Red Snow
«Te l'avevo detto che era la strada sbagliata. Se invece di guardare il culo a quella tizia al distributore mi avessi dato retta, a quest'ora non saremmo dispersi nel nulla!»
«Smettila di urlare, lo sai che non stavo guardando nessuno! Invece che prendertela con me, cerca di guardare Google Maps sul cellulare.»
«Sai che non c'è campo, in questo posto dimenticato da Dio. Non riesco neanche a telefonare a Emma per dirle che arriveremo in ritardo. Sempre se riusciamo a trovare la strada giusta...»
Il ragazzo sbuffò passandosi una mano tra i capelli biondi, continuando a tenere d'occhio la strada ricoperta di neve. Nevicava talmente forte che ormai non si distinguevano più i margini della via.
Elise e Thomas stavano discutendo per l'ennesima volta. La gelosia della ragazza mandava fuori di testa il giovane, ma era anche quel suo carattere facilmente infiammabile che adorava di lei.
Tra loro era un continuo litigare per poi fare pace. Non passava una giornata senza un battibecco, anche per cose futili e senza senso. Uno dei due metteva il broncio e dopo pochi minuti, bastava un mezzo sorriso dell'altro, o una carezza, per fare immediatamente pace, magari dopo qualche piccola finta resistenza. Quel loro battibeccare teneva vivo il rapporto, rendeva quell'amore unico e pieno di passione.
Il silenzio era calato nell'abitacolo. La ragazza guardava di fronte a sé, a braccia conserte, il paesaggio di montagna ricoperto da quel suggestivo strato bianco, sbirciando ogni tanto il suo ragazzo alla guida. Lo trovava bellissimo con la sua solita aria da finto arrabbiato, che donava un non so ché di mascolino a quel volto ancora fanciullesco.
Lui in realtà non era neanche arrabbiato, ma doveva mantenere quell'aria da duro almeno per un po' per farle comprendere che era offeso. Non capiva come poteva essere così gelosa, si faceva dei film mentali assurdi su amanti inesistenti o sguardi fugaci mai lanciati.
Non che lui non fosse geloso. Friggeva di gelosia, ogni qualvolta lo sguardo insistente di un ragazzo si posava sulla sua piccola Elise. Loro erano fin troppo simili, pazzi di gelosia, ma follemente innamorati l'uno dell'altra.
La ragazza, arrossendo, stava lentamente allungando una mano in segno di resa, per posarla su quella del giovane situata sul cambio. Lui già sorrideva, avendo intravisto il gesto con la coda dell'occhio.
Adorava vederla arrossire, con la sua corporatura minuta e la carnagione diafana sembrava una tenera bambola.
Ma il destino era beffardo, le loro mani fecero appena in tempo a sfiorarsi, che un capriolo si paró improvvisamente in mezzo alla strada che si estendeva di fronte a loro.
Ci fu una violenta frenata, ma a causa della neve l'auto sbandó finendo giù per la montagna, spedita in direzione del bosco. Furono secondi di vero terrore per i ragazzi, lui si buttò verso di lei per farle da scudo con il suo corpo, ma non fece in tempo. L'impatto con un albero fu terribile, Elise venne sbalzata fuori dall'auto a diversi metri di distanza, perdendo conoscenza.
Dopo un tempo che parve interminabile, la ragazza si riprese e aprendo gli occhi notò Thomas chino su di lei. Il volto del ragazzo era solcato dalla preoccupazione, ma appena vide i dolci occhi nocciola di lei parve per un attimo sollevato. Fortunatamente, sembrava illeso, a eccezione di un piccolo taglio all'altezza del sopracciglio.
«Amore, temevo non ti saresti più svegliata.» accarezzò dolcemente il volto della sua amata.
La ragazza era frastornata, ma cominciò a parlare piano, come se anche solo quell'azione le costasse un enorme sforzo: «Tesoro, ti prego, perdonami. È tutta colpa mia, non avrei dovuto litigare con te...»
Non fece in tempo a proseguire il discorso, che il ragazzo le posò delicatamente l'indice sulle labbra, come per zittirla.
«Piccola non è colpa tua, ti prego, non sentirti mai in colpa per ciò che è accaduto. Era così che doveva andare, tu non c'entri nulla.» il suo sguardo diventò deciso mentre proseguí a parlare «Ascolta non c'è molto tempo, devi muoverti per cercare aiuto. Hai una brutta ferita alla testa, forza, ti aiuto ad alzarti.»
Basita, la ragazza si mise a sedere con molta fatica, portando una mano alla testa. Quando la guardò era sporca di sangue.
Voltandosi vide quanto era inquietante la neve dove prima era poggiata la sua testa. Tinta di un intenso color cremisi, brillava alla luce della luna. Era molto spaventata, temeva di non sopravvivere, anche se il suo cuore era ricolmo di gioia all'idea che Thomas stesse bene. Si sentiva terribilmente in colpa per il litigio accaduto poco prima, si sentiva responsabile di tutto ciò.
Un'idea prese piede nella mente della ragazza. «Ma i telefoni dove sono finiti? Potremmo chiamare i soccorsi, magari sono in macchina», disse guardando l'auto non molto distante.
Il giovane si fece improvvisamente cupo «Li ho cercati, purtroppo devono essersi persi durante l'incidente. Non serve tornare a cercarli, l'auto è un disastro, non possiamo perdere altro tempo.» aiutò poi la ragazza ad alzarsi in piedi.
Thomas aveva un'espressione contratta, il suo sguardo rimbalzava freneticamente da Elise all'auto. Lei non capiva il perché di quell'ambiguo comportamento. Un senso di inquietudine le attanagliava lo stomaco.
«Dove andiamo? Non c'è nulla qui intorno, e non so quanto potrò reggermi in piedi», esclamò in preda al panico la ragazza.
Ma Thomas non rispose, la guidò attraverso gli alberi deciso, aveva la fronte corrucciata e lo sguardo perso nel vuoto. Elise, almeno per quella volta, decise di fare come diceva lui, senza obbiettare.
Aveva smesso di nevicare, e il candido bagliore della luna illuminava il loro tortuoso cammino. Se fossero stati in un altro contesto, probabilmente sarebbe stato anche piacevole camminare in quel paesaggio stupendo.
La giovane cominciò a tremare dal freddo e sembrava sempre più affaticata, di quell'andazzo non avrebbe resistito per molto. L'unica cosa che la faceva proseguire era la salda presa di Thomas, che la sorreggeva a ogni passo.
Degli strani rumori alle loro spalle attirarono la loro attenzione. Si voltarono e videro dei lupi dirigersi verso di loro, probabilmente avevano fiutato l'odore del sangue.
Thomas fece poggiare Elise a un tronco, e si scagliò verso il branco di lupi. «Lasciate stare la mia famiglia sporche bestiacce!» urlò.
I lupi sembravano avere paura di quel ragazzo e cominciarono a indietreggiare ringhiando. Il biondo avanzò ancor più verso di loro con aria spavalda, a quel punto gli animali fuggirono nella foresta guaendo.
Elise era stupita dall'atteggiamento di quei lupi, e in particolar modo dal comportamento di Thomas. Ma la sua mente era ormai troppo offuscata per ragionare e sentiva le palpebre così pesanti.
Il ragazzo vide la sua compagna lasciarsi scivolare stremata contro quel tronco. Corse da lei prendendo il suo volto tra le mani «Amore, ti prego, guardami! Non mollare! I soccorsi stanno arrivando», gli occhi di lui si riempirono di lacrime.
«Ascolta, qualsiasi cosa ti diranno non sentirti in errore, non è stata colpa di nessuno.» copiose lacrime ormai solcavano il suo viso. Nel frattempo, Elise cadde in ginocchio, non riusciva più a reggersi in piedi né a rispondere a quelle strane parole.
«Sappi che ti amo, ti amerò per sempre, e sarò al tuo fianco a ogni tuo passo. Ma ti prego: prenditi cura del piccolo, sii forte per lui.»
Si udirono delle voci in lontananza, tutto si fece sfocato, lei allungò una mano verso Thomas, ma non riuscì a raggiungerlo.
«Amore, mi dispiace, ma non posso più restare, questo non è il mio posto.» il ragazzo fece un passo indietro.
Elise avrebbe voluto urlare, aggrapparsi a lui, chiedergli dove stesse andando, ma non ne aveva la forza. Non vedeva più la sagoma di Thomas, si sentiva persa, non capiva cosa stesse succedendo.
Dei passi si facevano sempre più vicini e vide uno strano bagliore.
«C'è una donna qui! Presto, venite! È ferita!» una voce sconosciuta squarciò il silenzio.
Un paramedico prese in braccio Elise. Lei aveva il desiderio di urlare a squarciagola, dire che c'era anche il suo ragazzo. Voleva con tutte le sue forze che salvassero lui, non capiva dove fosse finito. Ma tutto cominciò a vorticare, e perse nuovamente i sensi.
Qualche ora dopo, la ragazza si svegliò in ospedale. Dove apprese che il suo compagno purtroppo era morto sul colpo al momento dell'incidente. Fortunatamente, in una baita avevano udito lo schianto, per questo Elise era stata soccorsa tempestivamente.
Era sotto shock, disperata, non riusciva a crederci. Si domandava se tutto quello che era successo fosse stata solo un'allucinazione. Ma non poteva essere così. Lui la aveva aiutata per davvero, non sarebbe mai riuscita a sopravvivere o semplicemente ad alzarsi se fosse stata da sola.
Quando però apprese di essere incinta, ebbe la certezza che fosse tutto vero. Cominciò a collegare tutti i pezzi del puzzle, tutte le cose che non tornavano.
Indubbiamente Elise era devastata dal dolore, ma allo stesso tempo aveva preso consapevolezza dell'immenso amore che Thomas provava per lei.
Si aggrappò alla contezza di quella piccola vita che cresceva dentro di lei per non crollare. Quel frutto del loro amore, la parte di lui che sarebbe rimasta per tutta la vita al suo fianco.
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