Chapter Sixteen: Trust

Aprilia scendeva difficilmente le scale, aggrappandosi al corrimano per non barcollare. Alla fine aveva optato per un vestito nero, che scendeva lungo le gambe svolazzino. Il busto era coperto, il colletto alto e ben abbottonato, che non lasciava intravedere il marchio di Malfoy. Aveva lasciato perdere l'opzione della stoffa azzurra per paura di essere troppo al centro dell'attenzione: dentro quella magione regnavano i colori scuri non avrebbe avuto senso mettere un vestito così colorato.

Non appena fu arrivata nell'atrio, la vista di Draco vestito di tutto punto interamente in nero, le fece fare una capriola allo stomaco. La fame non era nemmeno un'opzione nel suo organismo. Stava parlando con sua madre, che sembrava scossa per il livido procurato da Ron sul viso del figlio, che era leggermente chinato per ascoltarla meglio. Narcissa, non appena vide la giovane a pochi metri da loro, smise di parlare ed indossò un sorriso, andandole incontro.

-Aprilia, sei un incanto.- le fece, guardandola da capo a piedi.

La ragazza aggrappò una mano al braccio lasciato scoperto dal vestito. Una ciocca lasciata libera dallo chignon che aveva assicurato con un fermaglio le andò davanti gli occhi, e con un gesto veloce lo rimise a posto, dietro l'orecchio.

-Grazie- mormorò.

Sollevò lo sguardo su Draco, che la osservava attentamente. Mise su il solito ghigno, poi le andò incontro, per posizionarsi di fianco a lei.

-Buonasera, Morgan.-

-Malfoy.- Aprilia intrecciò le mani in grembo, guardando Narcissa che andava verso la porta, chiamata da un elfo domestico.

Al suo contrario, Draco aveva lasciato il succhiotto in vista per metà: avrebbe potuto coprirlo meglio con la camicia, ma ad un occhio attento risultava perfettamente visibile.
E dire che i Malfoy avessero occhi attenti era un eufemismo, come d'altronde lo era per i Morgan.

-Vedo che rimiri con piacere il tuo operato.- mormorò Draco, compiaciuto.

Aprilia fu volta in contropiede da quest'affermazione, ma rimase col sangue freddo.
-Avresti dovuto coprirlo, magari anche con un Incantesimo Deletrio.-

-Tsk- Draco emise un verso fra il divertito e lo sfottimento -Sai chi ci sarà stasera? Mia zia, Bellatrix Lestrange. Un Incantesimo non avrebbe fatto altro che attirare meglio l'attenzione.-

Riapparve Narcissa, che avanzava con le mani in grembo.
-Aprilia, i tuoi genitori sono arrivati.- Poi si rivolse a Draco -Sta arrivando anche tuo padre.-

A quelle parole Draco rizzò la schiena, trattenendo un respiro.

🗝

La cena era iniziata da una mezz'ora, ed erano tutti seduti ad una lunga tavolata; Diana e Marcus erano arrivati, e ad Aprilia fece uno strano effetto rivedere suo padre, che non l'aveva nemmeno salutata di persona prima che lei partisse. Si sorprese quasi di scoprire che le mancava più Jude che suo padre.

Quando chiese dell'autista a sua madre, lei cinguettò, come era solita fare a queste cene.
-Oh, sono sicura che stia bene- poi rivolta a Narcissa -Che cara, si preoccupa perfino della servitù.-

Aprilia dovette trattenere a stento una smorfia ad un comportamento così falso da parte di Diana. Lei sapeva quanto era importante Jude per lei; era stato come avere un fratello maggiore, quasi un padre, che si preoccupava per lei più di quanto non lo facesse Marcus.

Spostò lo sguardo verso il padre di Draco, Lucius Malfoy, che sedeva accanto alla moglie. Il giovane aveva gli stessi capelli, occhi e mento acuto del padre, solo che questo aveva un'aria smunta, gli occhi gonfi ed arrossati. Mangiava avidamente, cercando di mantenere un certo contegno, che perdeva ogni qual volta una lunga ciocca di capelli gli finiva davanti al viso.

Bellatrix Lestrange era accanto a Draco, e non smetteva di guardare quel dannato succhiotto, facendo sentire Aprilia come se fosse seduta su un rovo di spine. Quando gli elfi domestici portano via il suo primo piatto, si rese conto di non aver mangiato praticamente niente; l'ansia per la cena e la vicinanza di Draco aveva fatto si di chiuderle completamente lo stomaco, anche se era dall'ora di pranzo che non metteva qualcosa sotto i denti.

-Allora Aprilia, in quale casata sei stata messa?- Narcissa avviò un discorso.

Sembrava la più a proprio agio in quella situazione. Aprilia si sforzò di buttare giù un boccone, che le percorse la gola come se avesse ingoiato un sasso senz'acqua.

-In Corvonero.-

La matrona alzò le sopracciglia in segno di stupore -Che strano, immaginavo fossi nella stessa casata di Draco, in Serpeverde.-

-Aprilia è sempre stata una mente sveglia, intelligente ed innovativa.-

Aprilia a quella voce si volse verso il padre, che era forse la prima volta che si rivolgeva alla figlia in tutta la serata. Troneggiava imponente accanto a Diana, con la sua mascella squadrata, i capelli bianchi a spazzola e la pelle alabastrina. I suoi occhi azzurri la perforarono.

-Porterà sicuramente onore alla casata.- Nonostante le sue parole fossero d'incoraggiamento, la giovane si sentì ancora di più sotto torchio, se possibile.

-Si, padre.- mormorò, stringendo inconsapevolmente troppo le posate.

-Draco mi ha anche raccontato che sei entrata a far parte della squadra di Quidditch, congratulazioni.- Ricevette un altro sorriso da Narcissa.

-Si, gioco come Cercatrice.-

-Ah! Lo stesso titolo di Draco, mi pare. Chissà quando vi ritroverete a gareggiare l'uno contro l'altro!- Diana ostentò una risata che fu seguita solo da Narcissa e Aprilia, per disperazione.

Rivolse un'altra occhiata a suo padre; sembrava avere un'espressione da pater familias soddisfatto e fiero della propria progenie, ma allo stesso tempo le sopracciglia calate pesantemente sugli occhi fornivano allo sguardo una sfumatura quasi oscura.

Merlino, quanto avrebbe pagato per essere restata ad Hogwarts.

🗝

-Se hai bisogno di noi, siamo al piano di sotto. Buonanotte tesoro.-

Diana sfiorò la fronte della figlia con un bacio, e poi, alla luce della propria bacchetta si avviò in camera sua.
Subito dopo cena Marcus e Lucius si erano chiusi nello studio di quest'ultimo, e ad un certo punto avevano anche chiamato Draco.

Aprilia, nel più completo disorientamento, aveva accettato di giocare qualche partita a scacchi magici con Narcissa, che si era rivelata essere di ottima compagnia oltre che una temibile avversaria.
A mezzanotte meno venti, quando ormai aveva indossato la sua camicia da notte, si sentirono dei passi affrettati entrare nella camera accanto alla sua, che doveva essere quella di Draco.

Le voci erano così alte che poteva sentirne i toni più bassi anche dalla sua camera.
Sembrava che il ragazzo stesse parlando con qualcun altro, e che stessero discutendo animatamente.
Senza pensare allungò una mano verso la valigia, afferrando il mantello dell'invisibilità e coprendocisi. Rivolto uno sguardo allo specchio nascose un sorriso stupito nel non vedere nulla.
Avanzò a piedi scalzi verso la porta adiacente, che era stata sbattuta con tanta violenza nell'intento di essere chiusa, che era rimasta socchiusa.
Il passaggio era abbastanza largo da permettere alla ragazza di passare, anche se sarebbe stato inevitabile un lieve spostamento della porta.

Davanti a lei, padre e figlio erano nel bel mezzo di un'aspro litigio.

-Ma adesso sei tornato! Non ce n'è bisogno!- Diceva Draco, buttando sul letto la giacca che aveva indossato per la cena.

Lucius era spaventoso: gesticolava, aveva gli occhi iniettati di sangue, e sembrava fuori di sé.

-Non accetto questo comportamento puerile da parte di un Malfoy, Draco!-

Aprilia aguzzò l'udito, entrando nella stanza a passi veloci, facendo scricchiolare e oscillare la porta; ma nessuno dei due presenti in camera se ne accorse, troppo impegnati ad alzare i toni.

-Tu sei mio figlio.- Lucius lo indicò sibilando, la mano gli tremava -E mio figlio farà ciò che io gli ordinerò di fare, che sia d'accordo o meno!-

Draco guardava il pavimento, cercando parole inesistenti per controbattere.

-Non mi deluderai. Non di nuovo.-

E per poco Aprilia non venne investita dalla furia di Lucius che usciva dalla stanza per poi sbattere la porta in mogano, stavolta chiudendola per bene.
Draco intanto prese a camminare come un leone in gabbia, furibondo. Adesso, se la ragazza avesse provato a scappare se ne sarebbe accorto, a meno che non avesse aspettato che si fosse addormentato; ma in quel momento Draco gli sembrava di tutto meno che assonnato.

Ad un tratto il ragazzo si fermò, afferrando un piccolo soprammobile che troneggiava sul comodino -Maledizione!- disse a gran voce, lanciandolo contro il muro, a pochi centimetri di distanza dal viso di Aprilia.

Emise un minuscolo grido, per lo spavento, per poi tapparsi la bocca con entrambe le mani. Anche se era invisibile, Draco udì perfettamente quello squillo, e si allarmò visibilmente. Gettando qualche oggetto alla rinfusa impugnò la bacchetta, e si guardò intorno per qualche minuto, camminando furtivo in ogni angolo della camera. Guardava in alto, forse credeva fosse uno spettro, o un fantasma.

Aprilia faceva del suo meglio per evitarlo, per aggirarlo, qualsiasi cosa per non farsi scoprire.
Ad un tratto arrivò però la sua condanna, ovvero quando Draco agitò in aria la bacchetta, recitando -Revelio.-

In pochi secondi un vento gelido investì la giovane, e scaraventò il suo mantello per terra. Non appena Draco la vide sgranò gli occhi, nel più completo stupore.
Poi la rabbia prese possesso del suo corpo, e prese ad avanzare a passi veloci verso di Aprilia, puntandole addosso la bacchetta.
Lei alzò le mani, senza fiato, ed indietreggiò finché le sue spalle non sbatterono contro il muro.

-Che cosa diavolo ci fai qui?!- lui le inveì contro. -Cosa hai sentito? Dove lo hai preso quello?- indicò con la bacchetta il mantello a terra.
-È di Potter, eh? Ti ha detto di spiarmi e tu l'hai fatto. Traditrice.- sibilò addosso a lei.

-No! Lui non mi ha detto niente, gliel'ho chiesto io il mantello!- ad Aprilia uscì qualche acuto, tanta era l'adrenalina nel suo corpo.

Draco sollevò un sopracciglio, afferrandola per il colletto della camicia da notte.

-Non dovresti mentire, Morgan, ti risulta molto difficile.-

-Non ti sto mentendo!- lei lo guardò negli occhi, e si sentì investita di una bufera di ghiaccio e vento.

-Io... io volevo soltanto sapere di cosa stavate parlando in studio, con tuo padre e Marcus.- disse, mettendo le mani su quelle di Draco, ancora strette a pugno sul colletto -E.. e volevo aiutarti.- ammise.

Draco emise una sorta di sbuffo, lasciandole andare la camicia e spingendola indietro, così che si ritrovasse nuovamente spalle al muro.
-Aiutarmi, spiandomi? Ti prego di illuminarmi, Morgan, prima che ti faccia parlare con un Cruciatus.-

Queste erano le esatte parole che avrebbe utilizzato Lucius, ne era sicura.
Racimolò le ultime note di coraggio che le erano rimaste in gola.

-Perché tutti a scuola mi hanno detto di starti lontana fin dal primo momento che ti ho visto. Perché tuo padre è un Mangiamorte e ti additavano come tale, pur non avendo prove, ma io non ci volevo credere. Non volevo credere che tu fossi un Mangiamorte, Draco. E ho deciso di prendere le tue difese.-

Parlò anche più chiaramente di quanto si aspettasse, ed il ragazzo, basito, abbassò il braccio con il quale puntava la bacchetta contro Aprilia.
La ragazza si sentì avvampare: non poteva definire lo sguardo che la stava trafiggendo in quel momento. Era un misto fra rabbia e stupore, forse anche un po' di felicità.

Dopo qualche secondo buttò a terra l'attrezzo magico, levandosi le scarpe malamente e sedendosi sul bordo del letto. Si scompigliò i capelli, nel tentativo di vederci chiaro in quella faccenda.
Aprilia si avvicinò cautamente, con le mani in grembo.

-Sai, essere un Serpeverde ha i suoi lati positivi: tutti partiranno dal presupposto che sei cattivo, ergo, nessuno oserà mai mettersi contro di te.- prese fiato, ridacchiando quasi disperato.

-Ma tu no. Perché non lo hai fatto? Perché non hai creduto a Mister Sopravvissuto e la sua patetica setta dai cuori d'oro?-

Aprilia sorrise quasi di riflesso.
-Sai, essere una Corvonero ha i suoi lati positivi, e uno dei tanti è sapere affrontare ogni situazione nella più completa oggettività.- Riprese la frase che aveva detto.

Gli poggiò una mano sulla spalla, poi anche l'altra, continuando a parlare.

-Draco, siamo noi due contro tutti, in questi giorni, hai capito? Io senza prove non credo a niente, per me sono tutte voci di corridoio. Non voglio sospettare della persona di cui invece devo fidarmi il più possibile, non voglio dubitare di te. Finché Harry Potter non si presenterà con un certificato che dice che sei entrato a far parte della stretta combriccola di Tu-Sai-Chi, io non ci crederò.-

Draco la guardava quasi affascinato, e solo in quel momento Aprilia si rese conto di essere in abiti non coerenti alla situazione, chiusa in una stanza con il ragazzo che le piaceva.
Le sue mani sulle sue spalle che lo stringevano per trasmettergli sicurezza, lo sguardo di lui che andava addolcendosi.

Senza interrompere il contatto visivo, Draco portò le sue mani sui fianchi della ragazza, che si fece rossa come un papavero. In seguito, tramite esse, la avvicinò al letto, trascinandola e costringendola a piegare le ginocchia sul materasso, e ad appoggiarsi su di lui. Lui che abbassò lo sguardo, percorrendo l'intero corpo di Aprilia, tonico e asciutto, dalla pelle diafana.

La camera era immersa nell'oscurità da quando il Revelio di Draco aveva scatenato quella brusca ventata fredda che non si era solo scatenata sul mantello di Aprilia, ma anche sui candelabri che avrebbero dovuto illuminare il luogo.
Tuttavia quell'atmosfera sembrava quasi strizzare l'occhio agli ormoni impazziti di Aprilia, che non sapeva più minimamente cosa fare. Era infatti rimasta congelata seduta sulle gambe di Malfoy, le sue mani sulle spalle, a guardarlo incredula.

Merlino, cosa non avrebbe dato per essere meno timida.

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