Ventidue
«P-p-piano ah» cercava di soffocare così i suoi ansimi Jungkook, aggrappato al suo amante che si spingeva dentro di lui. La sua schiena era attaccata alle mattonelle del bagno privato del locale, e le sue gambe incorniciavano il bacino di Hoseok che, rude, non si preoccupava minimamente dei richiami del piccolo Kookie.
A un tratto il campanellino della porta d'ingresso suonò, cosa che fece sobbalzare il passivo e aumentare le sue lamentele. «Hoseok! Un cliente!» disse allarmato, cercando di divincolarsi dalla presa dell'altro, sganciandosi anche con le cosce.
«Proprio ora!» lamentò il rosso fuoco rassegnandosi all'idea di dover finire da solo. «Vai tu» gli ordinò iniziando a masturbarsi con la mano destra.
Jungkook si rivestì in fretta e si precipitò fuori in sala recuperando il grembiulino finito per terra una mezz'oretta prima. «Mi scusi» disse cercando di darsi un tono per poi porgere il menù al cliente che aveva interrotto l'amplesso pomeridiano.
Quando i loro occhi si incrociarono, il cameriere perse un battito e il tempo si fermò per qualche istante, fin quando non fu proprio l'uomo seduto al bancone a parlare per primo. «Grazie, ma già so cosa prendere»
Jungkook esitò un attimo, era passato un bel po' di tempo da quando Taehyung non si faceva vivo in quel bar, - per l'esattezza due anni, quattro mesi e venticinque giorni, - e non fu del tutto sicuro fin quando questi non continuò. «Le fate ancora quelle deliziose torte? La Red Velvet?» chiese un po' sognante il cliente.
In quel momento Jungkook capì che l'altro non lo aveva riconosciuto, e un po' se lo aspettava: fisicamente era diventato quasi la metà, aveva finalmente fatto crescere la barba mentre i capelli li aveva tinti di un rosso ciliegia, proprio come voleva Hoseok.
«Sì» rispose secco il cameriere.
«Sai qualche anno fa ero cliente fisso e mi sedevo proprio lì» disse malinconico girandosi verso il tavolino tondo dove era solito accomodarsi, e indicandolo con l'indice. Restò a guardarlo per una manciata di secondi che per entrambi sembrarono ore, chi per una ragione, chi per un'altra, fin quando non ritornò nella posizione iniziale cercando di mascherare la tristezza che aveva in viso.
Jungkook notò un netto cambiamento in lui. Non era più quel ragazzo sognante, - ma sicuro di sé, - che aveva conosciuto qualche anno prima, qualcosa sembrava lo avesse ferito, sfregiato l'anima irreversibilmente. Si intristì di colpo, dimenticandosi per un attimo tutto il rancore che covava per lui.
«Ordinavo sempre una fetta di Red Velvet e passavo i pomeriggi a leggere» sorrise appena. «Tu sei nuovo? Come ti chiami?»
«Jungkook» disse senza espressione sul viso.
«E da quanto lavori qui?»
«Due anni» rispose il cameriere distogliendo lo sguardo da Taehyung, gli faceva troppo male vederlo lì avanti i suoi occhi dopo tutto quel tempo. Aveva voglia di prenderlo a schiaffi, voleva vomitargli addosso tutta la sua rabbia e i suoi interrogativi che ancora gli affollavano la mente, ma nulla, se ne stava lì impalato a servire un pezzetto di torta all'uomo che lo aveva fatto dannare.
«Due anni... » ripeté Taehyung tra sé e sé «... proprio il periodo della mia assenza qui a Seoul» disse dando una forchettata a quella prelibatezza.
Jungkook si accorse che lo stava osservando troppo senza dire una parola, così prese la palla in balzo. «E cosa ti ha fatto tornare?»
L'altro agitò la forchettina in aria e sospirò «La red velvet di questa caffetteria» sorrise appena, non aveva di certo finito il discorso ma si prese un po' di tempo per riordinare i pensieri, e Jungkook glielo fece fare.
«Questo dolce mi darà le risposte che cerco» disse semplicemente, illudendosi di aver dato un senso alle parole appena dette.
«E le domande quali sono?» si innervosì il piccolo stringendo i pugni cercare di reprimere la propria rabbia.
In quell'istante Hoseok uscì dal bagno e richiamò il collega-amante a gran voce. Al ché Jungkook fece un inchino e si dileguò dal cliente, pregando che non si facesse più vivo da quelle parti: non voleva soffrire ancora, e a differenza di Taehyung, non ne voleva sapere di quelle risposte tanto bramate in passato e che lo avevano ucciso lentamente fino a farlo diventare un automa.
«Allora ciao Jungkook, a presto!» disse una decina di minuti più tardi Taehyung, osservando i due camerieri rossicci discutere in lontananza.
Non voleva accadesse, ma a quel "a presto" Jungkook sperò che lo fosse per davvero, e non come l'ultima volta.
Spazio autrice:
Mi scuso per l'enorme ritardo. Gli aggiornamenti sono lenti ma finirò presto questa fanfiction sciogliendo tutti i nodi, non temete, capirete cos'è successo a questi due poveri disgraziatelli.
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