Capitolo 7.
Erano completamente sconvolti da quello che avevano visto, ma darlo a vedere avrebbe dato modo a tutti i presenti di approfittarne, quindi dovettero velocemente sbarazzarsi dei corpi e ripulire tutto.
Norvina di corsa si diresse nella stanza dove aveva rinchiuso Helena e Roger, chiuse la porta a chiave, per poi liberare quest'ultimo dalle corde. Rimosse dal suo viso il nastro adesivo e successivamente iniziò a riempirlo di calcio a pugni, mentre la ragazza assisteva alla scena impietrita, ma anche se avesse saputo che fare, non avrebbe potuto a causa delle mani ed i piedi legati.
La donna mascherata continuava a colpire e poco ci mancava che lo uccidesse, ma gli serviva vivo, eccome se gli serviva vivo.
Si interruppe nel momento in cui si rese conto che, stremato dal dolore, non avrebbe avuto neanche la minima forza di controbattere a qualsiasi suo successivo colpo. Lo alzò bruscamente dal pavimento, costringendolo a sedersi su una sedia, non che lui avesse la forza di ribellarsi, ma in un modo o nell'altro agì con determinata violenza, forse guidata ancora dalla rabbia del momento. Il viso, al di sotto della maschera, era completamente rosso, mentre gli occhi leggermente più lucidi rispetto alla norma. Roger la guardava, mentre silenziosamente lasciava che il sangue continuasse a scorrere dal naso e dalla bocca, aspettando che le facesse qualche domanda, o un discorso molto pesante sul suo comportamento, non essendo minimamente a conoscenza dell'avvenuto.
Norvina cercò prima di tutto di calmarsi, ma capendo che ci sarebbe riuscita solo con scarsissimi risultati, decise di parlare comunque:
-Per colpa tua!
Per colpa tua quel pazzo omicida ci farà fuori tutti! Moriremo tutti per colpa tua! Mi hai fatto credere all'assurdità delle assurdità, ma il vero problema è che ti ho dato ascolto! Mio dio Roger, ma non ti frega proprio un cazzo di tutte le persone che ci sono qui?! Ti ricordo che tra noi c'è ancora la tua carissima sorella, che adesso è a rischio di morte come prima tra tutti!
Spiegami perché cazzo lo hai fatto!- disse, dando un ulteriore schiaffo, lasciando il segno delle cinque dita. Roger semplicemente girò il viso dall'altro lato, rispetto a dove gli era stato dato il colpo, spalancando gli occhi dallo stupore. -Stammi a sentire bene, figlio di puttana, adesso ci vai a parlare con quello e se ti devi far ammazzare, ti fai ammazzare, perché se torni vivo qui, ti spezzo tutte le ossa in frammenti. Chiaro?!
Urlava, presa dal panico e dalla rabbia.
Il ragazzo non aveva la minima forza di contestare, tanto meno la voglia di sentirla ancora urlare, così annuì solamente, guardandola in viso. Vedendo solo quel tipo di reazione, insolita anche da parte da parte sua, Norvina gli diede un ultimo pugno che, come ciliegina sulla torta, gli fece perdere i sensi. Prima di uscire dalla stanza ed inserire il codice, si assicurò di aver legato bene entrambi, cosicché non potessero scappare. A passo svelto si diresse dalla ragazza a cui aveva affidato la sua piccola e cara Jessica, imponendole di dover proteggere la bambina anche a costo di morire, di avere il petto pieno di pallottole o coltellate. Doveva proteggerla. Velocemente, si diresse da Athos ed Augusto, che stavano cercando di trovate una soluzione per chiudere il canale dal quale si presupponeva fosse arrivato Ken.
La donna si fece dare delle veloci spiegazioni su quanto si fossero detti e, poco dopo, disse che nel modo in cui avevano deciso loro non andava per niente bene, motivo per il quale tornò nella sala principale, prendendo tra le mani il microfono. Parlava con fretta, ma soprattutto trasmetteva la propria preoccupazione ed ansia, mai vista nei giorni precedenti da quella persona che tutti credevano invincibile e impossibile da intimidire. Ci osservava uno per uno, sperando che ascoltassimo e che prendessimo seriamente le sue parole, considerazioni, ma soprattutto, le richieste che, lei sapeva benissimo, fossero molto drastiche.
-Signori e signore, abbiamo una forte minaccia. Sono successe varie cose mentre voi pensavate a piangere ed a salvarvi il culo da qualsiasi tipo di attacco, veramente tantissime, ma vi parlerò solo di quello che sta accadendo adesso, perché adesso nominare il passato non mi serve ad un cazzo di niente, semplicemente perché dobbiamo agire adesso, ma cosa più importante, tutti! Per chi è genitore, avrete tempo di occuparvi dei vostri bimbi e vederli se vi va, ma dovete aiutarci, stessa cosa per i non genitori ovviamente. Inizieremo a turni nella lavorazione di una chiusura di un canale. Non dovete fare domande, dovete solamente seguire le istruzioni che vi vengono date e, per chi farà al meglio il proprio lavoro, ci sarà anche una ricompensa in denaro, ma questo sta a significare che si deve lavorare benissimo e, soprattutto, nel massimo del silenzio, che sarà parte importante delle nostre giornate. Comunicheremo con i segni, con gli occhi, ma vi supplico di non dire una sola parola. Si tratta della vostra vita! La mia oramai non è che abbia un grande valore, perché nel caso in cui tutto questo vada male o finisco in carcere o muoio. Ma la vostra ha importanza! Quindi vedete di fare tutto quello che vi dico. Tutto! Chiaro?
Per la prima volta, Norvina ricevette una risposta concreta da parte di tutti noi, che urlammo a gran voce "Sì", successivamente a questa risposta, l'unica cosa che potevo sentire erano i miei pensieri, ma nessuno più diceva una sola parola, comunicava o tantomeno si spostava dal proprio posto, se non incaricato da uno dei sequestratori. Venimmo numerati, così quando c'era bisogno di uno di noi, veniva semplicemente mostrato con le dita chi, stessa cosa fecero tra di loro, perché non avrebbero capito nulla altrimenti.
Intanto, il dottore decise di venire a chiamarmi, mimò con le dita il mio numero, così dopo aver avuto il consenso dalle guardie che ci controllavano mi alzai e lo seguii all'interno di una stanza insonorizzata. Mi spiegò il dottore che tutti i sequestratori si riunivano lì nel momento di necessità di dover parlare. Lo guardai annuendo, ma senza proferire una parola, dopotutto io non apparteneva alla banda, quindi in teoria non avevo la libertà di poter parlare. Sorrise vedendomi reagire in quel modo, si accomodò per terra e stessa cosa feci io, però poco dopo il suo sorriso svanì, probabilmente perché ricordò quello che doveva dirmi. Prese un lungo sospiro, per un attimo chiuse gli occhi, passando nervosamente le mani sulle gambe, dato che non sapeva in che altra maniera sfogarsi.
Ogni qualvolta apriva le labbra per proferire parola, queste ultime gli morivano in gola, ci volle abbastanza purché cominciasse a parlare, ma alla fine ci riuscì. Credetemi, avrei preferito fosse stato zitto.
-Norvina mi ha incaricato di dirti una cosa, non so perché a me, forse perché sono il più calmo ed anche perché sa che abbiamo parlato, ecco, quindi mi ha detto di essere la persona ideale a poterlo dire. Sta succedendo un vero casino, penso tu da fuori, almeno in parte ecco. Beh... è iniziato tutto a causa di tuo fratello.- volevo interromperlo, dato che stavo per chiedergli cosa c'entrasse, ma mi interruppe prima che potessi cominciare. -In realtà tuo fratello è complice di tutto questo, se non l'organizzatore. Giulia è morta per mano sua, ecco, allora insieme ad Helena voleva farci fuori uno ad uno, il problema però è che uno dei nostri è un pazzo omicida. Ken.
Ha lasciato che Norvina lo buttasse fuori ingiustamente, ma il catalano maniaco ha detto che si vendicherà. In parole brevi, come lei ha già detto, vuole ucciderci tutti, vecchi e nuovi, ma soprattutto anche a voi ostaggi. Tuo fratello è probabile che non torni vivo... Cioè, non torni vivo dall'affronto che dovrà avere con lui, dato che Norvina l'ha obbligato.
-Mi sta dicendo che mio fratello sta andando a farsi ammazzare?
-Sì.
-Oh...
Restai stupita dalle sue parole, per un po' iniziai a riflettere seriamente, successivamente capì che i miei occhi erano ormai lucidi a causa dei ricordi della vita passata con mio fratello, il mio complice in tutto, il mio cavaliere che mi ha salvato sempre ogni volta in cui mi trovavo in difficoltà, in quel momento avevo realizzato che quella persona che amavo con tutta la mia anima, era diventata un assassino rapinatore, che per di più in quel momento sarebbe andato a farsi uccidere. Alzai gli occhi verso il dottore, che mi guardava palesemente dispiaciuto, vedendolo così decisi di asciugarmi gli occhi, alzandomi da terra. Mi si avvicinò sospirando, accarezzandomi lentamente una guancia, mi disse di non poter capire il mio dolore, ma che se avessi avuto la necessità mi avrebbe consolato in qualsiasi modo possibile ed inimmaginabile. Non ricevette nessun tipo di risposta costituita in parole e frasi, ma solamente un sorriso fra tante lacrime amare, che per di più odiavo mostrare. Decisi che forse dovevo semplicemente accettare quello che stava accadendo, non potevo fare nulla io, non avevo nessun tipo di potere o forza per poter premere qualcuno e cambiare la situazione, Max allora, capendo cosa stessi provando, decise di abbracciarmi, stringendomi fortemente a sé. Piansi ed anche molto, ma se non l'avessi fatto forse sarei stata solo peggio. Mi disse che, nella peggiore delle situazioni, mi avrebbe aiutato una volta fuori da tutto quel casino.
Restammo in quella posizione forse anche per quaranta minuti, o più, non saprei proprio dire con precisione, ricordo solo che chiusi gli occhi, sfogando tutto quello che provavo da ormai quattro giorni, in aggiunta alla notizia di mio fratello.
Dopo un po' di tempo fummo costretti ad uscire ed ognuno tornare ai propri posti, o almeno per un lasso di tempo compreso tra due o tre ore, perché successivamente con grande fretta mi diressi in infermeria, presa seriamente da un attacco di panico nel vedere quanto, ognuno lì dentro, pensava ai fatti propri mentre io dovevo vedere mio fratello morire, o forse neanche sapere se sarebbe morto o meno. Fui accolta con dolcezza, nonostante la mia frustrazione ed ira. Dato che ci trovavamo nuovamente nell'ambiente in cui non potevamo parlare, a gesti il medico mi diede modo di capire che dovessi respirare lentamente, calmarmi insomma. Seguì i suoi consigli, chiudendo lentamente gli occhi, schiudendo le labbra.
Mano a mano sentivo il viso del medico avvicinarsi sempre più al mio, alzare lentamente la maschera ed avere come obiettivo le mie labbra, ammetto che inizialmente desiderai anch'io un bacio, ma quello non era il momento adatto, così abbassai il viso, sentendo solo un sospiro dall'altra parte. Quando abbassò del tutto la copertura del viso, alzai lo sguardo, cercando di fargli capire che mi dispiacesse, lui scosse la testa, accennando ad un sorriso, o almeno a me sembrava quello, dato che era il poco che riuscivo a vedere dalla fessura sulla bocca presente sulla maschera. Mi voltai, uscendo successivamente dalla camera, tornando a dare una mano dove serviva ed a chiunque servisse.
Augusto, a causa dell'ordine di Norvina, non poteva stare con Lukas e quasi gli sembrava di impazzire: gli mancava sentire le sue labbra sulle proprie, accarezzarlo e dargli tutte le attenzioni che di solito chiedeva.
Decise però di concedersi almeno cinque minuti con lui, così mostrò il numero di Lukas, andando poco dopo nella stanza senza videocamere. Il ragazzo chiamato non ci mise molto a tardare, lo guardò sorridendo e prese dalla tasca la benda che usavano di solito, per impedire di vedere il viso senza maschera di Andrea, ma quest'ultimo scosse la testa, indicando ogni angolo della stanza per fargli capire che non ci fosse nessun tipo di sorveglianza. Dopo averglielo spiegato, alzò la maschera, tenendola sul capo e si avvicinò al biondo per baciarlo. Lo fece intensamente, come se desiderasse avere molto di più in quel momento ed inizialmente Lukas ricambiò anche, però successivamente dovette staccarsi, perché non potevano, infatti lo guardò cercando di fargli capire che se fossero andati oltre avrebbero fatto rumore, cosa non desiderata, Andrea cercò di fargli capire che la stanza fosse insonorizzata, ma comunque l'altro non ne volle sapere nulla, così restarono ad unire le loro labbra in quella stanza per un altro po' di tempo, successivamente furono obbligati ad uscire, anche per non destare alcun tipo di sospetto. Prima di andare però, Augusto abbassò la propria maschera, mentre Lukas dovette sistemarsi i vestiti.
Una volta fuori, si guardarono, entrambi sorridenti, dopodiché ognuno fece la propria strada: Augusto verso la stanza dove si trovava mio fratello, mentre il compagno si diresse nell'atrio principale.
Il sequestratore si dirigeva verso la stanza, dato che aveva intenzione di spiegare a Roger, anche con dei disegnini, quello che avrebbe dovuto fare e soprattutto che avrebbe dovuto farlo il prima possibile, dato che lui non aveva per niente voglia di perdere il proprio ragazzo, se così si può dire. In un modo o nell'altro, entrò nella stanza dopo aver inserito il codice e si rese conto che Helena stesse dormendo. Meglio ancora, pensò, alzando così la maschera dal proprio viso e sedendosi di fronte al ragazzo, che aveva ancora il viso pieno di lividi, legato alla sedia.
-Penso che Norvina già ti abbia fatto una testa così di tutte le tue colpe ed i tuoi sbagli, ma soprattutto del fatto che tu debba rimediare. Ci stai mettendo nella più grave delle situazioni e so che io sono l'ultimo arrivato, quindi ne so meno di te, ma penso solo al fatto che sono sicuro tu non voglia perdere tua sorella, come tutti noi altri non vogliamo perdere chi ci è caro. Mi dispiace dirti che dovrai affrontare anche il rischio di poter morire nel caso in cui lui decida di farlo, ma non possiamo perdere tutti a causa dei tuoi capricci. Parliamoci chiaramente, io non so cosa si provi nel perdere la persona che più si ama sulla faccia della terra, con cui vorresti sposarti ed avere una famiglia felice, dato che la mia è ancora qui per fortuna, ma dato che tu sai questo dolore, cerca di evitarlo a tutti gli altri. Non farci perdere tempo, insistere su questa cosa o costringerti, sii tu stesso a proporre un piano che possa aiutarci ad uscirne vivi e magari anche ricchi, mh?
-Ho una richiesta...- disse, per poi tossire, a causa del dolore che provava al petto, causato sempre da tutti i colpo ricevuti da Norvina. -Voglio vedere mia sorella, salutarla...
-Oh... Mi hai sorpreso, ne parlerò con Norvina e ti faccio sapere.
-No, lei ti direbbe di no, ti prego... voglio solo salutarla.
-Mh... Ti farò sapere comunque, okay?
L'altro annuì lentamente, per poi accennare ad un sorriso, Augusto inconsapevole di come reagire, decise di uscire dalla stanza, chiudendola ovviamente con le dovute sicurezze e controlli. Si diresse dalla donna, capo di tutta quella situazione, spiegandole quanto avvenuto con Francesco, ma soprattutto specificando quanto quest'ultimo avesse richiesto. Ovviamente la donna capì le sue intenzioni, non era stupida, però acconsentì, dicendo al ragazzo di fronte a lei che gli avrebbe potuto dare quella possibilità, però doveva restare molto attento, perché c'era il rischio che in realtà quella potesse essere solo una farsa ed in fine rivelare che quella situazione potesse essere creata solo per darsi alla fuga.
Si guardò intorno, dopodiché si diresse dal dottor White, chiudendo la porta a chiave. Si sistemò sulla barella, iniziando a respirare lentamente.
Max si voltò e lo guardò, aspettando che incominciasse a parlare, ma quel momento non arrivò, dato che una volta calmatosi, Andrea, con gli occhi colmi di lacrime, poggiò un dito sulle labbra, dopodiché si asciugò gli occhi, alzando gli angoli della bocca in un sorriso dove non venivano mostrati i denti, fatto giusto per cortesia. Il dottore, dopo un breve sospiro, si avvicinò e lo strinse. Non sapeva neanche Augusto stesso per cosa stesse piangendo, ma ne aveva la necessità.
Entrai nell'infermeria e, vedendo quella scena, rimasi intenerita, ma comunque mi voltai per non dare troppo fastidio. Il ragazzo si staccò, mi diede una pacca sulla spalla, delicatamente, e successivamente uscì dalla stanza, andando non si sa dove.
Guardai il medico a cui sorrisi, mi avvicinai, sedendomi sulla sedia girevole. Mi guardò come se avesse avuto un punto di domanda sul viso, feci spallucce, facendogli capire che in realtà non avessi nulla di grave, semplicemente volevo la sua compagnia.
Sentii sbuffare una risata, dopodiché mi fece cenno di avvicinarmi per aiutarlo e, volentieri, accettai.
-Sh...
Sussurrò improvvisamente, così mi voltai stranita a guardarlo, alzò lentamente la copertura al viso, però solo dopo essersi assicurato che la porta fosse chiusa a chiave.
Rimasi stupita dalla bellezza di quell'uomo: il suo viso non era né troppo spigoloso, né paffuto, la carnagione della sua pelle era olivastra, mentre il suo naso era della grandezza giusta, non uno di quelli perfetti che si vedono sulle riviste, i suoi occhi castani, per quanto comuni, erano di una bellezza rarissima.
Nel vederlo capii palesemente che il colorito delle mie guance fosse diventato ormai di una tonalità rossa, non molto scura, ma comunque notevole. Alla mia reazione vidi il sorriso divertito del dottore, che tornò ad abbassare la maschera. Lo guardai interrogativa, come a chiedere la motivazione per cui avesse deciso di mostrarmi il suo viso, ma come risposta non ebbi qualcosa di abbastanza soddisfacente, anzi, solo un'alzata di spalle ed un altro sorriso. Con il capo gli indicai le videocamere, lui con la mano fece cenno di non dovermi preoccupare, che ci avrebbe pensato lui, al che annuii solamente ed iniziai ad aiutarlo con il lavoro necessario. Però, dopo neanche un'ora, venni richiamata da Norvina, la quale con lo sguardo mi supplicava di ubbidire e di uscire, salutai con un cenno di mano Max, andando con la sequestratrice. Ero un po' preoccupata, anzi, poco è troppo restrittivo dato che ero in un mare d'ansia, ma comunque cercai di non darlo a vedere.
Venni portata nella stanza dove c'era Francesco.
Lo guardai spalancando gli occhi, soprattutto nel notare il suo viso costellato da lividi e sangue secco, mi voltai verso Norvina, che mi fece cenno con la mano di lasciar perdere, ma di ascoltare solo quello che avesse da dirmi. Mi affiancai a lui, accarezzandogli lentamente il braccio, notando con dispiacere che anch'esso avesse dei lividi.
-Penso tu abbiano già detto tutta la verità... è tardi per chiedere scusa, o per cambiare, ti volevo solo dire che ti voglio tantissimo bene e mi dispiace che tu debba avere un fratello così.
-Ma zitto.
-È probabile che io in questi giorni praticamente possa andare a morire, se non domani stesso, non si sa... Tu devi promettermi, su quello che hai di più caro, che prenderai la mia parte del bottino, la prenderai e costrurai la famiglia che io non potrò mai avere. Non mi interessa quanto tu voglia protestare! Devi farlo, voglio che tu sia felice, non devi avere una vita triste come la mia. Ti voglio tanto bene... Mh?
-Ti voglio bene anche io.
Riuscii soltanto a dire, a causa delle lacrime che minacciavano di solcare le mie guance. Lo abbracciai, cercando di non fargli male, chiusi gli occhi, tenendomi stretta a lui il più possibile, con la speranza che nessuno ci potesse più separare. Per quanto sbagliato possa essere, per quanti errori possa aver commesso, io amerò sempre mio fratello, più della mia vita stessa e ringrazio la vita di avermelo regalato, o chiunque ci sia di superiore.
Mi staccai, lo guardai sorridendo, asciugando le lacrime che gli bagnavano le guance e gli lasciai un bacio sulla fronte, ancora inconsapevole di quanto sarebbe accaduto successivamente, ma soprattutto che, probabilmente, mi sarei dovuta godere questo momento molto di più, il futuro sarebbe stato pieno di sorprese, positive o negative che fossero.
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Hi guys!
Vorrei solo dirvi che siamo praticamente quasi alla fine! :)
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