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Harry's Pov
Era passato un fottuto mese dalla sera dell'incidente ed io non ero mai stato così innervosito da tutti e tutto ciò che mi circondava.
Avevo sbuffato sonoramente quando Daisy si era avvicinata a me e mi avevo mostrato l'ennesimo design di torte.
"Quale ti piace di più?'" aveva chiesto nuovamente ed io avevo sbuffato nuovamente.
"Quale ti piace di più" tagliato corto, prima di mettermi le mani in tasca e guardarmi intorno.
Ero quasi stato obbligato a partecipare all'organizzazione del mio stesso matrimonio.
Una volta che mi ero più o meno ripreso da tutto quello che avevo subito, Daisy aveva cominciato a fare occhi dolci e a supplicarmi di fare finalmente quel passo.
Ed io quello me lo ricordavo, che realmente prima del mio lapsus ci dovevamo sposare.
Così per non sentirla più piagnucolare anche a causa della perdita del bambino, avevo deciso di assecondarla.
Mi aveva spiegato brevemente come la colpa di tutto quello che aveva passato fosse di quella ragazza che quando mi ero risvegliato, avevo visto a pezzi nella mia stanza.
E vi giuro di non aver mai visto persona più distrutta di quella ragazza in quel momento.
Mi ero a tratti spaventato e la confusione dei momenti a venire non aveva di certo aiutato.
Quando Daisy aveva abortito spontaneamente, mi aveva fatto perdere la ragione perché anche se non era quello che desideravo in quel momento, si trattava pur sempre di mio figlio.
Ero profondamente addolorato dalla perdita subita e la cosa più ragionevole mi era sembrata incolpare quella ragazza dagli occhi grandi.
Eppure cosa aveva potuto dire o fare per causare tanto disastro?
Avevo un milione di domande, alle quali nessuno però sembrava volermi rispondere.
Il mio pensiero fuggì a Mery, alla sola persona che aveva sempre tenuto la mia parte e che mi voleva più bene della mia stessa madre.
Mia sorella non si era più fatta vedere e anche se per me era piacevole non averla tra i piedi, in quel momento desideravo solo che venisse a sottrarmi da quello scompiglio.
Sapevo che lei sapeva qualcosa e che molto probabilmente Daisy l'aveva fatta andare via.
Eppure cosa poteva sapere di così importante? Cosa mi stavano nascondendo?
Con il desiderio ardente di voler scappare dall'ennesima pasticceria di lusso, uscii dalla porta dopo essermi congedato educatamente e lasciai la sorte della torta nelle mani di Daisy.
Mi ero guardato leggermente intorno, avevo cercato tra i volti delle persone qualcosa o qualcuno che non avevo trovato.
Avevo cominciato a camminare in una direzione non programmata, avevo semplicemente lasciato che i miei piedi mi guidassero, senza pensarci più di tanto.
Camminai per circa una mezz'ora prima di ritrovarmi di fronte al locale nel quale si poteva benissimo dire che ero cresciuto, visto che erano molte di più le ore che avevo passato lì dentro che nella mia casa.
Era forse lì che avrei trovato le mie risposte?
Non restava altro che spingere la porta e scoprirlo.
Darcy's Pov
Mery quel giorno non era venuta al lavoro, lasciandomi completamente sola in balia dei clienti che sembravano essersi messi d'accordo per venire tutti insieme quel giorno, per farmi impazzire, molto probabilmente.
Camminavo freneticamente per il locale con il solo pensiero che avrei dovuto chiedere un aumento, visto che stavo facendo il lavoro di cinque persone ed io ero una sola.
Mi alternavo tra il preparare caffè e clienti che venivano a pagare alla cassa.
Corsi verso la cucina da dove presi altri due piatti che portai velocemente al tavolo di chi li aveva ordinati.
Stavo faticando e non poco, sentivo l'affanno delle mie quasi corse, eppure in tutto quel caos mi sentivo bene.
Mery mi aveva aiutata e mi aveva trovato un piccolo appartamento.
Non era grande e nemmeno lussuoso, ma era molto di più di quello che mi sarei aspettata, era piccolo e confortevole e in una zona abbastanza tranquilla.
Era vero che le notti non dormivo e la maggior parte del tempo libero che avevo lo passavo a piangere, però quello non lo avrebbe mai saputo nessuno.
La sofferenza era soltanto mia e ogni volta che il mio sguardo si poggiava sul mio avambraccio destro, le lacrime sembravano diventare interminabili.
Quando ripensavo al momento nel quale io ed Harry da stupidi quali eravamo, prima di prendere il volo per Los Angeles, avevamo intravisto un piccolo negozio di tatuaggi in una delle vie principali di New Orleans e non ci avevamo pensato molto ad entrare.
Flashback
"Tu sei pazzo" sussurrai, per non farmi sentire dagli altri clienti che stavano aspettando che venisse il loro turno.
Harry mi guardò e mi sorrise brevemente, prima di poggiare gli occhi sul grande libro pieno di design di tatuaggi che stava tenendo tra le mani.
Mi avvicinai curiosa per vedere cosa stava guardando così attentamente.
"Questo mi piace" indicai, un piccolo disegno di un'ancora.
Eppure mi sembrava di averlo già visto sul suo corpo.
"Già fatto" sussurrò lui, prima di continuare a sfogliare le pagine.
Non c'era nulla che sembrava attirargli particolarmente l'attenzione.
Sfogliò la penultima pagina di quel grande libro e due piccoli pezzi di puzzle che si completavano ci si mostrarono davanti.
Lo sentii sogghignare prima di indicarmelo.
"Questo" aggiunse lui poco dopo.
"Ma è un tatuaggio di coppia Harry, io..." balbettai, perché mi erano sempre piaciuti i tatuaggi eppure non ne avevo nemmeno uno.
Era la paura che mi aveva sempre fermata fino a quel momento.
"Non fare la fifona Darcy" dichiarò lui, mentre chiudeva il grande libro con una mossa veloce ed un tonfo si sentì subito dopo.
Sussultai leggermente prima che le mie mani venissero prese tra le sue.
Il problema era che io stavo veramente prendendo in considerazione l'idea di farlo per davvero.
Quanto pazza potevo essere, o innamorata, mi corressi mentalmente.
Annuii poco convinta prima che Harry cominciasse a saltellare come un piccolo bambino e guardarmi felice come non mai.
"Ma vai prima tu" sussurrai, ancora spaventata.
Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò
"Così non importa dovunque sarò, saprai sempre che sei il mio pezzo mancante ed io sarò il tuo, per sempre."
Fine Flashback
Le sue parole mi erano rimaste bloccate dentro e ogni volta che ci ripensavo mi venivano in brividi, era a causa di quello che molto probabilmente non riuscivo ad accettare l'idea di averlo perso definitivamente.
Quando sentii il suono della porta che si apriva nuovamente, non potei fare altro che sbuffare sonoramente, cosciente che, proprio quando avrei avuto un momento libero per andare fuori e fumarmi una sigaretta i miei piani erano stati mandati a rotoli a causa di un altro cliente.
Che non aveva avuto voglia di rimanere semplicemente a casa sua.
Il punto era che non si trattava di un semplice cliente.
Lo vidi camminare senza guardarsi intorno, prima di sedersi a quello che era sempre stato il mio tavolo.
Sarei voluta scappare dall'altra parte del mondo, solo che molto probabilmente sarei stata licenziata se non lo avessi servito.
Così dopo aver preso un profondo respiro, mi ero avvicinata, con le gambe che tremavano leggermente ed il cuore che martellava nella mia cassa toracica.
La testa mi volteggiò per alcuni secondi e a stento riuscii a tenermi in piedi.
"Cosa ti porto?" chiesi in un sussurro.
I suoi occhi incontrarono i miei subito dopo e sentii di star per crollare.
Il suo sguardo non era quello di un tempo, non era più il mio Harry e dovevo semplicemente farmene una ragione.
"Io, non lo so..." sussurrò confuso, prima di cominciare a grattarsi la nuca.
"Milk-shake al cioccolato" risposi senza pensarci più di tanto, e la mia non era stata una domanda, perché lo conoscevo e sapevo che quello, era quello che prendeva sempre.
Lo vidi strabuzzare gli occhi e guardarmi curioso.
"Come fai a saperlo?" Chiese, eppure non avrebbe avuto risposta.
"Aspetta, tu sei la ragazza dell'ospedale..." aggiunse subito dopo avermi guardata attentamente.
E quando capii di essere appena stata riconosciuta, provai a scappare per davvero, non importandomi nemmeno se sarei stata licenziata.
Solo che con un tonfo secco si alzò e fece cadere la sedia sulla quale era stato seduto, prima di fare due passi verso di me e agganciare la sua forte presa al mio braccio.
"Fermati" disse duro.
Mi voltai per guardarlo solo che le lacrime avevano cominciato ad uscire dai miei occhi, facendogli capire quanto quella vicinanza tra di noi mi stava distruggendo.
"Lasciami andare" dissi tra i denti, in un misto tra rabbia e frustrazione.
Avevo sognato ogni notte di rivederlo, ma non avrei mai immaginato di farlo in quelle circostanze.
"Cosa c'è che mi scappa?" Chiese con voce spezzata, prima di poggiare lo sguardo sulla pelle che stava stringendo tra la mano.
Lo guardai impallidire mentre alternava lo sguardo tra il mio pezzo di puzzle ed il suo.
Avvicinò il suo avambraccio e lo mise in parallelo al mio, facendo in modo che i due pezzi di unissero e si completassero tra di loro.
Cominciai a singhiozzare quando lo vidi poggiarsi una mano sul petto, prima di lasciare la mia presa e sedersi sull'altra sedia.
Mi aveva appena dato modo di fuggire, eppure non lo avevo ancora fatto.
Lo vidi prendersi la testa tra le mani e guardare in un punto fisso della stanza, prima di ricominciare a parlare.
"Io e te..." provò a dire, ma era difficile perché sapevo quanto confuso si potesse sentire, era difficile anche per me in quel momento provare a pensare razionalmente.
"Tra di noi..." continuò, senza però riuscire ad ammettere la verità di quello che era successo tra di noi, sembrava quasi che quelle parole lo ferissero.
Capii che ormai il treno lo avevamo perso da un pezzo e non avrebbe avuto senso rimanere fermi a quella stazione, dovevamo andare avanti e cercare di rincorrerlo.
Quando decisi che il mio posto non era più lì, feci per andarmene e quando lui capì le mie intenzioni, disse la frase che sarebbe stato il frutto dei miei incubi le notti a venire.
"Tra due giorni mi sposo" aveva sussurrato flebilmente, prima di alzarsi dal tavolo e di uscire dal locale, lasciandomi ferma immobile in mezzo a tutto quel caos.
Solo che il disastro più grande in quel momento ero io.
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