Fuori dal mondo

Franco mi parve fin da subito una buona persona, una di quelle che appena le incontri ti infondono un senso di fiducia. Oltre tutto pensare a quello che stava facendo con quei ragazzi... Erano partiti da Parma e stavano facendo il giro dell'Italia con solo uno zaino e una tenda.

Mi raccontò di quanto bella ma faticosa fosse la loro scelta ma che il viaggio stava aiutando tutti loro a vivere meglio.

Dimenticandosi, almeno per un po di tutti problemi e mentre mi raccontava dei posti che avevano visitato mi domandai come sarebbe stato vivere in quel modo;

Viaggiare fuori dalle solite restrizioni che il mondo solitamente imponeva, standone fuori e vivendo in completa libertà. La libertà veniva definita da alcuni come il poter dare a se stessi delle regole, senza dover dipendere da quelle altrui. Quel concetto mi affascinava, soffiava soavemente al mio orecchio invitandomi come il meraviglioso canto delle sirene.

Decisi di aprirmi a Franco e i suoi ragazzi, di sentirmi una di loro anche solo per quel giorno.

Confessai di essere una paracadutista dell'esercito e di quanto fosse bello lanciarsi col paracadute.

Provai a raccontargli dell'aria che sferzava contro tutto il corpo, la tensione che ti contorce le budella e dell'adrenalina che fa tremare tutto il corpo.

"e non hai paura?" mi domandò Giovanni.

Una domanda più che lecita.

Sorrisi infatti mentre con la destra sistemai i capelli dietro l'orecchio.

"solo durante il primo lancio! Però ero preparata per farlo, anzi! Non vedevo l'ora" risposi e lui sorrise.

"sarebbe davvero bello farlo, sei proprio fortunata, quasi come tu fossi un aquila!" replicò senza sapere però quanto in realtà non lo fossi. Di tutte le orribili cose che quella passione mi aveva portata adaffrontare.

Matilda, per la prima volta da quando restammo con loro, si voltò verso di me, fissandomi negli occhi col suo sguardo gelido.

Per tutto il tempo era rimasta a guardare il mare con aria seccata ma quando parlò mi spiazzò in modo spiacevole..

"hai sparato a qualcuno?" Tuonò anche se con timbro annoiato, secco ed apatico, un accento ligure sfumava le sue parole.

Sorrisi in modo nervoso, non sapevo come affrontare quella domanda e cercai di esorcizzarla in quella maniera. Mentre mi guardavo attorno, cercando una via di fuga sentii i colpi d'arma da fuoco farsi sempre più forti nella mia testa, riconobbi il sordo tonfo del piombo impattare contro i muri o fischiarmi violentemente nelle orecchie. In quel trambusto si aggiunsero anche le urla delle persone che davano indicazioni o chiedevano aiuto.

Mi trovavo incastrata in quel frangente, la mano di Matteo si posò sulla mia mentre mi fissò preoccupato ma riuscii, proprio nel momento in cui sentivo di venir sopraffatta, a spegnere tutto.

"cosa? No no, per fortuna". Una piccola bugia fin di bene che fece dissipare tutto quanto.

"tutto bene ely?" Domandò Matteo.

Risposi con un rapido cenno positivo col capo e guardando i ragazzi mi accorsi che Franco mi stava Fissando.

Uno sguardo che pareva compatirmi e il suo sorriso, celato da fitti baffoni come la sua barba, pareva comunque rattristato.

Con tutta probabilità capì che stavo mentendo ma non aggiunse altro, restò spettatore di quella conversazione mentre i ragazzi mi bombardano di domande.

"ragazzi, ragazzi, state esagerando, date respiro ad Elisa" Li fermò ancora e io lo ringraziai con lo sguardo visto che innocentemente, mi stavano mettendo alle strette.

A parte quel piccolo evento, fu bello trovarmi a parlare con loro, fissando la spiaggia per poco tempo mi sentii libera da qualsiasi peso, finalmente vuota dagli enormi pesi cui ero solita farmi carico.

Io e Matteo ci trovammo praticamente in una conversazione dove tutti si presentavano e parlavano un po di loro.

Sembrava quasi una terapia di gruppo in spiaggia.

Solo che non ci trovavamo tra le quattro pareti di un triste studio ma in una spiaggia sulla quale batteva una incessante pioggia. Fortuna che la loro tenda divisa in due segmenti uniti da un telo che forniva quindi uno discreto spazio dove coprirsi sotto la pioggia.

Seduti lì sotto, tutti i volti avevano una sfumatura arancione e il suono della pioggia sulle nostre teste creava un piacevole eco che rendeva più basse le nostre voci.

"quanto è costata questa tenda gigantesca?" domandai divertita mente la guardai.

"abbastanza, ma era indispensabile per un viaggio simile" rispose Franco. "spero solo che sia resistente come il venditore diceva che fosse" aggiunse ridacchiando.

"speriamo di si" controbattei ridacchiando.

Indicai per pochi secondi tutti loro, sollevando di poco la mano che fece un rapido movimento da sinistra a destra.

"sapete, è brutto da dire ma vi invidio, viaggiare così e scappareda tutto. Sarebbe bello poterlo fare!" esalai.

"beh, tu e il tuo ragazzo avete una valigia, volendo potete unirvi a noi! Lo spazio c'è... non è molto ma c'è" propose lui scrollando le spalle.

Io e Matteo ci guardammo, mi venne da ridere quando definì Matteo il mio ragazzo ma visti gli ultimi eventi, evitai di farlo.

"no no, io e lei siamo solo amici" spiegò lui liberando la mia mano, l'aveva stretta da quando mi venne quella crisi.

"ah, ieri quando vi abbiamo visto litigare e baciarvi ci eravate sembrati una coppia!" ribadì Debora sorridendo maliziosamente.

Alle parole della bruna, Matteo divenne rosso e deglutì saliva.

"no, io e lei siamo solo amici. Ogni tanto capita di litigare e di.."

Venne interrotto sempre da Debora che intanto grattò il suo braccio destro.

"baciarvi" lo disse con una voce allegra e squillante, mettendo Matteo sempre più in imbarazzo. Io lo guardavo incrociando le braccia sopra le ginocchia. Le mie sopracciglia si sollevarono in un espressione interessata.

"dai Debora. Non mettere Matteo in imbarazzo!" la ammonì Franco. Salvando così il mio imbarazzatissimo amico.

Gli diedi un colpo alla spalla in modo giocoso.

"io e lui siamo cresciuti insieme, è il mio migliore amico anche se alle volte vorrei picchiarlo" spiegai sorridente.

Subito dopo mi sentii chiamare, voltandomi trovai Pedro, questa volta senza ragazza ad accompagnarlo.

"hey pedro! Come hai fatto a trovarci?" Domandai alzando la voce mentre lui si affrettava verso la tenda.

Si stringeva in un cappotto elegante grigiastro sotto un ombrello che sembrava sul punto di essere sradicato dal vento.

"dal momento che sei qui anche tu, mi sembrava il primo posto dove cercare, ti ho chiamata tre volte ma non hai risposto!" Disse quando finalmente raggiunse i confini della tenda e lì venne Invitato da Franco ad unirsi, nonostante Matilda Sbuffò lamentandosi.

Intanto guardai il mio telefono ed effettivamente aveva ragione, tre chiamate senza risposta.

"emh... scusa, ho sempre il telefono in vibrazione e spesso non lo sento" mi scusai.

" sei una brutta persona, comunque! Chi piacere, sono Pedro" Disse guardando tutte le persone con cui mi ero ritrovata.

Feci le dovute presentazioni e il ragazzo brasiliano si unì a noi.

Scoprii più tardi che aveva avuto un diverbio con la sua ragazza, per quel motivo non c'era. Lui aveva quindi deciso di venirmi a trovare, approfittando del fatto che eravamo vicini mentre "la sua bella", così l'aveva definita lui, decise di andare in centro a cercare qualche bel negozio

Attività che mai mi sarebbe passata per la mente di fare, soprattutto sotto una

così costante pioggia. Oltretutto mi domandai se davvero ci fosse un centro con negozi aperti in un posto simile durante il periodo invernale.

Fu così che restammo con quel gruppo disgraziato con il quale ci divertimmo parecchio.

Pedro si ambientò in fretta con la sua spontaneità anche se notai in lui un maturamento, forse nel modo di porsi, non ne fui davvero sicura.

Lo guardavo mentre anche lui veniva bombardato di domande e senza rendermene conto iniziai a sorridere malinconicamente, ricordandomi di quando gli stavo in braccio mentre giocava a carte o di quella volta che facemmo sesso nella sua casina buia.

Pensai che tutto sommato, la mia vita non era forse un totale disastro.

Quelle poche conoscenze erano le migliori che potessi desiderare, convinta che al mondo non potevano esseri migliori amici di quelli.

Non importava se prima di quei giorni non li avevo visti per parecchio tempo. Tempo che oltretutto sentivo scorrere davvero in maniera bizzarra.

Cercai di catturare ogni istante di quel bellissimo giorno; le risate che i ragazzi facevano e le stupidate che dissero tra di loro.

Per questo di restare passiva nella conversione, volevo godermi tutti loro in un momento di assoluto silenzio, come quando assaggi qualcosa di veramente buono e lo mastichi piano per assaporarne ogni minimo dettaglio.

Purtroppo però, i momenti della nostra vita non sono altro che onde, proprio come quelle che approdavano sulla battigia di una spiaggia.

Non importava quanto belli fossero. Ad un certo punto sparivano per dare posto ad altri momenti e questi non potevano essere scelti.

Bisognava accontentarsi di quello che arrivava, fossero stati belli o brutti. Poiché era follia pretendere un mare senza cavalloni.

Prima di andare via, quando arrivò il tempo, mi avvicinai a Nicolò.

Era tornato in mezzo al gruppo ma evitava il mio sguardo come la peste, imbarazzato fin troppo.

"voglio farti questo regalo prima di andare" sussurrai mentre attorcigliando un cappello lo strappati senza troppe cerimonie. Bruciò sulla cute ma niente niente che non potessi sopportare.

Lui era sorpreso quanto gli altri mentre io attorcigliai il capello al suo indice e poi gli una carezza sul viso, strofinando il pollice contro la sua guancia.

"grazie" sussurrò.

Stavo per rispondere ma lui, ancora imbarazzato scappò via.

Franco aveva le mani sui fianchi, mi guardo sorridente, annuii verso di lui che s'avvicinò dopo aver frugato nel suo zaino.

Mi porse la mano destra che strinsi, in quella sinistra stringeva il suo portafoglio.

"è stato veramente un piacere conoscervi ragazzi e... Elisa, se hai bisogno puoi chiamare qui. Ok?".

Mentre mi disse quelle parole, estrasse un biglietto da visita bianco con semplice scritte nere che riportavano il suo nome e il numero di telefono.

Presi il mio portafoglio e misi al suo interno il biglietto.

"grazie Franco, davvero! Buona fortuna per il vostro viaggio!"

"buona fortuna per il tuo!"

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