cosa ci faccio qui?

Quando finalmente terminammo l'intervista potemmo andarcene da quella piccola stanzetta, dissi loro di aspettarmi all'uscita principale perché avrei dovuto equipaggiarmi così come gli altri due che mi avrebbero spalleggiato in quella stupidata.
Tolto il mio basco a cui diedi un bacio sul fregio indossai l'elmetto e indossai gli occhiali di protezione, messo il giubbotto tattico passai verso l'armeria dove incontrai Leonardo e Fabrizio. Parlammo di quanto volevamo fare qualsiasi cosa tranne che quella farsa.
"guardate il lato positivo, andremo in televisione" Asserì il primo mentre si grattò all'altezza del sopracciglio.
Per quella particolare missione fumo armati di FN Scar-L, il fucile a fuoco selettivo della Fabrique National d'Herstal. Aveva un lancia granate EGLM da 40mm nel sottocanna e un mirino TA31F-G-RMR. Questo poteva essere usato in due diverse modalità a seconda della distanza coi possibili contatti. Le armi aveva una mimetica desertica e accompagnate ad esse ci venne data anche una Five-SeveN, anch'essa della Fabrique National d'Herstal belga.
Leonardo poi reggeva sulle spalle due giubbotti antiproiettile che successivamente diede ai due giornalisti. Quando ci videro arrivare equipaggiati sorrisero, probabilmente contenti del servizio che avrebbero prodotto con noi ma nel vedere quei giubbotti, i loro sguardi mutarono radicalmente. Non sorridevano più infatti e questo lo fece fare a me.
"quanto è alto il rischio di un attacco?" Domandò la donna nel frattempo l'altro stava già registrando.
Intanto ci stavamo avviando verso l'uscita dove avremmo raggiunto un lince, avrei dovuto guidare al limitare di Bagdad raggiungendo il paesino in questione dove avremmo dovuto implementarci ad una squadra messa a protezione di una enorme cisterna d'acqua dalla quale i residenti si rifornivano.
Sarebbe stata una lunga quanto impegnativa giornata e soprattutto, non doveva essere un nostro problema.
"mi sta davvero chiedendo se è pericoloso guidare tra le strade irachene?" Le rispose Fabrizio,assumendo un'aria quasi incredula mentre rispondeva.
La risposta smorzò la voglia di fare altre domande e in un silenzio che ebbe vita breve, ci avviammo verso il nostro obbiettivo.
Avvertii tramite CB che la nostra squadra era in movimento. Li avremmo dovuti avvertire una volta arrivati.
Era la prima volta che guidavo un Lince e soprattutto, la prima volta che guidavo in quelle strade. Non era il mio compito e la responsabilità gravò sulle mie spalle.
"donna al volante..." commentò Leonardo, i presenti ridacchiarono e io mi sforzai di non mostrargli il terzo dito.
"questa vi pregherei di tagliarla". La Giornalista mi rispose positivamente con un cenno del capo anche se non mi fidavo.
Come sempre le strade erano piene ma diventarono vuote non appena lasciammo Bagdad, questo non significava però essere fuori pericolo, anzi.
Raggiunto il villaggio lo trovammo in uno stato pietoso e degradante, non vi era un singolo negozio aperto e i muri delle case circostanti erano completamente crivellati da proiettili.
Bambini vestiti di stracci si inseguivano mentre più là dopo un checkpoint italiano che bloccava la strada principale, una calca enorme di persone si era concentrata attorno un'auto botte, le mani alzate reggevano grossi container di plastica rossa o bianca mentre il rumore dei loro lamenti era udibile anche a diversi metri nonostante fossimo all'interno del Lince.
L'Iraq era pieno di paesi simili a quello dove non cresceva niente e le persone povere come quelle si trovavano costrette ad arrangiarsi per qualche Dinaro iracheno la cui valuta era incredibilmente bassa. Ma con la fame e la povertà, pochi spiccioli bastavano per fare follie. Proprio per questo che molti di loro accettavano di entrare nelle file dei Jihadisti, oltre il fattore religioso le cellule terroristiche promettevano ai volontari di occuparsi della famiglia. Con la promessa della benevolenza di Allah e della famiglia mantenuta in tanti decidevano di farsi saltare in aria e lo facevano sorridendo.
Questo dettaglio rendeva ancor più difficile la guerra contro il terrorismo, da ogni testa mozzata ne crescevano due e per quanti forti si bonificavano alla fine saltava fuori sempre qualche altra nuova cellula con nuovi combattenti e nuovi kamikaze ogni giorno. Messa in questo modo appariva quasi come una guerra persa in partenza.
Per quanto riguardava il mio pensiero personale; la nato e gli stati alleati dovevano cercare di ingraziarsi il popolo, consegnare dell'acqua non era abbastanza, andava cambiata la mentalità di chi abitava quella terra, far capire loro che allearsi coi Jihadisti non era la soluzione. Ma come cambiare però, idee radicate così tanto profondamente nella loro società è cultura? Come riuscire a convincere dei provi contadini a non accettare di farsi saltare in aria se quando questi, venivano bruciati vivi quando provavano ad aiutare noi.
Raggiunto il checkpoint ci fecero passare quasi subito e ci trovammo in quella grossa piazza, subito un gruppo di uomini circondarono il blindato, battendo le mani contro i vetri. Forse è un pensiero cattivo da formulare ma sembravano come gli zombie in un film horror.
"apriamo le porte al mio tre, voi due state dietro noi" dissi con tono fermo e deciso.
Non appena aprii la portiera sentii le loro mani cercare di afferrarmi, mi strattonavano mentre tutti insieme continuavano a parlare.
"state indietro, state indietro" ripetevo continuamente, anche in inglese ma era inutile. Io non capivo loro e loro non capivano me. Alcuni soldati del nono reggimento fanteria di bari, arrivarono ad aiutarci nel disperdere quella calca di persone attorno a noi. Fu piuttosto difficile farlo senza ricorrere alle minacce ma quanto meno non apparivamo ostili ai loro occhi.
Riuscimmo a convincerli nel darci spazio e fummo scortati verso l'auto botte, gli altri erano nel centro e si assicuravano che nessuno tentasse di fare stupidaggini.
"Solo tre uomini e due giornalisti?" Domandò un caporale, guardai il suo cognome riportato sulla toppa prima di rispondere.
"Caporale Greggi, dove posso trovare un suo superiore?". Fu titubante, probabilmente perché non avevo risposto alla sua domanda. Mi indicò quindi un uomo in cima alla cisterna grigiastra. Questo era pelato con degli occhiali da sole e la parte superiore dell'uniforme abbassata in vita. Grosse braccia muscolose fuoriuscivano dalle maniche di una t-shirt color sabbia resa scura dal sudore nel petto e sulle ascelle.
Questo Sbraitava continuamente ordini verso i ragazzi anche se quest'ultimi non potevo vederli, circondati dalla calca.
Ringraziai il Caporale Greggi con uno sguardo anche se questo sembrava mi guardasse male. Probabilmente pensava di me che fossi una stronza visto il mio comportamento ma poco mi importava di stare simpatica. Non dovevo essere lì e non sarei voluta restare più, non era per quello che mi ero arruolata nei col moschin. Come se non bastasse, Teresa accorse al mio fianco ponendomi una domanda a cui non potevo di certo rispondere.
"non si può fare niente per queste persone che ogni giorno sono costrette a fare file interminabili per un po d'acqua?" Prima di rispondere toccai con la mano i miei gradi per attirare la sua attenzione su quelli.
"sono un semplice caporale, oltretutto non è di questo che..." Mi bloccai per poi guardarla "ascoltami Teresa, io capisco che fa parte del tuo lavoro ma anche io sto lavorando e se devo badare a quello che mi succede attorno rispondendo anche alle tue domande non ne vengo più a capo, quindi per favore, stasera potrai chiedermi quello che vuoi" Fui scontrosa ma tutto quel caldo, la folla che faceva casino e la rabbia nell'essere in un posto dove non dovevo mi rendeva parecchio nervosa. Se non erro in quei giorni avevo anche le mie cose quindi fu un bel mix che mi trasformò in una stronza isterica.
Per raggiungere il sergente dovemmo fare forza sulla calca, spingere via i residenti a gomitate e spallate, tentata di puntare il fucile per farli abbassare, ovviamente non erano cose da fare. Feci cadere una donna e questa rischiò di essere schiacciata dalla calca, le persone attorno si abbassarono per aiutarla mentre io, nervosa com'ero nemmeno mi voltai a guardarla. Il sergente si accorse di noi nel momento in cui superammo quelli in prima fila, alcuni uomini stavano versando l'acqua in alcuni contenitori tramite delle bocchette. Non prestai molta attenzione a loro quanto più al pelato che mi fece cenno di salire e così ubbidii per poi presentantarmi.
l'uomo si mostrò subito un viscido di merda ma cercai di stare tranquilla e concentrarmi più sui fatti che ai suoi commenti sessisti.
"quando mi è stato detto che avrei visto dei col moschin di certo non mi aspettavo un bocconcino come te, comunque in tre servite poco e niente, non capisco nemmeno perché vi abbiamo inviati a questo punto".
Tutta quella situazione era strana, fin troppo.
"Ho solo seguito gli ordini, ci è stato detto che dobbiamo aiutarvi e siamo qui per questo" Risposi pratica guardando la situazione.

QUELLO CHE SEGUE è IL RACCONTO IN PRIMA PERSONA DI SCANCELLA CRISTIANA CHE HA VOLUTO CONDIVIDERE CON I LETTORI DI REDWIND, LA SUA PERSNALE ESPERIENZA NELL'ESERCITO E SICCOME REDWIND VUOLE RACCONTARE COSA PUò SIGNIFIARE UNA SCELTA SIMILE, MI SEMBRA GIUSTO DARE SPAZIO ANCHE A PERSONE CHE L'HANNO VISSUTA IN PRIMA PERSONA SULLA LORO PELLE

03.03.2019Sono le 23:54
Tra poco devo alzarmi. Ho deciso di dormire con mia madre nel letto matrimoniale perché già preventivo di lasciarla con le lacrime davanti la porta carraia. Effettivamente non mi sbagliavo.

23:55
sono passate esattamente 10 ore da quando ho letto il mio nome in graduatoria con la destinazione Rav, i superiori hanno deciso per me Capua, sarei stata spedita nel 17esimo reggimento Capuano, spedita esattamente come un pacco postale.
Ancora sorrido perché tra poche ore.esattamente come un pacco postale. Ancora sorrido perché tra poche ore inizierà la mia nuova vita in uniforme, perché così di chiama. Mai divisa, solo ed esclusivamente uniforme. Stanno per cedermi le palpebre e mi addormento profondamente in totale tranquillità con la mia valigia a fianco.
 

04.03.2019 

Primo giorno di Rav, 04:56 del mattino. E' tardi a parer mio nonostante disti poco da Capua,in macchina vige il silenzio da parte dei miei genitori e di mio fratello e io mi unisco al loro tacere per l'intero viaggio scrutando con attenzione la strada.

 06.20 del mattino.La piazza davanti la porta si riempie, ci sono ragazzi e ragazze provenienti da tutt'Italia quando quel cancello si apre, ci ricevono non so,forse due caporali d'alto bordo con macchinette fotografiche ritraendoci nelle nostre tute comode.Le valige delle reclute sono tutte in fila, e noi sembriamo tutte piccole sagome uscite dall'asilo.  Scopro di capitare nella sesta compagnia quando una donna col basco nero e sguardo duro mi consegna i documenti. Iniziano poi le registrazioni sotto ogni punto. Siamo reclute/truppe ausiliare da un uomo di bassa statura con gli occhi verdognoli, avrà all'incirca trentacinque anni ed è scorbutico, ha scelto di non farci sedere perché "dovevamo abituarci subito a codesto ritmo".Le valige giacciono ancora nel prato abbandonato mentre noi sudiamo, non so se ho fatto la scelta giusta.

15:30 Non ho mai guardato l'orologio fino a questo punto, ho fame. L'uomo di prima ci ha fatto fare la nostra prima presentazione e sono obbligata a urlare a gran voce "COMANDI, SOLDATO VFP1 SCANCELLA CRISTIANA".Ad ogni urlo di ogni singola recluta scruto i superiori ridere dal piano di sopra prendendoci in giro. Ci riceve dopo una donna. Cattiva, si vede dagli occhi.Ci consegna il cubo e ci spedisce in camera imprecando contro il suo impiego di ricevere merde come noi. Perché ci trattano cosi, cosa gli abbiamo fatto?

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