14
Qualcosa che mi solleticava la faccia mi fece svegliare, luce che filtrava dalle persiane invase il mio campo visivo.
Focalizzai il mio sguardo sulla persona con la quale avevo dormito, sorprendendomi nell' accorgermi che era stata la sua mano l'oggetto del mio improvviso risveglio.
"Buongiorno" sorrise prima di sbadigliare.
"Buongiorno a te, come mai così di buon umore?" chiesi, stiracchiandomi subito dopo.
"Ma quale buon umore, mi sta scoppiando la testa" ripose lui di rimando, mentre si stiracchiava le braccia, intorpidite dall'aver dormito troppo.
Era tanto bello di prima mattina, anche con gli occhi assonnati ed i capelli spettinati.
Non l'avrebbe mai saputo però, perché in primo luogo le emozioni non erano permesse.
"Non è mica colpa mia se il sottoscritto ha deciso di ubriacarsi" risposi io sbuffando con ovvietà.
"Avrò avuto le mie valide motivazioni, non pensi?" chiese lui con sorriso sbilenco.
Dio che sorriso.
"Del tipo? illuminami" chiesi, prima di srotolarmi dall'ammasso di lenzuola e trapunte in cui ero avvolta da ore ormai.
"Non te le dirò" rispose fermo e deciso.
Me lo aveva detto da ubriaco, ed aveva avuto davvero ragione.
Non mi avrebbe rivelato nulla di sua spontanea volontà, o almeno senza alcuna sostanza anomala nel suo corpo che gli rincoglionisse il cervello.
"Ci ho provato" ammisi fiera di me stessa.
"Non mi ricordo niente, se non che oggi partiamo per l'Australia." confessò prima di mettersi un cuscino in faccia, per coprirsi dalla troppa luce che stava illuminando la stanza.
Forse per lui era una cosa da poco, ma fidatevi che per me non lo era affatto.
"Cosa?" mi alzai in piedi e cominciai a saltellare come i bambini sul letto, buttando al vento la paura che da un momento all'altro il letto si sarebbe potuto rompere.
"Dimmi che ho sentito bene, dove andremo noi oggi?" Continuai urlando.
Stavo ancora saltellando quando sentii qualcosa afferrarmi la caviglia e farmi capovolgere su me stessa, finendo contro qualcosa di apparentemente morbido ma al contempo stesso duro.
Sollevai il capo per ritrovarmi di fronte alla faccia di Harry, ciò voleva dire che ero caduta su di lui.
E poi niente, ci fu un bacio.
Uno di quei baci improvvisi,
spontanei, talmente veloci da non accorgertene neanche.
"Scusa, non volevo...io" cominciò a blaterare cose senza senso, o forse avevano un senso ma il mio cuore in subbuglio non gliene voleva attribuire uno.
"Sta zitto" lo fermai, perché non volevo sentire scuse, infondo era quello che anche io avevo fatto con lui la sera prima.
Capii in quel momento che eravamo attratti l'uno all'altro come una calamita.
Sentii una strana sensazione nello stomaco ed una serie di brividi attraversò il mio corpo, facendomi svegliare completamente.
Lui mi accarezzava i capelli ed io stavo tracciando dei piccoli cerchi sul suo petto, sarei voluta rimanere in quella posizione per sempre e stavo realmente prendendo in considerazione di rimandare il viaggio, e forse lo avrei anche fatto, se solo il suo cellulare non avesse cominciato a squillare.
Harry mugugnò qualcosa prima di spostarmi delicatamente da sopra di lui.
Si alzò lentamente barcollando e prese il telefono dal comodino.
"Pronto?" lo sentii dire, non sapevo con chi stesse parlando, glielo avrei chiesto però.
"Malcolm si, dimmi...come niente? Cosa vuol dire che hanno ripulito gli archivi?" si passò una mano sulla faccia, in segno di frustrazione, annuì un'ultima volta e dopo aver salutato la persona in questione spense la chiamata e ripose il telefono nuovamente sul comodino.
"Chi era?" chiesi fin troppo curiosa, anche se non avevo il diritto di sapere.
"Un amico di vecchia data, a cui avevo chiesto un favore"
Alzai un sopracciglio come segno di incitamento nel farlo continuare a parlare.
"Potrei aver chiesto delle informazioni per trovare tuo padre, solo, non te la devi prende..." non lo lasciai finire, alzai una mano in aria come per fermarlo.
"Non ti fidavi?" all'iniziò mi uscì spontaneamente come domanda.
"Non ti fidavi..." la seconda volta che uscì dalla mia bocca fu un'affermazione.
"Di me" continuai, ferita ai limiti, ferita perché pensavo lui si fidasse di me anche se non ci conoscevamo da molto.
Pensavo gli sarebbero bastate le confessioni, i segreti rivelati con le lacrime agli occhi, i baci e le carezze spese...tutto invano.
"Darcy, non che non mi fidassi di te, ma..." non lo lasciai continuare, la delusione era stata troppo grande, troppo grande perfino da permettere alle mie orecchie di sentire le altre stupide scuse che sarebbero uscite fuori dalla sua bocca.
Mi alzai, barcollando leggermente per riprendere l'equilibrio perso, sbattei la porta dietro di me mentre uscivo dalla stanza e subito dopo dall'enorme casa.
Non sapevo in quale direzione sarei dovuta andare, l'unico pensiero che mi accompagnava era solo quello di allontanarmi da quel posto il prima possibile, perché per quanto non lo volessi ammettere, avevo sempre sentito che non sarebbe stato il mio posto.
Sapevo che Harry non era il mio posto, eppure non avevo voluto ascoltare il mio sesto senso.
Ero stata così cieca ed ammaliata dalla sua bellezza che non mi ero accorta di tutto il resto.
Cominciai a correre per le varie strade di Los Angeles, mentre sfogavo la rabbia repressa, la frustrazione e tutti i sentimenti che mi avrebbero fatto fare una brutta fine, se avessi continuato ad espormi così con lui.
Odiavo tutto, le farfalle nello stomaco, i brividi e la pelle d'oca che mi faceva venire ogni qual volta si avvicinava a me, odiavo lui e odiavo me, per aver creduto veramente che avrei davvero potuto passare del tempo con lui senza affezionarmi.
Ero stata una vigliacca e lo stavo dimostrando proprio in quel momento.
Non sapevo dove andare, così mi diressi verso l'unico posto nel quale mi ero mai sentita bene ed al sicuro, a parte le possenti braccia di Harry.
Mi diressi verso "Casa".
Spinsi la porta leggermente e appena varcata la soglia del Moonlight, vidi Mery passarmi accanto con un vassoio pieno di piatti vuoti.
La vidi lanciarmi un breve sguardo, e dopo essersi resa conto delle condizioni in cui mi trovavo, aveva poggiato velocemente il vassoio su uno dei tavoli vuoti accanto a noi.
"Tesoro, cosa è successo?" Chiese sconvolta, mentre mi tirava a sé in un abbraccio confortevole, il quale non riuscì a sanare completamente il mio dolore, ma per il momento riuscì a confortarmi e a non farmi più pensare ad Harry per qualche ora.
Raccontai a Mery di come avevo incontrato un ragazzo e di come mi ero divertita insieme a lui, delle sensazioni che provavo ogni qualvolta mi era vicino, delle mie paure e di tutto quello da cui stavo provando a scappare.
Quando Mery aveva deciso di rispondere dopo il mio lungo monologo, ero rimasta completamente sorpresa dalle parole che avevano abbandonato la sua bocca.
"So che tu pensi che io non me lo ricordi, ma anche io un tempo ho avuto la tua età, e non dirlo a mio marito, ma anche io ho conosciuto un ragazzo del genere..." cominciò lei a raccontare ed io strabuzzai gli occhi, mentre mi rendevo conto che anche Mery una volta aveva avuto la mia stessa età e che molto probabilmente anche lei aveva vissuto e sperimentato proprio come me.
"Il suo nome era Ken Styles, io sono sempre stata una codarda, e per paura di quello che provavo per lui, alla fine ho finito con il perderlo del tutto. Non so se tu abbia mai sentito, ma oggi è un personaggio molto importante per Los Angeles. Se solo penso a come avrei potuto essere al posto di quella stronza di Selene...ti giuro di non rimpiangere niente nella mia vita, nulla tranne il mio scappare costante dalle troppe emozioni" confessò lei, ed io spalancai la bocca, perché mi ero appena resa conto che stesse parlando del padre di Harry.
E come si suol dire "Tale padre, tale figlio."
In quel momento riuscii a capire che Los Angeles non era così grande e che forse tutto quello che mi stava accadendo fosse predestinato.
Perché pensandoci bene, quante coincidenze ci potevano essere affinché Mery ed il padre di Harry fossero stati insieme quando avevano la mia età? Quante coincidenze ci potevano essere affinché io cominciassi ad innamorarmi proprio di suo figlio?
Decisi che non avrei dovuto menzionare Harry, in primo luogo perché non volevo far venire un infarto a Mery, ma soprattutto non volevo approfondire troppo la discussione, perché avevo paura di poter rivelare qualcosa di cui alla fine mi sarei pentita.
Ero sicura che Mery non mi avrebbe più guardata con gli stessi occhi, una volta aver ammesso di cosa mi occupavo per sopravvivere.
"Vivi veloce, muori giovane, sii selvaggia ma soprattutto divertiti. Questi sono gli anni più belli della tua vita, non dovresti mai passarli in questo stato. Ama follemente, vivi intensamente, non avere dubbi e non pensarci troppo, altrimenti ti ritroverai come me alla mia età, con i rimpianti di non aver vissuto l'amore quando ha battuto alla tua porta, ti sposerai con qualcuno ma non riuscirai a toglierti quella persona da qui" disse per poi indicarsi la testa.
"Mai. Saranno come ombre di un passato che non ritornerà mai più ed i ricordi di storie che non sono mai accadute ti perseguiteranno ogni notte, proprio come fanno con me. Non amare Ken per la stupida paura delle mie stesse emozioni è il mio rimpianto più grande, e non me lo perdonerò mai, fino a quando vivrò" concluse lei, mentre una lacrima cominciava a rigare il suo viso e quando guardai verso il tovagliolo che avevo di fronte a me, e lo notai bagnato, capii che avessi cominciato anche io a piangere.
Così dopo aver promesso a Mery di accettare i miei sentimenti e di sfruttarli al massimo, avevo abbandonato il Moonlight, ma non prima di averla stretta in un abbraccio.
"Grazie per tutto quello che hai sempre fatto per me..." sussurrai io, cosciente che quello molto probabilmente sarebbe stato un addio.
Perché dovevo partire, dovevo scoprire quali misteri di celavano dietro la scomparsa di mio padre, e in cuore mio speravo solo che Harry si sarebbe presentato.
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