Capitolo 8: Finale.

Dopo aver parlato con mio fratello, uscii dalla stanza, andando a contribuire con il lavoro che tutti gli altri svolgevano.
Tra fatica e pensieri, non mi accorsi che ci ritrovammo a tarda sera, così, dopo aver finito l'ultima delle mie faccende, decisi di accomodarmi accanto agli altri ed addormentarmi.
La notte fu difficile da trascorrere, soprattutto sapendo che il giorno seguente mio fratello avrebbe dovuto affrontare il problema da lui stesso creato. Dormii pochissimo, probabilmente in un lasso di tempo compreso tra le due e tre ore, ma in un modo o nell'altro, il mattino seguente, per quanto stanca dovetti alzarmi per forza, anche se avevo l'ardente desiderio di ritornare tra le braccia di Morfeo.
Iniziò così la quinta giornata: tutti sempre in religioso silenzio, mentre masticavano quel poco cibo rimasto come colazione, chissà se poi ne avremmo avuto altro per la sera...
Iniziammo a dare una mano per qualsiasi cosa ci chiedessero, dopo aver finito la colazione e pulito tutto.
Il mio intento in quel momento era solo quello di lavorare e smettere di pensare, così da sconnettere un po' i pensieri che appesantivano il mio animo, ma questo non fu affatto possibile, poiché venni improvvisamente trascinata all'interno di una stanza molto piccola.
Mi voltai immediatamente per capire chi fosse la persona che mi colse in quel modo e, fortunatamente, nessuno che volesse uccidermi, anzi penso l'opposto: si trattava di Max. Sospirai di sollievo nel vedere il suo viso, però incrociai le braccia al petto, non capendo il motivo per cui mi avesse portato lì in quel modo così brusco. Mi sorrise e, dopo aver chiuso la porta a chiave, coperto la serratura, tolse la maschera, guardandomi.
Restavo seriamente di stucco ogni qualvolta che mostrava il suo viso, perché forse non se ne rendeva neanche conto, ma era seriamente bellissimo e tutta quella bellezza mi faceva arrossire, ma non poco, anzi tantissimo. Rise nel vedere il mio viso colorarsi lentamente, così alzai gli occhi al cielo, contrariata dai suoi gesti. Mi sorrise abbracciandomi e, non capendo il vero motivo, ricambiai anche io quella stretta, che mi piacque moltissimo stranamente.
Dopo un po' però mi distaccai, guardandolo, non so perché, ma avevo il presentimento che dovesse dirmi qualcosa di negativo e quello potesse essere solo un modo per alleggerire la cosa.
Infatti...

-Devo parlarti.

-Beh dimmi, su.

-Norvina ha deciso come dovremmo agire e... beh, avevo pensato di dirtelo. Verso le quattro di pomeriggio lascerà andare Roger da solo nel condotto che presumibilmente dovrebbe portarlo da Ken e noi lo seguiremo successivamente, saremo tutti armati. Tu sai sparare?-
Scossi la testa, mordendomi il labbro. Il medico si passò una mano fra i capelli, ma subito dopo riprese a parlare comunque. -Non fa niente, prenderai il posto di uno della banda, ti aiuterò io, oppure parlerò con Norvina e ti farò venire con noi. So che vuoi vedere tuo fratello un'ultima volta quindi... ti aiuto, ma cerca il più possibile di non farti scoprire o dare problemi alla situazione, okay?

Lo guardai annuendo e sorrisi. Si avvicinò a me, con lo stesso intento della volta precedente, ovvero baciarmi, ma quando sembrava essere quasi riuscito a raggiungere il suo scopo, bussarono alla porta, quindi dovette indossare la maschera ed uscire velocemente, mentre io restai ancora per un po' nascosta, aspettando che, la persona la quale bussò, andasse via. Appena accadde, uscii dalla stanza, dirigendomi da Norvina, la quale mi aveva chiamato, mostrando il mio numero più di una volta. Mi avvicinai a lei, che mi fece cenno con la mano di seguirla.
Mi portò all'interno della stanza, ormai conosciuta, insonorizzata dove ogni volta che c'era la necessità di parlare, si andava.
Chiuse la porta a chiave e, più o meno, mi raccontò quanto avevo già saputo in precedenza dal dottore, ovviamente non molto dettagliata.
La guardai in silenzio, aspettando che finisse prima di parlare e di spiegare quello che avrebbero dovuto fare, dopodiché le chiesi la motivazione per cui me lo stesse dicendo, sapendo che non lo facesse solo per rendermi partecipe delle sorti della vita di mio fratello. Mi chiese di poter partecipare alla missione, dato che Roger ne aveva fatto richiesta molteplici volte e disse che si sarebbe fatto sparare più volte se ce ne fosse stato il bisogno, ma voleva sentire il mio affetto presente in quel momento.
La guardai annuendo, volendo essere partecipe a questo piano, lei mi sorrise e poco dopo mi mostrò una divisa con una maschera, nella mia non c'era un modificatore di voce, perché non avrei dovuto parlare, non aveva neanche scelto un nome per me, perché mi sarebbe servita solo per quel momento dove io avrei dovuto fare qualcosa solo nel caso eccezionale in cui fossero finite tutte le difese.
Appena finito il tutto, uscimmo entrambe dalla stanza: la mia divisa la tenne lei, dato che avrei dovuto indossarla solo nel momento dell'azione.
Dopo avermi parlato e spiegato il tutto, Norvina si diresse dalla sua piccola amica, che l'aspettava con gioia. Una volta con lei, iniziarono a parlare e giocare per un lungo lasso di tempo, quando Rosa notò però una persona sull'uscio della porta fare richiesta della sua presenza, rispose che avrebbe raggiunto qualsiasi persona solo dopo all'incirca un quarto d'ora o venti minuti.
Appena la porta venne chiusa dall'estraneo alle due, la donna guardò la bambina sorridendo.

-Piccolina, oggi succederà una cosa bellissima! Finalmente usciremo di qui. Ti porterò a vivere lontano lontano, in una casa piena di macchinine e bambole, con anche una piscina enorme.

-E le pareti saranno tutte verdi?

-Ma certo! Su ogni parete ci saranno tante caramelle che potremo mangiare ogni volta che ci andrà, fare tutto quello che vogliamo! Mh?

-Non vedo l'ora Rosa!

La piccola strinse Norvina, la quale sorrise chiudendo gli occhi, tenendola fra le sue braccia gelosamente.
Credo che la donna portasse avanti tutto quello solamente per quella creatura, che trovava tanto simile a sé ed alla quale voleva dare tutto quello che non ricevette mai durante la sua infanzia. La amava, ma non come una madre ama una figlia, anzi, come una sorella maggiore ama la propria sorellina, che promette di proteggere da tutte le persone che potrebbero farle anche solo un minimo graffio. Norvina ordinò a più persone di mantenere sott'occhio la bambina e, come anche nei giorni precedenti, ordinò di morire pur di salvarla e tenerla al sicuro, che a contrario loro aveva ancora una vita d'avanti e soprattutto non aveva nessun tipo di colpa.
Uscita dalla stanza, si ritrovò faccia a faccia con Augusto, il quale le chiese urgentemente di recarsi sempre nella stessa stanza insonorizzata, dato che aveva una richiesta importante da farle.

-Dimmi Augusto, non darmi ansia, ti prego.

-Sì, perdonami Norvina, ma ti parlo da Andrea in questo caso, perché questa cosa penso che potrei chiederla solo da Andrea.
Voglio che Lukas venga con noi, te ne prego, sa maneggiare le armi! Può aiutarci per qualsiasi cosa, ma deve restare con me, perché io non so qui dentro cosa possa succedergli, anche se è sicuro che qui sarà sano e salvo mentre fuori no, ho bisogno di portarlo con me e lui vuole venire...

-Augusto, sicuro che sappia maneggiare le armi? Perché credimi, se volete restare vivi, ce ne sarà il bisogno, dato che dobbiamo già tenere al sicuro una persona che di armi non ne sa niente.

Il ragazzo annuì velocemente e, il capo, sospirando gli diede il consenso.
Augusto dalla gioia abbracciò Norvina, che inizialmente diffidente, ricambiò debolmente la presa. Andrea si staccò dal suo corpo e sorridente uscì dalla stanza, per andare a raccontare tutto l'avvenuto a quello che, ancora non si era capito se lo fosse o meno in realtà, era il suo ragazzo. Una volta arrivato, gli spiegò cosa avrebbe dovuto fare, qual'era il piano ed il ragazzo più alto lo ascoltava, cercando di capire ed assemblare al meglio il tutto.
Finito di parlare, si diedero qualche bacio e carezza, dopodiché furono costretti a separarsi, per poter iniziare a preparare il piano di cui avevano parlato pochi istanti prima. Il processo fu ansioso, perché mancavano ancora un paio d'ore ancora prima che potessimo attuare il tutto.
Intanto, mentre noi facemmo la maggior parte del lavoro, Lukas si diresse da Helena, ovviamente solo grazie al consenso di Norvina ed alla password inserita da Augusto, che dopo aver chiuso la porta, aspettò fuori di essa, per poterlo aiutare nel caso in cui la ragazza, che quasi diventava una belva, avrebbe potuto attaccarlo.
Le girava intorno, come se avesse voluto studiarla, imparare quelle poche cose che non sapeva di quella persona la quale, cinque giorni precedenti, credeva una grande amica.

-Come hai potuto aiutarlo? Ci siamo fidati tutti di te... Eppure ci hai colpito alle spalle in questo modo. Non capisco! Okay che volevi uscire da qui, ma onestamente lo volevamo tutti...

-Ti prego, non rompermi i coglioni, già sto nervosa di mio. Non ho la necessità di sentire anche te rompere le palle come tutti gli altri. Okay? Quindi va via.

Nell'osservarla, Lukas notò gli occhi rossi e gonfi a causa delle lacrime versate dalla ragazza, che quasi ritornava a piangere per quanto lucidi fossero i suoi occhi.
Dopo l'ennesimo sbuffo da parte di Helena, il ragazzo uscì dalla stanza, guardando il suo compagno preoccupato: c'era qualcosa che non andava, questo lo preoccupava e non poco. In un modo o nell'altro, dovettero raggiungere noi altri per prepararsi al piano. Nel frattempo, Roger era stato liberato dalla stanza in cui si trovava e venne messo in riga da Norvina su quanto avrebbe dovuto fare o dire. Gli consegnò due pistole, una valigetta che conteneva una consistente somma di denaro ed una parte di gioielli, quanto bastava a farlo vivere nel migliore dei lussi. A quel punto, non c'era altro da fare che aspettare. Il tempo sembrava essere infinito, la lancetta dei minuti ci metteva un'eternità a muoversi... ma ecco che arrivò l'attimo cruciale:
Arrivò l'orario in cui avevamo stabilito iniziare il nostro piano.
Caricammo tutti quanti le pistole, le posammo nelle nostre custodie ed io, come Lukas, indossai la maschera sul viso, per poi attraversare il corridoio da cui presupponevamo fosse arrivato Ken, scoprendo che fortunatamente scegliemmo la strada giusta. Ad entrare nel rifugio ci fu solo Roger, che dopo essersi spogliato della maschera, porse la valigetta, iniziando un suo discorso.

-Senti, puoi uccidermi, quello che desideri, ma ecco il tuo denaro... Magari mettiamo una tregua, così potremmo continuare a lavorare e far aumentare del doppio quanto ci spettava come bottino.
Risparmia altre persone all'interno della banda, ma anche tra tutte quelle persone che ci sono, non ci hanno fatto niente dopo tutto... Insomma, parliamo di un problema unicamente tra me e te. Sì, okay, ho sbagliato e penso tu abbia capito quali fossero le mie intenzioni, ovvero eliminare tutti e far sparire l'idea di questa rapina, soprattutto dopo che Giulia è morta a causa mia... Ti prego, ricominciamo daccapo, o almeno lascia stare tutti quelli che sono lì, mh?

-Norvina, vieni fuori.

-Ma di che parli? Sono venuto da solo!- disse mettendosi in ginocchio, alzando le mani al cielo. -Mi sto arrendendo...

-Ma credi che sia scemo? No dimmelo! Ho la faccia da scemo?!- disse urlando. -Ma va bene, se Norvina non esce fuori sparo tua sorella.

-Ma di che cazzo stai parlando?! Sono solo porca puttana! Solo! Non capisci?

-E va bene, se non esce Norvina sparo sia tua sorella che il fidanzato del tipo che si è aggiunto dopo alla banda. Muoviti brutta troia.

Ci furono attimi di silenzio, Roger quasi sudava, sperando che la donna decidesse di uscire. Per dei primi istanti non si sentì nessun rumore, poco ci mancava che i due smettessero anche i respirare, ma finalmente, Norvina decise di uscire allo scoperto e mostrarsi. Ken, con un ghigno, si accomodò sulla poltrona lì presente, molto malandata con una coperta tutta bucata a rivestirla, ma era evidente che non servisse a niente, forse dormì lì, su quell'oggetto al quanto scomodo, per il tempo della sua permanenza in quella stanza. In un modo o nell'altro, fece cenno alla donna di mettersi seduta sul pavimento accanto a Roger e la prima, anche se molto titubante, decise di farlo. Prese un grosso sospiro, dopodiché fissò il suo sguardo in quello della persona seduta tranquillamente sulla poltrona. Si guardarono e, poco dopo, entrambi afferrarono velocemente le loro armi, successivamente si alzarono, puntandole uno sulla fronte dell'altro.

-Voglio parlare amichevolmente con te. Posiamo le armi al mio tre, mettiamole via, anche tu Roger.- disse, tenendo sempre la pistola puntata sulla fronte di Norvina, la quale, chiudendo gli occhi, annuì accettando quanto gli venne proposto. Per quanto pazzo omicida fosse Ken, era un uomo che manteneva le proprie promesse, che non parlava se sapeva che non avrebbe fatto quello che diceva. -Bene... Uno, due, tre.

Tutti e tre gettarono via le armi al tre, dopodiché tornarono a sedersi. La capobanda decise di porgere nuovamente la valigetta all'uomo seduto sulla poltrona, il quale l'aprì, spalancando gli occhi dal stupore per quanti oggetti di valore contenesse al suo interno, almeno un mezzo di tutto il totale, il doppio di quanto gli era stato promesso nel caso in cui avesse accettato di partecipare alla rapina, ma nonostante ciò, chiuse la valigetta, ripogendola a Norvina, la quale rimase stupita al gesto e non ne capiva neanche la motivazione.
Si guardarono negli occhi e, poco dopo, Ken afferrò una piccola scatolina nera, come grandezza possiamo avere in riferimento le scatoline dove di solito si ripone una fede.
Lentamente passava il dito su si essa, ma senza mai aprirla, la guardava come se fosse stata una persona, ingoiando poi della saliva, come se avesse avuto un nodo all'interno della gola.

-Sapete, mi viene difficile parlare, ma adesso è il mio turno di farlo, quindi mi sembra anche giusto che voi restiate in silenzio ad ascoltare, se non vi dispiace naturalmente.
Bene bene... come potete vedere, reggo tra le mie mani un oggetto molto importante, forse non me capirete neanche il significato ma è una cosa seria, a cui sto pensando da quando sono stato buttato fuori. Ma adesso mettiamo da parte il pensiero di questa scatolina, mh? Voglio parlarvi di come mi sono sentito quando avete fatto ciò che mi ha portato qua dentro... deluso. La rabbia non era neanche un quarto di quanto era forte la mia delusione, sono stato preso in giro dalle uniche persone di cui mi sono fidato in tutta la mia vita, forse non proprio le uniche, sapete dei miei genitori mi fidavo, ma persone che ho considerato come dei fratelli quando mi hanno accolto all'interno di una famiglia costituita da amici, veri amici. Certo, non si trattava delle migliori, perché dopotutto siamo tutti dei criminali, con almeno un piccolo precedente, tranne per Augusto, il ragazzo nuovo, ma lui è tutt'altra storia, anche se con lui sono arrabbiato.
Sono stato malissimo quando mi avete preso a pugni e sbattuto fuori, tutti sapevate la verità, ovvero che Roger voleva morire dopo i colpi dati a Giulia e dopotutto chi non lo capisce, si tratta dell'amore della propria vita, ma dare la colpa a me... penso sia stata la mossa più sbagliata che tu potessi fare. Norvina, devo dirti una cosa, Mickey non ha inviato il proprio viso alla polizia da solo, è stato Roger, stesso vale per il video della sicurezza dove dice di aver scopato con una donna qui dentro. Non so come abbia fatto a trovare una registrazione con una tanto simile ad una delle persone presenti nella discoteca, ma comunque era prima che avvenisse la rapina. Mi complimento con te Roger, sei stato molto furbo... ma con me non funzionerà. Per quanto possa accettare il denaro, sarò sempre adirato con te, mi hai fatto del male incredibile nell'animo e tu... Norvina, mi hai fatto male fisicamente e sfortunatamente ne porto ancora le cicatrici! Insomma, tu dovresti essere la prima ad accertarti del futuro delle altre persone e di come stiano dato il grande affetto che provi per quella piccola creaturina che tratti come una sorella.
So che sto parlando molto signori, ma dovete sapere queste cose...
Sì e dovete sapere anche altro!
Nel giorno in cui vi ho lasciato credo la migliore delle sorprese che vi abbia mai fatto, ho realizzato un piano fantastico!
Vi spiego lentamente quanto avvenuto, così lo capirete bene.- si fermò per un attimo, volendo pensare alle parole giuste per non dare anticipazioni di quanto avrebbe voluto dire in successione. -Allora, dopo che mi avete cacciato, mi sono recato subito qui e, dopo un giorno, credo, sapete ho perso il conto stando qua dentro, comunque, ho scoperto che sotto i miei piedi qualcuno stava facendo qualcosa. Se state pensando al fatto che i nostri compagni stessero scavando esatto! Avete indovinato! Decisi che dovessero prima finire il condotto, così da poter preparare al meglio la mia accoglienza, perché sapete quanto io sia generoso con i miei amici. Arrivati qui però, non hanno gradito affatto la mia presenza e... Ahimè, sono stato costretto ad un affronto durissimo, addirittura ad arrivare a difendermi con quel vecchio ferro da stiro che vedete lì.- indicò l'oggetto alle sue spalle, per poi unire le mani, come se avesse voluto far capire ai due ragazzi il proprio dispiacere. -A quel punto ho pensato che, beh, potevo lasciarvi una sorpresa! Così ho trascinato i corpi per tutto il corridoio e che faticaccia, ma come sapete, ci sono riuscito. Ho sistemato i corpi con l'iniziale del mio nome in codice e ho scritto nella mia lingua, ovvero il catalano, che tu, bastardo, non mi avresti potuto mai fermare. Poi mi sono detto, dato che si trattava di notte fonda e, durante quell'ora dormivate tutti, perché non fare un giro? Così ho deciso di fare un giro, fino a quando non ho trovato una camera chiusa con un codice! Ho tentato varie volte ad indovinare, ma alla fine ci sono riuscito ed ho visto il piccolo Francesco dormire, mentre la ragazza accanto a lui, di cui non so proprio il nome, piangere silenziosamente. Credeva che volessi aiutarla... Haha! Mi dispiaceva vederla in quello stato, quindi le ho detto che a breve tutto sarebbe finito. Ed ecco che arriviamo alla mia parte preferita!- disse, prendendo di nuovo tra le mani la sua scatolina nera. -Mi sono guardato intorno e le ho raccontato il perché sarebbe finito tutto, poi l'ho drogata. Sono andato un po' per le stanze, dopo questo posso dire che Jessica è molto bella quando dorme e stesso per Augusto e Lukas, si stringevano molto forte, che bella coppia che sono... Comunque devo finire!
Ho pensato di piazzare il mio regalo per voi, proprio al centro della sala da ballo, esattamente nella mattonella centrale, precisamente sotto. Ecco che ora parliamo di questo piccolo oggettino, Norvina, avevo pensato di consegnartelo e farti provare a capire da sola cosa sia, ma ecco, mi diverte di più tenerlo in mano! Si tratta di un anello, avevo pensato di usarlo solo nelle occasioni più speciali e gravi, come questa. Il suo gioiello è speciale, precisamente uno smeraldo lavorato a mano dal migliore esperto di gioielli in tutto il nostro paese.
Ed adesso che lo premerò, capirete la sua magnificenza... Norvina, mi dispiace per Jessica.

Queste furono le ultime scuse poste alla donna, dopo aver premuto il bottoncino presente sul diamante. Si sentì un forte suono: un'esplosione. Tutti restammo di stucco, aveva praticamente piazzato una bomba, spiegato come e nessuno capì in tempo per salvare la situazione. Norvina immediatamente afferrò la pistola posata in precedenza, sparando più colpi a Ken, il quale rideva in un modo inquietante nonostante il dolore che avrebbe dovuto provare a causa di tutto quello che stava avvenendo. Ovviamente morì, non poteva sopravvivere a tutti i colpi che subì di seguito, soprattutto perché la capobanda ci andò giù pesantemente. Uscimmo dal condotto in cui ci trovavamo, raggiungendo immediatamente Norvina, la quale distrutta, iniziò a piangere ed urlare nella stanza. Era in pena, aveva il forte desiderio di distruggere tutto e non aveva tutti i torti, dato che le era stata appena tolta una creatura che, in tutta quella situazione, non c'entrava niente. Non gli importava dei soldi, del piano fallito e della sconfitta avuta dopo tutti quei mesi di duro lavoro, ma solo ed unicamente della povera e piccola anima, che in quel momento raggiunse la propria madre in non si sa quale seconda vita.
Nonostante questo però, cercammo di far calmare la donna, così da poter chiudere quel poco di condotto che era rimasto intatto a causa della bomba. Dopodiché scappiamo tutti quanti, dirigendoci in qualche posto che potesse essere sicuro per tutti e, una volta arrivati lì, dividemmo il denaro.

Sono passati molti anni da quando è avvenuto tutto questo, tantissimi, ma ancora oggi è uno degli eventi che è costantemente presente all'interno della mia vita, anche se ci ho tratto molti vantaggi da quest'ultimo: come prima cosa, ho conosciuto l'uomo che ora è mio marito, ovvero Max, il quale nella realtà si chiama semplicemente Antonio, il quale ora è uno dei medici più importanti del paese; ho comprato una villa di lusso, dove possiedo tutti oggetti che non fanno altro che viziarmi, anzi, viziarci, me e i miei bambini, ovvero Jessica e Mario. Ho deciso di dare quel nome alla bambina in ricordo di Norvina, volevo dire Rosa che, dopo la rapina decise di cambiare completamente identità e dedicarsi al volontariato con bambini di qualsiasi età ed etnia, rinunciando a tutti i benefici che quel denaro avrebbe potuto dargli, di tanto in tanto, almeno per quanto ne so io, parlò anche con Andrea, il quale gli raccontò di quanto fosse felice di vivere la vita che aveva sempre desiderato con il ragazzo che ama ed al quale finalmente decise di dichiararsi, dopo tanti anni a rinnegare il tutto. Mio fratello invece si suicidò, ma non come la prima volta, dove riuscimmo a salvarlo, lo fece all'interno del carcere, perché sapete, lui decise di costituirsi e si punirsi per quanto fece.
È un avvenimento che tutt'oggi mi fa stare male, che mi porta al dolore, ma forse doveva andare così.

Ah, dopo tutto questo racconto ho dimenticato la cosa che credo dovesse essere la prima e soprattutto la più importante:
Piacere a tutti, sono Elisa e questa è la storia della parte più importante (non importa se negativamente o positivamente) di tutta la mia vita.

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