33
"Hey, lasciami dormire" avevo sussurrato ad Harry, mentre la sua mano mi accarezzava una guancia ed i suoi anelli entravano a contatto con la mia pelle.
"Amore, è tardi" sentii rispondere e per un secondo pensai di star per avere un infarto.
Aprii gli occhi di scatto e li incastrai nei suoi che mi guardavano con una dolcezza mai vista da parte sua.
"Che c'è?" chiese, facendo spuntare le sue fossette.
"Mi vuoi per caso uccidere?" chiesi, quasi strozzandomi con la mia stessa saliva al ripensare a che parola aveva abbandonato la sua bocca.
"Mai, amore mio" sussurrò nuovamente e come reazione si beccò un leggero pugno sul petto da parte mia.
"Per quanto mi piacerebbe rimanere così per sempre, penso sia arrivato il momento di andare, guarda..." si fermò per indicarmi fuori dalla macchina.
Dove potei notare come avesse smesso di piovere ed il sole aveva cominciato ad illuminare tutto intorno a noi.
In fondo al mio cuore avrei voluto urlare ad Harry che non me ne volevo andare, che in realtà non avevo neanche dove andare, perché avevo sperato di rimanere con mio padre, ma mio padre non lo era mai stato.
Ero così arrabbiata con lui e anche con mia madre e mio fratello.
Avrei preferito che certi segreti non se li fossero portati nella tomba, perché non sarei arrivata fino a lì.
Ma capii così che quel pensiero era un'arma a doppio taglio, perché se tutto quello non fosse successo, non mi sarei ritrovata tra le braccia di Harry in quel momento.
Pensai così che magari quello era il mio destino, che forse tutto era successo per una ragione.
Eppure ero così confusa e spaventata, non avevo la minima idea di quello che avrei fatto, di dove sarei andata, speravo solo che Harry mi indicasse la direzione giusta da seguire.
Mi alzai da sopra il suo petto nudo ed aprii lo sportello posteriore, dopodiché cominciai a stirare le mie braccia intorpidite e a sgranchire le gambe doloranti.
Sentii Harry lottare per vestirsi e subito dopo uscì anche lui dalla macchina, con i capelli spettinati, sembrava come se fosse appena tornato dalla guerra.
Ero cosciente di quello che la sera prima fosse successo tra di noi, e al solo ripensarci sentivo le emozioni di quei momenti ritornare a galla.
Lo amavo, eppure non avevo avuto il coraggio di ammetterlo.
Avevo paura che per lui fossi solo di passaggio, ero terrorizzata all'idea che se ne andasse, però non potevo neanche biasimarlo, visto che ero un disastro ambulante.
Facevo schifo perfino a me stessa, figuriamoci agli altri.
Lo guardai prendere il necessario, e cioè il suo portafogli.
Io presi la borsa con quel catorcio di telefono che avevo ed i soldi che non avevo speso a causa della frustrante ossessione di Harry nel pagare tutto quello che era stato il nostro disastroso viaggio.
Mi prese per mano e cominciò a camminare verso una direzione non precisa, mentre guidava anche me, visto che me ne stavo con il telefono tra le mani, nel caso fosse comparsa almeno una linea di segnale.
Camminammo per una buona ora prima di cominciare a sentire alcuni rumori, suoni di motori rombare in leggera lontananza, e anche se non le potevo ancora vedere, sapevo che ci stavamo avvicinando alla strada.
Sentii il mio telefono vibrare leggermente tra le mie mani, e quando lessi il messaggio che mi era arrivato, cominciai a saltellare dalla troppa felicità.
"Abbiamo segnale" avevo urlato, facendo ridere Harry, mentre cominciavo a girargli intorno e nella mia mente benedicevo chiunque avesse creato i telefoni e le linee.
"Dai, passamelo" Chiese lui gentilmente, subito dopo glielo passai e lo vidi accigliarsi nuovamente ogni qualvolta premeva il tasto sbagliato.
"Dammi, faccio io" avevo suggerito, prima di strappargli il telefono dalle mani, visto che aveva cominciato a sbuffare ed io non avevo proprio voglia di litigare con lui.
Nella mia mente, mi proposi che una volta arrivata ancora non sapevo dove, mi sarei obbligatoriamente dovuta comprare un nuovo cellulare, anche se quello sarebbe stato contro la mia natura.
Ma ormai Harry mi stava cambiando e non c'era più via di ritorno.
"Prendi" gli dissi, poi gli passai il telefono e lo sentii cominciare a parlare una volta che chiunque avesse appena chiamato, aveva risposto.
"Non mi importa, Richmond, si " lo sentii dire, mentre lo guardavo confusa, perché non sapevo esattamente come saremmo arrivati fino a lì.
"Al massimo alcune ore" continuò lui, prima di spegnere la chiamata e guardarmi sorridente.
"Che c'è?" chiesi, perché aveva uno strano sguardo sulla faccia, l'espressione di chi la sa lunga.
"Niente, oggi torniamo a casa" aveva concluso lui, eppure io una casa non l'avevo.
Lo seguii quando ricominciò a camminare e per la prima volta decisi di esporre il mio pensiero e la mia paura.
Mentre con passi lunghi mangiava la distanza che c'era tra di noi.
"A proposito di questo Harry, non ne abbiamo mai parlato, ma io..." provai a dire, ma le parole mi morirono in bocca, era tanto difficile provare a spiegare la mia sensazione di smarrimento a qualcuno che ancora c'è l'aveva una famiglia, un lavoro, una vita.
"Cosa stai per dire Darcy?" mi interruppe lui, mentre si fermava sul posto e mi lanciava un'occhiataccia.
"Che noi, io, non voglio tornare a Los Angeles" sussurrai, spaventata della sua possibile reazione.
Infatti, come mi ero aspettata, lo guardai cominciare a giocare con i suoi anelli mentre prendeva profondi respiri per calmare la sua frustrazione.
Avevo paura di quello che poteva uscirgli dalla bocca, perché da quello che avevo potuto capire, quella era la sua arma, le parole taglienti che ti facevano mancare il respiro.
"Quindi per te è stato tutto un gioco?" Chiese più a sé stesso che a me, mentre cominciava a calciare alcuni sassolini e si voltava per darmi la schiena.
"O mi hai soltanto utilizzato per i tuoi scopi Darcy? Non è questo che hai fatto con tutti gli uomini che ti sei portata a letto?" Chiese, cominciando a ridere amaramente subito dopo.
Sentii una fitta al cuore, perché era vero quello che stava dicendo.
Ero sempre stata sicura che un giorno mi avrebbe rinfacciato tutto quello che aveva fatto per me, ed era stato anche quello il principale motivo per il quale non avevo mai voluto accettare il suo aiuto.
Avevo sempre tenuto che mi avrebbe rinfacciato quello che avevo dovuto fare per sopravvivere, ed era vero che mi ero approfittata degli uomini con i quali avevo dormito, perché avevo bisogno dei loro soldi, ma con lui non lo avevo mai fatto.
Io mi ero innamorata di lui, della sua risata, del suo tocco e della sua persona, non di certo dei suoi soldi.
Mi pentivo di quello che era successo tra di noi, non sarebbe mai dovuto accadere.
Ero stata una stupida e ne stavo subendo le conseguenze in quel preciso istante.
Un' onda di insicurezze cominciò ad attraversarmi, forse era stato lui ad utilizzarmi in realtà.
"Non è questo che hai sempre desiderato Harry? Portarmi a letto?" chiesi urlando.
Perché mi faceva male da morire anche solo pensarle certe cose, non chiederle.
"Io? Darcy, io mi sono fottutamente innamorato di te, molto prima di fare sesso. Sei pazza se pensi che io mi sia avvicinato a te solo per questo!" urlò lui, con tutto il fiato che aveva in corpo.
Si era innamorato di me?
Si era appena dichiarato e tutto quello che riuscivo a fare in quel momento era guardarlo come se avesse appena detto la barzelletta più divertente del mondo.
"Harry, tu lo sapevi cosa ero, lo hai sempre saputo. Infondo è così che mi hai trovata, non ti ricordi?" chiesi distrutta, mentre il discorso che avevo tanto evitato cominciava a distruggere la bolla nella quale avevamo vissuto nelle ultime settimane.
Avevo desiderato parlare, dichiararmi, ma mai avrei pensato di farlo in quel modo e soprattutto con quei toni.
Perché io stavo sgridando lui e lui stava colpevolizzando me, tra l'altro di qualcosa che non avevo fatto.
Era del tutto normale alla mia età non sapere cosa si volesse dalla vita, non sapere dove andare e cosa fare, era normale essere spaventata dall'amore che provavo per Harry.
"Lo vedi? Ti ho appena confessato di essermi innamorato di te e tu che fai? Blateri cose senza senso..." disse lui, mentre si passava una mano tra i capelli e si avvicinava a me.
"Non ti azzardare" tagliai corto, facendogli capire che in quel momento ero troppo ferita da permettergli anche solo di avvicinarsi a me.
Non volevo più sentire il suo tocco su di me, non volevo più sentire lui.
Avrei dato di tutto in quel momento per farlo scomparire dai miei occhi, perché mi aveva ferita e non c'era più alcuna via di ritorno.
"Qualsiasi cosa ci fosse tra di noi è finita in questo preciso istante, io non voglio passare più del tempo con qualcuno che non è in grado di accettarmi per quello che sono. Ho solo vent'anni Harry, scusa se mi sento persa e non so cosa fare, e tu invece di provare a capirmi, mi stai rinfacciando cose che non ho mai fatto. Mi dispiace Harry per essermi innamorata di te e non essere riuscita ad allontanarti. Scusa se magari alcune volte ho bisogno di una spalla su cui piangere e di qualcuno che mi possa indicare la direzione giusta da seguire, scusa se sono come sono!" urlai, dicendo tutto quello che mi stava passando per la mente per la prima volta da quando lo avevo conosciuto.
Vi posso giurare di non aver mai visto Harry così sconvolto da quando lo avevo conosciuto, e ce n'erano stati di momenti nei quali lo aveva potuto essere.
Sentivo che quello non fosse stato il modo giusto per dichiarare quello che provavo per lui e capivo che la distanza che c'era tra di noi lo stava uccidendo, perché stava uccidendo anche me in quel preciso momento.
Avevo sempre visto nei film scene come quelle, solo che la mia vita non era un fottuto film, e quella volta non ci sarebbe stato un lieto fine.
Così con le lacrime che minacciavano di scendere sul mio viso, presi il cuore tra i denti e ricomincia a camminare verso quella che sarebbe stata la mia prossima destinazione.
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