30
Harry's Pov
Mi risvegliai di soprassalto a causa delle urla che rimbombavano nelle mie orecchie.
Aprii gli occhi di scatto per capire che il corpo di Darcy non fosse più tra le mie braccia, difatti stavo stringendo un cuscino, che apparentemente aveva preso il suo posto.
Mi alzai velocemente e mi vestii, mentre nella mia testa passavano un sacco di pensieri in quel momento di puro caos.
Aprii la porta della stanza e mi fermai sulle scale ad ascoltare, non scendendone neanche una.
Prima di fare la mia mossa, desideravo solo capire cosa stava succedendo.
Darcy's Pov
Mi ero svegliata quando il primo spiraglio di sole aveva cominciato ad illuminare la stanza, guardai Harry dormire con un leggero sorriso sulla bocca, mentre alcune ciocche di capelli gli ricadevano sulla fronte.
Poggiai la mia mano sul suo viso e le spostai attenta a non svegliarlo.
Lo guardai per altri minuti mentre respirava lentamente, prima di capire che ormai non sarei più riuscita ad addormentarmi e che, desideravo parlare con mio padre senza che Harry fosse presente.
Perché come già ribadito, vi erano alcuni piccoli dettagli di cui non era ancora a conoscenza.
Scesi scalza le scale, provando a non far troppo rumore, nel caso in cui mio padre non si fosse ancora svegliato.
Quando scesi l'ultimo gradino, lo notai stare seduto all'isola della cucina con una tazza di caffè fumante di fonte, ed un'altra accanto a lui, come se mi stesse aspettando.
"Buongiorno" dissi a voce bassa, mentre lui mi scrutava attentamente.
"Non mi piace quel ragazzo" commentò lui, mentre mi ero avvicinata ed avevo preso la tazza che sembrava aver scritto sopra il mio nome.
Quando lo sentii criticare Harry, una scarica di rabbia attraversò il mio corpo, risvegliandomi.
"Non ti dovresti neanche permettere..." sussurrai.
Facendo chiaro riferimento al fatto che mi aveva abbandonata e che non gli era importato nulla di me negli ultimi cinque anni.
Non era giusto che ricominciasse a comportarsi da padre in quel momento, perché l'ultima volta che avevo controllato, ero stata io a cercarlo, mentre a lui non era importato nulla della mia sorte.
"Ti ho cresciuta per quindici anni Darcy, certo che mi permetto" rispose lui duro, mentre continuava ad analizzare la mia espressione.
"Perché?" chiesi con voce strozzata, sapendo che avrebbe subito capito a cosa mi stessi riferendo.
"Perché te ne sei andato e mi hai lasciata lì?" chiesi nuovamente, quella volta con le lacrime agli occhi, mentre un'ondata di dolore mi attraversava il corpo.
Mi faceva male da morire, era un dolore talmente profondo da non riuscire neanche ad essere spiegato, mi aveva abbandonata ed io non ero mai più stata la stessa dopo quello.
"Tu almeno lo sai cosa ho passato dopo che te ne sei andato? Tu lo sai quante volte ho desiderato morire papà?" chiesi alzando la voce, sicura che se fino a quel momento non avevo svegliato Harry, in quel secondo probabilmente lo avevo fatto.
Guardai quello che avrebbe dovuto amarmi più della sua stessa vita strabuzzare gli occhi, quasi curioso nel voler scoprire cosa mi era successo dopo la sua partenza.
"Tu lo sai quanti giorni non abbiamo avuto cosa mangiare? Come quella che avrebbe dovuto essere mia madre, mi picchiava tutti i giorni e mi rinchiudeva nel ripostiglio sotto la scala per giorni, senza bere, senza mangiare e facendo i propri bisogni in un secchio. Tu lo sai quello che ho vissuto a causa tua?" chiesi, scaraventando subito dopo la tazza di caffè bollente contro una parete, la quale si ruppe in mille pezzi ed il liquido marrone macchiò le pareti e tutto quello che aveva trovato di fronte.
"Mi sembra logico voler sapere perché te ne sei andato, non ti sembra giusto, papà?" chiesi, marcando la parola finale e dicendola quasi con disgusto.
Lo guardai in faccia, capendo così che varie lacrime avevano cominciato a rigare il suo viso.
E non mi dispiaceva affatto vederlo in quelle condizioni, perché l'unica che aveva sofferto ero sempre ed unicamente stata io.
"Mi dispiace così tanto Darcy" provò lui a scusarsi nuovamente.
Tentò di fare un passo verso di me che me ne stavo nel bel mezzo del salotto in piedi, ma quando notò che cominciai ad indietreggiare, si fermò sul posto.
"Se potessi tornare indietro, lo farei Darcy, credimi. Però ai tempi non potevo rimanere..." ammise più a lui che a me.
Avrei davvero voluto perdonarlo, e magari un giorno lo avrei anche fatto, però in quel preciso istante sentivo di non esserne in grado.
Mi faceva tutto così male, mi ricordavo di tutti i lividi che mia madre mi aveva causato, di tutte le volte che avevo veramente pensato di morire a causa della fame e della sete.
Di come non mi faceva uscire di casa, per paura che raccontassi a qualcuno quello che subivo quasi ogni giorno, da quando mio padre se ne era andato.
Mia madre aveva completamente perso la testa e colpevolizzava me della fuga di suo marito, anche se io non avevo mai fatto nulla che lo deludesse.
Ai tempi ero così piccola e spaventata, a tal punto da non riuscire a capire che il trattamento che subivo da parte di mia madre non fosse normale.
Blake lo aveva sempre saputo, anche se non ne avevamo mai parlato.
Mi aveva vista nei bagni della nostra vecchia scuola, piena di lividi e prosciugata di vita.
Eppure nessuno mi aveva mai aiutata realmente, e anche se non ero ancora pronta ad ammettere che la morte di mia madre era quasi stata un sollievo, potevo ammettere per certo che mi aveva liberata.
Liberata da una prigione creata dalla persona che mi aveva dato vita, da chi, avrebbe dovuto amarmi più della sua stessa vita, ma che purtroppo non aveva fatto altro che ferirmi con i suoi abusi verbali e fisici.
Era una ferita che molto probabilmente non sarebbe mai sanata completamente, gli unici momenti nei quali sembrava non importarmi di chi ero stata e cosa avevo passato erano quelli che passavo accanto ad Harry, aveva questo strano potere di farmi dimenticare.
Mi vergognavo, di quello che ero e di quello che la mia famiglia era, perché molto probabilmente Harry aveva una famiglia così perfetta, talmente perfetta da far schifo.
Per quello non ne avevo mai parlato con lui, perché avevo la strana impressione che una volta scoperto il tutto si sarebbe allontanato da me.
Perché avevo paura di ricordare e l'unico modo per non farlo, era stare accanto a lui.
Alzai un sopracciglio, aspettando che continuasse a parlare perché quella che aveva appena confessato aveva scatenato il mio interesse.
"Ci ho provato così tanto, te lo giuro. Ma ogni volta che ti guardavo, vedevo il riflesso di quello che non sarai mai, e cioè me." continuò lui, mentre la mia confusione continuava a prendere il controllo su tutto il resto.
"Io non sono tuo padre biologico, e l'ho scoperto pochi giorni prima della mia fuga" sentenziò lui.
Ed in quel momento potei sentire il rumore che il mio cuore aveva fatto, quando si era spezzato.
In quel momento potei sentire crollare tutte le mie certezze.
I pezzi cominciare a collegarsi tra di loro.
Il trattamento da parte di mia madre, gli sguardi cattivi di mio fratello, le torture perché io ero stata la sola colpevole della partenza di mio padre.
Perché indirettamente ero la causa di tutto quello che era successo dopo.
Avevo fatto tutti quei sacrifici per nulla, avevo viaggiato e subito così tanto per ritrovarmi alla fine con un emerito niente.
Sentii le mie ginocchia diventare di gelatina mentre sul mio viso continuavano a scivolare lacrime di dolore e confusione, perché alla fine non avevo nemmeno più lui, perché ero davvero sola al mondo.
Sentivo di non riuscire più a respirare, guardai Harry scendere le scale velocemente e guardarmi con un'espressione di pura pena.
Così capii che aveva sentito tutto, e tutto quello che riuscivo a leggere sul suo volto era la pena che provava per me, non riuscii a decifrare nient'altro, o meglio dire che neanche ci provai.
Presi le mie scarpe e dopo averle allacciate alla bene e meglio, cominciai a correre verso la macchina di Harry.
Prima di uscire però, avevo preso la borsa che la sera prima avevo lasciato sul divano, ed avevo continuato a correre, lo avevo fatto dopo che a causa della vista sfocata ero caduta.
Mi ero rialzata ed avevo guardato per pochi secondi il buco che si era formato all'altezza del ginocchio, il quale aveva cominciato a sanguinare.
"Cazzo" urlai, frustrata.
Continuai a correre per provare a liberarmi dalle sensazioni che stavo provando, eppure non ci riuscii nuovamente, poiché inciampai su un ramo e cominciai a rotolarmi su me stessa fino a quando non sentii sbattere la mia schiena contro qualcosa di duro.
Aprii gli occhi che avevo chiuso a causa dello spavento e fissai la mia vista sulla grande quercia che avevo davanti.
Cominciai a ridere come una pazza, ma nel frattempo anche le lacrime rigavano il mio viso.
Così capii che stavo ridendo e piangendo allo stesso tempo, se qualcuno mi avesse visto in quelle condizioni molto probabilmente mi avrebbe legata con una camicia di forza e trasportata al primo manicomio che avrebbe incontrato sulla strada.
Un forte tuoni mi fece sussultare e risvegliare da quella tranche in cui ero finita una volta scoperta tutta la verità.
Mi sostenni al grande albero e mi alzai poco prima che un altro tuono rimbombasse attraverso la piccola foresta, facendomi capire che anche se in Australia non pioveva quasi mai, quel giorno lo avrebbe fatto, quasi a voler imitare le mille lacrime che avevo versato.
Sorpassai l'albero e quando mi resi conto che la macchina si trovasse proprio lì, constatai che un kilometro non fosse poi così tanto.
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