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Harry aveva più volte provato a toccarmi e a parlarmi fino al tragitto verso la strada, solo che non glielo avevo lasciato fare nessuna delle volte.

"Darcy, ti prego ascoltami, mi dispiace..." aveva sussurrato, quando eravamo giunti alla strada e stavamo in piedi uno di fianco all'altro mentre aspettavamo che almeno una macchina passasse.

"Smettila" avevo urlato, prima di spingerlo leggermente per le spalle per farlo allontanare da me.

In quel momento avevo soltanto bisogno di spazio e tempo per pensare, e lui non mi stava offrendo nessuno dei due.

Lui non aveva più detto nulla ed io avevo semplicemente capito che si fosse arreso.

Non aveva detto nulla neanche quando una macchina si era fermata vicino a noi ed il conducente si era offerto di riportarci a Richmond.

Dopo che gli avevo raccontato cosa ci era successo, omettendo molti dettagli e mentendo spudoratamente, a tal punto che Harry aveva cominciato a fischiettare e a ridere da solo, quando avevo raccontato all'anziano signore che fossimo in luna di miele.

Avevo poggiato la testa contro il finestrino e senza più discutere di nulla avevo guardato attraverso di esso, mentre ci allontanavamo dal deserto e dagli alberi secchi.

Harry aveva poggiato la testa sopra la mia spalla, e anche se un paio di volte avevo provato a spostarlo, avevo capito che non era il caso di fare un'altra scenata.

Così senza dire nulla, due ore dopo avevo cominciato a notare il motel in cui io ed Harry avevamo alloggiato ed avevo capito che eravamo arrivati dove dovevamo.

"Ci può lasciare qui" aveva dichiarato Harry ed avevo sentito la macchina inchiodare e fermarsi del tutto, non prima di avermi fatto sbattere la fronte contro il poggiatesta del sedile del passeggero.

Riuscii a stento a trattenere un'imprecazione che sapevo avrebbe fatto spaventare il povero uomo che era stato così gentile da accompagnarci fino a lì.

Scesi dalla macchina e mi voltai per guardare Harry, che era intento nel lasciare una banconota da cento dollari sul sedile posteriore della macchina.

Sorrisi senza farmi vedere da lui e aspettai che scendesse.

Si passò una mano tra i capelli e rimase fermo sul posto, mentre la macchina ripartiva.

Non avevo la minima idea di dove saremmo dovuti andare o cosa avremmo fatto e proprio quando lo stavo per chiedere a lui, il mio cellulare cominciò a squillare fastidiosamente.

Lo estrassi dalla borsa e lo passai ad Harry che rispose subito dopo.

"Si, qui c'è una distesa abbastanza grande, va bene" disse lui velocemente, mentre io ancora lo guardavo confusa.

Pochi secondi dopo, un forte rumore cominciò a sentirsi prima di riuscire a vedere alto in cielo un elicottero.

"Cosa cazzò sta succedendo..." sussurrai sorpresa e spaventata, mentre Harry non faceva altro che sorridere.

Lo guardai atterrare terrorizzata che cadesse e che si frantumasse in mille pezzi, ad una decina di metri da noi, su uno spazio vuoto e arido.

"Andiamo" disse lui subito dopo e anche se le elici dell'elicottero non si erano fermate, avevano diminuito il loro andamento quasi del tutto.

Sentii una folata di vento scompigliarmi i capelli prima di vedere Harry fare un salto e salire a bordo.

Lo guardai pietrificata tendermi una mano e anche se ero riluttante, la afferrai comunque, non volendo rimanere lì.

E per un breve secondo, pensai che forse non sarebbe stato così male ritornare a Los Angeles.

Avrei rivisto Mery, e anche se non lo volevo ammettere, lei non era la sola cosa che mi stava facendo venire voglia di ritornare nella chiassosa città, almeno sarei potuta restare accanto ad Harry, o almeno quello era quello che speravo.

Il volo in elicottero durò circa tre ore, il che era così poco a confronto di quanto ci avevamo messo con la macchina.

Anche se ero ancora arrabbiata con Harry, ero grata di aver potuto vivere un'esperienza del genere, e ancora più contenta mi rendeva il fatto che l'avessi condivisa con lui.

Avevo visto paesaggi magnifici ed ero quasi morta dalla paura quando il volo aveva avuto alcune turbolenze, così senza volerlo realmente, avevo stretto forte il braccio di Harry e mi ero attaccata a lui come una sanguisuga.

Lui al contrario di quello che avrei pensato, non mi aveva allontanata, anzi.

Aveva poggiato il suo braccio sulle mie spalle e mi aveva abbracciata stringendomi forte a sé.

Capii in quel momento che forse la connessione che si era creata tra di noi fosse molto più forte di una semplice litigata.

Che c'era bisogno di molto di più per separarci e che anche se eravamo entrambi tremendamente orgogliosi, tenevano l'uno all'altro in un modo così profondo da farmi spaventare ogni volta che ci pensavo più del dovuto.

"Stiamo per arrivare" avevo sentito dire nelle cuffie che mi avevano obbligata ad indossare.

Tirai un sospiro di sollievo quando l'elicottero atterrò senza alcun impedimento.

Saltai leggermente dopo aver slacciato la cintura e capii di trovarci nell'aeroporto di Sydney, in uno spazio apposito per i voli privati.

Sentii la mia mano essere presa da Harry ed essere trascinata fino ad un aereo, molto più piccolo di quello con il quale eravamo venuti in Australia.

Mi fermai sul posto quando capii che si trattasse del suo aereo privato, quello che aveva voluto rifilarmi anche la prima volta, quando aveva mandato le sue guardie di sicurezza in aeroporto a Los Angeles.

"Io non ci salgo" dissi ferma e sicura di me, mentre strappavo la mia mano dalla sua.

"Darcy per favore, voglio solo arrivare a casa" sussurrò lui tra i denti, cercando di non alzare i toni per non farsi sentire dalla hostess che si era affacciata dalla porta dell'aereo e stava aspettando che salissimo le scale.

Non avevo un motivo reale per fare ciò che stavo facendo, se non quello di fare incazzare Harry, che a quanto pareva era diventato il mio hobby preferito nell'ultimo periodo.

Infondo se lo meritava, per tutte quelle volte che mi aveva detto cose orribili.

Ci ripensai velocemente, morivo di fame e morivo dalla voglia di mangiare al Moonlight.

Così dopo aver sospirato profondamente, avevo sussurrato un "Non mi toccare più" ed avevo salito le scale strette.

Una volta dentro la mia faccia era quasi caduta a terra, una volta notato lo sfarzo che era presente.

C'erano le molto odiate da me poltrone di pelle, tavoli al centro con tutti i tipi di bevande e cibi.

Forse non sarebbe stato così male, dovevamo soltanto stare lontani l'uno dall'altro, se solo avessimo potuto.

Harry's Pov

Darcy si era addormentata da un paio di ore, ed io non avevo fatto altro che pensare a cosa sarebbe accaduto una volta arrivato a Los Angeles.

Lei non sapevo che avevo ardentemente desiderato rimanere in quella macchina per l'eternità.

Lei non capiva il grande regalo che mi aveva fatto, l'amore che avevo provato ad ogni suo tocco, le mille sensazioni che mi avevano fatto piangere quando lei si era addormentata sopra il mio petto.

Ero tremendamente innamorato di lei e vivevo con la costante paura di perderla, certo la mia bocca riusciva a combinare disastri certe volte e non mi vergognavo ad ammettere di essere geloso.

Sentivo una profonda gelosia nei confronti degli uomini che l'avevano toccata prima di me, se avessi potuto li avrei uccisi tutti, uno dopo l'altro.

Non avevo fatto altro che pensare che magari, se non avessi aspettato così tanto ad approcciarla, magari non avrei avuto motivo per esserlo.

Se solo avessi avuto prima il coraggio per chiudere quella monotona relazione che avevo con Daisy, magari le cose sarebbero andate meglio.

Ma forse alla fine dei conti era solo stato il destino, anche se sapevo di averci messo anche io lo zampino.

Speravo soltanto che, una volta arrivati a Los Angeles, quello che avevamo creato non si spezzasse.

Ancora non lo sapevo, ma purtroppo il nostro destino era stato scritto nelle stelle molto tempo prima, e la nostra storia era destinata a morire in modo tragico. 

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