Vivi
"cosa?!" squillai ed effettivamente, sentivo di non poter aprire l'occhio sinistro. Quelle parole mi scossero così tanto profondamente che dovetti fare fondo all'ultimo stralcio di calma rimastami, l'ansia esplose in me come una bomba togliendomi il fiato.
Mossi freneticamente le braccia verso il mio viso e solo grazie a Delta che afferrandomi riuscì a calmarmi.
"rilassati Echo... rilassati" La sua voce faceva trapelare tensione e apprensione nei miei confronti, non aiutò affatto.
"cosa sta succedendo?" domandò Alpha in maniera piuttosto nervosa, a quel punto si che eravamo nei guai.
Delta drizzò le spalle esalando un versetto e subito dopo, imbracciando il fucile sparò un colpo, in lontananza sentii dei lamenti.
"un figlio di puttana con un machete, mi ha preso alla sprovvista e mi ha ferita in faccia, ecco cosa succede, non riesco ad aprire l'occhio, c'è troppo sangue" Spiegai mentre Delta iniziò a trasportarmi in un vicolo, così da essere meno in vista.
Tentai di aprire l'occhio sinistro vedendo completamente rosso, il male lancinante si propagò fino al cervello in svariate scosse che si diramavano verso l'interno e che lo conquistavano violentemente.
Un singolo uomo e una singola ferita rischiavano di compromette irrimediabile l'intera operazione e tutta la mia carriera, rovinandomi la vita. In quel momento sentivo che tutta la mia vita era stata gettata come una vecchia carta sporca che non serviva più a nessuno.
"non ci vedo Delta! Non vedo un cazzo!" lo avvertii terrorizzata.
"calma Echo ora ti disinfetto e bendo la ferita"
Lo sentii pulirla ma ad ogni suo passaggio il dolore veniva intensificato, grugnivo dolorante a denti stretti, tentando quanto meno di conservare un po' di dignità.
Sentivo il battito del cuore direttamente sulla zona dell'occhio, picchiettava ripetutamente senza darmi un solo attimo di tregua ma quanto meno, non appena Delta finì di pulirmi la ferita iniziando a bendarmi, mi accorsi di poter vedere. Il sangue aveva offuscato la mia vista almeno sapevo di non aver perso l'occhio sinistro.
"ci vedo... Delta ci vedo" lo avvertii in tempo prima che girando la benda attorno la mia testa, mi tappasse l'occhio.
"sicura Echo?" rispose affrettato, così gli feci cenno di si e lui volette pulirlo una seconda volta. Restai ferma a farmi medicare ma non saremmo potuti stare lì per sempre.
"se Echo sta bene, dovete tornare indietro, qui ci tengono sotto tiro" urlò Alpha in cuffia.
Aiutata da Delta mi sollevai guardandomi attorno. Mi sforzai di tornare a vedere perfettamente, cercando di mettere a fuoco e pian piano ci stavo riuscendo, era solo questione di tempo prima che recuperassi completamente la vista.
"è un miracolo se non hai perso l'occhio, te la senti Echo?" mi domandò l'uomo, io recuperai le mie armi sistemando per bene il fucile alle mie spalle, spolverai la Beretta dopo essermi accertata che non fosse danneggiata e guardai il mio compagno con determinazione.
"sto bene, fa male ma Draghi e gli altri devono salvarsi e non me ne starò in disparte per un taglio" ringhiai ripensando al combattimento contro l'uomo, avrei potuto comportarmi diversamente, mi ero fatta battere in modo idiota e ne avevo subito le conseguenze.
Col senno di poi era sempre tutto più facile e logico ma tutto accadde in poco tempo, fui preda di quell'adrenalina che nonostante l'addestramento, ogni tanto riemergeva facendomi agire istintivamente. Non fui fiera di ciò ma da quella volta imparai una lezione molto importante anche se apparentemente scontata: mai permettere all'adrenalina di farti compiere azioni troppo avventate.
Lo sapevo sulla carta, l'avevo studiato nella teoria e anche praticato in Iraq ma evidentemente non basta, ero ancora troppo impulsiva.
Sarebbe stato molto meglio indietreggiare, trovare spazio e aprire il fuoco sul tango invece che avventarmi così su di lui, continuavo a domandarmi cosa mai avessi avuto in mente qualche minuto prima
Bruciavo di rabbia, un violento rancore che crebbe nel mio petto e che avrei sfogato contro chiunque si fosse rivolto contro di noi.
In natura, quando si è difronte al pericolo, due soltanto sono le reazioni.
La prima è la più logica e facile, si scappa, più veloce che si può.
La seconda invece richiede più coraggio e sangue freddo, si guarda in faccia al pericolo e lo si combatte. Tutto quel sangue perso e il bruciore straziante della ferita scaturirono in me una furia combattiva travolgente.
Da quel momento però avrei fatto comunque attenzione, incanalando tutta la mia furia nel modo giusto.
Non sarei scappata, avrei distrutto il pericolo e contribuito a salvare il vip.
"Delta a Alpha, convergiamo verso la vostra posizione, Echo è con me" spiegò il cecchino che stavo seguendo, rapidi e silenziosi tra le vie di quel piccolo villaggio. Non ci trovavamo molto distanti dall'obbiettivo ma dovemmo fermarci parecchie volte per nasconderci dai miliziani che ci davano la caccia. Fummo costretti ad abbatterne due poiché si trovavano in un vicolo dal quale dovevamo passare.
Un colpo pulito alle tempie per entrambi, caddero in terra senza quasi far rumore e una volta sorpassati i loro cadaveri Delta poggiò una mano sulla mia spalla, ci trovavamo allo sbocco del vicolo sulla strada e da li ci saremmo dovuti dividere per aggirare il campound dove il sergente era arroccato, gli spari erano ben udibili e in lontananza vidi alcuni uomini che sporgendosi sparavano verso la porta della struttura, non potevano vederci poiché eravamo alle loro spalle ed erano fin troppo impegnati a sparare nella direzione opposta.
Vi era uno spiazzo difronte a noi, lungo almeno una cinquantina di metri e largo venti, delineato proprio dai due campound che avremmo dovuto occupare.
"Delta a Alpha, io e Echo siamo alle vostre ore dodici, ci separeremo ad ore tre e nove, una volta saliti sui tetti faremo fuoco incrociato contro i tango nella piazza che vi tengono inchiodati".
Non vi fu risposta ma il suono i colpi dei fucili d'assalto non era cessato, io e il mio compagno ci guardammo con evidente apprensione.
"dai fai il check" esalai rapidamente, lui annuì e abbassò lo sguardo mentre ci chinammo per essere meno visibili, nel frattempo io lo coprivo, iniziando a farmi un idea di dove i miliziani si nascondevano.
I due campound ai lati avevano un lungo porticato pieno di colonne, poi nello spiazzo si trovavano delle auto, un pozzo e alcuni bancali con delle grosse scatole di legno, vicino ad una di queste vi era anche un trans-pallet verde ma arrugginito in più punti.
"Alpha check!" esclamò Delta e dopo qualche disturbo si udì la voce Del sergente.
"ti ricevo Delta, ci sono state delle interferenze ma ora vi sento forte e chiaro."
Fu un sollievo sentire quella notizia e così entrambi ci preparammo, poggiati sulle pareti dei rispettivi lati.
Lasciai che Delta riepilogasse la nostra situazione e l'obbiettivo e quando ci diede l'ok il mio compagno mi diede una pacca sulla spalla.
"ti stai comportando bene, adesso dobbiamo dividerci ancora, tu prenderai possesso di quello a sinistra, vedi le file di finestre al primo piano? Usa quelle, non salire sul tetto, spara riposizionati e riprendi a sparare, io ti copro,arrivata alla porta sarai tu a coprire me, Corri rapidamente e stai bassa tutto chiaro?".
Gli feci cenno di si con la testa, anche lui annuì e poi fece un conto alla rovescia con le dita, quando mosse indice e medio in avanti io iniziai a correre più velocemente e bassa possibile, se qualcuno mi avesse visto sarebbe stato più complicato per Delta posizionarsi, era importante che i miliziani stessero concentrati sul Sergente Draghi che comunque riuscì a uccidere alcuni tango.
Arrivata all'entrata impattai contro la parete e posizionandomi all'angolo mi affacciai verso lo spiazzo, erano ancora distanti e troppo impegnati per accorgersi di me.
Rivolsi lo sguardo verso Delta, cosi come lui, anche io gli diedi il countdown e immediatamente dopo mi allontanai di poco dalla parete per far sporgere la canna del mio fucile, così facendo avevo una buona visuale su tutto lo spiazzo e avrei facilmente colpito qualsiasi minaccia.
Anche la corsa di Delta andò a buon fine, ci guardammo un'ultima volta e poi mi voltai verso la porta, sarei dovuta entrare da sola ma non mi aspettavo una forte resistenza, quasi sicuramente, tutti i tango erano scesi nello spiazzo.
Aprii la porta lentamente, quella bastarda cigolava così forte che sembrava coprire il suono degli spari, fui certa che qualcuno mi avesse sentita entrare ma invece non appena fui all'interno mi accorsi che fosse vuoto.
L'interno formava una T che si estendeva ai lati della porta e poi in un lungo corridoio con quattro porte sulla sinistra e finestre alla destra. Oltre vi era un'altra area apparentemente più ampia, forse come quella in cui mi trovavo in quel momento.
Avrei comunque dovuto raggiungerla poiché le scale non si trovavano adiacenti l'entrata che riversava in uno stato piuttosto malconcio e impolverato.
Alla sinistra, a due metri dall'angolo col corridoio una porta aperta dava in un stanzino buio ma quando andai ad accertarmi che fosse libero mi accorsi che si trattava di scale che conducevano nel seminterrato.
Entrai all'interno indossando il visore notturno e dopo aver percorso tre gradini mi sdraiai testa in giù, sulla mia destra c'era un piccolo stanzino nel quale mi accorsi della presenza di almeno quattro cadaveri. Nessuna minaccia.
Mi rialzai lentamente e tornai nell'atrio, rimuovendo il visore, ormai erano quasi le sette del mattino, quello era decisamente il modo peggiore per iniziare una giornata.
Mossi qualche passo nel corridoio, fissando intensamente la fine dello stesso, pronta a sparare se qualcuno avesse fatto capolino.
Aprii la prima porta per controllarla, sembrava essere un piccolo magazzino ma questo era completamente vuoto così non persi altro tempo e andai verso la seconda; un bagno piuttosto fetido ma anche questo, si fa per dire, pulito.
Sgusciai fuori socchiudendo la porta e proseguii aprendo la terza ma anche lì non vi era nessuno; solo un tavolino con una partita a carte lasciata a metà sul tavolo, cibo e birre.
Anche la quarta era libera alla fine ma quando uscii intravidi una persona percorrere la stanza alla fine del corridoio, sorpassandolo senza però accorgersi di me, comparve e scomparve dal mio campo visivo in pochi secondi.
Aveva un passo sostenuto e subito dopo lo sentii sbraitare, una voce gli rispose e potetti udire i tonfi pesanti di passi sulle scale.
Uscii dall'angolo guardandomi attorno, andando verso le scale mi sarei messa di spalla ad una porta ma questa era aperta così potetti accertarmi che fosse libera semplicemente gettando uno sguardo, la priorità era occupare il corridoio.
Salendo lentamente allungai il collo per poter guardare oltre la linea dell'ultimo gradino, tre uomini urlando si muovevano di continuo sparando attraverso le finestre.
Girai il fucile dietro la schiena ed estrassi sia la Beretta che il mio coltello, il secondo lo stringevo nella mancina, tenuta a pugno sotto la destra, sorreggendola per mirare.
Stavo solo aspettando il momento propizio e questo giunse quando il più vicino a me si appollaiò per ricaricare, poggiando la spalla contro la parete ma dandomi la schiena.
Mi avvicinai agile e silenziosa come una gatta e in rapida successione sparai due colpi esatti che centrarono gli altri due tango.
Un venne colpito all'orecchio, l'altro alla gola. Il terzo vedendo i suoi compari morire si agitò ma non fece tempo nemmeno ad alzarsi perché la lama del mi coltello gli entrò nella gola due volte.
Proseguii lasciandolo morire dissanguato, dovevo accertarmi che oltre al corridoio non ci fosse nessun altro.
L'ultima area era completamente libera ed essendo un vicolo cieco nessuno avrebbe potuto sorprendermi da quella posizione, quindi alla destra mentre la sinistra era molto più esposta, soprattutto nei momenti in cui avrei dovuto concentrarmi con la mira. Temevo un attacco da quella posizione nella quale mi sarei trovata in netto svantaggio.
"qui Echo, sono in posizione, ho visuale su tutto lo spiazzo e nel porticato sotto la posizione di Delta."
Draghi sembrava veramente contento del mio arrivo, lo notai dalla sua voce lievemente più alta.
"perfetto Echo, inizia pure a fare pulizia! Delta dove sei?"
Così mi puntai dalla prima finestra da sinistra, i primi obbiettivi furono quelli più vicini alla porta e le finestra presidiate dal sergente.
Un colpo pulito e preciso che raggiunse la base del collo di un ragazzo, questo cadde in avanti sbattendo contro il fianco della macchina per poi accasciarsi in terra.
Il suo compagno lo guardò cercando di capire come fosse stato colpito ma io avevo già caricato il colpo destinato a lui e premendo il grilletto, il proiettile gli portò via la faccia facendola esplodere in un violento getto di sangue. Il suo corpo girò quasi su se stesso, sbattendo anche lui contro l'auto e poi in terra.
"qui Delta, eccomi ragazzi, mi unisco alla festa" spiegò e lo vidi sbucare da una delle finestre.
Nel frattempo io mi ero riposizionata andando alla destra della terza finestra.
Il suono dei proiettili non cessava mai e stava andando avanti da parecchio tempo, mi domandai quanto ancora potessero sparare i ragazzi e quella domanda fu motivo di stress, dovevo allontanare quei sentimenti e restare concentrata.
Diedi una veloce occhiata alle scale sulla mia sinistra e poi tornai a mirare sullo spiazzo, Delta aveva mietuto le sue prime vittime e io colpii la terza sul cuore, si stava riparando dietro una colonna del porticato e quando si nascose dietro di essa mise il suo busto alla mia mercé.
Erano probabilmente convinti che gli unici loro nemici si trovavano difronte a loro, intrappolati e quando inevitabilmente si accorsero d'aver torto il gioco si fece più difficile poiché avevo pochi secondi per espormi all'angolo basso della finestra, sparare e riposizionarmi.
Oltretutto, nonostante l'adrenalina a mille, la mia testa doleva ancora e sentivo la benda diventare sempre più zuppa. Avevo l'odoro ferroso del sangue sotto il naso, ne sentivo il sapore ma non era arrivato il momento di mollare.
Li avevamo in pugno poiché se provavano a ripararsi da me, venivano colpiti da Delta e viceversa, stare più in alto di conferiva un avvantaggiamento e anche le finestre aiutarono, ecco perché mi disse di non raggiungere il tetto.
Non potevano sapere dove sarei sbucata fuori e per provare a colpirmi avrebbero dovuto attendere che uscissi ma ogni qualvolta che lo facessi, uccidevo uno di loro.
Eravamo in netta minoranza eppure uno dopo l'altro stavamo uccidendo gli uomini che ci impedivano di lasciare quel villaggio.
Caricai diversi serbatoi pieni di colpi e raramente dovetti sparare due volte per uccidere un bersaglio. Nonostante una disperata difesa da parte dei miliziani, Draghi e gli altri iniziarono ad avanzare tenendo il vip dietro di loro.
Eliminate le ultime resistenze presto avrebbero raggiunto la stradina dove io e Delta ci trovavamo minuti prima.
"avanzate per continuare a fornirci copertura" comandò Draghi, rispondemmo "Roger" con qualche secondo di differenza, infatti mi venne domandata una seconda conferma a cui risposi mentre stavo già percorrendo le scale.
Tornata in strada mi guardai dietro, un numero svariato di persone giacevano per terra senza vita. Dormivano per sempre in un silenzio disarmante. Il sangue era ovunque, schizzi tingevano le colonne dei portici, le auto o i ripari precedentemente usati. Enorme pozze si espandevano dai corpi martoriati.
Un massacro in piena regola ed io avevo fatto parte della carneficina.
Una vita innocente stava per essere salvata ma a quale prezzo? Non ero religiosa eppure in quel momento pensai a quanto dannata fosse la mia anima, quanto sangue sgorgava tra le mie dita.
Sentii un brivido percorre la mia schiena mentre voltando le spalle a quel macabro scenario.
Raggiungemmo in poco tempo la breccia che usammo per entrare, incontrando ancora poche e impreparate difese.
Alpha, Bravo e Charlie avanzavano e noi dietro li coprivamo, io oltretutto ero incaricata di controllare alle nostre spalle.
Fu così che uscimmo da quel dannato villaggio, salvi e poco sani, almeno per quanto mi riguarda visto che la ferita non smise di bruciare per tutto il tempo.
Quando l'elicottero giunse al punto d'estrazione tirai un sospiro di sollievo nel sedermi, il mio corpo sembrò diventare pesante, lo sentivo scendere verso il basso.
"l'abbiamo sfangata" esalò Charlie sorridente, alla sua sinistra il vip era rannicchiata, i suoi abiti lerci mostravano tagli ovunque e sicuramente non si faceva una doccia da molto tempo.
Non diceva nulla, restava a testa bassa e tremando ripeteva "grazie".
Forse, pensai, la sua anima era più dannata della mia. ero abituata alle sparatorie, i morti e la violenza.
Lei era stata messa gettata senza pietà nel mio mondo senza che probabilmente mai lo chiedesse. Tolsi il cappuccio e sollevati una mano per farmi notare mentre l'aereo aveva ormai preso quota.
" ti chiami Beatrice vero?"
Mi guardarono tutti, lei compresa e i suoi occhi si spalancarono.
"Charlie, so che non si fa ma riusciamo a scambiarci posto?".
Lui guardò Draghi che fece cenno di si per poi guardare fuori.
Aspettammo il momento di maggiore stabilità e ci rapidamente ci scambiammo posto.
"piacere Beatrice, Io sono Elisa" esclamai cercando di avere una voce amichevole.
Lei mi guardava tra lo stupita e il terrorizzata, e dentro di me lo sapevo, quel trauma l'avrebbe accompagnata per il resto della sua vita.
"sei... Sei una donna" biascicò, la cosa mi fece sorridere, presi dolcemente le sue mani quando capii che per lei andasse bene il contatto fisico.
"così sembra" risposi riuscendo anche a strapparle un sorriso.
"grazie... Grazie davvero Elisa per avermi salvata... Io non so... Non so..." tornò a piangere disperatamente tremando e singhiozzando.
Per quanto fosse bello appagante ricevere i ringraziamenti da una persona che avevi appena salvato, non mi sentivo felice, non vedendola distrutta in quel modo. Dovevo fare qualcosa, almeno provarci.
"Hey! Hey..." richiamai lentamente la sua attenzione. "È giusto che tu pianga, sfogati e fallo adesso però Beatrice, voglio che mi prometti una cosa" esalai dolcemente, intenerita da quella donna e dalla sofferenza che stava provando.
Gli altri assistettero silenziosi il mio interloquire con la donna fin quando Echo provò a richiamarmi, sembrava volesse fermarmi.
"lasciala fare" disse però Draghi e così, ringraziandolo con lo sguardo tornai a guardare Beatrice.
"che cosa?" la sua voce era bassa, faticavo a sentirla col rotore dall'elicottero.
"vivi Beatrice. Hai capito? Devi vivere! So che sembra una stupidata, una frase fatta e confezionata detta tanto per dire! Se potessi dirlo in modo diverso lo farei ma; non permettere a tutto questo di distruggere la tua vita!" La fissavo dritta nei suoi occhi gonfi di lacrime, lei invece sollevava lo sguardo di continuo verso le bende sul mio sopracciglio, questo era pregno di sangue, quindi faceva parecchio impressione.
"Fai quello che hai sempre fatto, ama ancora, sorridi e fai festa quando puoi! Se non lo fai sarà come se io e i miei colleghi in realtà non ti avessimo mai salvata, quindi Beatrice, te lo dice una stronza che praticamente ha rinunciato alla sua vita per proteggere quella degli altri e che non si pente della sua scelta, in questo momento sono felicissima per te, che potrai continuare a vivere, quindi per favore, promettimi che lo farai!" parlavo rapidamente, con una morsa nello stomaco e un mal di testa lancinante.
Lei annuì tra le lacrime, cercava di calmarsi ma capii che nel suo punto di vista era impossibile, probabilmente le mie sentite parole sarebbero state dimenticate uno o due giorni più tardi.
Ero più brava a gesti che parole, queste ultime non erano il mio forte ma dovevo provarci, era qualcosa che sentivo di dover fare per salvarla mentalmente oltre che fisicamente.
Alla fine, dopo quella notte non vidi mai più Beatrice, durante la mia carriera mi capitò di salvare altre persone ma lei fu quella che più di tutte mi restò impressa, vuoi che fosse stata la prima o per quel suo sguardo così tremendamente afflitto. Pensai spesso a lei, sperando che ascoltando il mio consiglio avrebbe continuato a vivere nel pieno della sua vita, che non avrebbe distrutto tutto restando chiusa per sempre in un guscio di paura.
Capii quanto sarei potuta esser fragile se solo avessi scelto un'altra vita anche se comunque non ero il soldato senza sentimenti che invece avrei voluto essere.
Guardandomi allo specchio per la prima volta, tornata in italia dopo quell'assegnazione, mi resi conto che da quel momento, la mia vita sarebbe cambiata. Quanto meno segnata per sempre.
Mi era stata cucito il taglio che dalla fronte scendeva verso l'orecchio dividendo il sopracciglio in due nella parte esterna.
Stringevo il bordo del lavandino con forza mentre osservavo quello sfregio, non riuscivo a distogliere lo sguardo, consapevole che da quel giorno, chiunque avrei incontrato mi avrebbe domandato cosa mai avessi fatto per avere una cicatrice simile. Non sarebbe stato possibile nasconderla dentro una maglietta, chiunque si sarebbe sentito in diritto di chiedermi "cosa hai fatto?" e lo sapevo già, ogni volta sarebbe stato come se me la riaprissero lasciandola sanguinare.
La missione perlomeno era andata a buon termine e avevo vinto la scommessa col Sergente Draghi che entrò nel bagno dove mi trovavo.
"scusami Mazzoli, c'era la porta semiaperta" Sussurrò avvicinandosi, avevo tolto il cerotto quindi il Sergente fu il primo a vederla dopo di me.
"Non si preoccupi, cambio la benda e libero il bagno" Esalai mentre lui si mise dietro di me, poggiando le mani sulle mie spalle.
"la smetta di fissarla, cristo" Sbottai nervosa, affrettandomi quindi a coprirla con le nuove bende, me ne vergognavo parecchio, era orribile.
"secondo me è figa, Insomma fa intimorire una cicatrice simile" esalò con quel suo tono serio che lo contraddistingueva.
"si... certo" ribadii andando verso la porta ma lui mi chiamò così mi fermai girandomi.
"una promessa è una promessa Mazzoli, da oggi non ti darò più fastidio e accetterò la tua presenza qui, aggiungo anche che ti sei comportata da vera Col moschin, quindi non solo ti faccio i miei complimenti ma voglio che tu resti nella mia squadra, ti va?" esalò lui.
Lo guardai dalla testa ai piedi, gonfiando il labbro inferiore con la lingua e dopo aver preso un lungo sospiro gli feci cenno di si con la testa.
"sarebbe un onore, Sergente stronzo" risposi facendogli un occhiolino, subito dopo lo lasciai solo nel bagno.
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