Capitolo 23

Mi è capitato di perdonare le persone solo perché non volevo che uscissero dalla mia mia vita. Continuavo a sopportare ogni minima cosa sperando che un giorno tutto ciò sarebbe finito. Credo invece che avrei dovuto essere forte e mettere fine a tutto. Ricorda, se qualcuno ti fa male una volta è colpa sua, ma se te ne fa due, la colpa è tua.

(Nicholas Sparks)

Kirsten POV

Faccio sedere Tania sul divano di tessuto. È sconvolta e continua a piangere e tremare come una foglia. L'abbraccio da un lato per darle calore, mentre Coraline le prende una mano e cerca di confortarla.

"Dicci cosa è successo." La incoraggio, poggiandole una mano sulla gamba. Lei scuote la testa e la nasconde in mezzo alle mani, continuando a singhiozzare.

"E' stato orribile. E i ragazzi. Non li ho mai visti più incavolati prima..." Una scintilla mi si accende nella mente e alzo un sopracciglio, prendendole le braccia e costringendola a guardarmi.

"Tania, adesso calmati e parla." Lei prende un profondo sospiro e mi trafigge con tutto il dolore che porta negli occhi. Si asciuga le lacrime sulla guancia e scuote la testa per riprendersi.

"Ero andata da lui per scusarmi di averlo sbattuto contro un'auto, oggi. L'ho trovato nei vicoli con gli altri. Era una scena orribile. C'erano corpi squarciati ovunque. Mi sembra ancora di puzzare di sangue." Vedo Coraline stringere i pugni e digrignare i denti.

"A quanto pare si sono dati alla pazza gioia."

"Comunque, ho usato un incantesimo e ho spezzato a tutti le ossa delle gambe. Ho preso Caleb da parte. Ero furiosa. Gli ho urlato contro di tutto. Che era un mostro. Che tu avevi ragione riguardo a quelli come loro. Che avrei rotto il patto e non li avrei più coperti. Gli ho detto che tra noi era tutto finito." Nuove lacrime le bagnano le guance arrossate dallo sfregamento. "E' rimasto a guardarmi per un po', poi mi ha detto che se non me ne fossi andata subito mi avrebbe uccisa con le sue mani. Non potevo credere alle mie orecchie. Quello non era il mio Caleb. Poi ho sentito una presenza potente. Credevo fosse solo rabbia, invece poi sono comparsi dal nulla quei tizi. Io...io non ho fatto nulla per aiutarlo." Coraline si alza e torna dopo qualche minuto, con un pacco di fazzoletti.

"Tania, sei sicura che fossero i cacciatori?" Lei annuisce con veemenza.

"Hanno preso solo lui, però. Non capisco. Erano tutti immobilizzati nel vicolo accanto. Avrebbero potuto fare piazza pulita di tutto, invece..."

"Credo che i ragazzi sapranno dirci qualcosa." Caroline si infila le scarpe. Faccio la stessa cosa, poi aiuto Tania ad alzarsi e la prendo sottobraccio. Ha smesso di piangere, ma trema ancora e non riesce a stare molto in piedi. La vampira mi da una mano e ci fa arrivare in fretta a destinazione. I rumori assordanti che sento da fuori non mi piacciono, e d'istinto porto la mano sul lato destro dei jeans, dove ho il paletto.

"FIGLI DI PUTTANA!" Coraline sobbalza sentendo la voce roca di Richard. Corriamo verso la porta e la spalanchiamo. Lo spettacolo che mi ritrovo davanti mi fa rimpiangere di non avere più armi.

Alex POV

Mi asciugo la bocca con il palmo della mano, lasciando cadere a terra il cocainomane che ho appena finito di bere. Dopo l'episodio nella scuola ho accettato la proposta di Guido e siamo usciti per rilassarci un po'. Questo vuol dire cibo, sesso e tutto ciò che può far sprofondare le nostre anime nell'abisso senza fine che è sotto i nostri piedi. Stefano non è venuto a mangiare. Si limita a fumarsi uno spinello nell'angolo, ridendo mentre ci guarda. È andato.

"Grandioso." Simon è tornato in piena forma, e quando lo vedo girare l'angolo gli sorrido. Lui ricambia e si alza la cerniera con una mano e ripete il mio gesto di prima con l'altra. "Era brava, e anche deliziosa. Cazzo, un po' mi pento di averla fatta fuori."

"Egoista. Avresti potuto lasciarcela." Borbotta Richard, finendo di trangugiare la bottiglia di vodka e buttandola in un angolo. Il vetro si infrange, riempiendo la strada di schegge.

"Sarà per la prossima, riccio." Neanche Rick è andato male. Venti minuti fa aveva le mani nei pantaloni di una ragazza, ma a giudicare dal suo sguardo l'ha uccisa subito dopo aver concluso. Si vede che non era all'altezza di quel pervertito. Stappo l'ennesima bottiglia di liquore e lo uso per mandare via il sapore del sangue dalla mia bocca. Laurence, Derek e Josh non si vedono, ma si sentono eccome. Perché cazzo non chiudono le finestre?

"Wow, i tuoi amici ci danno dentro." Esclama Guido, bevendo ancora.

"Ne avevano bisogno. C'è stata tantissima tensione in questi giorni. Ci vuole una valvola di sfogo." Lui annuisce e ride, guardandosi intorno per trovare una nuova preda. Purtroppo per lui l'unica cosa che riesce a vedere sono i due occhi, neri e incazzati, della streghetta. "Oh, ciao tesoro. Ti unisci a noi?" chiede con un sorriso sbilenco, aprendo le braccia come per accoglierla. Il rumore dello schiaffo che segue mi fa chiudere gli occhi e girare la testa.

"Voi, schifosi bastardi pervertiti. Dov'è Caleb?" chiede, con il fuoco nello sguardo. Credo sia l'alcol, o l'overdose di sangue, ma questa è la prima volta che Tania mi intimorisce un po'. Senza pensarci indico il ragazzo accucciato insieme a Stefano, che porta la canna arrotolata tra le labbra scarlatte. Vedo il collo di Tania fare un movimento brusco e allunga una mano verso me e Guido, buttandoci in un angolo. Batto la testa contro il muro e la sento pesante. Devo essermi rotto qualcosa. Fanculo alla magia.

"Caleb Joseph Ivan Poth, alza il culo da questo posto!" Per tutta risposta lui le sorride, rilassando la fronte.

"Rilassati tesoro. Ci stiamo solo divertendo." Lei fa una smorfia infastidita e lo trascina lontano dalla nostra portata.

"Uuuuuh, Caleb è nei guaaaaiii." Canticchia Stefano, ed io gli tolgo l'ennesimo spinello di bocca.

"Basta, santarellino. Le cose si fanno serie." Mi volto verso Simon, che è rimasto in un angolo, continuando a calciare un cadavere buttato per terra. "Vai nell'edificio abbandonato qui accanto e chiama quei tre ninfomani. Credo che tra poco la faccenda si infiammerà." Ed ecco un po' d'azione. La conclusione perfetta di una serata perfetta. Aguzzo l'udito, ma non sento niente provenire dal punto in cui quei due si sono appena eclissati. Tania deve aver eretto delle barriere sonore. Furba, la strega.

"E' finito il divertimento?" Derek esce dal palazzo, seguito dagli altri. Ha i capelli spettinati e un forte odore di sudore e sangue addosso. Invitante. Mi passo la lingua sulle labbra e chiudo gli occhi.

"Tania ci ha scoperti." Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Ci aspetta una ramanzina di almeno venti minuti, per non contare di quello che starà passando Caleb.

"Credo che ce ne torneremo in America." Mormora Laurence, facendoci ridere. Improvvisamente sentiamo un urlo femminile e varie voci dure che gridano chissà cosa. Ci guardiamo gli uni con gli altri e ci catapultiamo verso di loro. Un lampo nero mi passa davanti agli occhi, facendomi fermare. Sento gli altri sbattere contro la mia spalla e guardarmi male, ma io mi sento come intontito. Guardo a destra e a sinistra. Non c'è traccia di Caleb o di Tania.

"Strano. Mi è sembrato di sentire dei rumori." dico, stringendo le palpebre e scrutando l'oscurità. Il vicolo è stretto e a senso unico. Non capisco da dove sia potuto arrivare quel lampo nero. Una goccia di pioggia mi cade davanti, formando un cerchietto scuro davanti ai miei piedi. I ragazzi mormorano qualcosa sul separarsi e li sento andare via, probabilmente per cercare Caleb. Io continuo a guardare quell'unico cerchietto nero formatosi davanti a me. All'improvviso ne cade un'altra, e poi un'altra ancora. Nere e regolari. Piove solo in questo punto? Alzo la testa, seguendone la traiettoria al contrario. L'ennesima goccia mi cade sul viso ed io la raccolgo su un dito, scoprendolo nero di sangue.

"Oh cazzo." Sbarro gli occhi e arretro, guardando terrorizzato il corpo sanguinante sopra di me. Qualcuno lo sta trascinando sopra il tetto dell'edificio. Faccio un balzo e mi ritrovo davanti tre uomini che trascinano quello che potrebbe tranquillamente essere un mucchio di stracci. Invece davanti a me c'è il mio amico, completamente ricoperto dal suo sangue. Non appena mi notano, gli altri si voltano verso di me, rivelando le croci dorate sull'avambraccio dell'uniforme. Caccio i canini e soffio contro di loro. Cacciatori, e hanno Caleb.

"Sta indietro, vampiro. Non vogliamo te." Il più alto di loro sputa a terra, lasciando il braccio della loro preda e avvicinandosi a me.

"Lasciate stare il mio compagno." Li minaccio, ma loro scuotono la testa.

"Sei fortunato che ci sia capitato lui tra le mani. A quest'ora potevi essere tu quello avvelenato." Avvelenato? Merda! Lo vogliono vivo. Questo è un brutto segno. Vuol dire che serve a qualcosa, e i cacciatori ci sanno fare, con le torture. Apro la bocca e mi lancio su di lui, aggrappandomi al busto con le gambe e le braccia. Affondo i canini nel collo del cacciatore e succhio, ma senza ingoiare. Mi è bastato recidergli la giugulare. Quando mi stacco l'uomo cade a terra in una pozza di sangue, cercando di fermare l'emorragia con una mano. Prima che possano fare qualcosa io sono già addosso agli altri due. Ne afferro uno e lo lancio giù dal palazzo, ma l'altro è più veloce e riesce ad arrivarmi alle spalle, colpendomi con un paletto nello stesso punto in cui Kirsten ha affondato il suo, la prima volta che l'ho vista. Si abbassa al mio livello e mi afferra i capelli, tirandomi la testa in modo da riuscire a guardarlo in faccia.

"Non sai quanto mi piacerebbe ammazzarti ora. Tu e la tua banda di parassiti siete una spina del culo da troppo tempo, ma adesso i ruoli cominciano ad invertirsi." Mi gira la testa verso il corpo di Caleb, che sta iniziando a riprendere conoscenza. "Lui è il primo. Per tua fortuna abbiamo bisogno di lui, altrimenti sarebbe già all'inferno." Per tutta risposta gli sputo in faccia e lui mi tira un calcio sulla fronte, facendomi gemere per il dolore. Si allontana da me e riafferra il corpo di Cal, portandoselo in spalla. Si volta verso di me un'ultima volta e mi fa l'occhiolino. Fottuto stronzo. "La vostra era è finita, vampiro. Quando la nostra arma sarà pronta, di voi mostri non resterà neanche il ricordo." Torna a guardare davanti a sé e si mette a camminare verso l'altro tetto. Lo guardo allontanarsi lentamente. So che lo fa solo per farmi incazzare, ma non posso smettere di osservare la testa di Caleb che dondola e si allontana sempre di più da me. Lo vedo alzare lo sguardo insanguinato e muovere le labbra. Alle orecchie mi arriva un suono sofferente.

"Salva Tania. Ti prego." Urlo per la rabbia e provo a muovermi, ma quando sento il paletto scendere ancora di più vicino al mio cuore mi blocco. Non servirei a niente da morto. Posso solo urlare, ed è quello che continuo a fare. Non mi importa se qualcuno mi sentirà. Non appena vedo il cacciatore sparire con il corpo immobile di Caleb, sento delle voci sotto di me.

"Ragazzi! Sono qua sopra!" urlo con tutto il fiato che mi rimane nei polmoni e li vedo salire dalla scala antincendio.

"Cazzo, ma che ti è successo?" Non riesco a capire chi lo abbia detto, ma aspetto che mi tolgano il paletto dalla schiena per rispondere.

"Hanno preso Caleb. Erano tre cacciatori. Ne ho fatti fuori due, ma il terzo mi ha colpito." Racconto con rabbia repressa quello che mi ha detto, digrignando i denti quando arrivo alla parte dell'arma. I ragazzi rimangono pensierosi e guardano il pavimento.

"Se solo ce ne fossimo accorti prima, non lo avrebbero preso." Borbotta Rick, tirando un calcio nel vuoto.

"Ma c'era Tania con lui. Perché non lo ha aiutato?" La domanda di Simon è lecita, e mi ricorda qualcosa.

"Tania! Dobbiamo aiutarla." Senza dare spiegazioni corro verso un punto indefinito, cercando di individuare la strega. "Tania." La chiamo, mettendomi le mani a coppa davanti alla bocca. Gli altri mi seguono e iniziano ad aiutarmi, imitandomi. Guido scompare dentro un edificio diroccato, passando attraverso una finestra rotta che prima non avevo notato.

"Ragazzi! L'ho trovata!" Ci urla, e noi ci dirigiamo verso il punto stabilito. Tania è sdraiata sul pavimento, con una profonda ferita alla testa che le bagna il volto di sangue. Uno di quei bastardi deve averla scaraventata qui dentro. Perché Caleb? A cosa può servire? Mi avvicino a lei porto due dita sul suo collo, per sentirle il battito. Scuoto la testa e mormoro qualche imprecazione.

"Il battito è debole." Joshua mi scosta e si morde il polso, facendone uscire qualche goccia del suo sangue, poi lo porta alla bocca di Tania, facendole bere qualche goccia. Il profondo taglio sulla fronte si rimargina innaturalmente, merito dell'effetto curativo che il nostro sangue ha sulla gente. Buffo, vero? Noi li uccidiamo, ma possiamo anche salvare loro la vita. Un paradosso niente male. Tania spalanca gli occhi dopo poco tempo e si mette seduta, guardandosi intorno.

"Dov'è Caleb?" chiede debolmente. Nessuno di noi ha il coraggio di rispondere. Io mi limito a guardarla, senza dire niente. Non sono riuscito a proteggere una parte del mio clan. Sono inutile. Lei sembra capire, perché gli occhi le si inumidiscono di lacrime e si alza in piedi. "No." Scuote la testa, come se non ci volesse credere, e probabilmente e così. Ancora silenzio da parte nostra, e lei continua a ripetere quell'unica sillaba ancora un migliaio di volte, prima di scoppiare a piangere e correre via da noi.

Kirsten POV

I ragazzi sono come impazziti. Non li ho mai visto così furiosi. La casa è uno sfacelo, e non credo sia rimasto qualcosa di integro. Tania si rannicchia contro il mio braccio e ci nasconde la testa, per non guardarli mentre si divertono a spaccare tutto ciò che trovano davanti. Coraline alza gli occhi al cielo ed entra, togliendo dalle mani di Alex un vaso dall'aria preziosa. Lui la guarda male e sta per afferrarle il collo, ma poi si blocca notando che ci siamo anche noi.

"Che cazzo volete?" chiede in malo modo, fulminandoci con lo sguardo.

"Capire cosa è successo. Non credo che stiate distruggendo la casa per puro divertimento." Lo sfido, anche se non credo che sia la cosa migliore da fare. Lo dimostra il fatto che si dirige verso di me e mi afferra per il bavero della maglietta, sollevandomi in aria.

"Tu! È tutta colpa tua! Da quando sei arrivata non ci capitano altro che stronzate." Rimango a fissarlo, senza lascarmi intimorire da tutta questa rabbia.

"Il karma è uno stronzo, vero Flinn?" Io lo so a mie spese. Lui apre la bocca e sembra che mi stia per uccidere lì davanti, quando Derek lo prende per la spalla e lo butta sul divano, guardandolo con rabbia.

"Coglione! Caleb è scomparso e tu perdi tempo per le vendette personali?" Cado a terra e mi sistemo la maglietta stropicciata. Tania guarda un punto fisso davanti a lei, senza reagire neanche a quelle parole. So cosa prova. Sapere che una persona che ami potrebbe non guardarti mai più fa male, specialmente se le tue ultime parole sono state di odio. Se chiudo gli occhi posso avvertire la colpa che la sta mangiando viva. Flinn si alza e guarda male ogni essere presente in questa stanza, poi sale in camera sua e sbatte la porta alle sue spalle. Alzo un sopracciglio, continuando a guardare la tromba delle scale bianche. Dopo un minuto di silenzio vedo Rick imboccarle.

"Vado a parlargli. È sconvolto per non essere riuscito a fermare tutti i cacciatori."

"No." dico, fermandolo. Gli passo davanti e gli metto una mano sul petto, dandogli le spalle. "Ci vado io." Salgo i primi scalini, quando la voce di Guido mi raggiunge.

"Non ucciderlo, o noi uccideremo te." Mi volto e lo guardo sprezzante.

"Non mi fai paura. Comunque state tranquilli." Detto questo mi sfilo la cintura con le armi dei cacciatori e la butto sulle scale. Continuo a salire, senza essere titubante neanche un momento. Qualcosa mi dice che sto facendo la cosa giusta. Poggio la mano sulla maniglia gelata e apro la porta, guardando all'interno dell'abitacolo buio. Riesco a malapena a distinguere la schiena del vampiro, seduto sul letto con la testa tra le mani. Mi mordo il labbro inferiore ed entro. Il suono della porta che si chiude lo fa girare, e quando mi vede si alza, guardandomi male.

"Cosa ci fai qui?" Non accendo la luce, limitandomi a sedermi sul letto e cercare di decifrare il suo sguardo.

"Mi dispiace."

"Senti, non è il momento per... aspetta. Cosa?" La sua reazione mi fa ridacchiare, ma dura solo un momento. Torno seria e continuo a guardarlo attraverso la coltre buia.

"Non volevo farti arrabbiare. So che è difficile perdere un amico."

"Era davanti a me!" sbotta, facendomi sobbalzare. Alex si porta le mani sulle orecchie e scuote la testa. Quando riprende a parlare, la voce è leggermente incrinata. "Non sono riuscito ad aiutarlo! Non ce l'ho fatta, e adesso chissà cosa cazzo gli staranno facendo! E' tutta colpa mia. L'ho convinto io a venire a fare baldoria con noi. Lui non voleva. Voleva rimanere a casa con la sua ragazza!" Si volta e tira un pugno al muro. Vedo la sua mano affondare fino al polso nell'intonaco bianco, per poi uscire, sporca di polvere e sangue.

"Alexander, devi calmarti. Rompere la casa non riporterà Caleb indietro."

"Oh, adesso ti importa qualcosa di noi? Sbaglio o sei tu la prima a volerci morti? Sai dove mi ha colpito quel cacciatore?" Quando scuoto la testa lui fa un sorriso cattivo. "Alla schiena, proprio in quel famoso punto che tu hai colpito la prima volta che mi hai visto. Tu sei come loro, e io non ho intenzione di tollerarti un minuto di più." Si avventa su di me e mi blocca sul letto, avvicinando la sua bocca al mio collo. Puzza di sangue fresco e menta.

"Cosa vuoi fare? Non puoi bermi. Sono piena di verbena." Provo a muovermi, ma le sue mani premono sui miei polsi, facendomi male.

"Hai ragione, ma credo che riuscirò benissimo a spaccarti il collo." Sibila al mio orecchio. Non permetterò che lo faccia. È trasportato da una rabbia incredibile verso quegli assassini. "Cosa si prova ad essere dall'altra parte, Cacciatrice?" Poggia la sua fronte sulla mia, stringendo ancora la presa. E' così vicino. Il basso ventre inizia a formicolarmi e porto dentro la bocca il labbro inferiore. Devo mantenere la mente lucida. Sono in una situazione potenzialmente pericolosa. Perché ho buttato via le mie armi? "Rispondi." Mi guarda negli occhi e io faccio lo stesso, incontrando il suo nero. Possibile che qualcosa di così oscuro possa sembrare così bello? E' un attimo. Alzo il collo e le mie labbra incontrano le sue, un'altra volta. Entrambi rimaniamo immobili per qualche istante, poi lui ricambia, leccandomi le labbra per chiedere l'accesso. Glielo concedo e la sua lingua entra in contatto con la mia. Mentre la muove sento la sua presa su di me allentarsi, finché non diventa abbastanza debole da permettermi di invertire le posizioni con un colpo di reni. Sorrido trionfante e lui ritorna in sé, imprecando.

"Vaffanculo. Mi hai imbrogliato!" Mi lecco le labbra, facendo un sorrisetto con l'angolo della bocca.

"E' una tattica che ho imparato l'anno scorso. Carina, vero?" Rido e lui mi guarda male, poi scuote la testa e mi porta una mano dietro al collo, attirandomi a sé. Sobbalzo quando il bacio riprende, ma questa volta lui non mi chiede niente. Mette la sua lingua nella mia bocca e comincia a muoverla, facendomi fare lo stesso. Le sue mani mi corrono sui fianchi e sollevano gli angoli della maglietta, infilandosi sotto. Le posizioni vengono invertite una nuova volta, ma adesso non mi dispiace più. Non penso a nulla. Sento soltanto il suo peso sopra di me, e il freddo della sua pelle a contatto contro la mia. Cosa sto facendo? Alex mi sfila la maglietta, ed io faccio la stessa con la sua. Gli passo le mani sugli addominali, tracciandone il percorso con le unghie. Lui si china su di me e mette la faccia in mezzo al mio seno, senza però togliermi il reggiseno. Sento i canini che mi sfiorano la pelle, mandandomi brividi lungo tutto il corpo. Gemo e lui mi lascia un morso, senza però assaggiare il mio sangue velenoso. Gli passo le mani sulla schiena e gli conficco le unghie nella carne, per restituirgli il favore. Lui inizia a muoversi sui miei vestiti, passando le mani sul bottone dei miei jeans. All'improvviso mi sento le gambe scoperte, e quando abbasso lo sguardo scopro che i miei pantaloni sono solo un ricordo. Lui invece ha ancora i suoi. Li posso sentire contro la mia pelle. Gli abbasso la cerniera e faccio la stessa cosa con lui. Alex rantola quando lo accarezzo con le dita, e finisce di sfilarsi i pantaloni. Rimaniamo in biancheria intima, l'uno sopra l'altra. È freddo come il ghiaccio ed io rabbrividisco quando si stende meglio sopra di me. Gli metto le braccia intorno alla schiena e mi inarco contro di lui.

"Kirsten..." ringhia, portandomi le mani sul sedere. Oddio. Salgono in alto e giocano con l'attaccatura del mio reggiseno. Quando lo sento sfilarsi, tutto diventa più reale.

"Alex, no." cerco di dire, ma lui non mi ascolta e scende con la testa verso il basso, tracciando il percorso con la punta del naso. "Alexander, fermati." Non dobbiamo. È come se lo stessi perdonando per quello che mi ha fatto, quando non è così. Io non potrò mai farlo, ma lui è così vicino...

"Non posso." Mi morde l'interno coscia ed io mi fletto ancora di più, tirandogli i capelli. "Sei bella, e profumata." Mi scosta gli slip, prima di strapparle con uno strattone.

"Ti prego." Tremo dalla voglia, e lui lo sente, ma non possiamo. Non posso farlo. Cerco di allontanarlo, ma lui è più forte e mi infila due dita dentro. Mi tappo la bocca per non urlare quando lui inizia a muoverle. Intanto riporta il suo volto sul mio e continua a baciarmi.

"Ti voglio da così tanto..." Sbarro gli occhi e mi fermo, ma lui per tutta risposta aumenta la violenza delle spinte e la mia mente perde di lucidità. Vengo con un urlo soffocato dal bacio e lui toglie le dita, asciugandole sulla mia gamba. Come se un interruttore fosse scattato dentro di me, porto le mani sui suoi boxer e li sfilo, prendendoglielo in mano e stringendo forte. "Ah!" Lo sento gemere di dolore e piacere e si mette supino, portandomi sopra di lui. Questa volta tocca a me scendere. Mordo e succhio con voracità, finché non lo sento inarcarsi. Stringe i pugni e i suoi muscoli si tendono. A quanto pare non gli piace essere sottomesso. Viene con un suono strozzato, proveniente dal fondo della gola, poi mi prende ancora e mi trascina sotto di lui, guardandomi con rabbia. "Non avresti dovuto farlo!"

"Neanche tu!"

"Sono io che comando."

"Nei tuoi sogni, forse." Credo che l'abbia presa come una sfida, perché pochi istanti dopo è dentro di me, e comincia a muoversi con studiata lentezza. Fottuto stronzo! È una lenta tortura, ma poi neanche lui sembra farcela più, perché le spinte iniziano ad essere più veloci. "Sì." Butto la testa dietro, sentendo qualcosa che cresce nella mia gola. Quando sto per arrivare all'apice però lui si ferma, rimanendo immobile dentro di me. Lo guardo con gli occhi sbarrati, mentre il piacere si tramuta in dolore. "Cosa fai?" annaspo, come se non avessi bisogno d'aria. Lui è sudato e ha il fiatone. Mi guarda e gli occhi luccicano.

"Di che comando io." Cosa? Mai! Provo a muovermi da sola, ma lui mi blocca con i fianchi.

"Alex!" Non riesco a pensare bene, mentre il dolore aumenta.

"Solo due parole e continuerò."

"Mai." Lui mi guarda, ma sembra che neanche lui durerà molto in questa posizione. Avvicina la bocca al mio orecchio e comincia a succhiare e leccare. Non resisto più. "D'accordo. Comandi tu." Ringhio e lo sento sorridere sulla mia pelle. Le spinte riprendono e io sbarro gli occhi, sentendo un profondo calore invadermi.

"Kirsten." Vengo di nuovo, ma questa volta mi aggrappo a lui e gli conficco nuovamente le unghie nella carne, sentendo il suo sangue sporcarmi le mani. lui sembra essere diventato più caldo, ma è una sensazione che dura solo un momento. Lui viene subito dopo di me, affondandomi i denti nella spalla per non urlare. Si lascia andare su di me e io sento nuovamente tutto il suo peso schiacciarmi. Senza un perché gli metto le braccia intorno al collo e lo stringo forte a me, nascondendo la testa nell'incavo lì vicino. Lui si gira su un fianco e fa lo stesso, attirandomi a sé. "Cosa abbiamo fatto?" sussurra, accarezzandomi la schiena. Scuoto la testa e sento le lacrime pungermi gli occhi.

"Non lo so."

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