Capitolo 8
Your eyes, they shine so bright
I want to save the light
I can't escape this now
Unless you show me how
(Demons, Imagine dragons)
Alex POV
Sento il pianto di una bambina. È sommesso. Inudibile per un essere umano, ma non per me. Forse i ragazzi hanno ripreso a guardare Titanic. Spero di no, anche se adesso potrei fare una foto a quei quattro coglioni che cercando di trattenere le lacrime nella scena finale. Uomini duri. Alzo gli occhi al cielo, e solo adesso mi accorgo di non essere più a casa mia. Vorrei sbattere la testa contro un muro per la frustrazione, ma a quanto pare non ce ne sono. È tutto nero, e la mia vista non funziona bene. L'unico suono che si sente è quello della bambina che piange. Mi guardo intorno, e finalmente vedo qualcosa raggomitolato in un angolo. L'unico raggio di luce che entra nella stanza la colpisce a malapena, come un inquietante riflettore. Mi schiarisco la voce e lei smette di piangere, alzando lo sguardo. "Stai bene?" chiedo, mettendomi le mani in tasca e facendo qualche passo verso di lei. Non appena mi vede si raggomitola ancora di più, ma smette di piangere. "Ehi, sto parlando con te." Okay, tatto non è proprio il mio secondo nome, anche se sarebbe più figo di quello che ho adesso.
"Che vuoi?" Mi fermo, sorpreso che abbia parlato.
"Perché piangi?" D... (e che palle!) che domanda cogliona.
"Indovina!" dice, con acidità. E come faccio a saperlo? Non prevedo il futuro, purtroppo. Mi piacerebbe come potere speciale. In un secondo annullo la distanza che c'è tra me e quella strana bambina piagnucolona.
"Senti, non ho tempo da perdere. Sputa il rospo, mocciosa." Chino la schiena verso di lei, che alza la testa, fulminandomi con gli occhi marroni. Tra le mani ha qualcosa. Un paletto di legno. D'istinto mi raddrizzo, ma lei lo nota e sorride.
"Perché mi hai fatto questo?"
"Ma se neanche ti conosco." Dico, ma lei sembra non pensarla così.
"Invece sì." Si volta con il corpo verso di me, e io vedo la piccola maglietta bianca macchiata di sangue, così come le sue mani e il paletto. Come ho fatto a non sentirne l'odore? "Visto che mi hai fatto?" Scosta leggermente la giacchetta e mi mostra un foro all'altezza del petto, da dove esce il sangue. Non capisco. Che razza di sogno è questo?
"Non sono stato io."
"SI'!" Si alza di scatto e io arretro ancora. Ad ogni passo indietro lei ne fa uno in avanti, e cresce. Si alza sempre di più. I capelli a caschetto crescono e si allungano, cambiando colore. Gli occhi diventano più grandi e infossati. Le mani ricoprono quasi tutta l'arma, che prima prendevano a malapena. "Tu mi hai tolto tutto!"
"Non so chi sei!" La mia schiena sbatte contro una specie di confine, e a questo punto la ragazza si ferma. I capelli marroni adesso sono di un rosso intenso.
"Sicuro?" mi chiede, con sguardo di sfida. Quello sguardo che sto imparando a conoscere, carico d'odio.
"Kirsten." Lei fa un mezzo sorriso e alza il paletto in aria.
"Muori, Flinn." E con un movimento fluido me lo infila nel petto.
Mi risveglio sudato e con i canini sporgenti. Devono essere usciti durante la notte. Mi prendo la testa tra le mani e la scuoto, chiedendomi cosa cazzo sia successo. Adesso mi vuole uccidere anche nei sogni! Qui stiamo oltrepassando il ridicolo. Provo a riaddormentarmi senza successo, quindi scendo dal letto e mi infilo un paio di pantaloni e una T-shirt. Ghigno e apro il frigo in cucina per prendermi una birra. Me ne scolo due, ma ancora non sento niente. Questa orrenda sensazione di sporco non se ne va. Deve avermi fatto qualcosa! Non c'è altra spiegazione. Kirsten Donovan. Perché non posso prenderla per la gola e dissanguarla? Scuoto la testa e prendo un intero sestino di birre, mettendomelo sotto al braccio. Ho bisogno di aria, e di silenzio. Esco fuori e chiudo la porta, cercando di non svegliare nessuno dei ragazzi, poi mi guardo intorno e in un balzo sono sul tetto.
Kirsten POV
Mi sdraio sulle tegole e metto le mani dietro la testa, godendomi le poche stelle che ci sono nel cielo. Tania ha ricevuto delle visite "piccanti", se così si possono definire, e le pareti sono sottili. Questo era l'unico posto dove non potevo sentire lei e il suo amico super-dotato gridare e ansimare. Dio, quanto mi sento sola. Prendo una birra e me la porto alla bocca, finendola in pochi sorsi. Mi sale un po' di aria dallo stomaco, e visto che non c'è nessuno rutto.
"Grande, Donovan." Volto la testa e Alex è davanti a me, con un sestino di birra sotto al braccio.
"Stai facendo una passeggiata sui tetti, Mary Poppins?" dico, senza muovere un muscolo. Lui annuisce e si siede a pochi passi da me, stappando una birra con i denti. Wow, servono anche a qualcosa di utile.
"Che ci fai qui?" chiedo, guardando il cielo. Lui alza le spalle e tracanna un sorso.
"Non riuscivo a dormire, tu?"
"Pareti sottili." Lui alza un sopracciglio e mi guarda confuso, poi sembra capire e allora prende un'altra birra e la stappa, porgendomela.
"Allora ti ci vuole questa. Ho sentito Tania quando è impegnata." Guardo la bottiglia marrone con diffidenza, poi mi metto seduta e l'afferro. "Rilassati, non sono io quello che droga le bevande qui."
"Non ti ho mai drogato una bevanda." Cioè, non ne ho ancora avuto il tempo. Appunto mentale numero due: drogare birra con verbena.
"Devo smetterla di darti idee su come eliminarmi." Dice senza guardarmi, prendendo un altro sorso. Mi metto nella sua stessa posizione, con le gambe portate al petto e le braccia poggiate sopra. Tengo svogliatamente il collo della birra con la mano destra.
"Non ne ho bisogno. A quanto pare non posso neanche sfiorarti." A questo pensiero mi scolo mezza bottiglia in un sorso, poi mi pulisco le labbra con la mano libera. Flinn annuisce, pensieroso. Ha un bel profilo, e il ciuffo alto gli dona un certo fascino. Tutti i vampiri sono belli, ma zio Philip mi diceva sempre che c'è un motivo ben preciso. Mi ricordo le sue parole, ripetute ogni giorno.
Flashback
"I vampiri sono il male, e il male è tentatore, affascinante e voglioso. Ricordati, Kirsten, che anche Lucifero era un angelo. Tutto ciò che è collegato ad esso è meraviglioso e sublime, ecco perché le sanguisughe non hanno difetti."
Fine flashback
E Flinn non ha nessun difetto, così come i suoi compagni. O almeno esteriormente. Interiormente è peggio di una groviera. Mi volto e lo scopro a fissarmi, e non smette neanche quando comincio io. "Smetti di guardarmi? Sei inquietante." Lui scuote la testa e i suoi occhi riprendono mobilità. Poggia la birra sul tetto e alza un sopracciglio.
"Perché mi odi?" Alzo gli occhi al cielo e faccio finta di pensarci.
"Vediamo un po': sei un vampiro, ammazzi la gente per divertimento, sei arrogante, spocchioso, ignorante..."
"Okay, questo è quello che hai scoperto in questo periodo, ma tu mi cerchi da due anni a quanto ho capito. Hai ucciso almeno un centinaio di vampiri solo per trovare me. Non fraintendermi, sono onorato, ma non capisco. Giuro che non ricordo niente." Come mai tanto interesse per i miei problemi?
"Una non può voler ammazzare una sanguisuga senza una ragione?" chiedo innocentemente, porgendogli un'altra birra. Lui caccia i canini e la stappa, prendendone anche una per lui.
Mezz'ora dopo abbiamo finito il sestino che aveva portato, e anche i due che avevo nel frigo.
"No no no no." Alex sta ridendo come un pazzo e si china in avanti per correggermi. Sento la testa leggera e ho le guance rosse e calde, ma non sono ubriaca. Proprio no. Okay, forse un po' sì. "I tedeschi sanno di pesce, i francesi di pane." Abbiamo avviato una divertente discussione sul sapore degli esseri umani.
"Non ti credo!" rispondo, con un sorriso sbilenco. Gli tiro un colpo sul braccio e rido, seguendolo. "Lo stai dicendo solo per farmi un dispetto."
"Ma ti pare? Perché dovrei mentirti?"
"Perché tu" gli punto un dito tremante sul petto freddo e immobile "mi detesti." Alex scuote la testa, prendendo un'altra birra. Anche lui è ubriaco, visto che ha bevuto la maggior parte dell'alcol.
"Sei tu che mi vuoi morto, Donovan. E non mi dici neanche il perché." Poi si alza in piedi, un po' barcollando. "Ehi, Canton! Questa ragazza qui mi vuole uccidere senza un perché!" Mi indica dall'alto, e io gli prendo i pantaloni e lo faccio sedere.
"Shhh." Ridacchio e mi piego in avanti. Lui si sdraia, con un braccio dietro la testa e le gambe accavallate. Ritorno seria improvvisamente, mentre l'alcool mi scioglie la lingua. "Dodici maggio 2003. Avevo otto anni ed ero tornata dalle lezioni serali di violino." Sì, suonavo il violino. Era una passione di mia madre, e io la tenevo contenta dietro compenso. Alex aguzza le orecchie e mi guarda. Sembra quasi sobrio. Beato lui. "La porta dell'appartamento era chiusa, ma io avevo le chiavi. Ci ho messo un po' per capire quello che era successo." Sorrido malamente, cercando di ricordare anche con la birra in corpo. Alex è in silenzio, ascoltando il resoconto delle sue azioni nella mia vita. "Ricordo di aver toccato mia madre in faccia. Era fredda, come te, solo che lei non si muoveva più. Ho trovato mio fratello sul letto di camera sua, con le cuffie e ancora la musica accesa. Me le sono messe nelle orecchie, forse per far finta che tutto non fosse reale. Sì, insomma, che fosse un brutto sogno." Sospiro profondamente, sentendo un dolore sordo al petto. "Ho chiuso gli occhi, per sentire solo la musica, poi qualcuno mi ha toccato la spalla. Mi sono girata e c'eri tu, con la bocca sporca e un sorriso accondiscendente. Mi hai tolto le cuffie e ti sei avvicinato."
"Tu sei quella bambina." Mi interrompe all'improvviso, mettendosi seduto. Si toglie la T-shirt bianca, rivelandomi gli addominali. Certo che è figo! No, cattiva Kirsten ubriaca. Cattiva. Punta con un dito una bruciatura che porta sullo stomaco. "Volevo uccidere anche te, perché non mi piace lasciare orfani, però tu mi hai toccato con la mano, e mi sono sentito bruciare all'interno. Ricordo solo di essere scappato dalla finestra, e da lì ho smesso di mangiare a sbafo. Il Concilio mi ha convocato e mi ha messo a capo dei miei trasformati." Ed ecco la gloriosa fine del seria killer di Stratford.
"Ora capisci cosa mi ha spinto ad allenarmi per tutti questi anni, e poi a darti la caccia? Tu hai distrutto la mia famiglia. Sono andata da centinaia di psicologi che mi credevano "provata", mentre l'unica cosa che volevo era capire. Poi è arrivato mio zio. È lui che mi ha insegnato quello che so."
"Quello che non riesco a capire è come hai fatto a bruciarmi." Sbotta lui, passandosi una mano sul viso. Me lo chiedo anch'io, e senza neanche accorgermene mi ritrovo a passargli un dito sulla minuscola bruciatura. Ha la forma di una striscia leggermente curva, come una mezza luna.
"Non lo so." Avvicino il viso per scrutarla meglio. Mi fa senso vedere lo stomaco immobile, ma i vampiri non respirano, quindi è normale. Non ricordo nulla di quel momento. È come una bruciatura di sigaretta sul volto di una vecchia foto. "Perché, Alex?" Lui sobbalza e io mi raddrizzo, andandogli vicino per guardarlo negli occhi. "Perché la mia famiglia?"
Alex POV
Ho bevuto troppo. Non connetto molto bene, ma quella domanda mi risuona limpida nel cervello. E' la stessa che mi ha fatto quella bambinetta questa notte, anche se quella bambinetta era lei. Kirsten.
"Non c'è un perché? Non stabilisco le mie vittime. C'era qualcosa nella mia testa che mi ha detto di andare in quella casa." Era una vocina. Ricordo di averla sentita bene quella notte. Mi sibilava nelle orecchie un indirizzo. Quell'indirizzo. E' stata l'unica volta che è successo, ma ora come ora pagherei oro per non averla ascoltata. Kirsten mi guarda con gli occhi umidi. No no! Non piangere. Detesto vedere le persone piangere. Prima la bambina, e adesso lei. Per fortuna si riprende dopo poco e si asciuga le guance con una mano.
"Sai, tolta la merda iniziale, non sei affatto male." dice, e credo sia un complimento.
"Grazie. Anche tu non sei male, e credo che se collaborassimo potremo sconfiggere Brooke facilmente."
"Oh, davvero? Lascerai fare il lavoro a me e tu ti nasconderai in un angolo?" Aggrotto le sopracciglia, piccato.
"Alexander Christopher Flinn non si nasconde mai." Mi avvicino al suo viso, per chiarirle meglio il concetto. Devo dire che è bella, per un umana. Il suo sangue profuma di... ciliegia. Il mio gusto preferito.
"Tranne quando arriva la Cacciatrice." Scuote la testa e storce la bocca di lato, in una smorfia arrogante. Ci guardiamo male per qualche secondo, ed io riesco a specchiarmi nelle pupille liquide. Non mi ricordo che i miei occhi siano mai stati così, neanche quando ero vivo. Ci ho messo quattro secoli per riprendere il mio vero nome, più perché me lo ha imposto il Concilio che niente.
"Kirsten?" bene, e adesso cosa si inventerà il mio cervellino strafatto?
"Cosa c'è?" Riempio i polmoni di aria inutile e la lascio andare. Detesto gli umani, ma respirare mi manca. Sono stanco di dovermi ricordare di muovere le spalle per non destare sospetti.
"Mi dispiace." Cosa?! Io non mi scuso mai. Trecentonovantanove anni di cazzate mai ammesse. Ecco cosa sono. Ho rovinato il mio record personale. Lei allarga leggermente gli occhi e la sua bocca forma una "o" perfetta. Stupido alcool! Da domani mi iscrivo agli alcolisti anonimi. Certo, non appena riprenderò il controllo del mio corpo. Sento il mio busto chinarsi in avanti, e Kirsten avvicinarsi sempre di più. E' come se vedessi la scena a rallentatore, e non riesco a fermarmi. Prima che possa fare qualcosa, la sto baciando. L'alcol ci annebbia la mente, e lei aumenta la pressione tra di noi. Sto baciando la mia assassina. E lei sta ricambiando! Una nuova fitta al petto mi fa interrompere il contatto, e mi piego in due, poggiandoci una mano sopra. Sento qualcosa che mi colpisce il palmo, ma non posso crederci. E' impossibile.
"Alex. Stai bene?" Mi mancherà un po' la Kirsten gentile, perché sicuramente domani nessuno dei due si ricorderà di niente e lei tornerà la solita stronza.
"Sì." Mento, rialzandomi. Sono un po' barcollante, e rischio di scivolare sulle tegole. Kirsten ridacchia e io le tiro un calcetto "Scivola e rompiti una gamba, mi raccomando." Le auguro. Lei mi fa la linguaccia e mi tira una bottiglia che devo schivare.
"Fottiti, Flinn." Dice imbronciata. Il bacio sembra già dimenticato, e anche nel mio cervello diventa un ricordo sbiadito, finché non viene cancellato del tutto. Non è successo niente. Non cambierà niente. Lei mi odia e io odio lei. Mi allontano sui tetti, sentendo la testa girare. Il mio pensiero vola al mio petto e a quello che ho sentito poco fa. Qualcosa che non udivo da almeno trecentottant'anni.
Un battito.
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