38
"Siamo ancora in tempo per andarcene, Darcy" ammise Harry.
"Non ho fatto tutta questa strada per niente" dissi sincera, anche se avevo paura a varcare la porta di quella casa.
Avevamo camminato per molto, ed avevo così capito che la memoria mi aveva giocato brutti scherzi, facendomi pensare che fosse molto più vicina al bar di quando in realtà fosse.
"Non devi dimostrare nulla a nessuno" continuò lui, peggiorando la situazione già tragica di suo.
"Harry per favore, mi stai scoraggiando seriamente" lo ammonii, perché già ero spaventata ed emozionata, non c'era bisogno di sentire anche le sue sciocchezze.
Stavamo fermi di fronte alla porta del retro, visto che quella principale era stata sigillata dalla polizia anni prima e da allora nessuno aveva più varcato la soglia della porta di quella casa.
Nessuno tranne noi in quel momento.
Ero sicura che fosse aperta, eppure avevo il timore di poggiare la mano sulla maniglia.
Avevo paura dei ricordi che potevano emergere una volta entrata lì dentro.
Così senza pensarci troppo Harry aveva aperto la porta ed era entrato.
Rimasi ferma per altri secondi prima di fare un passo e dirigermi finalmente dentro.
La prima cosa che potei notare una volta dentro era stato il forte odore chimico, di candeggina ed altre soluzioni per la pulizia, che molto probabilmente erano state utilizzate per ripulire la scena del crimine di sopra.
Ci ritrovammo nella vecchia cucina, posai lo sguardo sull'isola e potei notare la vecchia radio starsene ferma immobile, uno strato spesso di polvere si era poggiato su di essa, ma a parte quello non sembrava avere nessun problema.
I ricordi di tutte le canzoni che avevo ascoltato attraverso essa mi fecero rabbrividire, anche se fuori faceva un caldo insopportabile.
Harry incrociò le braccia al petto e senza dire nulla si guardò intorno pazientemente, dandomi il tempo di abituarmi alle mille sensazioni che stavo provando.
"Andiamo" sussurrai con la voce spezzata, mentre continuavo a guardarmi intorno.
In cerca di qualcosa di non preciso e provando a non fare rumore, visto che i vicini avrebbero sicuramente chiamato la polizia se si fossero accorti che eravamo entrati illegalmente lì dentro.
Perché avevo appena infranto la legge e già mi sentivo la peggiore criminale del pianeta.
Salimmo le scale in silenzio tombale e quando le sentii scricchiolare sotto il mio peso sussultai.
"Non è niente" mi confortò Harry, mentre poggiava la sua mano sulla mia bassa schiena, incitandomi a proseguire e continuare a salire.
Con la coda dell'occhio notai la porta del bagno spalancata e capii che non c'era bisogno di avere paura, perché ormai i corpi dei miei familiari erano sepolti nel cimitero di New Orleans e sicuramente dentro il bagno non avrei trovato nemmeno una piccola impronta di sangue.
Sospirai profondamente prima di spalancare la porta di quella che era la mia vecchia camera.
Un piccolo letto si mostrò di fronte ai miei occhi.
Tutto lì dentro sembrava riportarmi a quel giorno, i pochi peluche che quella mattina avevo sistemato prima di andare a scuola e la scrivania ancora piena di appunti che mi erano serviti per l'esame di fine anno.
Era rimasto tutto come lo avevo lasciato, come se non me ne fossi mai andata.
Mi ricordavo di come, quando ero ritornata dalla stazione di polizia, avevo salito le scale di corsa e avevo riempito le mie due piccole valige di vestiti, avevo preso le chiavi della macchina che era l'unica possessione di valore della mia famiglia ed ero letteralmente corsa via.
Poggiai una mano sul mio petto, mentre una sensazione forte di malinconia mi attraversava.
Sentii Harry avvicinarsi da dietro e stringermi in un forte abbraccio, mentre incrociava le sue mani sopra il mio ventre.
Ce la potevo fare, potevo fare tutto se lui era accanto a me, pensai, cercando di consolarmi.
Provai ad accendere l'interruttore fuori dalla porta del bagno, ma una volta premuto non successe nulla.
Molto probabilmente avevamo tagliato la corrente, visto che nessuno si era più disturbato a pagare le bollette, nemmeno i proprietari avevano più voluto sentire nulla di quella casa.
"Qui è successo" sussultai brevemente, prima di allontanarmi dalla soglia del bagno, dove, anche se non lo avrei ammesso avevo dato una piccola sbirciatina.
Ma quando le emozioni negative avevamo cominciato a bussare alla porta della mia mente, mi ero allontanata come se avessi appena ricevuto una scossa.
"Io, io ho bisogno di aria" avevo sussurrato ad Harry, prima di cominciare a scendere le scale, e quando toccai il corrimano, una sensazione di nausea attraversò il mio corpo, mentre ricordavo di come venivo rinchiusa per giorni lì sotto.
Caddi in ginocchio, proprio dopo aver sceso tutte le scale.
Harry si precipitò verso di me in fretta e furia e mi prese in braccio a mo' di sposa.
"Andiamo via di qui" aveva dichiarato, più che chiederlo.
Quando fummo nel corridoio, un ricordo in particolare attraversò la mia mente.
Flashback
Mi ero appena vestita ed ero scesa per uscire di casa, mi trovavo in corridoio ed ero indecisa se prendere qualcosa da mangiare al volo, con la paura che magari avrei fatto arrabbiare mia madre.
Così rimasi ferma nel corridoio a pensare a cosa avrei dovuto fare e a cosa fosse stata la cosa giusta, cominciai a sentire dei sussurri provenire dalla camera di mio fratello, che si trovava proprio alla mia destra.
"Mamma, non penso sia il caso..." disse mio fratello a bassa voce.
"Smettila di dirmi cosa fare, sono stanca di vivere nella povertà a differenza di quella stronza di Karen" aveva detto dura mia madre, non importandosi se l'avessi potuta sentire.
Avevo sempre saputo quanto detestasse la nostra vicina, Perché viveva una vita totalmente diversa dalla nostra e potevo capire quanto fosse frustrante vederli navigare nello sfarzo più totale, mentre noi non avevamo neanche cosa mangiare alcuni giorni.
"E comunque, ormai ho già arrangiato la cosa e ho invitato Mitch a pranzo da noi, oggi. Perciò preparati e smettila con questi cazzo di videogiochi, altrimenti diventerai stupido proprio come tua sorella." aveva quasi urlato lei, prima di sentire la porta aprirsi e per la paura di non diventare nuovamente il suo bersaglio, avevo ferrato una semplice mela, ed ero corsa via, chiudendomi la porta dietro le mie spalle.
Fine flashback.
"Lasciami un attimo giù Harry, per favore" sussurrai, prima di rimettere piede a terra.
Lanciai un breve sguardo allo zaino che se ne stava esattamente al suo posto e senza pensarci molto mi avvicinai alla porta principale.
Stavo cercando qualcosa, mentre provavo a capire cosa potesse essere successo quel giorno.
La porta sembrava intatta ed io avendo visto molti episodi di CSI.
Non notando alcun segno di scasso o altri, avevo capito subito che molto probabilmente l'assassino era qualcuno che mia madre e mio fratello conoscevano.
Ricordandomi nuovamente di quello che avevo sentito quella mattina, un brivido percorse la mia colonna vertebrale, facendomi rabbrividire mentre la realizzazione mi colpiva in pieno petto.
"Mitch..." sussurrai, confondendo Harry.
Possibile che la polizia fosse stata così stupida da non riuscire a capirlo prima di me? O semplicemente non era diventato un caso mediatico perché non si trattava di chissà quali personaggi famosi.
"Harry, Mitch ha ucciso mia madre e mio fratello" sentenziai più sicura che mai.
Lo guardai strabuzzare gli occhi e cominciai a collegare le cose tra di loro.
Però cosa aveva potuto fare mia madre per provocare un tale reazione da parte sua? Forse aveva minacciato di raccontare la verità su di me?
Tutto era ancora così confuso, lo sarebbe stato fino a quando non avrei scoperto il risultato dei test genetici.
"Non è possibile Darcy, perché mai avrebbe dovuto farlo se è tuo padre?" Chiese Harry, mentre si sedeva sul divano, a causa della realizzazione che aveva colpito anche lui, non importandosi se avrebbe sporcato i suoi jeans neri di polvere.
"È proprio questo il punto Harry, non riesci a capire? Io sono stata un errore, io sono il frutto di uno semplice sbaglio. Mitch è sposato da venticinque anni e io ne ho venti, non è difficile capire quale sarebbe stato il movente" dichiarai velocemente, mentre mi sedevo accanto a lui pensierosa.
"Come facciamo a dimostrarlo?" Chiese lui subito dopo, mentre provava a calmarsi e ad organizzare i suoi pensieri.
"Mi puoi passare il tuo telefono per favore?" chiesi, dopo vari secondi di silenzio da parte di entrambi.
Me lo passò senza pensarci troppo e una volta avuto tra le mani digitai quello che avevo voluto cercare.
Aprii uno dei pochi articoli che avevo trovato sull'omicidio e cominciai a leggere velocemente.
"In causa sono stati portati alla centrale per ulteriori indagini la figlia, Mitch Payne e Liam Payne.
Rilasciati subito dopo le dichiarazioni da parte dei due, entrambi dimostrando di avere un alibi credibile. Il caso rimane ancora aperto mentre le indagini continuano." lessi ad alta voce.
Harry si alzò dal divano e cominciò a camminare avanti e indietro, facendomi capire quanto anche lui fosse ansioso e spaventato dalla scoperta che avevamo fatto.
"Sono sicura che Liam sappia qualcosa" dichiarai, esponendo il mio pensiero più temuto.
"Dobbiamo ritornare a Los Angeles, immediatamente" aveva concluso Harry, più sicuro che mai.
Ed io sorrisi ampiamente, perché ero così felice di averlo accanto a me in quel momento.
Nel momento nel quale, molto probabilmente avevamo appena risolto l'omicidio che era avvenuto al piano di sopra e che mi aveva cambiato la vita, per sempre.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top