Capitolo 32
Il vampiro non cambia
Pistola alla tempia
Non chiede scusa per tutto quel sangue.
Chi doveva pagare, non ha mai pagato.
(Il muro del suono, Ligabue)
Alexander's POV
Reagisci. Non è facile, ma devo farlo. Ora che ho la certezza che Kirsten non è morta, non posso lasciarla sola. L'ho già fatto nove anni fa, e questo è il risultato. Qualcuno bussa alla porta, ed entra prima che possa parlare. Richard entra piano, sporgendosi a malapena dall'uscio. "Ehi, l'aereo parte tra qualche ora. Sei pronto?" Annuisco e alzo una mano per mandarlo via. Dopo la nottataccia di ieri non ho voglia di vedere nessuno. Voglio solo Kirsten, e sto pensando ad un modo per scoprire la sua prigione. Potrei chiedere a Liz, ma non voglio mettere in pericolo i ragazzi. Dovrò aspettare finché non ne saprò di più sulla streghetta. Sospiro e mi alzo, prendendo il trolley nero da terra e scendendo le scale.
"Dannazione, Coraline. Questa roba pesa più di me." Sbuffo, poggiandola di nuovo alla fine delle scale. La bionda alza gli occhi al cielo, poggiando la schiena alla poltrona.
"Uffa, dite tutti la stessa cosa. Almeno mostrate un po' di gratitudine." Dice, accavallando le gambe strette nei jeans.
"Non ci pensiamo nemmeno." Guido fa il suo ingresso dalle scale, trascinandosi dietro un trolley molto simile al mio, ma più grande. Lo tiene con due mani e tira forte, finché anche l'ultimo gradino non è superato. "Almeno fino a quando la mia valigia cercherà di mangiarmi." La prende in giro, lasciando andare il peso massimo accanto al mio. Sembra tornato normale, anche se non perde occasione per cercare di sbranare Liz che, al contrario, rimane tranquillamente a guardarlo sorridente. Un brivido mi sale lungo la schiena, ma non riesco a capire da cosa sia generato.
"Siete delle lagne. Vampiri grandi e grossi che non riescono neanche a portare una minuscola valigetta."
"MINUSCOLA?! È grande quanto un bambino di sei anni." esclama lui, mostrandola con una mano per chiarire il concetto. Vlad si schiarisce la voce per attirare l'attenzione, poi si sistema meglio sul divano.
"Ragazzi, detesto interrompere certi divertenti discorsi, ma il vostro aereo parte tra mezz'ora. Dovreste muovervi, secondo me." Mezz'ora?! Cazzo! Afferro il polso di Guido con una mano e la valigia con l'altra, poi saluto tutti con un cenno del capo e corro verso la macchina parcheggiata fuori. Joshua ci segue e si mette al posto di guida.
"Io davanti." Grido, mettendo la valigia nel vano posteriore e sedendomi nel sedile anteriore. Guido borbotta qualcosa di irripetibile in italiano e si siede dietro, chiudendo la porta. Aggrotto le sopracciglia e lo guardo. "Ti ho sentito, coglione." lo sgrido, e il biondo alza gli occhi al cielo.
"Un quarto d'ora in queste condizioni? Chi me lo ha fatto fare?" Per tutta risposta gli arrivano due schiaffi dietro la nuca. "Ehi! Vi lascio a piedi!" minaccia, e noi ci sediamo, rimanendo zitti e ascoltando la radio fino all'arrivo a Liverpool. Saluto Josh e mi dirigo al gate, seguito da un Guido imbronciato e poco socievole. Consegnamo i biglietti alla ragazza fin troppo sorridente al banco ed entriamo, trovando la cabina quasi vuota. Prima classe. Mettiamo con difficoltà le valige nel ripostiglio sopra di noi e ci sediamo sui sedili in pelle riscaldati. Mi metto comodo e Guido tira le tende, in modo da non restare ferito dalla luce. Infiliamo gli occhiali da sole e io metto le cuffie nelle orecchie, mentre lui si gira e si addormenta dopo poco. La musica mi aiuta a pensare, ma in questo momento non mi godo al meglio le note dei Nirvana. Vorrei distrarmi un po' guardando il panorama fuori dal finestrino, ma se aprissi la luce mi friggerebbe. Sento la tasca posteriore vibrare di colpo e sobbalzo, prendendolo. Ho dimenticato di metterlo offline. Per fortuna dobbiamo ancora decollare. Mi tolgo una cuffietta e rispondo.
"Pronto?"
"Guarda nel taschino della tua valigia." Alzo un sopracciglio e guardo il contatto. Tania. Tiro un pizzicotto al vampiro accanto a me, che si sveglia con un sobbalzo. Gli riferisco le parole della ragazza e lui fa come gli ho detto, tornando con due anelli in mano. Ne prendo uno e lo esamino bene, cercando di leggere le scritte.
"Cos'è?"
"Un piccolo prototipo. A Roma ci saranno trenta gradi e un sole assurdo, e non credo che viaggiare sotto un ombrello sia l'ideale. Indossalo e apri le tendine quando decollate." Alzo le spalle e infilo l'anello all'anulare destro, imitato da Guido. Tania chiude la chiamata ed io spengo il telefono quando l'hostess me lo chiede. Decolliamo e metto una mano sulla tendina. "Al tre." Mormoro, e Guido annuisce.
"Uno... due... tre." Con un gesto veloce faccio scattare la tendina, che balza verso l'alto. Chiudo gli occhi, aspettando un bruciore imminente, ma sento solo un po' di tepore sul braccio nudo. "Alexander. Guarda." Apro gli occhi e spalanco la bocca, muovendo le dita avvolte da una luce giallastra. L'anello brilla, colpito dai raggi del sole, e la mia pelle rimane normale. Guido scoppia a ridere e si toglie gli occhiali da sole, scavalcandomi per guardare fuori dal finestrino. "E' fantastico!" esclama, ammirando le nuvole sotto di noi e il cielo azzurro sopra. Io non dico una parola, mettendo una mano sul bracciolo della mia sedia, divenuto caldo a causa del sole. Non brucio! Era da secoli che non vedevo il sole. "Quando ero piccolo stavo sempre sotto al sole." Sento dire improvvisamente. Mi volto verso il moretto, che si sta fissando le mani.
"Anche io. Giocavo con mio padre e mia sorella maggiore."
"Pure a Stefano piaceva. Nei primi decenni ha sempre provato ad uscire di giorno, poi tornava a casa arrostito." Ridacchia e gioca con il pulviscolo illuminato dai raggi. "Mi abbronzerò un po' anche per lui." dice, alzando le spalle. La conversazione cade per un po', ed io mi godo la vista dell'oceano sotto di noi. "Alex, posso chiederti una cosa?"
"Mmh?" Continuo a guardare il finestrino, non volendomi perdere nessun particolare.
"Perché non hai detto agli altri che Kirsten è ancora viva?" Sobbalzo interiormente, ma cerco di non dire nulla.
"Perché non lo è." Mento, passandomi una mano sul viso. Guido alza gli occhi al cielo e scuote la testa.
"Il tuo cuore continua a battere. Lei è ancora viva, e tu lo sai."
"Non dire cazzate."
"Io ho sempre ragione. Non è vanità, ma realismo. Avevo ragione riguardo al battito, a Kirsten, e anche adesso." Tiene il conto con le dita ed io sbuffo.
"Ma tu non mi odiavi qualche settimana fa?" sbotto, chiedendomi perché la gente si diverta a farsi i cazzi degli altri. Guido alza le spalle.
"No. Mi eri semplicemente antipatico. Fidati, ci sono persone che odio molto più di te."
"Oh beh, che sollievo." Dico con sarcasmo, poggiando il mento sulla mano. Finiamo di parlare e guardiamo entrambi fuori dal finestrino, godendoci per la prima volta dopo secoli il sole che ci riscalda. Chiudo gli occhi e mi addormendo sul sedile, ripensando alle parole di Guido che, al contrario di me, è sveglio e continua a godersi il sole sulla pelle.
DESTINAZIONE RAGGIUNTA. I PASSEGGERI SONO PREGATI DI RECARSI VERSO L'USCITA. VI RINGRAZIAMO PER AVER SCELTO LA NOSTRA COMPAGNIA.
Eh?! Mi sveglio di soprassalto, togliendomi gli occhiali da sole che avevo rimesso prima. Guido si stiracchia, massaggiandosi il collo con una mano, poi si alza e prende il suo bagaglio.
"Era da tempo che non tornavo a casa." Mormora, tirandosi la schiena. Mi stropiccio gli occhi, chiedendomi perché nessuno abbia mai pensato ad una voce meno gracchiante per annunciare gli arrivi. Stringo forte la mano che contiene l'anello, guardando il portello aperto. Una mano mi si posa sulla schiena, e girandomi vedo l'hostess spazientita che mi chiede di uscire.
Stai bloccando la fila, idiota. Guido mi fulmina con lo sguardo e il mio orgoglio vacilla. Andiamo, Alex. Non sarà così difficile se anche quel coglione ce la sta facendo. Annuisco e faccio un passo verso l'esterno. Gli occhi bruciano quasi subito e sono costretto a socchiuderli, ma per il resto tutto bene. Scendo la scala di metallo e attraverso l'aeroporto insieme al compagno indesiderato, prendendo un taxi per arrivare all'hotel.
"Dov'è che hai prenotato?" chiedo, mettendo la valigia tra le gambe. Lui caccia un foglietto dalla tasca.
"Callistos Hotel. Cinque stelle, pezzente." Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa. Niente da fare. Il suo cervello è andato. L'ennesima ondata di vibrazioni mi parte dal sedere, facendomi sobbalzare. Cazzo, devo cambiare l'impostazione del telefono.
"Che c'è?"
"Arrivati sani e salvi?"
"Sì, Caleb. L'anello di Tania ha funzionato a meraviglia."
"Lo so. Non crederai mai a dove sono adesso."
"Fammi indovinare." Metto il vivavoce e anche Guido è in ascolto. Un rumore indefinito interrompe la conversazione, e io sbarro gli occhi. "Questo è il mare?"
"Indovinato, fratello. E ci sono anche gli altri. Questo anello è strepitoso." Il moro avvicina la bocca all'aggeggio che ho in mano.
"Godetevelo anche per noi." Chiudo la chiamata e sorrido. È fantastico. Appena questa storia sarà finita, porterò Kirsten al mare. Potrei vederla in costume... "Aww, Alexander Flinn con lo sguardo da stupratore. Che carino." Mi sfotte Guido, dandomi un puffetto sulla guancia. Lo scosto malamente, guardandolo male. Grazie al cielo non può leggermi nel pensiero. Il taxi si ferma davanti ad un'enorme edificio bianco, dove il nome dell'hotel spicca in lettere maiuscole e blu. Entriamo e sbrighiamo le pratiche per l'affitto delle stanze, poi prendiamo le chiavi e saliamo con l'ascensore.
"Spero solo che la mia camera sia carina..." mormoro, aprendo la porta "perché se non è così io ti... wow!" Spalanco la bocca e rimango con le chiavi in mano. Sto per piangere dalla felicità!
"Dicevi?" Stringo gli occhi e mi chiudo la porta dietro con un calcio, buttando la valigia sul letto, insieme al mio corpo. C'è anche l'angolo bar, ma ha comunque qualcosa che non va. Ci penso un po' su, poi capisco. Corro verso le finestre, toccando le pesanti tende che i camerieri hanno messo apposta per me, sotto ordine di Guido. Ci passo una mano sopra e con un gesto brusco le spalanco, guardando Roma dall'alto. Apro la porta-finestra ed esco sul balcone, appoggiando i gomiti sul parapetto e respirando profondamente. Italia. Quanto vorrei poter mangiare una pizza. Dicono che sia buona, ma non lo saprò mai. Beh, mi accontenterò di poter prendere il sole. Guardo quelle formichine sotto di me, che corrono nelle loro auto e passeggiano, senza sapere cosa sta veramente succedendo. Potrei sterminare Roma in pochi giorni. Mentre medito sul mio prossimo pasto, qualcuno bussa alla porta.
"Servizio in camera." Oh, bene. Cibo. A giudicare dall'odore il cameriere è uno 0 positivo. Molto comune, ma comunque buono. Chissà se gli italiani sanno di pasta al pomodoro. Chiudo la finestra ed apro.
"Non ho ordinato ancora niente." Dico, affacciandomi dalla porta. La cameriera non mi ascolta, continuando a tenere il volto basso. Mi scosta ed entra in camera, trascinandosi avanti il carrello con il vassoio. Alzo le spalle. Meglio per me. Chiudo la porta dietro di me e mi avvicino per fare un piccolo spuntino, ma la cameriera alza il coperchio del vassoio e fa un giro di 180°, ficcandomi un paletto nel petto. "Ma cosa...?" Cado in ginocchio e lei si mette dietro di me, tenendomi la testa stretta in una morsa. Scuote la testa e i capelli bruni cadono davanti a me, rivelando una chioma rossa.
"Ciao, piccolo. Ti sono mancata?" Non faccio in tempo a rispondere, perché Kirsten gira le braccia e l'osso del mio collo di rompe. Perdo il contatto con la realtà e cado a terra, svenuto.
Chire's POV
Perfetto. Ecco qui il mio giocattolino. È ancora più tenero quando è svenuto, nonostante sia solo un altro di quei disgustosi ammassi di cellule morte. Lo afferro per i capelli e lo porto sul letto, legandogli bene le mani e i piedi alla testiera. E' così divertente. Devo solo sperare che Adrek non mi trovi e mi rovini la festa. Tolgo il paletto dal suo torace e vedo la sua testa fare uno scatto veloce, segno che le ossa si stanno rimarginando. Apre piano gli occhi e si guarda intorno, scoprendosi legato. Non c'è niente di più bello che leggere la consapevolezza nei loro occhi. Sapere di essere spacciati e non poter fare niente per impedirlo. Mi avvicino e gli accarezzo una guancia, facendolo urlare per il dolore. La scia lasciata dalla mia mano si rimargina in fretta e lui smette di dimenarsi. "Che cazzo vuoi da me?!" mi urla contro. È un peccato rovinare quel bel faccino, ma il mio tocco è velenoso per ogni vampiro sulla Terra, e lui non fa eccezione.
"Divertirmi. Hai qualcosa di particolare." mormoro, girandogli intorno e sedendomi accanto a lui. "Non ti conviene chiamare i tuoi amichetti vampiri che risiedono nell'albergo. Sai bene che morirebbero tutti in poco tempo." Ci sono circa venti vampiri seminati per l'hotel, solo cinque dei quali non superano i trecento anni. Tutti capi clan, e per Roma ce ne sono un altro centinaio. La Città Eterna è più eterna di quanto pensi, ora.
"Forza, uccidimi. Tanto non posso fare niente, giusto?" dice passivo, continuando a guardare il soffitto. Rido e mi metto sopra di lui, passandogli una mano sulla maglietta.
"Ho altri piani in mente." Sbarra gli occhi e si agita ancora, ma io non ho intenzione di togliermi. "Rilassati. Lo stupro non è poi così male per i ragazzi."
"Sì, se sei tu a starmi sopra." Sputa, tirando le corde.
"Strano. A quanto so hai già visto questo corpo nudo. Adesso ti fa schifo?" chiedo, innocentemente.
"Tu non sei Kirsten."
"Hai ragione. Sono migliore. Con me non dovrai trattenere i tuoi istinti. Devi solo sopportare un po' di bruciore." Mi muovo un po' e Alexander stringe i denti, senza darmi soddisfazione. Oh, vuole il gioco duro? Bene. Mi piace ancora di più. Gli metto una mano sul colletto della maglietta e do uno strattone forte. La stoffa viene via come niente, lasciandolo a petto nudo. La pelle dei vampiri è così perfetta. Liscia e forte come il cuoio. Un giorno potrei decidere di farci una borsa.
"Togliti di dosso!" E' come cavalcare un toro. L'importante è lavorare di gambe finche' l'animale non si stanca. Gli metto due mani sul petto e sento la sua pelle sfrigolare. Un urlo soffocato gli muore in gola e lui rimane muto, stringendo i denti. Si ferma ed io mi chino su di lui, passandogli la lingua su tutto il petto, in una linea retta. Mi fermo quando incontro una piccola cicatrice sugli addominali e storco la bocca, prima di sorridere.
"Ora ho capito cos'hai di speciale." dico, mettendomi seduta. Mi guarda senza capire, ed io poso un dito sulla cicatrice. Lui non fa una piega, continuando a guardarmi. "Ti ho marchiato quando ero ancora dormiente, ma è impossibile. Avresti dovuto avere un po' del mio sangue in corpo, a meno che..."
"A meno che, cosa?" chiede impaziente, e nel mio cervello si accende una lampadina.
"Tu sei quel vampiro in transizione. Quello che uccise uno dei miei contenitori qualche secolo fa."
"Non so di cosa tu stia parlando, ma io non mangio spazzatura." Gli poso di nuovo le mani sul petto e lo sento mugolare per il dolore.
"Sì. 1634. Ti sei nutrito dell'umana che mi ospitava, nell'Hampton. L'unica volta che un vampiro ha osato uccidermi!" Inizio a diventare furiosa. Ho tra le mani l'unico vampiro al mondo che abbia dentro una parte del mio sangue. Non sono preparata a questo. "Quella ragazza deve essere stato il tuo primo pasto. Ma come? Non ti ricordi? Era identica a Kirsten. Lo sono tutte quelle in cui ho alloggiato." Lo vedo fissarmi con attenzione, poi sbarra gli occhi, come colto da un ricordo.
"La ragazzina che ho salvato in quel vicolo, poco prima che Vlad mi trovasse."
"Esatto, stronzetto. Il tuo primo pasto decente. Sono rimasta senza contenitore per anni, aspettando che nascesse il prossimo. Hai idea di cosa voglia dire essere incorporei? Non credo." Al Padrone farebbe piacere una cavia così, ma lui è il mio giocattolo. "Adesso almeno sai perché hai poteri simili ai miei. Riesci a soggiogare gli altri vampiri, ti teletrasporti usando la traslazione, leggi nel pensiero anche quando c'è la magia. Ringraziami pure."
"Neanche morto!" ringhia, ed io mi avvicino al suo viso e lo bacio con violenza. Urla di dolore dentro la mia gola, ed io vengo presa da un gran mal di testa.
"Purtroppo non posso lasciarti vivere. Sai, non voglio rischiare di essere distrutta da uno come te. Un inferiore." Faccio una smorfia e avvicino una mano al suo cuore. Alexander si dimena come un cucciolo in gabbia, ed io rido. "Sogni d'oro, Flinn." Provo ad affondare la mano, ma questa rimane bloccata a pochi millimetri dalla sua pelle. Il mal di testa aumenta e con esso sento una voce.
Alexander è mio!
Mi sento trascinare di nuovo dentro, e mi dibatto per rimanere al mio posto. Non riuscirà a farmi tornare lì. No!
Kirsten's POV
Lurida idiota con problemi mentali! Apro gli occhi per sferrarle un pugno, invece mi ritrovo davanti il viso in via di guarigione di Alexander, che mi guarda terrorizzato.
"Alex."
"Kirsten?" Mi guardo le mani e gli tocco il viso, sentendolo piacevolmente ruvido. Posso toccare le cose. Sono libera. Ce l'ho fatta. "Sei tu?" Annuisco con veemenza e lo abbraccio forte, nascondendo il viso nel suo collo.
"Mi dispiace tanto, Alex. Non sei stato tu ad uccidere la mia famiglia. E' stato mio zio. Io..."
"Va tutto bene, sta tranquilla." Lo stringo ancora più forte e mi godo il sapore della libertà. Non so come ho fatto ad uscire. Mi sono semplicemente incazzata a tal punto da aver bisogno di uccidere qualcuno. Lo stava per ammazzare, con il mio corpo. Stava per completare il mio sogno, o almeno quello che era il mio sogno. "Ehm, Kirsten?" mi alzo e Alex mi sorride. "Potresti slegarmi? Non sto molto comodo." Dice, muovendo un gomito. Annuisco e scendo, ma vengo presa dalle vertigini e sono costretta ad appoggiarmi di nuovo al letto. "Stai bene?"
"Sì." Dico, decisa. Basta essere deboli. Non lo sono mai stata in tutta la mia vita, e non lo sarò ora. Sento qualcosa di metallico contro il polpaccio e lo prendo, scoprendo che la stronza aveva nascosto un coltello sotto la divisa. Lo prendo e taglio le corde con un colpo secco. Alexander si mette seduto e strappa i pezzi restanti, poi si alza e mi afferra per il polso, trascinandomi fuori dalla stanza. "Cosa fai?" chiedo, ma lui non mi risponde. Bussa freneticamente ad una porta, che si apre a malapena, rivelando un Guido assonnato e in boxer.
"Che vu... cazzo!" Spalanca la bocca e si avventa sopra di me, ma Alex lo afferra per il collo e lo scaraventa nella stanza, entrando e chiudendo la porta. "Che fai? Sei impazzito?" chiede, massaggiandosi la gola e rialzandosi.
"Coglione, sono io! Kirsten!" dico, spalancando le braccia. Lui mi guarda per qualche secondo.
"E allora?" Perché ho lasciato il paletto in camera di Alexander?
"Ti hanno mai detto che sei un idiota?"
"Almeno venticinque volte questo mese."
"E allora fatti due domande."
"Sono bellissimo? Mi amano tutti? Ecco fatto." Sto per avventarmi su di lui, ma Alex mi mette un braccio davanti e mi ferma.
"Piantatela di litigare. Guido, Kirsten è riuscita a reprimere la Portatrice, ma potrebbe essere una cosa temporanea. Contatta il Concilio e digli di anticipare la riunione a stasera. SUBITO!" Sbuffa e fa come gli viene dentro, mentre Alex afferra il telefono e chiama qualcuno. "Rick, sono Alex." Mi guarda di sottecchi ed io faccio un mezzo sorriso. "E' successa una cosa."
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