21

Me ne stavo a guardare il soffitto, girandomi i pollici ed annoiandomi immensamente.

Harry era già sparito da un paio di ore e non riuscivo a capire che fine avesse fatto, in aggiunta non mi ero mai fatta dare il suo numero di telefono, così non avevo avuto modo di contattarlo.

Sarei voluta uscire da quella stanza, che ormai per me era diventata come una prigione, ma non avevo la chiave e visto che Harry non si degnava a ritornare, l'unica cosa che mi era rimasta da fare era starmene senza far nulla di concreto.

Cominciai a ricordarmi dei suoi baci, e senza rendermene conto, mi ero passata due dita sulle labbra.

Mi ricordai di come ore prima aveva succhiato il mio collo e corsi letteralmente verso il bagno.

Con orrore potei notare che la zona bassa del mio collo presentasse un livido violaceo, segno delle sue labbra di fuoco.

E se non fosse stato per quello, probabilmente avrei pensato di essermi immaginata il tutto, perché era successo tutto così velocemente, che non me ne ero neanche resa conto.

Non avevo avuto la forza di allontanarlo, meglio dire, non avevo voluto allontanarlo.

Ero così terrorizzata che tutto quello che c'era tra di noi sarebbe finito male, avevo paura che alla fine lo avrei perso.

E infondo al mio cuore, speravo solo di non farlo mai, perché ormai non riuscivo ad immaginare una vita senza le sue tremende battute e senza il suo tocco di fuoco, che mi faceva sentire terribilmente viva.

Mi sembrava di vivere in un sogno e l'unica cosa che mi risvegliò fu il suono insistente di un clacson.

Camminai lentamente fino alla porta della stanza e sicura che fosse stato un imbecille, aprii comunque per vedere chi fosse stato così demente da svegliare tutti i clienti del Motel.

Notai una Range Rover nera matte, parcheggiata di fronte alla nostra stanza.

E se Harry non avesse abbassato il finestrino in quello stesso secondo, probabilmente avrei richiuso la porta e sarei ritornata nel letto.

"Che stavi facendo?" Chiese lui, molto probabilmente per capire cosa mi fosse successo e perché non mi fossi sbrigata più di tanto.

"Stavo sognando ad occhi aperti" pensai, ma senza dirlo.

Lo vidi alzare un sopracciglio, e così mi ricordai che stava aspettando una mia risposta.

"Niente, ti aspettavo" confessai, leggermente imbarazzata.

Lo vidi guardarmi stralunato, prima di scendere dal veicolo e dirigersi verso di me.

Non capii perché avessi fatto quello che avevo fatto, ma d'istinto, poggiai una mano sul collo, come a volergli nascondere il segno che aveva lasciato sul mio corpo.

Lo vidi sorridermi lievemente, mentre si avvicinava a me e spostava la mia mano, per notare quello che lui aveva causato.

"Ti sta proprio bene..." aveva sussurrato al mio orecchio, prima di lasciarmi un breve bacio sulle labbra e sorpassarmi per entrare nella stanza, da dove ne uscì pochi secondi dopo con le valige di entrambi.

Io rimasi come una pazza sul ciglio della porta, senza muovermi neanche di un millimetro.

Ero come bloccata in una sorta di tranche, dove mille pensieri si susseguivano nella mia testa e mi mangiavano viva.

Sentivo l'insicurezza farsi spazio dentro di me, come se fossi alla prima cotta adolescenziale, sentivo la confusione di non sapere come catalogare il nostro rapporto, sentivo il peso di sbagliare e che eventualmente, lui mi avrebbe abbandonata, come del resto avevano fatto tutte le persone alle quali avevo mai tenuto.

Lo guardai avvicinarsi nuovamente a me, perché aveva capito che ci fosse qualcosa che non andava in me.

"Cosa è successo, Darcy?" aveva chiesto con la sua voce roca, e dal tono che aveva utilizzato, sembrava quasi preoccupato.

"Io..." cominciai a dire, ma mi fermai subito dopo, perché vari flashback della notte passata si inoltrarono nella mia mente, facendomi ricordare le parole di quello che gli avevo confessato.

Subii un colpo veramente forte, quando mi ricordai che lui, alle mie dichiarazioni, non aveva mai risposto.

"Noi, è stato uno sbaglio..." confessai, in preda al quasi panico, prima di strofinarmi le labbra con forza, come a voler togliere ogni traccia dei nostri baci.

Lo vidi guardarmi confuso, prima di notare i suoi occhi incupirsi totalmente, facendomi capire che non sarebbe uscito nulla di bello dalla sua bocca se avessi continuato ad aspettare una qualsiasi risposta o spiegazione da parte sua.

Così senza più dire nulla o aspettare nulla, scossi lievemente le mie spalle, prima di dirigermi alla macchina e sedermi nel sedile del passeggero.

Cosciente che in quelle condizioni, quelle sarebbero state le ore più lunghe della mia vita.

Nelle ultime due ore di viaggio avevo dormito senza proferire più alcuna parola, Harry non aveva avuto neanche lui intenzione di rivolgersi a me e così, più pensierosa che mai mi ero addormentata, visto che il sole era già tramontato.

E non avrei parlato con lui, anche se mi era difficile stare in silenzio, però avevo davvero bisogno di una pausa per andare in bagno, e oltre a quello, sentivo di aver bisogno di qualcosa da mangiare.

"Harry, ci possiamo fermare?" chiesi in un sussurro, e capii che mi aveva sentita, però non aveva risposto alla mia domanda, semplicemente aveva alzato il volume della musica e aveva cominciato a canticchiare, come se non mi trovassi accanto a lui.

Sbuffai sonoramente, prima di voltare la mia testa e cominciare a guardare fuori dal finestrino, dove per fortuna o sfortuna, notai un piccolo cartello stradale che indicava la presenza di una stazione di servizio a circa dieci chilometri da dove ci trovavamo.

Sorrisi nuovamente ed incrociai le braccia al petto, mentre Harry canticchiava Drive, che avevano passato in quel momento in radio.

Così per i minuti a seguire avevo ascoltato ogni parola di quella canzone e inutile provare a spiegare come avevo a stento trattenuto le lacrime.

"California non è mai stata la mia casa" avevo sentito canticchiare ad Harry e allora capii che anche lui stava sentendo i versi di quella melodia.

"Tutto quello che facciamo è guidare, tutto ciò che facciamo è pensare ai sentimenti che stiamo nascondendo, tutto quello che facciamo è stare in silenzio ed aspettare un segno" Aveva continuato lui a cantare, alzando il tono per farsi sentire meglio da me.

"Ti ucciderebbe davvero, se ci baciassimo?" aveva chiesto, finendo così la canzone e facendo fare al mio cuore un tuffo.

No, non mi avevano ucciso i suoi baci, ma non mi avevano fatto neanche troppo bene, visto che mi avevano impappinato il cervello.

Mi schiarii leggermente la gola, ma senza dire nulla alla fine.

Deglutii sonoramente ed io speravo solo che Harry non mi avesse sentita, o almeno non avesse visto che effetto avevano avuto su di me le parole che aveva cantato poco prima.

Notai la macchina rallentare notevolmente, prima di sentire il ticchettio della segnalazione, facendomi capire che aveva deciso di assecondarmi.

Frugai nella borsa che avevo ancorato ai miei piedi e tirai fuori un paio di dollari.

Aspettai che la macchina si fermasse del tutto prima di aprire lo sportello e tirare un respiro profondo.

Non mi ci volle molto a capire come quella stazione di servizio fosse deserta, ma infondo mi ci dovevo abituare, perché non eravamo più in America e le strade dell'Australia non erano poi così trafficate.

Quasi pensai che il piccolo negozio di cui era dotata la stazione fosse chiuso, mi aveva fatto però cambiare idea la piccola lampadina che tremolante lo illuminava parzialmente.

Spinsi la porta ed un tanfo di fumo misto ad alcool invase i miei polmoni, notai subito dopo un vecchio signore starsene con le gambe stravaccate sul bancone, dove accanto ai suoi piedi regnava un cartello con su scritto "Cassa"

Il suono della porta che si apriva, fece risvegliare il povero uomo dal suo riposino.

"Buonasera..." sussurrai per pura cortesia.

"Buonasera, signorina" aveva detto lui tra uno sbadiglio e l'altro.

Mi incamminai velocemente verso i pochi scaffali presenti e da essi presi delle patatine e varie caramelle, mentre dal piccolo frigo, estrassi due bottigliette d'acqua e un succo di frutta.

Sentii la porta aprirsi nuovamente ed io sussultai, perché oltre a quel rumore, non avevo sentito altro da quando avevo messo piede in quel postaccio.

Misi una mano sul mio petto, mentre regolarizzavo il mio respiro, capendo così che si trattasse di Harry.

"Quanto le devo?" aveva chiesto lui, dopo avermi fatto segno di poggiare le cose che avevo in mano, affinché l'uomo che lavorava lì avesse potuto fare i calcoli.

"No, queste le pago io" avevo sussurrato, mentre il povero uomo ci guardava confuso.

"Darcy, non mi sembra il caso..." mi aveva avvertita Harry ed io quella volta però, non gliela lasciai vinta.

"Non ho bisogno di niente Harry, Dio, saranno le ore più lunghe della mia vita..." avevo sussurrato, prima di lanciare una banconota da venti dollari nelle mani del signore che in quel momento ci stava guardando curioso.

"Dove siete diretti?" Chiese, senza farsi i propri affari.

"Richmond" avevo risposto senza pensarci troppo.

Harry aveva fatto strisciate la sua carta di credito per pagare la benzina che aveva riposto nella macchina.

Vidi un cipiglio formarsi sul volto di Jerry, da quello che avevo potuto leggere sul cartellino sulla sua maglietta.

"Siate prudenti, qui in giro è molto pericoloso..." aveva sussurrato lui, facendomi venire la pelle d'oca, prima di sussurrare un "Arrivederci" ed uscire in silenzio tombale dal negozio. 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top