la notte prima

Le pale del uh-60 blackhawk su cui ero a bordo fendevano l'aria provocando un leggero sibilo che mi entrava costantemente nelle orecchie, eravamo partiti da Diyarbakir un ora prima del nostro arrivo e per tutto il viaggio rimasi concentrata sull'importanza di quella operazione, cercando di cacciare via ogni mio pensiero e problema personale. L'abitacolo era praticamente vuoto in quanto a bordo oltre a me c'era il mio compagno e il pilota, tutti e tre in comunicazione tramite auricolare.

Prima di partire ricontrollai il mio equipaggiamento ben cinque volte con l'ansia di lasciare qualcosa di utile, ero decisamente paranoica riguardo certe cose ma tutto ciò di cui avevo bisogno era con me.
Portavo addosso circa una trentina di chili tra equipaggiamento standard più una tenda.
"un minuto al punto d'infiltrazione, effettueremo un HHMAD" spiegò il pilota.
"ricevuto" rispondemmo quasi in coro io e il mio compagno guardandoci con un cenno positivo del capo.
La tecnica HHMAD prevedeva che l'aereo non sarebbe atterrato ma avrebbe sorvolato il terreno ad un metro di distanza così da permetterci di gettarci giù.

 Durante le esercitazioni era capitato diverse volte che qualche soldato si fosse preso una storta, addirittura ci furono casi di caviglie rotte, una cosa del genere avrebbe compromesso la mia missione ancor prima di iniziarla. Quando i miei piedi toccarono il terreno sentii il peso dell'attrezzatura su entrambe le caviglie ma andò tutto per il verso giusto e così fu anche per il mio compagno.
"Night Bird 3 a Bighouse, ho consegnato il pacco, faccio ritorno, passo" sentii dire in cuffia.
"affermativo Night bird 3, procedere, passo e chiudo" risposero quindi dalla base.
L'elicottero si allontanò e mentre ci lasciò soli nel deserto siriano il suo sibilo sparì con lui poco per volta. Ora stava a noi, avevamo studiato per due settimane la cartina del posto e le foto satellitari che oltretutto avevamo portato dietro, sapevamo già dove recarci e iniziammo a camminare con un passo abbastanza sostenuto. Nel mentre mi guardai attorno, il visore notturno dava al deserto un aspetto tetro con il il buio che mi circondava e la sabbia vicina che brillando di bianco perdeva poco a poco la sua luce in una sfumatura verde sempre più scura.
Non sembrava nemmeno di essere sul pianeta terra, era solo una landa deserta e rocciosa che si estendeva fin dove il visore mi permetteva di vedere.

 "Bighouse a Delta: Irish, Cheese, passate al canale dedicato 3, confermate nel canale designato" si sentì in cuffia. Senza quindi rispondere ascoltai le indicazioni date dalla base e una volta sul canale 3 risposi
"qui Irish, confermo il cambio al canale 3, passo"
"qui Cheese, confermo il cambio al canale 3, passo" disse anche il mio compagno.
"Delta, procedere verso il punto indicato, passo".
Mentre ascoltavo gli ordini stavo già salendo lungo un piccolo sentiero che portava verso l'alto di una montagna, avremmo dovuto percorrere parecchia strada in salita per trovarci in un punto abbastanza alto. Quello era il nostro obbiettivo iniziale.
Camminammo guardinghi perché anche se il pericolo di contatto era irrisorio, non potevamo permetterci di abbassare la guardia.
"Delta in movimento, passo"
"Ricevuto Delta, silenzio radio fino al raggiungimento del punto indicato, Bighouse passo e chiudo"

 Da quel momento solo il vento spezzò quel desolante silenzio, fischiava contro le rocce di quella montagna come fosse la voce di chi sa quale creatura mistica.
Spingendomi a destra con violenza, mi entrava nella Ghillie suite tinta con una mimetica desertica, sopra di essa indossavo una rete con trama camouflage e lo stesso valeva per il mio compagno che mi seguiva a pochi metri di distanza.
In poco tempo raggiungemmo un piccolo sentiero roccioso in salita, dovevamo imboccarlo e percorrerlo fino al picco che avremmo trovato poco più avanti.
Mi fermai soltanto pochi secondi per concedermi uno sguardo verso il cielo. Il visore lo colorava di verde e le miriadi di stelle scintillavano di un bianco soffuso. Uno spettacolo simile visto ad occhio nudo sarebbe stato spettacolare, ma del resto lo sapevo; il deserto era uno dei posti più mortali quanto spettacolari di tutto il mondo.

 Nella mia mente affiorarono diversi ricordi in posti simili a quello ma dovetti scacciarli e concentrarmi sul presente. Ad ogni passo, il visore illuminava sempre una nuova parte di terreno da evitare o che richiedeva un passo più lungo.
Mettere male il piede poteva farmi cadere, rischiare di prendere una storta o nei peggiori dei casi precipitare sul fianco sinistro a strapiombo, un volo di circa quindici metri tra grossi sassi che sicuramente mi avrebbe uccisa.
"Cheese, fa attenzione adesso, il terreno si stringe" Avvertii il mio compagno che rispose con un semplice "roger".
Lo spazio dove poter poggiare i piedi diventò via via sempre più stretto, tanto che per poter continuare dovemmo poggiarci col ventre sulla parete rocciosa alla nostra destra e muoverci lateralmente con estrema attenzione. Ogni singolo passo faceva rotolare diversa ghiaia verso il basso ed io speravo soltanto che il terreno avrebbe retto il nostro peso.
Qualche minuto e imprecazione dopo finalmente raggiungemmo il nostro obbiettivo.

 Un ampio spiazzo dove il terreno attorno a noi cominciava ad abbassarsi e proprio ad ore dodici, una grossa colonna di pietra si ergeva come una torre naturale, larga ai lati e piatta all'estremità con un masso su di essa che la copriva dal vento a sud.
"Irish, usiamo qui i rampini?" mi domandò Cheese affiancandomi, entrambi con lo sguardo rivolto verso l'alto. Una trentina di metri in verticale ci divideva dal nostro vero obbiettivo.
"affermativo Cheese!" risposi, prima gli diedi un pugnetto sulla spalla e poi mi piegai per afferrare lo spara rampino sul mio fianco destro: una sorta di piccolo fucile con un mirino, un calcio e un contenitore molto grande per contenere la lunga corda.
Mirai per bene verso l'angolo più alto di quella parete rocciosa, aspettando il mio compagno così da poter sparare allo stesso tempo.
"pronto quando vuoi" mi confermò Cheese.
"lanciamo!" risposi immediatamente e i due rampini, contemporaneamente volarono nel buio della notte portandosi dietro la corda, questo la fece sibilare con quel tipico e sordo rumore di sfregamento.

 Qualche secondo dopo i rampini si conficcarono nella roccia, udii chiaramente un tintinnio metallico e la corda restò tesa verso l'alto, voltandomi vidi che anche Cheese era andato a segno e infatti sollevò il suo pollice verso l'alto.
Come da prassi, poggiai il piede sulla parete difronte a me e con entrambe le mani tirai la corda con violenti strattoni, quando entrambi fummo convinti di averle arpionate in sicurezza lo guardai un'altra volta.
"saliamo" gli dissi e lui rispose con un rapido "roger".
Legai il moschettone della mia cinta alla corda e subito dopo mi issai rapida come un felino, avevo scalato così tante volte durante gli addestramenti che ormai era diventato un gioco.
La salita oltretutto fu piuttosto pulita e non incontrammo difficoltà se non per qualche folata di vento freddo che ci spostò appena.

Quando finalmente raggiungemmo la cima di quel picco mi poggiai al masso a sud, guardando il deserto dall'alto come se l'avessi conquistato. Una sensazione decisamente piacevole anche perché eravamo arrivati sette minuti prima sulla tabella di marcia.
Premetti il tasto dell'auricolare per mettermi in contatto con la base mentre Cheese si sedette al mio fianco.
"Irish a Bighouse, Delta in posizione, attendiamo ulteriori informazioni, passo" dissi battendo il pugno al mio compagno e qualche secondo dopo mi risposero.
"Ricevuto, Irish, ora Delta dovete stare in posizione, monitorate ogni movimento e avvertite Bighouse di qualsiasi evento non previsto ma avete luce rossa, solo fuoco di risposta, Bighouse passo e chiudo".
Alla base furono abbastanta frettolosi di chiudere la conversazione ma non diedi troppo peso alla cosa.
"qualcuno ha fretta mh?" Esclamò Cheese ed entambi ridacchiammo mentre prendendo la tenda mi feci aiutare a montarla .

Aveva un tessuto camouflage molto particolare, infatti; oltre a confondersi con l'ambiente avrebbe occultato la nostra presenza anche in caso di scansione termica.
Una volta pronta ci riparammo al suo interno e dopo aver lasciato i nostri Heckler & Koch MP7 ai nostri fianchi, ci mettemmo a regolare il bipode dei nostri McMillan Tac50.
Le armi che lasciammo al nostro fianco erano classificate "PDW" armi di difesa personale che avremmo dovuto usare solo in caso di contatto a corta e media distanza.
L'altro modello invece era un fucile di precisione ad azione Bolt action, se sarebbe andato tutto secondo i piani, avremmo dovuto usare soltanto questi ultimi.
A due chilometri di distanza si trovava una grossa abitazione nei pressi di un oasi molto rigogliosa. Una villa in stile moderno con due tetti, quello alla nostra sinistra più alto di quello a destra e un lungo balcone che divideva il pian terreno dal primo piano.

 Il nostro obbiettivo era quello di attendere e osservare ogni movimento sospetto in attesa di Alfa, Bravo e Charlie.
Gli altri componenti della squadra si sarebbero infiltrati nell'abitazione e a quel punto il nostro obbiettivo sarebbe stato quello di coprire la loro infiltrazione e assicurarci che nessuno provasse a scappare.
Era di vitale importanza che chiunque, dopo l'arrivo di sei precisi obbiettivi, non uscisse più da quell'abitazione per quanto orribile sia da dire, doveva essere un massacro e fare prigionieri non era contemplato.
Gli obbiettivi erano di altissima rilevanza politica, ucciderli infatti avrebbe cambiato le sorti di quel nostro mondo già sull'orlo del baratro. Sei presidenti di stato che stavano per creare una potente quanto pericolosa alleanza: quello Russo, l'obbiettivo primario, seguito poi da quello; cinese, nord coreano, turco, siriano e Iraniano.

Secondo le nostre fonti, si sarebbero radunati in quel posto sperduto proprio quella notte.
Il momento ed il luogo perfetto per estirpare quella minaccia una volta per tutte.
La missione del mio team si divideva in due fasi; la prima consisteva nel neutralizzare i sei presidenti e la seconda era di trafugare tutta la documentazione inerente ad una nuova arma sperimentale che stava alla base di tutta la loro alleanza.
"Avvistamento tango confermato, sul tetto a destra" mi disse Cheese, così lo cercai con l'ottica del mio fucile, anch'essa provvista di visione notturna.

 Era a due chilometri ma potevo guardarlo come fosse a pochi passi da me, sarebbe bastato un colpo per vederlo morire qualche secondo più tardi ma avendo luce rossa avrei dovuto aspettare.
Iniziamo ad esaminare ogni punto visibile del compound, annunciando l'avvistamento di nuovi obbiettivi.
Dentro la sua recinzione, camminavano diversi uomini armati che sembravano essere nervosi e in attesa di qualcuno, altri percorrevano i balconi ed altri ancora erano visibili all'interno tramite le grosse vetrate.
I nostri compagni avrebbero quindi trovato una buona e numerosa resistenza, la velocità e la precisione sarebbero state fondamentali per poter volgere nostro favore l'esito di quel blitz.
"Quando avremo fuoco verde i primi ad andare saranno quelli sul tetto, priorità uno, se loro vedono i ragazzi sarà finita ancor prima di iniziare" dissi restando stesa sulla dura roccia, sentendo i seni pressati su di essa e le costole stringere.
"Roger" rispose Cheese.
Dopo minuti passati in "Scanning", eravamo sicuri d'aver individuato ogni Tango da noi visibile.

Stando steso, Cheese prese dal suo zaino un taccuino e una penna, disegnò un rapido schizzo della casa su due fogli diversi, nel primo la si vedeva dall'alto mentre nel secondo era nella nostra visuale.
Iniziò poi a fare dei punti dei vari bersagli numerandoli in alto a destra rispetto il puntino stesso, disegnò perfino i loro schemi di ronde con delle righe così da aver una chiara idea dei loro movimenti Per finire, in alto a destra su entrambi i fogli, scrisse le varie coordinate per poter colpire ognuno di loro nei momenti in cui si sarebbero trovati maggiormente scoperti al nostro tiro.

 Era un genio in quel genere di cose e mi fidavo dei suoi calcoli, durante l'addestramento per quella missione mi dimostrò più volte di sapere il fatto suo e averlo al mio fianco mi faceva stare più tranquilla.
A quel punto il nostro da fare era preparato, bisognava semplicemente aspettare e comunicare spostamenti o eventi anomali alla base.

 Quindi avremmo passato la notte guardando attraverso i nostri mirini, il che era la parte più "pallosa" del nostro lavoro.
La notte era calma, silenziosa e pacata. L'aria fredda sferzava la tenda sopra di me e intanto regolavo il respiro cercando di muovermi nel trovare una posizione comoda dove stazionare.
"pensi che accadrà?" mi domandò Cheese, usando il tu.
Sia io che lui non ci guardavamo in faccia nonostante fosse praticamente appiccicato a me tanto da sentirne il calore corporeo.
"cosa Cheese?" domandai quindi sollevando un sopracciglio, non capii a cosa si riferisse ma la risposta arrivò immediata.
"ok si, mi rendo conto che è una domanda un po' cretina ma... pensi che questi idioti vogliano far scoppiare un conflitto mondiale?" mi domandò lui.
Presi un respiro muovendo verso sinistra la canna del mio McMillan, non risposi subito perché mi concentrai a seguire due due tizi che uscendo dalle loro linee di ronda cominciarono a parlare tra loro.
"non se li facciamo fuori, tu che dici?" risposi con molta più sicurezza di quella che avevo in realtà.
Il punto era che per quanto ci si poteva preparare, coordinare tutto nel minimo dettaglio, sarebbe bastato poco. Un piccolo dettaglio imprevisto per mandare all'aria ogni cosa, la posta in gioco era fin troppo alta per permetterci di sbagliare. Lo sapevo fin troppo bene e questo peso, questa responsabilità stritolava il mio petto e mi contorceva le budella.

Per questo tra noi calò un gelido silenzio. Almeno fin quando Cheese lo ruppe cambiando argomento.
"Hai... hai pensato alla cosa che ti ho detto prima di partire?" mi domandò.
Socchiusi gli occhi per qualche secondo e poi tornai sul mirino.
"Un po si, lo ammetto ma ricordati che con me c'è anche Cielo, ho delle responsabilità nei suoi confronti" risposi velocemente, mangiandomi quasi le parole.
"Grande! Tu e lei alla fine non...." sapevo già dove sarebbe andato a parare quindi gli parlai sopra per zittirlo.
"Cheese, concentrati! È un ordine del tuo superiore!"

Per quanto fu odiosa come mossa, zittirlo coi gradi servì... O almeno avevo sperato nel singolo minuto in cui restò zitto.
"Parlami della tua vita" mi disse, sollevai gli occhi al cielo incredula per poi riprendere a guardare verso la casa.
"Cheese, davvero? Siamo in una missione che potrebbe cambiare il mondo e tu mi chiedi una cosa simile? Non possiamo fare stasera? Davanti una birra?" speravo tanto che accettasse la mia proposta.
"Ma mi annoio! Dobbiamo stare qui ore a guardare questi idioti senza poter sparare nemmeno un colpo, almeno se mi racconti qualcosa mi passa la noia" disse lui.
Effettivamente aveva ragione ma quando decise di diventare un cecchino, sapeva benissimo di poter andare incontro a cose simili. Però in quel mese avevo imparato a conoscerlo e mi resi conto che una frase simile era decisamente da lui. Insomma cosa potevo aspettarmi da uno che non riusciva a stare fermo nemmeno mentre mangiava, come fosse un bambino di sei anni.
"Perché hai scelto di diventare un cecchino se non sai stare un minuto in silenzio!?" commentai quasi ridacchiando.
"Beh insomma ammetterai che quando dici a qualcuno: hey sono un cecchino, quello si meraviglia e tutti ti trattano come fossi una celebrità, soprattutto le ragazze!"

 Feci cenno di no con la testa, sempre più incredula delle stupidate che quell'uomo era in grado di dire.
"Cheese, io non dico alla gente: hey sono un cecchino!" esalai rassegnata.
Non c'era molto che attirasse l'attenzione; nessun auto in avvicinamento ne tanto meno elicotteri o truppe, solo le solite guardie con le solite ronde che ormai avevo imparato a memoria.
Decisi di accontentarlo così comunque avrei avuto qualcosa da fare mentre guardavo la villa.
"Cosa vuoi sapere?" gli domandai quindi in modo rassegnato.
"Come io e Cielo siamo arrivate?" aggiunsi anche se il ricordo non era affatto piacevole.
Fu così contento che mi rispose subito.
"No no! Tutto quello che ricordi... voglio conoscerti davvero, parti dal primo ricordo che hai! Voglio conoscerti come Elisa, non come Irish!"  

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