Capitolo 6.

Norvina, si ritrovava in una situazione abbastanza critica: nell'arco di due giorni aveva buttato fuori tre di loro e cavolo se c'era bisogno di personale, ma dato che non poteva sceglierne da tutte noi persone spaventate ed incompetenti, decise di stabilirci tutti all'interno dello spazio principale, non importava che potessimo stare stretti o scomodi, doveva in un modo o nell'altro tenerci sotto controllo.
Lei personalmente decise di controllare all'interno di tutte le stanze se mancasse qualcuno nell'atrio principale e si rese conto che, insieme a un ragazzo, mancava anche un sequestratore.
Sperava solamente di non dover essere costretta a dover adottare provvedimenti che potessero essere abbastanza bruschi, ma nonostante ciò, continuò a cercare le due persone mancanti: all'interno delle stanze non c'erano, neanche negli uffici, quindi si sperava almeno all'interno dei bagni.
Si diresse verso questi e trovò chi cercava da svariati minuti, o almeno vide i loro piedi dallo spazio che c'era sotto la porta ed il rumore di labbra che si univano. Sfondò la porta e colse in pieno Andrea e Lukas baciarsi, ma con una cosa che la sorprese molto, ovvero che il ragazzo biondo, più alto, indossava una benda sugli occhi, quindi non potendo vedere stringeva Augusto impaurito.

-Ma guarda guarda. Come la prima volta!

-Emh... Già. Sì, proprio come la prima volta...

-Sei stato furbo. Gli hai coperto gli occhi.

-Non vorrei ucciderlo, sai com'è.

Rispose accarezzando i fianchi al ragazzo, soggetto della loro conversazione, Norvina rise e gli disse successivamente di doverla seguire all'interno dell'atrio, o altrimenti altri avrebbero potuto farsi delle domande e successivamente iniziare polemiche che avrebbero portato all'unica cosa che Augusto non desiderava. Tornarono nell'atrio, tenendo Lukas con i polsi dietro la schiena, così da fingere di averlo colto in un tentativo di fuga e costringerlo a tornare con tutti. Mi avvicinai velocemente a lui, guardandolo preoccupata, sperando non gli fosse stato fatto nulla, lo chiesi e semplicemente rispose di stare bene, che dovessi per di più stare tranquilla dato che si trattava di questioni veramente futili, le quali in un modo o nell'altro di sicuro sarebbe riuscito a risolvere, al che non potei dire o fare altro al di fuori di annuire.
Mi guardavo intorno, cercando mio fratello con lo sguardo, perché se in quel momento ci avevano riuniti tutti, stava a significare che, prima o poi, l'avrei rivisto.

-Hey! Girati!

Sentii queste parole sussurrate da qualcuno alle mie spalle, così mi voltai e vidi, finalmente, Francesco che immediatamente strinsi, con gli occhi lucidi, per la paura di quel momento, ma anche per un po' di gioia per averlo trovato. Mi avvicinai al suo orecchio, iniziando a sussurargli e spiegargli quello che avevo visto all'interno della stanza, ovvero Norvina ed Augusto senza maschera, appena finii il suo sorriso scomparve completamente dal viso, quasi impallidiva. Gli chiesi di dirmi che diamine stesse succedendo per avere quella reazione che, per me, era al quanto eccessiva, ma venimmo interrotti da Norvina che prese posto dietro la console del Dj, stringendo in una mano il microfono.
Prima di poter parlare, ci guardò attentamente tutti quanti ed incaricò qualcuno che venisse di persona a contarci tutti e fare una sorta di appello, per capire se qualcuno si fosse nascosto o meno.
Una volta accertata che tutti quanti fossero presenti e che nessuno stesse cercando di scappare, la donna mascherata prese finalmente parola, mettendo a tacere tutti le persone che stavano sussurrando qualcosa ai propri compagni.

-Dopo l'incarico dei lavori che vi ho dato ieri, oggi vi affiderò l'incarico di restare qui, senza rischiare di farvi ammazzare da uno di noi. Okay?

Ci fu un silenzio tombale, così Norvina alzò gli occhi al cielo, annoiata e chiese a tutti i propri aiutanti di legarci uno ad uno, tutti insieme e soprattutto in un modo che, né con mani né con piedi, potessimo muoverci trovando modo di scappare. Così avvenne: ci legarono, uno agli altri, senza che avessimo modo di muoverci. Io venni legata a mio fratello, che guardava Augusto con gli occhi spalancati, come se stesse cercando di fargli capire di non dover legare anche lui, ma il ragazzo mascherato fece finta di niente e si allontanò, tornando da Norvina una volta finito. La capobanda guardava la scena, sperando che funzionasse, dopodiché scelse i più competenti per lei, mettendoli successivamente a controllo della situazione, mentre lei si diresse verso l'infermeria, insieme ad Augusto.

-Dottore! Che piacere rivederla, soprattutto perché non siamo qui per brutte notizie.

-Beh, un piacere anche per me Norvina.

Rispose cordialmente dottor White, accogliendo la donna ed il ragazzo all'interno della piccola, ma non troppo, stanza. I due sequestratori si guardarono in torno e, poco dopo, si rivolsero un cenno, che stava a significare un "via" per il loro piano. Fecero uscire il medico dalla camera e, dopo aver chiuso a chiave la porta, fecero sedere Helena, tenendola saldamente ferma alla sedia. Ci volle un po' per farla restare lì immobile, ma ci riuscirono e, una volta fatto, mandarono il segnale ad un loro aiutante per far allontanare White dalla porta della stanza, cosicché non potesse sentire quello che veniva detto. Oscurarono la toppa della porta con del nastro adesivo nero, per poi cominciare finalmente a parlare.

-Le telecamere ci hanno mostrato cose molto belle di te, ottima infermiera. Sei gentile proprio con tutti, dai il tuo aiuto a chiunque in difficoltà, eh?

-Beh sono un'infermiera, Norvina, almeno io so che è questo quello che mi spetta fare.

-Augusto ma come è insolente la ragazza, vero?

-Già, non posso proprio darti torto Norvina.

-Adesso parliamoci chiaramente, brutta troia. Darla a chiunque non è il metodo per scappare da qua dentro, ti stai solo firmando la condanna a morte. Dalle telecamere abbiamo visto, Roger è stato abbastanza furbo da silenziare gli audio, ma non abbastanza da eliminare la registrazione, quindi cerco di essere chiara e diretta con te: fare il doppio gioco con il dottore ed il sequestratore sarà solo la tua rovina, io direi che ti conviene smetterla. Non avrai soldi e tantomeno la libertà fino a quando siamo qui.

Non ebbero nessun tipo di risposta, ma anzi, un attacco: Helena, per quanto immobilizzata alla sedia, riuscì con il suo tacco a colpire alla perfezione gli stinchi di Andrea, poi con diversi movimenti, riuscì ad alzarsi dalla sedia. Norvina con un ghigno, si avvicinò a lei, colpendola in pieno viso e facendola indietreggiare quanto bastava per toccare il muro, così che, la sequestratrice, potesse approfittare per prendere un bisturi, che puntò alla gola. La ragazza non poté fare altro se non alzare le braccia al cielo, in segno di resa.
A quel punto le acque sembravano essersi calmate, ma ecco che, quando gli altri meno lo aspettavano, l'infermiera prese con un solo scatto lo strumento medico, ribaltando completamente la situazione. Fortunatamente però, Andrea riuscì a tornare nelle proprie forze, così si alzò e puntò la pistola dietro il suo capo, cogliendo la ragazza di sorpresa, a tal punto da farle cadere il bisturi da mano. Alzò le mani al cielo, facendo spostare Norvina dalla sua presa.

-Puoi provarci anche un milione di volte, ma non avrai mai quel che desideri.

Sussurrò Andrea al suo orecchio, colpendola con la parte inferiore della pistola alla testa, non procurandole nulla di al quanto preoccupante, ma che la stordisse per un paio di ore. Uscirono al di fuori della stanza e si recarono in un ufficio sconosciuto a tutti, chiudendola all'interno della stanza e, soprattutto, con la certezza che la giovane infermiera non potesse uscire da questa.
Quando il dottore non vide più Helena nella stanza, andò su tutte le furie, soprattutto dopo aver visto entrare nella stanza i due sequestratori, artefici del tutto.
Iniziò a straparlare, dicendo cose che non avessero neanche una minima parte di senso logico, guidate unicamente dalla rabbia. I due sbuffando, si guardarono, fino a quando Augusto non decise di dargli uno schiaffo sulla guancia, per farlo stare zitto. White poggiò una mano sul punto colpito, spalancando gli occhi, arrabbiandosi ancora di più di quanto già non fosse in precedenza, così il ragazzo che lo colpì, decise di parlare.

-Senti, dobbiamo parlarci chiaramente, Helena è una puttana, ha scopato con Roger e ci siamo anche potuti fare una mezza idea del suo piano, quindi fammi il piacere, smettila.

-Oh...

Non si sentì nessuna parola dopo le affermazioni dette da Augusto, così i sequestratori uscirono dalla stanza, lasciando da solo un povero e sconvolto medico, che, oltre ad essersi sentito per tutto il tempo preso in giro, pensò a quanto fosse stata brava a fingere di provare anche solo una particolare simpatia per i suoi confronti. Sentiva l'umiliazione addosso, ma così tanto che sembrava di indossare un secondi abito fatto di vergogna, quasi voleva piangere, ma aveva dei pazienti a cui pensare: tra febbre e vomito doveva gestire tutto da solo in quel momento, ma soprattutto, con devota concentrazione al proprio impiego. Quando però la giornata arrivò al suo termine, molto tristemente andò a mangiare qualcosina e nel vedere quel bancone pieno di alcolici, decise di prenderne una bottiglia, portandola con sé.
Vedendolo, sospirai dispiaciuta. La situazione quasi mi sembrava ironica, insomma: io, persona sequestrata, dispiaciuta per il medico complice della rapina, ma nonostante ciò, decisi si raggiungere l'infermeria, per affiancare il medico. Ovviamente fui costretta a camminare molto velocemente, perché se mi avessero scoperto andare in infermeria senza permesso avrei potuto subire delle gravi conseguenze. Arrivata nella stanza, accesi la luce, trovando il dottor White con mezzo busto poggiato sulla scrivania e la testa tra le braccia, seduto su una sedia blu e nera, con le rotelle sotto, le quali permettevano all'oggetto di spostarsi con facilità. Decisi di non avvicinarmi ancora, ma di sedermi semplicemente sulla barella.

-Ma non sa le regole? Io a quest'ora non ricevo più nessuno.

-No no, io sto bene a dire il vero.

-Allora perché è qui?

-Forse è lei quello che adesso necessita un po' di aiuto.

-Ma che dice!- si sentì una risata, mentre la bottiglia di vodka alla pesca veniva lentamente aperta. -Io non ho bisogno di nessun tipo di aiuto, adesso può uscire. Molto gentile da parte sua preoccuparsi, nonostante la stranezza del gesto.

-Oh ma dai, meglio parlare da sobrio con qualcuno o che finire a piangere da solo con la convinzione che la bottiglia di vodka possa essere una persona comprensibile e cordiale.

Tirò su col naso, chiudendo nuovamente la bottiglia. Si voltò a guardarmi, non potevo vedere il suo viso, ma i suoi occhi sì e da quelli si capiva perfettamente che stesse male. Notai che nella stanza mancasse Helena ed anche da un po' di tempo, così intuì che fosse per lei: che l'avessero uccisa? Non lo so, comunque volevo aiutare quel povero disperato. Mi avvicinai a lui, sedendomi su una sedia, che invece di essere blu, aveva i cuscinetti verdi. Poggiai una mano sulla sua, stringendola delicatamente ed accarezzandone, con il pollice, il dorso. Sentii un sospiro da parte del dottore, che mi guardò scuotendo la testa. Mi spiegò della sua incertezza del parlarmi o meno di quello che accadeva, dato che io ero una persona da tenere sotto controllo, ma soprattutto da non rendere partecipe rispetto a quanto accadeva tra loro della banda. Io annuii, cercando di fargli capire che, per me, dovesse scegliere solo quello che riteneva più opportuno e che la mia non era insistenza nel sapere cosa stesse accadendo. In risposta mi diede un abbraccio, restando in silenzio per un po' di tempo. Trovai quel gesto molto dolce, come la sua persona d'altronde, si vedeva che faceva parte di quel lavoro solo perché costretto dalla necessità di avere soldi, si trattava di un uomo tanto dolce quanto sensibile, impossibile che avesse scelto di aderire per l'adrenalina di partecipare ad una cosa del genere.

-Comunque oltre il cognome, ho anche il nome in codice, mi chiamo Max.

-Scelto in base a cosa?

-Norvina mi ha detto che ho la faccia da Max.

-Effettivamente...

Entrambi facemmo una piccola risata, dopodiché iniziammo a parlare. Mi raccontò tutto l'avvenuto e quasi rimasi sconvolta alle sue parole, così sospirai dispiaciuta, accarezzando la sua mano.
Restammo nell'infermeria per quasi un'ora a parlare, fino a quando non a arrivò uno dei sequestratori a chiedere la mia presenza nella stanza principale: dopo aver spiegato che mi trovassi lì per una visita, andai nella stanza centrale, guardandomi intorno alla ricerca di Lukas, che non vedevo da un po' di tempo. Quando lo trovai, mi avvicinai a lui, accarezzandogli il dorso della mano.
Mi riusciva molto bene consolare le persone in quel modo, chissà come mai al giorno d'oggi non più... Ma non perdiamo il filo del racconto! Sapevo che il mio amico fosse molto triste per il fatto di non poter restare più solo con il suo amato, a causa ovviamente del raggruppamento di Norvina e del vigile controllo a cui eravamo sottoposti.
Ora che ci ripenso, quasi dimenticavo di Helena! Roger, dopo non averla trovata per tutto il giorno all'interno dall'infermeria, si diresse direttamente a parlare con il suo capo, la quale gli disse semplicemente di non averla vista: controllò persino i filmati di sicurezza, ma senza trovare nulla come contenuto che potesse essere all'altezza di qualche prova, anche minimamente lontana, del fatto che gli avesse fatto del male. La donna ormai stava capendo le sue intenzioni e sapeva già quale sarebbe stata la sua mossa successiva, che riteneva anche troppo prevedibile. Si diresse da uno dei sequestratori, portandolo in ufficio da Norvina, che sbuffando lo fece entrare e parlare, quando finì, incrociò le braccia al petto, girando il monitor verso i due.

-Roger, se fossi stato proprio tu a farla sparire? Se questa che stai facendo ora si tratti di una scenata? I filmati di sicurezza mostrano chiaramente il rapporto che hai avuto con lei, ma soprattutto, che dopo aver finito lei è rimasta da sola bendata all'interno della stanza!

-Ma che cazzo dici! Non sono stato io, lo giuro! Lui ha confessato di averlo fatto poco prima, vantandosene anche per aver fatto un dispetto al medico che non sopporta.

-Oh quindi adesso dimmi, cosa dovrei fare? Dovrei cacciarlo da qui e fargli fare la stessa fine di tutti gli altri? Ovvero farlo trovare dalla polizia per cose che non ha fatto? Esci fuori Athos, dobbiamo parlare solo io e lui, tu torna a dare la guardia rigidamente e se ti chiedono di andare al bagno portali fino alla tazza del cesso, chiaro?

-Sissignora.

-Bene, ora che è uscito, parliamo io e te, molto chiaramente. Quali sono le tue intenzioni figlio di puttana? Che credi che sia cretina? La scema che non capisce quello che stai cercando di fare?

-Non so di cosa tu stia parlando.

-Roger... Ci conosciamo da ormai tre anni, almeno in parte ti conosco e so quando palesemente menti, non puoi provare a prendermi in giro in questo modo, soprattutto perché umili te stesso.

Roger guardandola sospirò, mordendosi successivamente il labbro. Norvina non fece altro che alzare il ginocchio, colpendolo pienamente negli stinchi -cosa che nell'arco di quella giornata sembrava star adorando.- e successivamente gli diede una gomitata alla testa, facendogli perdere i sensi. Da sola, senza l'aiuto di nessuno quella volta, lo portò all'interno della stessa stanza dove avevano imprigionato Helena. Prima di uscire, legò gambe e polsi di Roger, mise del nastro sugli occhi, successivamente anche sulla bocca. Uscì dalla stanza, chiudendola a chiave ed inserendo un codice che solo lei sarebbe stata capace di sbloccare. Appena finito, andò via dal corridoio e si diresse verso la stanza principale, guardando Augusto e dandogli segnale che dopo avrebbe dovuto parlargli. Nel frattempo, tutti quanti, poco alla volta, si addormentarono le persone presenti nella stanza.
E così fu, iniziò un nuovo giorno, precisamente, il terzo.
Alle prime luci del mattino, la polizia cercò di contattare anche il più rovinato dei mezzi di comunicazione, pur di parlare con uno dei sequestratori. Norvina, con fare di sfida, decise di rispondere, ovviamente non avrebbero mai potuto riconoscere la sua voce, grazie al piccolo modificatore presente all'interno delle maschere, iniziarono così un dialogo. Scontato sembra dire che la polizia cercò di contrattare con la donna, pur di liberare tutte le vittime e soprattutto di catturare questi criminali, ma da quest'ultima non ricevettero neanche una risposta che potesse essere per loro soddisfacente, motivo per il quale, infuriati, buttarono giù la cornetta del telefono. Sapevano che, per il lavoro compiuto dai sequestratori, a meno che non fosse voluto, non avrebbero scoperto neanche per sbaglio quali visi c'erano dietro le maschere di ogni sequestratore.
Intanto, lentamente, ognuno di noi si svegliava, chi prima e chi dopo, ma in un modo o nell'altro, aprivano tutti gli occhi.
Ci slegarono, dandoci la possibilità di ricevere quel minimo pasto mattutino, soprattutto perché la sera precedente avevamo avuto poco e niente, quindi un po' tutti sentivamo un forte languorino.
Lukas camminava accanto a me, fino a quando, improvvisamente, non lo vidi sparire. Sospirai, porgendo il piatto di carta che mi venne dato per poter ricevere la mia porzione, voltandomi successivamente riempito, per potermi andare a sedere e mangiare. Il tutto non avvenne subito, dato che fui affiancata con il dottore, con cui parlai la sera precedente, al gesto fui anche un po' colta alla sprovvista, dato che non sapevo se salutarlo, dargli a parlare o meno, ma alla fine decisi di sorridergli e lui fece lo stesso. Andai a sedermi, mentre vedevo il corpo dell'uomo, poco prima accanto a me, entrare all'interno di una stanza e chiudersi dentro di essa.
Allo stesso tempo, mentre finalmente consumavo la mia colazione, vidi correre un sequestratore, che si chiamava Athos, verso il piano di sotto, anche se non ne capivo la motivazione. Infondo io non mi preoccupavo di quello che accadeva tra tutti i sequestratori, ma solamente di mantenere la mia vita e quella di mio fratello in salvo, anche se, quest'ultimo, non lo vedevo da molto e le mie preoccupazioni poco a poco cominciavano ad aumentare. Nonostante ciò però io non potevo permettermi di andare a chiedere a tutti i sequestratori dove si trovasse.

-Mio dio! Non è possibile!

-Porca troia Athos! Non sai chi c'era a guardia in quel momento? Perché diamine, impossibile che non ci fosse nessuno!

Non ricevettero nessuna risposta, ma guardarono sconvolti la scena che si presentava dinanzi ai loro occhi:
Il viso di un uomo ed una donna letteralmente bruciati, i loro corpi nudi.
Si trovavano all'interno delle segrete dove doveva essere creato il passaggio, a chiamare Athos e Norvina furono gli altri quattro uomini impegnati nello scavo della via di fuga.
Guardavano il tutto inorriditi, due corpi letteralmente martoriati e poi bruciati, mentre con il loro sangue, bordeaux scuro, ormai secco, sul pavimento si potevano leggere le esatte parole:

"el bastard no m'aturarà"

E solo istanti dopo si resero conto che i due corpi vennero posizionati in modo da formare una lettera, che era praticamente la K, iniziale del nome di una sola persona.
Adesso tutti dovevano essere attenti, in quel momento rischiavano di morire colpevoli ed innocenti.

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