Il battesimo del cecchino

Cheese sogghignò mentre la ronda delle guardie mutava l'ennesima volta in uno dei tanti schemi visti e rivisti.

"ma con questo Matteo ci sei rimasta amica o continui a trattarlo di merda?" sussurrò lui. "oltretutto a quanto vedo sei anche recidiva a trattare male chi ti mostra affetto eh?". Come di consueto il suo tono era giocoso ma in quel momento fui tanto sicura di aver ricevuto una vera e propria critica da parte sua, il fastidio di sentirmi sotto accusa stava per farmi rispondere in malo modo ma questo avrebbe valorizzato le sue parole.

Cercai di non dargli peso e con strenuamente lentezza afferrai la borraccia per portarla alla bocca. Sorseggiai poca acqua mentre portai via l'occhio dal mirino nel mentre.

Tornai in scanning attraverso l'iride soltanto dopo aver riposto la borraccia, la poca acqua che ingurgitai diede sollievo alla mia bocca e la gola anche se tutto il corpo era indolenzito, le gambe formicolavano addormentante. Chiudevo a allargavo le dita dei miei piedi dentro gli scarponi per favorire la circolazione cercando ancora una volta una postura nel quale stazionarmi.

"piuttosto che pensare a Matteo, ora vorrei soltanto che questa giornata passi in fretta"

Aspettai qualche tipo di risposta ma questa non giunse, Cheese sembrava essere assente.

"hey tutt..."

"sopra il cancello principale, ore due, confermo la presenza di Yuri Chatov, confermi? ".

Il mio spotter era completamente mutato, lo si poteva evincere dal tono della sua voce. Di colpo diventò basso e grave, pareva quasi infastidito.

Abbandonò le stupidate per tornare ad essere un soldato serio e composto.

Non persi tempo e portai il mirino secondo le sue indicazioni.

"si, eccolo! Confermo la presenza di Yuri Chatov. Lo comunico immediatamente a Big House" esalai e senza perdite di tempo ruppi il silenzio radio.

"Delta a Big House, qui Irish, ho aggiornamenti degni di nota, passo". Guardai il mio amico in attesa di risposta che non tardò.

"Big House a Delta, che coincidenza, stavo per eseguire un contatto d'accertamento. Avanti Delta".

La voce di Big house era lievemente grattata da qualche interferenza ma non troppo da renderla incomprensibile.

"ho avvistato e tengo sotto tiro l'obbiettivo uno, presumo sia giunto tramite le auto precedentemente segnalate, passo".

Nel mentre continuavo a tenerlo sotto tiro, stava sbraitando a dei suoi sottoposti e lo potevo vedere dalla vita in su tramite una finestra. Fremevo dalla voglia di rimuovere la sicura e aprire il fuoco, vederlo cadere in terra qualche secondo dopo e assaporare l'agro amaro nettare della vendetta.

"Delta, sicuro di poter identificare l'obiettivo al cento per cento? Passo." chiedere conferma era del tutto lecito ma io ero sicura si trattasse di Yuri.

"Affermativo Big House, riconfermo la presenza dell'obbiettivo uno, passo".

Dentro di me, anche se sapevo non sarebbe successo, desideravo di ricevere luce verde. Era un peccato sprecare quella ghiotta occasione ma se l'avessi fatto gli altri capi di stato sapendo dell'attacco non si sarebbero presentati e la nostra operazione sarebbe andata in fumo.

"Ricevuto Delta, hai ancora luce rossa, aggiornami in caso hai contatto con altri obbiettivi o acquisisci contatto con l'obiettivo numero uno in postazione differente da quella attuale, Big hou.." smise improvvisamente di parlare senza chiudere la conversazione.

La cosa mi fece esplodere il cuore in gola, quando però presi fiato, Big House tornò a comunicare.

"qui Big House. scusami Irish è colpa di Mustang, dice di resistere ancora poco e che verrà presto a giocare con voi. Passo".

Perfino Big House, sempre serio, aveva la voce stranita data l'assurda situazione.

Dovetti concentrarmi per non ridere in cuffia e anche Cheese abbassò la testa facendo un lieve cenno di no. Mustang era il solito egocentrico ma lo si apprezzava per quello. Del resto nel gruppo in cui avevo deciso di far parte, nessuno poteva essere definibile normale.

Nonostante le diversità erano diventati una famiglia, la mia famiglia! Una grande casa sotto la quale ripararci e combattere tutti assieme.

Una fortezza dove poter combattere senza mai arrendersi e sentivo di poter fare qualsiasi genere con loro.

"Big house, di a Mustang che lo aspettiamo e che se vuole far parte della festa almeno porti delle birre. Passo". Quel siparietto mi aiutò a stare calma anche alla vista di Chatov che intanto tenevo sotto tiro mentre sbraitando uscì dalla mia visuale una volta per tutte.

"lo farà sicuramente, per il momento aspettate, Big House, passo e chiudo".

E così tutto si ridusse ancora una volta quel desolante silenzio e a quel freddo che stringeva violento le mie carni intento a cacciarmi. Sapevo che il deserto non mi voleva, ero un'estranea che stava disturbando la sua quiete, ben presto, la sua sabbia si sarebbe tinta di sangue a causa mia.

"fa sempre più freddo prima dell'alba eh?" sibilò Cheese.

"si muore" risposi e lui ridacchiò.

Quando gli domandai il perché, iniziò a raccontarmi del suo addestramento e di quanto inizialmente volesse stare nell'unità meccanizzata. Iniziò poi a mostrare un sempre più crescente interesse verso i Fucili di precisione e alla figura dello Sniper, così diede corpo mente e anima per diventarlo.

Del resto, l'uomo che avevo al mio fianco pur sembrando un sempliciotto aveva preso parte a diverse operazioni sia nel suo paese che all'estero dando costantemente un significativo contributo.

A quanto si diceva, fu in grado di eliminare un obbiettivo all'interno di un auto in movimento. sparò in un punto dove le traiettorie della macchina e del proiettile coincisero

"alcune notti d'addestramento faceva così tanto freddo che l'ottica continuava a tremare, non riuscivo a stare fermo, un dannato vibratore" esaló, ridacchiai alla sua similitudine.

"avrai reso felici molte francesine allora" risposi e lui staccando la mano dalla parte alta del calcio la fece roteare a sinistra e destra.

"ma piantala, non mi stupirei nel sapere che tu sia ancora vergine! Avrebbero dovuto chiamarti virgin non Cheese".

"se vuoi, quando torniamo indietro posso darti una dimostrazione pratica" sussurrò lui senza pudore alcuno. Ancora una volta mi lasciò senza parole, cosa avrei mai dovuto rispondergli? Se non i soliti insulti coi i quali ero solita ricoprirlo?

Anche io ricordo quando iniziai il corso per Sniper, non fu facile per niente!

Quando tornai a Livorno dopo aver terminato i controlli psicologici fui felice di ritrovare me stessa, guardarmi allo specchio e vedere i colori dell'uniforme. I capelli raccolti in una crocchia e quel basco amaranto.

La donna del nono aveva fatto ritorno, la prima all'interno di un corpo che era sempre stato maschile. Non mi erano affatto mancati quegli sguardi carichi di maschilistico pregiudizio. Molti vedendomi lì, in piedi tra i componenti della mia squadra insieme alla mia compagnia, potevano pensare che mi trovassi fuori posto. Invece io avevo lottato come chiunque altro presente in quel consueto alzabandiera.

Cantavo l'inno sugli attenti sotto una costante e battente pioggia e nel mentre sentii un profondo senso di malinconia ricordandomi di Glauco o del sergente Marti.

Se fosse stato ancora vivo sicuramente mi avrebbe detto qualcosa come "ah Mazzoli, sei tornata? Bella vita che fai!". Qualcosa di simile, sicuramente.

Era stato eretto un piccolo obelisco in marmo che commemorava i miei ex compagni di squadra caduti durante l'operazione Midnight harvest, questo oltretutto aumentò il numero di chiacchiere nei miei confronti.

Non ero più l'unica donna all'interno di un corpo militare maschile ma una dei due superstiti di quel tragico evento.

Ciononostante quando tornai in servizio notai che in realtà nulla era cambiato, onestamente mi aspettavo un caloroso ben tornata ma in realtà a nessuno fregò particolarmente.. era perfetto così!

Era bastata una medaglia al valore datami per qualcosa che chiunque con un briciolo di onore avrebbe fatto, non mi servivano comitati di benvenuto.

Anzi il mio sergente ed il maresciallo a cui facevo riferimento si mostrarono parecchio rudi e del tutto indifferenti.

Il primo si chiamava Jacopo Draghi, un armadio di muscoli alto due metri dalla folta ma curata barba e occhi azzurri. Attraverso di essi notai quelle sfumature che solo la guerra poteva dare, lo potevo capire al volo che si trattasse di un vero guerriero.

L'altro invece era decisamente più piccolo e molto più grande; capelli brizzolati e occhi nocciola. Sotto quello destro aveva un neo dal quale spuntavano piccoli peli, decisamente non un bel vedere.

Si poteva capire fosse uno stronzo anche semplicemente guardandolo in faccia ed effettivamente lo era.

Fui indirizzata con tutti gli altri aspiranti sniper, da quel momento sarebbe iniziato il mio addestramento. Prima di tutto però, il sergente Draghi mi presentò agli altri essendo la nuova arrivata.

In piedi difronte a quei uomini mi sentii in soggezione. Sguardi severi, scettici mi fissavano quasi scocciati.

" buon giorno! Avete sicuramente sentito parlare del caporale Mazzoli. Non si è parlato d'altro per settimane, alla signorina è stata conferita una medaglia al valore... Insomma, è davvero importante"

Si fermò qualche istante per poi riprendere a parlare.

"ovviamente scherzo, non conta un cazzo e se sperava di trovare una pacca sulla spalla e complimenti, allora farà meglio tornarsene a casa". Mentre parlava, a braccia conserte si avvicinò.

"chi è stato l'idiota che ti ha permesso di entrare in questo corpo e soprattutto perché tu non hai avuto la decenza di andare via? Farò di tutto per farti rinunciare Mazzoli" mi urlò in faccia. Era a due centimetri dal mio viso, potevo sentire il calore del suo fiato viso, il rimbombare delle sue urla nelle orecchie.

Restai ferma a testa alta e petto in fuori, non lo guardavo direttamente, restavo ferma impassibile capendo fin da subito che sotto il suo comando avrei passato giorni d'inferno.

Riprese alla carica qualche secondo, mostrare un cenno di debolezza significa dargli motivo di distruggermi, ciò che dovevo fare era stare immobile, cercai di chiudere gli occhi il meno possibile e di respirare regolarmente. Quando non dissi niente fece un versetto stizzito per poi rivolgersi agli altri.

"ora che avete conosciuto la vostra nuova amichetta andate a prepararvi, lei però deve fare almeno un centinaio di flessioni fatte come dio comanda. Motta, resta e assicurati che le faccia".

Mentre il gruppo marciò via, io restai con quel caporale maggiore, sotto la pioggia a fare flessioni.

I palmi delle mani contro il cemento bagnato e la pioggia che scrosciava violenta contro di me senza sosta. Dopo pochi minuti iniziai a sentire le mani gelare mentre il petto diventò caldo, il sudore si mischiò al sudore e ogni mio respiro creava del fumo di condensa che si sollevava lievemente.

Nonostante fossi certa che le mie flessioni fossero impeccabili, Motta ne contava uno su tre. Ogni volta che per lui sbagliavo venivo pesantemente insultata, derisa e umiliata.

Sotto quella scrosciante pioggia e il suo conto falsato non mi fermai un secondo, continuando imperterrita nonostante le braccia iniziarono a bruciare. Tremavano anche per via del freddo mentre ormai la mia uniforme era completamente zuppa diventando molto pesante.

Ero sicurissima di aver superato già da molto le cento flessioni e probabilmente la tecnica iniziava a farsi meno precisa. Persi il conto di quanto tempo fosse passato ma il mio corpo voleva accasciarsi sul suolo, ogni volta che mi sollevavo digrignavo i denti ormai allo stremo delle forze.

"spiegami cosa cazzo ci fai qui se non sai fare nemmeno cento flessioni, sei inutile, te ne rendi conto?!" gridava lui.

"fai un favore a te stessa e a noi, molla oggi stesso, maiale!" continuava ma più mi insultata più trovavo forza per andare avanti.

Non importava che le braccia tremavano e il petto facesse male, mi sollevo sempre guardando dritto verso di me, come a fissare il mio unico obiettivo. Non sarebbero stati degli insulti a farmi mollare.

Il dolore fisico o il timore di essere nel mirino di un superiore. Nessuno si sarebbe messo in mezzo tra me i miei obbiettivi.

"... E cento! alla buon ora! Sono fradicio per colpa del tuo culo pesante. Alzalo e andiamo di corsa dagli altri". Quando lo disse mi sollevai prendendo fiato e sotto il ritmo delle sue mani iniziai a correre per raggiungere il resto degli apprendisti del corso.

Fuori dalla base in un aria molto vasta e inaccessibile ai civili vi era una tenda dove il Sergente Draghi stava già spiegando agli altri quello che avremmo dovuto dare quel giorno. Solo due sedie era libere, la mia e quella Del caporale maggiore Motta, infatti ci sedemmo ultimi in fila mentre il sergente continuò a spiegare.

Alla fine di quel briefing mi fu consegnata una Ghillie suite che avrei dovuto indossare prima di uscire dalla tenda.

Ai piedi del Sergente Draghi si trovavano alcuni Sako trg42, fermi sui loro bipodi.

Non avremmo dovuto usarli quel giorno visto che l'addestramento prevedeva una corsa, così almeno aveva detto il Sergente e gli altri istruttori presenti nella tenda.

Durante la corsa ero una delle prime nel gruppo, nonostante già stanca per via delle flessioni, la sorpresa fu quando ci fecero fermare per farne una serie da cinquanta. Chi prima finiva prima poteva riprendere a correre.

Non avevo altra scelta che abbassarmi un'altra volta per ricominciare a fare flessioni, molto più lenta rispetto gli altri fui l'ultima ad alzarmi. Nel riprendere a correre il Sergente Draghi mi fiancheggiò stando al mio passo.

"lo sai vero che c'è un punteggio da superare per diventare cecchini vero?" Gridò lui.

"signor si, lo so signore!" risposi e pochi secondi dopo lui allungò il piede verso di me facendomi cadere in avanti, picchiai il busto e la testa ma lamentandomi per il dolore mi sollevai e continuai a correre.

"l'ultimo che arriva alla fine di oggi non avrà nemmeno un punto, non diventerai mai un Cecchino! Puoi togliertelo dalla testa, sei solo un inutile spreco di tempo".

Aumentai il passo, correndo sempre più veloce, gli altri erano ad una ventina di metri più avanti oltre una collinetta.

Draghi aumentò il passo per non stare dietro di me e raggiunta la collina, nonostante fosse ancor più faticoso cercai di diminuire il mio passo meno che potessi.

Raggiunsi così in poco tempo il gruppo superando il penultimo e il terzultimo che cercarono invano di recuperare le loro posizioni ma ero semplicemente molto più veloce di loro.

Non mi fermai fin quando notai difronte a me tutti gli altri del corso raggruppati, così quando li raggiunsi mi spostai sulla destra guardando difronte a me.

Si erano fermati al limitare di un canale d'acqua marrone sulla quale galleggiava melma verdastra e poco invitante.

Quando fummo tutti raggruppati il sergente si mise difronte a noi prendendo del tempo per guardarci, io lo fissavo attraverso i ciuffi della Ghillie, speravo s'accorgesse del mio sguardo perché lo stavo sfidando apertamente.

"molti di voi non supereranno questo corso e sinceramente mi sono fatto già un idea di chi sarà, ne conto otto tra uomini e... donne" esalò.

"ma se è il cecchino ciò che volete fare allora dovrete imparare a nascondervi dove nessuno mai si sognerebbe di venire a cercarvi. Quando e se supererete questo addestramento, vi troverete a vostro agio anche dentro la merda... letteralmente" urlò per poi spostarsi di lato così da mostrarci quel canale fetido.

"adesso chiamerò il vostro nome in base all'ordine col quale siete giunti fin qui, dovrete tuffarvi li dentro e percorrerlo fino alla fine, ogni volta sentirete fischiare dovrete fermarvi, immergervi e stare sott'acqua fin quando non sentirete un secondo fischio".

"signor si signore" urlammo tutti insieme e così iniziò a chiamare i nomi.

Uno dopo l'altro si gettarono nel canale e quando fuori restammo in quattro, invece che chiamare il mio nome, il sergente chiamò quello degli altri tre facendomi entrare in acqua per ultima.

Sentivo i piedi scivolare in quel terreno viscido mentre rami e sporcizia mi toccavano ovunque, ad essere disgustoso non era solo il forte odore ma anche quello strato di alghe verdi che galleggiava attorno a me e che si allargava quando camminando spostava l'acqua gelida.

Mi battevano i denti dal freddo ma continuai a camminare muovendo le braccia sul pelo dell'acqua per muovermi più rapidamente.

Dovevo assolutamente riguadagnare qualche posizione e quando il sergente Fischiò effettivamente ero tornata penultima.

Mi abbassai chiudendo gli occhi e sentendo quei flutti avvolgermi il viso, l'acqua che entrò era così tanto puzzolente che ringraziai di non aver fatto colazione o l'avrei sporcata ulteriormente.

Tenetti il fiato per diverso tempo fin quando finalmente non sentii il secondo fischio e ripresi a camminare quando mi immersi.

"ricordatevi che più siete sporchi, più il nemico farà fatica a trovarvi. Le strade facili sono strade che dovete evitare, quando sarete dietro le linee nemiche saranno questi i posti dove vi sentirete a casa, al sicuro! Quindi abituatevi, accettare l'idea di nuotare nella merda; questo è il primo passo per diventare cecchini!" Urlò il sergente Draghi.

"Signor si signore" rispondemmo ancora.

Uno davanti a me scivolò in avanti annaspando per tornare in posizione eretta, un altro si lamentò che un pesce lo aveva toccato. Io notai invece alcune nutrie scappare via spaventate al nostro passaggio e la vista di quei animali mi diede l'idea ancor più forte di quanto schifoso fosse il posto in cui stavo nuotando.

Guadagnai qualche posizione prima di giungere alla fine del canale, immergendomi almeno sei volte prima di poterci uscire.

Per poterlo fare dovetti mettermi a quattro zampe, affondando le mani nel terreno fangoso mentre la ghillie zuppa rendeva più pesanti i miei movimenti. Grondava come quella pioggia incessante e gelida al punto da ridurre la visibilità.

Gli istruttori urlavano incessantemente, alcuni lungo il fianco del canale e altri alla fine dello stesso. Quest'ultimi premettero la spalla di ognuno di noi, indicandoci di sdraiarci supini. La testa rivolta verso la meta.

Dovetti strisciare come un verme nel fango, facendo attenzione che le spalle restassero ben attaccate al terreno, le gambe invece eseguivano un continuò movimento piegandosi all'interno. Ci fosse stato un terreno secco sarebbe stato più facile ma i piedi scivolando in avanti smuovevano la terra e l'attrito si riduceva drasticamente, quindi per avanzare dovetti fare molta più fatica.

"alzati, muoviti! Muoviti Mazzoli!" mi gridarono, fui in piedi in un attimo e ancor prima che mi fu detto, stavo già avanzando.

Correre con la ghillie fradicia e lercia diventò ancor più arduo. L'acqua e il fango l'aveva appesantita parecchio, schizzava ovunque ad ogni passo e l'odore fetido invadeva la mie narici.

Sentivo l'acqua all'interno dei miei scarponi, emettevano quel classico e umido suono ad ogni passo mentre i miei piedi, coperti da calze di spugna erano completamente immersi. Dell'acqua scivolò tra le mie labbra colando dal viso.

Sputai schifata da quell'orribile sapore mentre ormai avevo raggiunto la metà del gruppo.

Correvo al loro passo mantenendo le energie, quando sarebbe arrivata la fine allora avrei dato il tutto per tutto.

"ora fischio, prendete sulle spalle il compagno alla vostra sinistra e continuate a correre fin quando non fischio ancora, a quel punto vi scambierete i ruoli".

Appena udii il suono, io e il ragazzo alla mia destra ci guardammo e avvicinandoci lui mi prese senza troppi complimenti.

Gli andò sicuramente meglio di altri visto che nonostante fossi alta un metro e ottanta non ero un omone pieno di muscoli, quindi rispetto ad altri, il mio peso era decisamente inferiore.

Fui fortunata anche io, stare sulle sue spalle mi diede tempo di riprendere fiato e riposare un po.

Sapevo che quando avrebbe fischiato lo sforzo sarebbe stato ulteriore visto che il mio compagno non sembrava essere leggero, affatto.

In quei frangenti mi venne in mente il deserto Somalo, Glauco e Alyssa in quella sfida contro la morte certa. Del resto, la situazione che stavo per affrontare non era poi così tanto diversa da quella.

Come coppia eravamo tra i primi quattro e quando sentii il fischio mi lanciai giù dalle sue spalle e gli afferrai l'interno coscia facendo forza con le spalle sul suo busto.

Feci un verso per lo sforzo ma riuscii a tirarlo su, i miei passi affondavano maggiormente nel fango e appena iniziai a correre capii che un passo falso mi avrebbe fatta cadere.

"dai! Dai! Dai!" mi incitava lui temendo non fossi all'altezza dello sforzo ma per quanto faticoso poteva essere, non cedetti un istante continuando a correre e stringere i denti.

"ci stanno raggiungendo!" urlò ancora.

"se non la smetti ti scaravento in terra" ringhiai guardando dritto verso di me.

In lontananza si vedeva la tenda da dove eravamo partiti qualche ora prima, alla fine avevamo fatto un giro dell'oca decisamente molto faticoso.

Fischiarono ancora, misi giù il ragazzo e dandogli una pacca sulla spalla lo abbandonai lì, correndo come una forsennata. Un toro che puntava il suo obbiettivo ed il mio era la tenda, falcata dopo falcata si faceva sempre più vicino e anche se raggiunsi la seconda posizione, il primo era già arrivato.

Lui e l'esaminatore lì presente Mi guardarono con occhi sorpresi mentre raggiungendo quel riparo mi piegai in due, il fiato corto e i polmoni in fiamme. Cercavo di riprendermi e intanto gli altri arrivarono uno dopo l'altro.

La tenda dalla trama mimetica era costruita sopra un pavimento in compensato rivestito di plastica grigia con granelli neri. All'interno di essa vi erano una schiera di sedie in metallo e plastica blu, una lavagna bianca e una rastrelliera per i fucili oltre a dei mobiletti chiusi da lucchetti dove all'interno si potevano trovare munizioni e varia attrezzatura.

Benché il posto era pulito ed ordinato, bastarono pochi secondi della nostra presenza per ridurlo uno schifo.

Ogni Ghillie grondando sporcava il pavimento d'acqua marrone, gli scarponi trascinavano fango ovunque e le sedie non furono risparmiate dallo sporcarsi visto che in molti ci si sedettero.

Il Sergente Draghi entrò guardandosi attorno e subito dopo il suo urlare rimbombò in tutta la tenda.

"qualcuno vi ha detto di potervi sedere?!". Fortuna che non ero tra quelle persone che scattando sugli attenti domandarono scusa.

L'uomo prese posizione difronte la lavagna e ci guardò uno ad uno, il suo sguardo severo sembrava deluso e amareggiato.

"siete venti!" Annunciò inizialmente prendendo poi del tempo.

"ma diciotto di voi mi hanno già deluso parecchio" aggiunse per poi scrivere i nomi di ognuno di noi nella lavagna, il mio per secondo, quindi era l'ordine d'arrivo.

"vi siete fatti superare da una donna, fossi in voi prenderei le mie cose e rinuncerei soltanto per questo".

Volevo prenderlo a calci in faccia, farlo davvero ma intanto, nonostante le flessioni prima di iniziare, gli insulti e gli sgambetti, lo avevo costretto a scrivere il mio cognome per secondo.

Quella fu una gran soddisfazione.

"vediamo di parlarci chiaro, questa non è una passeggiata! La prossima settimana due di voi saranno scartati e Mazzoli, mi auguro fortemente che due di queste persone sarai tu, anzi farò il possibile perché questo avvenga!".

Mi chiedevo cosa avessi mai fatto per meritarmi tutto quell'astio continuo e gratuito ma dovetti buttare già l'ennesimo boccone amaro mentre attorno a me si creò uno spazio. Nessuno mi stava vicino riportandomi ai tempi della scuola.

Non volevo tornare a quei tempi, non in un ambiente che tanto amavo come il mio lavoro, il sergente Draghi stava distruggendo ciò che per me era più importante e non potevo oppormi a quel suo fare.

Tornati alla base dovetti correre per potermi fare un bagno caldo e mettermi in ordine, era ormai ora di pranzo e stavo morendo di fame.

Quando fui perfettamente sistemata mi mossi verso la mensa ma a qualche metro dalla porta mi sentii chiamare. Era ancora il Sergente.

"Comandi sergente!" esclamai.

"devi tornare alla tenda e pulire tutto lo schifo che avete fatto, non preoccuparti, c'è tutto l'utile per lavorare nella tenda e la buona notizia è che ha smesso di piovere".

Sentivo l'odore del cibo uscire dalle porte, mi chiamava e il mio stomaco brontolava dalla fame ma capii che quel giorno non avrei pranzato.

"quando hai finito vieni a farmi rapporto!" ordinò ancora.

" signor si, signore!" risposi di rimando e mio malgrado, mentre lui entrò in mensa io mi allontanai odiandolo ogni istante di più.

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