quella sensazione di rancido dentro di lei quando i suoi genitori non erano soddisfatti di ciò che lei faceva per accontentarli. Tutto era una sfida, per lei, anche l'amore dei suoi genitori era qualcosa da vincere; ma lei era in competizione contro sé stessa, di conseguenza vinceva per metà ogni singola volta.
Quell'amore a metà alla quale era stata abituata; quell'amore di facciata che doveva mantenere per essere vista di buon occhio.
Ma che cos'era il vero amore?
-Quindi ho procrastinato, mostrandomi impaziente per questo passo, ma anche riflessivo. La mia famiglia credo l'avesse presa bene per un periodo, ma poi capirono che la mia era... paura. Non volevano accettarlo, ma nemmeno costringermi con la violenza.
E poi sei arrivata te.-
Draco la guardava, magnetico come sempre.
Aprilia s'irrigidì -In che senso?-
Il ragazzo le prese ad accarezzare una gamba da sopra la coperta, dove la silhouette della giovane era ben visibile.
-Mia madre aveva notato la nostra relazione fin da quando eravamo piccoli. Da quello che mi ha raccontato noi... eravamo complici in qualche modo, ci fidavamo l'uno dell'altra, ci volevamo bene in un modo troppo puro per quel mondo.- D'improvviso sorrise -Mia madre mi ha anche detto che dopo un po' ci tenevamo per mano quando passeggiavamo insieme, e che io ti chiesi in sposa dopo il secondo anno.-
Aprilia aveva gli occhi sempre più spalancati, ammaliata da quelle sue parole, e pendente dalle sue labbra per sapere ancora.
-Consigliarono loro Hogwarts ai tuoi genitori, sono loro che ti hanno fatto venire qui, perché sapevano per certo che i miei sentimenti per te non erano cambiati. Quindi, la scorsa settimana...- Draco trattenne il respiro per qualche attimo, cercando le parole esatte.
-Dicevano di volerti imprimere il Marchio Nero.-
La ragazza rimase senza fiato -Cosa? Chi?-
-Avevano il volto coperto, non so chi fossero; ma ne erano convinti, e lo avrebbero fatto subito dopo la cena al maniero.-
Draco stette in silenzio, a guardarla, poi scosse la testa -Non potevo accettarlo, no. Tu non saresti diventata parte di quella merda, tu saresti rimasta te stessa, perfetta così come sei. Quindi, dopo il ballo, sono andato nello studio di mio padre, dove vi erano due Mangiamorte incappucciati e tuo padre. Dissi loro che eri troppo debole e sensibile per poter sopportare un simile compito, soprattutto data la perdita della tua amica. Inoltre, proprio per le sue origini Babbane riferii loro che non sarebbe stato saggio farti avvicinare così tanto al Signore Oscuro. E ci sono riuscito, abbandonarono l'idea.-
Aprilia non riusciva a credere alle sue orecchie: Draco Malfoy aveva denigrato la sua immagine davanti a suo padre, rendendola ai suoi occhi debole ed indifesa. Rendendola quindi un'ottimo partito per la casata Malfoy. Qualsiasi dama bisognosa di una figura maschile al suo fianco era vista come un'ottima moglie. Però qualcosa ancora non le quadrava: si parlava di Mangiamorte, gente che vendeva e uccideva persone solo per ottenere potere dal mago oscuro più forte in circolazione. Non lasciavano mai stare qualcuno davvero, senza aver ottenuto qualcosa.
Lentamente, appoggiò il piatto che reggeva ancora in mano sul comodino, per poi afferrare il braccio di Draco e portarlo verso di lei. Non aveva smesso di guardarlo un singolo attimo, come lui non aveva la forza di contrastare le sue azioni. Lo spirito di osservazione e di deduzione di Aprilia l'aveva spinta ad intuire ciò che avrebbe voluto non capire, e per un attimo desiderò essere meno maliziosa.
Ma le sue preoccupazioni ebbero grande esito quando, scostando il tessuto della camicia, un tatuaggio nero prendeva la forma di un teschio avvolto da un serpente. Aprilia strinse i denti, e senza accorgersene, anche il braccio di Draco, sul quale si piegò in due, stringendo l'avambraccio del ragazzo al petto. Il giovane portò l'altra mano sulla schiena della ragazza, sussurrando: -Credevo che ignorandoti ti avrei allontanata da me e da tutto questo, ma ogni qualvolta ti guardassi, tu stavi sempre peggio. Ti vedevo triste e sempre di più sull'orlo di un pianto. Non mangiavi, agli allenamenti eri distratta e debole. E non ce la faccio più a vederti così.-
Le prese il viso fra le mani, unendo le loro fronti -Ti prego, non pensare più a me. Dimenticami, dimenticati di.. di tutto questo.-
Aprilia prese a scuotere la testa compulsivamente -No! Non puoi chiedermelo, Draco! Non dopo che hai fatto tutto questo per me!-
Il biondo la guardò, come per vedere se avesse possibilità di farla ragionare, ma dallo sguardo deciso della ragazza, intuì che non ci sarebbe stato nulla da fare.
-Non mi lasci altra scelta, allora.-
Draco sfilò la bacchetta dalla propria cintura, ed Aprilia, dapprima confusa, sgranò gli occhi.
-No... no, Draco!-
Prese a dimenarsi, ma il ragazzo, essendo nel pieno delle sue forze, le bloccò le braccia. Aprilia continuava a muovere il busto, e ciò spinse Draco a doverla trattenere stesa sul materasso. Le puntò la bacchetta al petto, mentre Aprilia ormai singhiozzava -Draco ti prego, non farlo!-
-E' per il tuo bene- soffiò lui, per nulla convinto di voler realizzare quell'Incantesimo della memoria sulla sua amata, e con un'espressione di dolore impressa sul viso.
-Non lo è! Tu vuoi portarmi via l'unico sprazzo di felicità che mi è rimasto. Dopo non.. non mi rimarrebbe più nulla.- lo fissava, quando ormai i loro respiri d'infrangevano l'un con l'altro.
-Ti prego.- sussurrò lei.
Draco, ipnotizzato da quello sguardo terrorizzato, lasciò cadere a terra la bacchetta, abbassandosi fino a toccare le labbra della ragazza, che, come se avesse appena ripreso a respirare, non tardò ad approfondire il contatto liberando una delle braccia e portandola dietro la nuca del giovane, che si sistemava a cavalcioni su di Aprilia. Si sentì come se le fosse stata iniettata della linfa vitale, ed il fiore dentro di lei, da appassito, fosse ritornato ad essere il più bello e sgargiante di tutti. Si baciarono, si toccarono come per accertarsi che entrambi fossero lì, in quel momento, avvinghiati come se non si vedessero da anni. In un certo senso era così, vi era stata molta distanza fra i due, ma loro erano sicuramente pronti a ricolmare il vuoto che la suddetta distanza aveva causato.
Insieme.
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