Capitolo 37

Nella foto: Derek Guilleron, Creed


Le persone che compiono azioni terribili, non sono altro che persone terribili.

(Caroline, The Vampire Diares)


Kirsten's POV

Quando torniamo al Rifugio, io non ho ancora aperto bocca. Continuo a stringere convulsamente la mano di mio fratello, sentendola glaciale contro la mia pelle. Alzo una mano per bussare, ma la porta si apre prima che io la tocchi, mostrandomi un Derek con i capelli scompigliati e gli occhi sbarrati.

"Scommetto che avevate perso Flinn, vero?" chiedo, incrociando le braccia al petto e guardandolo con sfrontatezza. Lui sbatte gli occhi un paio di volte, poi il suo sguardo cade su James e infine sul sacco di patate che ha sulle spalle. Gli schiocco due dita davanti alla faccia, facendolo ritornare sulla Terra.

"Non ti smentisci mai."

"Ehi! Stai parlando con la Cacciatrice, bello." Si scosta, prendendo Alex e mettendolo sul divano. Trovo la casa semi-deserta, con soltanto Vlad e Liz che chiacchierano in un angolo. "Dove sono tutti?"

"Secondo te? Sono andati a cercare Alex. Con un segnale di richiamo dovrei farli tornare." Annuisco, poi vado verso il divano e poggio le braccia sullo schienale, osservando il rivolo di sangue che scende dalla testa del vampiro svenuto, come se nascesse dal ramo che ha ancora nella testa. Allungo una mano per toglierlo, ma Liz mi ferma appena in tempo.

"Aspetta, ci penso io. Potrebbe svegliarsi e avere ancora fame. Meglio renderlo inoffensivo."

"Cosa hai intenzione di fare?" chiedo, poco convinta. Quella ragazzina ha qualcosa che non mi piace, ma non riesco ancora a capire cosa. Vladimir sembra fidarsi, eppure da quel che so è uno dei vampiri più vecchi e potenti della storia. Di certo è il più famoso.

"Se lo legassimo con delle corde intrise di acqua santa?" dice, con un sorriso.

"NO!" sbotto, spingendola un po' più in là.

"Okay, scusa. Potrei rinchiuderlo in un limbo magico." Prova di nuovo, ma questa volta è Derek a guardarla male.

"Non ci provare. So come funzionano quelle cose, e non piacerebbe a nessuno entrarci." Ringhia, e la ragazzina incrocia le braccia al petto.

"Allora arrangiatevi. Non ho altre idee." Sbotta, buttandosi di nuovo sul divano. La vedo guardare con sospetto James, per poi indicarlo. "E tu chi sei?" chiede, e così anche Vladimir e Derek sembrano notarlo. Mio fratello è rimasto in un angolo, appoggiato al muro con la schiena. È più muscoloso dell'ultima volta che l'ho visto, ma l'aspetto da sedicenne è sempre lo stesso di quando l'ho lasciato. Porto istintivamente le mani alle orecchie, ricordandomi della notte in cui lo avevo trovato morto e di come mi fossi messa le sue cuffie. È lì che avevo visto Alex per la prima volta.

"Sono James." Dice, abbassando lo sguardo. Mi guarda di sottecchi, ma io mi volto dall'altra parte, senza degnarlo d'attenzione. Sono furiosa, e non so neanche il motivo. È frustrante. La porta si spalanca ancora, e un Richard trafelato fa un passo avanti. Gli altri arrivano subito dopo, travolgendolo con talmente tanta forza da farlo cadere a terra. Joshua inciampa sopra di lui e così via, fino a quando tutti si ritrovano sul pavimento. Liz scoppia a ridere, insieme a James e gli altri, mentre io rimango semplicemente a bocca aperta.

"Ragazzi, vi sembra il momento di fare un orgia?" grida Rick, schiacciato sotto il loro peso. Tania si rialza, spolverandosi la gonna nera e ampia, lunga fino al ginocchio.

"Sta zitto, Styles. Non tornerei a letto con te neanche se mi pagassero."

"Non dicevi così un anno fa." ribatte debolmente, prima che Caleb gli afferri i ricci e lo sbatta contro il pavimento. "Ahia! Ma volete togliervi di dosso?"

"Perché? Io sto così comoda." Mormora Coraline, appoggiando la guancia sulla schiena di Josh.

"Sei fidanzata, bionda." Le ricorda Laurance, mettendosi in piedi a sua volta. Ma che sta succedendo? Sembrano così tranquilli, mentre io potrei fare a pezzi un toro se solo mi si presentasse davanti.

"Occhio non vede, cuore non duole." Borbotta l'irlandese, alzandosi e aiutando Coraline a fare altrettanto. Aspetto che tutti tornino in posizione eretta e si rendano conto di quello che li circonda. "Hai trovato Alex?" Josh corre verso il divano, mettendosi accanto a me e sbarrando gli occhi quando vede il paletto nella sua testa.

"Sempre delicata, la nostra Kirsten." Dice Tania, mettendomi una mano intorno alla vita. Vedo Laurance che drizza le orecchie, prima di voltarsi verso James. Alzo gli occhi al cielo, decisa a togliermi questo dente. Mi avvicino a James e lo prendo per il polso, trascinandolo al centro della stanza e prendendo un grande respiro.

"Ascoltatemi tutti. Non lo ripeterò una seconda volta. Lui si chiama James Donovan. È mio fratello. Tutto chiaro?"

"COSA?" L'urlo generale mi fa quasi cadere a terra, ma ora ho altro a cui pensare.

"Sentite, non so neanche io cosa è successo, ma ora dobbiamo pensare ad Alex. Mancano solo due giorni prima che il tempo scada. Ve ne rendete conto?" grido, fuori di me. Le guance sono rosse per la rabbia e la frustrazione, ma ottengono l'effetto desiderato. Nella stanza cala il silenzio, mentre gli altri si voltano verso Alexander.

"Scusaci, e che siamo stanchi di questa faccenda." Borbotta Caleb, guardando il pavimento. Sospiro e scuoto la testa.

"Fa niente. Anche io sono esausta."

"Sapete, credo di avere un'idea." Mi volto verso mi fratello, che sta fissando Alex con sguardo assorto. "Potrei rinchiuderlo in un campo magnetico. Una specie di bolla contenitrice, così non sarebbe più dannoso."

"E dove la troviamo una cosa del genere? Su e-bay?" sfotte Guido, guardandolo con poca convinzione.

"No, Accogli. Credevo avessi capito qual è il mio potere." Alza una mano verso di lui, guardandolo per un attimo. Guido gira la testa, non notando niente di diverso. "Fai un passo avanti." Lo incita James, passandosi una mano sulla cresta obliqua. Lui fa come gli viene detto, ma sembra sbattere contro qualcosa. Porta anche lui una mano in avanti, toccando qualcosa simile al vetro.

"Un campo di forza. Devi aver preso i poteri di Haori."

"Solo un ramo ma, modestamente, lo so usare bene." schiocca le dita, e il vampiro è di nuovo libero.

"Perfetto." Esclamo, soddisfatta. Coraline batte le mani e corre da Alex, sradicando subito il ramo dalla sua testa prima che qualcuno di noi possa fermarla. James si muove in fretta, creando una barriera intorno a Flinn, che piano riprende conoscenza. Lui si mette seduto, annusando l'aria. Prima che qualcuno di noi si muova sbatte contro le pareti invisibili che lo contengono, battendo i pugni quando scopre di non riuscire a romperle.

" HO FAME!" urla, cacciando i canini. Caleb, Joshua, Derek e Richard si mettono davanti a lui, portandomi con loro.

"Giuro che ti aiuteremo, amico." Sussurra Rick, guardandolo con due occhi verdi e determinati. Alex sembra non riconoscerci neanche, e continua a muoversi come un animale in gabbia. James riesce a spingerlo verso il sotterraneo, dove lo rinchiudiamo nella stanza che era stata la prigione di Simon. Riusciamo a vederlo dallo spiraglio intagliato nella porta, ma lui non sembra notarlo e continua a muoversi come un fulmine da una parte all'altra della stanza. Volto la testa per non vederlo in quelle condizioni, e noto lo sgabello posato vicino al muro.

"Beh, dato che sono qui tanto vale che mi dia da fare. Ho deciso di trovarmi un ragazzo."

"Tu? Un ragazzo?"

"Sì, mi sono stancata di fare la parte dell'eremita. Ti ho trovato e devo ucciderti. Okay, ma ho altre priorità."

"Ad esempio?"

"E che ne so? Divertirmi? Uscire? Scopare? A te la scelta, Flinn!"

Quella conversazione mi ritorna improvvisamente alla mente. Eravamo proprio qui, e forse era il primo discorso civile che facevamo. In quel periodo lo odiavo talmente tanto che avrei pagato per vederlo com'è ora. Non è giusto.

"Domani andrò a Stratford. Chi vuole può seguirmi, altrimenti andrò da sola." Annuncio la mia decisione, continuando a guardare Alex da quel pertugio in metallo. Lui mi restituisce uno sguardo furioso e animale. Per un attimo mi sembra di vedere un lampo di lucidità nei suoi occhi, che diventano quasi dispiaciuti prima di ritornare alla freddezza di prima. Usa la super velocità e sbatte contro la porta, facendo alzare un po' di vento. Tutti arretrano di un passo, tranne me. Ci ritroviamo faccia a faccia, ed io rimango gelida, guardandolo con un espressione mista a rabbia e determinazione. Apre la bocca e mi soffia contro, ed io riesco a vedere i suoi denti ancora sporchi di sangue delle sue precedenti vittime. L'odore di quel liquido mi punge il naso. Batte i pugni sulla porta e inizia a gridare, mentre la fame lo distrugge dall'interno.

"Kirsten, è probabile che adesso lui ci veda come delle minacce." Mi avverte Rick, forse perché crede che io me la sia presa per questo comportamento. In realtà si sbaglia. Credo di non provare più niente a questo punto. Ha tentato di uccidermi, ed è tutta colpa di mio zio. So che è colpa sua, e me la pagherà. Se la vendetta contro Alexander mi ha reso forte, quella che sto per intraprendere contro Philippe mi farà diventare invincibile. Lo farò soffrire, proprio come ho sofferto io.

"Io vado a casa mia. Domani sarà una levataccia." Mi volto per andarmene, ma qualcuno mi blocca per il braccio. Dracula mi fissa, squadrandomi con gli occhi azzurri.

"Tu non vai da nessuna parte. Fidati, è meglio se rimani protetta in questo periodo. Andrò io nel tuo appartamento. Voglio fare due chiacchere con Donovan." Si volta verso James, che sobbalza a quelle parole.

"Veramente io..."

"Tu niente. Non sappiamo perché sei qui. Non ti lasceremo avvicinare così facilmente a noi."

"Oh già." James si batte una mano sulla fronte. "Dimenticavo. Haori mi ha mandato qui per comunicarvi che anche il secondo Portatore è stato neutralizzato."

"E Cory? Cioè, il contenitore?" chiedo, vedendo che non riconosce il nome. Dal viso di James capisco tutto, e abbasso il capo, sentendo una fitta di tristezza che non mi sarei aspettata. Anche se era uno stronzo, era pur sempre mio amico, e gli ho voluto bene. Non meritava una fine così orrenda, ma almeno adesso è tutto finito, o quasi. "Va bene. Allora dove dormo?" chiedo, alzando le spalle. Dopo una breve discussione decidono che la camera di Alex sia l'unica disponibile. Salutiamo Coraline, Tania, Vlad e James, che spariscono in poco tempo. Mi trascino al piano di sopra, chiudendomi la porta alle spalle e andando nel bagno privato di Alex. Mi faccio una doccia veloce, mettendomi una delle sue felpe per andare a dormire. In mancanza di altro, mi so accontentare, e poi queste profumano come lui. Scuoto la testa e mi stendo sul letto, sbattendo la testa sul cuscino e vedendo i miei capelli spargersi sul bianco.

"Non andare via anche tu, per favore."

"Non me ne andrò, parola di immortale."

Ridacchio ricordando la sua espressione, mentre una lacrima mi scende lungo lo zigomo destro. Accarezzo le coperte con una mano, sentendo altri flashback che mi tartassano la mente, come se volessero deteriorarla piano.

"Di che comando io."

"Alex!"

"Solo due parole e continuerò."

"Mai."

Adesso lo direi, se solo servisse a farti tornare come prima. Chiudo gli occhi e mi metto seduta, incrociando le gambe. "Comandi tu. Comandi tu. Comandi tu." sussurro al buio, mentre le lacrime aumentano. "Stupida sanguisuga..." Mi rannicchio su me stessa e lascio che le mie emozioni fuoriescano lentamente, senza uno schema preciso. Passo dalla rabbia, alla tristezza, alla risata, a seconda del ricordo che mi viene in mente. Devo ammettere che è stata veramente una bella avventura. In questo mese e mezzo ho iniziato finalmente a vivere, e adesso c'è anche mio fratello accanto a me. Ho degli amici, se così si possono chiamare, che sono disposti ad aiutarmi. Poi ho lui, e non ho intenzione di lasciarmelo sfuggire. Infondo ci ho messo nove anni per trovarlo.

"Sei la Cacciatrice?"

"Mi chiamano così. Sei l'Animale?"

"Mi chiamavano così."

I singhiozzi aumentano, ed io mi mordo l'interno guancia per non farmi sentire da fuori. "Dio, per favore, so che detesti i vampiri, ma Alexander è diverso." Ci penso un po' su, poi scuoto la testa. "No... NO! Lui non è diverso dagli altri vampiri. È uno stronzo. Una merda inaffidabile e immeritevole, ma io lo amo. Lo amo così com'è, lo amo perché... perché è Alex. Perché è mio, e nessuno può togliermelo. Nemmeno tu!" sibilo, asciugandomi le guance macchiate di trucco. Mi alzo dal letto, asciugandomi le lacrime con il braccio ed uscendo dalla camera. Cammino, incurante che qualcuno possa sentirmi, anche se ricordo bene che le camere sono insonorizzate grazie a Tania. Passo dalla cucina, prendendo un coltello e stringendolo nella mano. Sto per fare una cazzata. Ne sono consapevole, ma devo farla. Apro il frigo e afferro cinque o sei sacche di sangue di qualsiasi tipo, poi mi guardo intorno, assicurandomi di non essere seguita. Alla fine imbocco le scale che portano al sotterraneo. Dopo aver percorso metà delle scale, comincio a sentire le grida provenienti dal fondo. Stringo i denti e continuo a scendere in profondità, fino a ritrovarmi davanti alla porta abbastanza robusta della "prigione". Alexander è ancora sveglio e, come prima, sta urlando e battendo i pugni reclamando la cena. Mi siedo su quello stesso sgabello, cercando di ricordarmi la sua posa di quel giorno. Una gamba sullo sgabello ed una che tocca terra. Porto i capelli rossi da un lato, poggiando il mento al ginocchio.

"Ciao." Lui non risponde, continuando a battere i pugni e urlare. Alzo una delle sacche di sangue, e lui riesce a vederlo anche dall'altra parte della stanza. Fa uno scatto per raggiungerla, ma le catene a cui è assicurato lo fanno ricadere a terra con un tonfo. I ragazzi devono essere riusciti a bloccarlo per bene. Faccio un sospiro e mi rialzo, portandomi dietro il sangue e il coltello. Uso quest'ultimo per scassinare la serratura vecchia della porta, ed entro, sedendomi di nuovo a pochi passi dalla lunghezza massima delle catene. Lui si lancia ancora contro di me, ma le catene lo tengono bene e non può fare altro che mordere l'aria, cercando di raggiungermi. "E' questa che vuoi?" chiedo, alzando di nuovo la sacca. Quando la vede sbarra gli occhi e annuisce. "Facciamo un patto? Ti va?"

"Non sono stupido." Ringhia, con voce roca.

"Strano. Credevo il contrario." Gli lancio il sangue, come si fa con un cane, e lui lo addenta con la stessa foga. Lo finisce in un attimo, pulendosi le labbra.

"Ancora." chiede, con poca dolcezza. Scuoto la testa, facendolo incazzare.

"Chi sei?" Lui mi guarda come se fossi stupida.

"Ti sei fottuta il cervello?" Quasi urla, ma io non mi lascio scoraggiare, ed alzo la seconda sacca.

"Vuoi mangiare? Allora fai il bravo."

"Stronza."

"Coglione."

"Merda."

"Sanguisuga."

"Assassina."

"Pff. Il bue che dice cornuto all'asino. Ipocrita schifoso." Mi guarda, prima di scoppiare a ridere come un pazzo. Una risata malvagia, ma divertita al tempo stesso. Rimbalza per le pareti e mi colpisce il cuore, rischiando di stendermi. Prendo un'altra sacca e gliela lancio, lasciando che la beva tranquillamente.

"Sei divertente. È sexy. Davvero tanto." Si passa la lingua sulle labbra, ed io alzo gli occhi al cielo.

"Rimorchi meglio quando sei in te, tesoro."

"Ehi, io ci ho provato." Alza le spalle, continuando a guardare le altre quattro sacche messe l'una sopra l'altra accanto alle mie gambe.

"Ti ripeto la domanda. Chi sei?" Non so che risposta voglio ottenere, ma mi serve sapere fino a che punto sia deteriorata la sua mente. Lui alza gli occhi al cielo e mi guarda.

"Io sono...ehm..." Sbarra gli occhi e si guarda le mani, scuotendo la testa. "Io...non me lo ricordo." Dice infine, appoggiando la schiena al muro. Mi avvicino piano a lui, dimezzando la distanza.

"Sai chi sono io?" chiedo di nuovo, mantenendo la voce fredda. Dopo qualche secondo, lo vedo scuotere la testa. "E i ragazzi di prima? Quelli che ti hanno rinchiuso qui."

"No." mormora, massacrandosi le mani. Faccio un respiro profondo, pensando a tutti i ricordi che deve aver perso.

"Alexander."

"Cosa?"

"E' il tuo nome. Ti chiami Alexander Cristopher Flinn. Hai trecentonovantanove anni, e tra una settimana circa sarà il tuo compleanno." Lui sbatte le palpebre, iniziando ad incuriosirsi. Gli passo un'altra sacca di sangue, e lui la divora, anche se più lentamente dell'ultima volta. Quando finisce torna a guardarmi, ed io mi metto a carponi, camminando come un gatto verso di lui. Ad ogni passo aggiungo un'informazione.

"Sei un vampiro. Il tuo gruppo sanguigno preferito è lo zero negativo, e ami i tuoi capelli. Il tuo più grande sogno è quello di mangiare una pizza intera. Sei cinico, stronzo, ma divertente. Oh, dimenticavo, ho passato la vita a cercarti per ucciderti."

"Quindi mi odi." Mi fermo sul posto, sentendo il suo fiato addosso. Mi protendo verso di lui, accarezzandogli la guancia ruvida. Giro leggermente la testa e lo bacio velocemente, rimanendo incollata a lui per qualche secondo.

"Non più." Sussurro sulla sua bocca, e lo sento mettere una mano dietro al mio collo e attirarmi a lui di nuovo. L'altra mano corre lungo la schiena, mentre io gli metto entrambe le braccia intorno al collo. Sento il calore salire dalla bocca dello stomaco, e all'improvviso lui si stacca, guardandomi intensamente.

"Kirsten." Sorriso e annuisco, abbracciandolo. Si ricorda ancora. Lo sento rigido contro il mio corpo, ma ricambia lo stesso la presa. "Cosa è successo?"

"Va tutto bene. Sei al sicuro adesso."

"I ragazzi. Ho fatto qualcosa di male?" chiede, improvvisamente preoccupato. Si porta le mani nei capelli, notando le catene ai polsi e venendo colto da un improvviso attacco di paura. Inizia ad agitarsi, ed io faccio qualche passo indietro.

"Ehi, calmati. I ragazzi stanno tutti bene, e anche io."

"Ti ho quasi... oh merda! Merda! Merda! MERDA!" Batte i pugni sul pavimento, producendo due solchi profondi nella terra.

"Sto bene, okay? Non eri in te e non l'hai fatto apposta. Non sono arrabbiata, Alex." Lo rassicuro, sapendo che teme proprio quello. Lui fa un mezzo sorriso, poi inizia a tossire e tremare. Gli metto una mano sulla fronte, ritraendola quasi subito. Non sopporto il calore. "Mio Dio. Aspetta." Mi guardo intorno, e trovo dei cuscini e delle coperte ammucchiate in un angolo. Corro a prenderle e le annuso, sentendo l'odore di un forte profumo da uomo. Caleb, sempre il solito. Quel vampiro si preoccupa troppo degli altri, ma in fondo non c'è niente di male. Li prendo e mi avvicino al ragazzo tremante, che cerca di darsi un contegno. Gli do un'altra sacca per riscaldarlo, poi lo avvolgo come si fa con i cuccioli bagnati. Lo stringo forte e lo sento ridacchiare tra i tremori. "Cosa c'è di divertente?" Lui mi guarda, continuando a ridere.

"C'è che sono malato, e tu mi stai curando. Lo sai che è una delle mie fantasie erotiche?" Sbarro gli occhi e gli tiro uno schiaffo sul braccio, facendolo ridere ancora di più.

"Magari un giorno ti accontenterò." Mi lascio sfuggire, prima di tapparmi la bocca con entrambe le mani. Alexander smette di ridere, voltandosi verso di me.

"Ho già detto che non voglio metterti nei guai."

"Infatti mi ci sto mettendo da sola." Dico, scompigliandogli i capelli. Lui si stringe ancora di più nelle coperte, rabbrividendo e battendo i denti.

"Kirsten..."

"No. Puoi dire quello che vuoi, ma io andrò a Stratford e non c'è niente che tu possa dire o fare per fermarmi." Mi aspettavo di tutto, tranne quello che ha detto.

"Sei pronta a tornare nella tua città natale?" Strabuzzo gli occhi, e l'aria sembra essersi fatta improvvisamente pesante. Sospiro e mi siedo accanto a lui, portando le gambe al petto e lasciando che i capelli mi accarezzino una guancia.

"Credo di sì. Non ho più motivo per rimandare l'inevitabile, non credi?"

"Ehi, stai parlando con un vampiro. Rimandare l'inevitabile è il nostro lavoro." Ha ragione. Cosa c'è di più inevitabile della morte? Se Alex morirà, questa specie di inseguimento che è stata la sua esistenza si spegnerà come tutte le altre vite. Ma lui non merita di finire così. "Kirsten." Alzo la testa e mi volto verso di lui, che mi guarda con un sorrisetto stanco.

"Uhm?"

"Tu lo sai che io sono inn...innam.."

"Alex..." lo chiamo, ridacchiando.

"No! Ci riesco." Fa un respiro profondo, chiudendo gli occhi e concentrandosi. "Okay. Io sono in-na-mo-ra-to di te. Sono innamorato di te! Sì!" Porta in dentro un braccio in segno di vittoria, ed io continuo a ridere davanti a tanta felicità. Sembra un bambino che ha appena imparato a leggere. "E, visto che questi potrebbero essere gli ultimi momenti che passiamo insieme, io..." lo vedo togliersi la coperta e toccarsi le tasche. "Cazzo! L'ho perso."

"Perso cosa?"

"Il tuo regalo."

"Eh?"

"Quando eravamo a Roma ti avevo preso una cosa. Volevo dartela per il tuo compleanno, ma visto che forse non ci arriverò tanto vale anticipare." Ridacchia ancora, ma senza divertimento. "Eppure quando siamo tornati ce l'avevo." Borbotta, scocciato. In tutto questo tempo io rimango a bocca aperta, guardandolo come se fosse un alieno.

"T-tu sai quando è il mio compleanno?" chiedo, rimanendo immobile. Alex annuisce, senza prestarmi veramente ascolto.

"Siamo nati lo stesso giorno. Che coincidenza, eh?" mormora, mettendosi a carponi e cercando sul pavimento. Cado all'indietro quando capisco che ha ragione. Cavolo, come ho fatto a non accorgermene prima? Non festeggio il mio compleanno da anni, ormai. Forse non gli ho mai dato troppo peso.

"Il dodici gennaio. Farò diciotto anni, e tu quattrocento."

"Sì, posso ufficialmente essere smesso di essere considerato un pedofilo, però la differenza d'età non ha mai fermato nessuno. Guarda Tania e Caleb." Smette di cercare e sbuffa, aggrottando le sopracciglia. "No!" sbotta all'improvviso, facendomi sussultare. Lo vedo guardarmi di sottecchi, poi si volta verso di me e mi mette una mano dietro al collo, avvicinandomi a lui. Penso che mi voglia baciare, invece mi guarda negli occhi, e vedo le sue pupille dilatarsi. "Dimentica quello che ti ho detto sul regalo. Ora torna a letto e riposati, e domani stai attenta." E' come se qualcosa fosse entrato nella mia mente e si fosse messo a strofinare sulle pareti. Mi alzo, lasciando a terra il resto delle sacche e il coltello che avevo portato. Imbocco le scale e torno in camera di Alexander, buttandomi sul letto e chiudendo gli occhi. Piano piano la mia mente cancella i ricordi che a lui non vanno a genio, ma io non mi accorgo di nulla.



Vladimir segue Tania e Coraline verso la palazzina verde, lanciando ogni tanto occhiate sospettose al ragazzo dietro di lui, che con le mani nelle tasche dei jeans e uno sguardo perso, cammina dietro di lui senza fiatare. Non riesce a capire da dove sia sbucato un tizio del genere. La Cacciatrice ha detto che è suo fratello, ma non si spiega come possa essere così potente, visto l'età ridotta. In teoria ha solo venticinque anni, anche se ne dimostra sedici. Quel viscido di Haori deve averlo protetto con uno dei suoi campi magnetici, perché il pensiero del ragazzo è impenetrabile. Da quando il biondo era stato catturato dalla Lega, l'asiatico aveva preso il suo posto senza troppe cerimonie, ma adesso lui è di nuovo qui, e presto tornerà tutto come prima. Non voleva trattenersi così a lungo con Alex, ma gli vuole bene e quelli potrebbero essere gli ultimi giorni nei quali potrebbe vederlo. Questa idea lo fa impazzire, ma cerca di concentrarsi sulla soluzione che la streghetta ha trovato. Anche quella ragazzina ha qualcosa di assurdo in sé, come se avesse più anni di quanti sembrassero. Riuscire a collegare la cura per le infezioni al morso di un licantropo è stato un colpo di genio, lo deve ammettere, ma proprio per questo ha iniziato a nutrire dei sospetti.

"Dracula." Alza la testa, guardando la mora che gli ha appena parlato. "Ecco le chiavi. Coraline dormirà da me oggi, così voi due non avrete problemi di spazio."

"Grazie, carina." Le fa l'occhiolino e Tania alza gli occhi al cielo, porgendogli l'unica chiave. Salgono velocemente le scale e il gruppo si divide in due metà. I ragazzi entrano nell'appartamento di Kirsten, e Vlad chiude la porta dietro di sé. James si piazza davanti ad una piccola libreria nell'ingresso, studiando i titoli del libri.

"Che vuoi da me, Vladimir?" chiede improvvisamente, prendendo un libro in mano e iniziando a sfogliarlo. Il biondo non si scompone, e si dirige nell'altra stanza per spogliarsi, fino a rimanere in mutande.

"Ti ha mandato Haori, suppongo." Dice, togliendosi la maglietta. James avverte la voce attutita e annuisce, chiudendo di scatto il libro e guardandone il titolo. Biologia avanzata. Ecco perché non sentiva la mancanza della scuola.

"Sì, e vi ho già detto il perché." Risponde senza problemi, passando ad un altro libro.

"E allora come mai sei ancora qui?" Vlad rimane in boxer e si dirige verso il bagno, trovandolo dopo vari tentativi. Apre l'acqua del rubinetto per darsi una sciacquata e si guarda allo specchio. Ehi, non sono per niente male.

"Per proteggere mia sorella." Per poco il biondo non scoppia a ridere, e dopo essersi lavato il viso, torna nell'entrata.

"Non credo che abbia bisogno di aiuto, vampiretto. Fino ad ora se l'è cavata abbastanza bene." dice, con l'asciugamano in mano. James scuote la testa, lasciando perdere anche quel libro e iniziandone un altro. non sa neanche lui perché lo fa. Forse è per non sentirsi a disagio davanti ad un tizio di quattrocento anni e passa che lo guarda in biancheria. Afferra un libro dall'aria consunta, continuando a parlare.

"Non voglio proteggerla dai vampiri." nega, e all'improvviso vede qualcosa cadere dal vecchio diario. Si china e afferra la foto consumata, guardandola attentamente. La riconosce dopo qualche secondo. Era stata scattata nel giardino di casa loro. C'era lui con la sua famiglia, qualche anno prima della tragedia.

Kirsten aveva le trecce e la mamma aveva deciso di tingerle i capelli, visto che quel rosso la inquietava parecchio. Ora lui ha capito il perché, ma preferisce non pensarci. Quel rosso fuoco è innaturale, simbolo di quello che la sorella portava dentro. Ci mette un po' di più per riconoscere i suoi genitori, e quando lo fa un ondata di ricordi pesanti lo avvolge. Gira la fotografia, e vede una scritta in inchiostro blu.

Tutto ciò che fai, lo fai per loro.

Non è la scrittura di Kirsten, ma la riconosce come quella di suo zio. Quello stronzo le aveva fatto il lavaggio del cervello in tutti quegli anni, e lui non aveva potuto fare altro che guardare.

"E da cosa, allora?" James torna alla realtà, mettendosi la fotografia in tasca.

"Dal diventare una di loro. Una di noi." rimette tutto apposto ed entra in una delle camere, deciso a mettersi a dormire.

"Capisco. Quindi vorresti che Alexander morisse. In questo modo lei piangerebbe per qualche mese e poi andrebbe avanti con la sua vita." Grida Vlad, per farsi sentire. James scuote la testa, anche se sa che nessuno può vederlo.

"Strano. Credevo che Vladimir l'Impalatore non si curasse di un morto in più." Lo sfotte, ma Vladimir butta a terra la porta ed entra nella sua stanza, appendendolo al muro con una mano.

"Chiamami un'altra volta così, e proverai sulla tua pelle il motivo per cui gli storici mi hanno dato quel soprannome." James rabbrividisce, poi annuisce e viene lasciato andare. Vlad si dirige verso la porta e la rialza, poggiandola al muro. "Credi che Kirsten me la farà ripagare?" chiede, come se non fosse successo niente. Questo tizio è malato. Sapendo dei suoi precedenti di quando era ancora in vita, il ragazzo fa cadere l'argomento.

"No. Se i miei piani vanno come sperato, Kirsten non metterà più piede in questo appartamento.

"Non lascerò che Alex muoia." Ringhia Vlad, guardandolo male.

"Neanche io. Mi serve vivo. È l'unico che possa attuare il mio piano."

"E perché dovrebbe farlo?"

"Semplice. Glielo dirai tu. È un tuo trasformato. Ti darà ascolto."

"Il tuo piano sembra perfetto, ma c'è una piccola falla." Il biondo avvicina il pollice e l'indice, lasciando solo una piccola intercapedine tra i due. "Non ho alcun motivo per aiutarti."

"Oh sì, invece. Tu vuoi tornare ad essere un membro del Concilio, giusto?" Vladimir si blocca sul posto, voltandosi verso il brunetto soddisfatto dietro di lui.

"Va avanti." Mormora, incrociando le braccia. Il sorriso di James sia allarga ancora di più.

"Beh, io sono vicino ad Haori, e posso fare in modo di convincerlo a lasciarti rientrare. Non chiedermi come. Ho i miei trucchi. In cambio devi solo aiutarci a guarire Alexander e poi convincerlo a fare quello che ti dirò." Il ragazzo è sveglio. Vladimir ci pensò su, poi vide James allungargli una mano. "Abbiamo un patto?" chiede, guardandolo con un sorrisetto accennato. Dopo pochi minuti di riflessione, il biondo la strinse.

"Okay. Dimmi cosa dovrà fare Alex."

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