Capitolo 2


"Io passo, come la notte, di terra in terra, e ho una strana facoltà di parola. Appena lo vedo in viso, riconosco subito l’uomo destinato ad udirmi; e gli comincio a dire l’edificante mia storia."
(Rime of an ancient marinare, Samuel Taylor Coleridge)

Kirsten's POV

Il taxi si ferma davanti al mio nuovo indirizzo e io scendo, trascinandomi dietro la valigia. Pago l'autista, che parte via sfrecciando.

Grazie per l'aiuto, idiota.

Questo posto già non mi piace. Alzo gli occhi al cielo e mi trattengo dal gridare, entrando nella vecchia palazzina che sarà la mia nuova casa. L'ascensore è rotto. Almeno non avrò bisogno della palestra. Prendo in mano la valigia e faccio le sei rampe di scale a piedi, cercabdo di contenere l'enorme bagaglio nelle mie braccia troppo corte. Riesco ad arrivare all'appartamento per miracolo, e finalmente lascio andare la valigia per terra, prendendo una boccata d'aria.

Per quest'anno basta con l'attività fisica.

Prendo le mie nuove chiavi dalla tasca e le infilo nella serratura arrugginita. Dall'appartamento accanto arriva musica rock a tutto volume, e mi appunto mentalmente di scollegare i cavi dell'elettricità al mio vicino. Alzo gli occhi al cielo e poi li punto sul locale che fungerà da casa per il prossimo anno. Credo che basterà per ottenere la mia vendetta e finire la scuola. Svuoto il contenuto della valigia sul letto e comincio a smistare i vestiti, indossando un paio di shorts e una canotta gialla per stare più comoda. Lego i capelli in una coda di cavallo e cambio le lenzuola vecchie del letto. Mentre sto lottando contro la federa di un cuscino, qualcuno bussa alla porta. Prendo un paletto dallo scomparto nascosto della valigia e poi vado a vedere chi sia, aprendo lentamente.

"Benvenuta, nuova vicina." Una ragazza mora con grandi occhi neri mi saluta, saltellando sul posto. Okay, mi sta spaventando. Nascondo velocemente l'arma dietro la schiena dritta e sorrido.

"Ehm...ciao...sei quella che abita accanto?" La scassapalle con la musica a tutto volume? Lei annuisce, porgendomi una teglia calda.

"Mi chiamo Tania Bria Covach. Tieni, ti ho fatto questa." Titubante, prendo quella cosa e alzo la carta stagnola che la ricopre.

"Una torta al cioccolato. Caspita, la adoro. Ma come...?" Un lampo mi passa nel cervello, e la mia attenzione viene attratta da un piccolo tatuaggio dietro l'orecchio. Ne vedo solo un pezzo, ma sembra rappresentare il simbolo dello Yin e dello Yang. "Sei stata davvero gentile. Prego, entra." Sorrido falsamente, facendole posto. Lei non se lo fa ripetere e si guarda intorno, con un fischio di apprezzamento.

"Davvero carino. Il mio appartamento è una topaia." si lamenta, concentrando lo sguardo sul mio armadio. Annuisco distratta e la porto in cucina, offrendole un bicchiere di succo d'arancia. Lei accetta come sperato, ma quando se lo porta alla bocca la urto, rovesciandolo sui suoi pantaloni.

"Oh, scusa. Prendo lo smacchiatore." Uso un tono riparatorio, uscendo veloce dalla porta e fermandomi poco oltre lo stipite. Tania si guarda intorno per accertarsi di essere sola, poi passa una mano sui jeans e la macchia scompare così come è arrivata. "Ah-ah!" grido, puntandole un dito contro. Dio, mi sento meglio del Detective Conan. Lei sobbalza e si tira su, guardandomi male. "Sei una strega." Tania alza un sopracciglio scuro.

"E tu devi essere Kirsten Donovan. La Cacciatrice." Non so come faccia sapere il mio nome, ma provo un brivido di piacere nel sentire il soprannome che usano i vampiri per indicarmi. Cacciatrice. Suona bene.

"Perché sei venuta in una cittadina sperduta e solitaria come questa?"

"Io credo che tu lo sappia già." La ragazza dolce e spensierata di prima se ne è andata, sostituita da una scorza più dura. Quasi gelida.

"Sì, e vero, ma voglio che tu sappia che non potrò aiutarti. Ho fatto un patto con i Creed e i clan della zona."

"Non mi sembra di averti chiesto niente." sputo, lavando velocemente il bicchiere. Non ho bisogno di aiuto. Fino ad ora me la sono cavata benissimo da sola, e adesso sono qui, forse a pochi passi dalla mia ultima preda.

"Lavori per la Lega dei Cacciatori?" mi chiede, incrociando le braccia al petto. E chi sono questi? Il mio fan club? Tania vede il mio sguardo perso e si mette a ridere in un modo che mi da sui nervi. "Vuoi dire che non sai chi sono?"

"Non mi interessa. È diverso." mento, dandole le spalle. Ho sentito parlare delle streghe, e lei dovrebbe essere dalla mia parte, invece protegge le sanguisughe.

"Certo, come no. Fa niente. Vorrà dire che troverai Flinn da sola." A quel nome tutte le cellule del mio corpo rabbrividiscono e sbatto la strega contro il muro, prendendola per la gola come ho fatto con il vampiro di ieri.

"Se sai qualcosa che mi può essere utile, sputa il rospo, o ti assicuro che diventerò una vicina poco piacevole." Tania sorride, poi apre una mano davanti a me e io vengo sbalzata lontano, andando a sbattere contro un mobile.

"Mi sei simpatica, ma non so molto su Flinn e i suoi compagni. Sono arrivati un paio di mesi fa e si sono iscritti a scuola. Non chiedermi il perché. Non lo so, però se vuoi avvicinarti a lui ti conviene comportanti da brava e innocua studentessa."

"Oppure potrei tendergli un agguato e impalarlo come gli altri." Lei scuote la testa e muove un dito verso di sè. Il paletto che avevo nascosto dietro la schiena le finisce in mano, e lei lo esamina attentamente."Di certo non con queste armi da primitiva. Niente balestra o armi per l'omicidio a distanza?"

"Mi bastano queste. Posso colpirlo anche ad occhi chiusi."

"E lui può ucciderti in un secondo, se gli va. Sei una ragazza, quindi una preda facile per lui e i suoi. I vampiri sono cacciatori. Riescono ad attirare le loro prede con ogni mezzo, e la seduzione è il migliore. Soprattutto per loro."

"Beh, avranno una brutta sorpresa. Ora posso riavere quel paletto?" Tania storce la bocca e me lo ridà, passandosi la lingua sui denti freschi di pulizia.

"Tieni. Comunque non dire che non ti ho avvertita. Con Alexander Flinn e i Creed c'è bisogno di un buon piano. Hanno delle ottime armi di difesa, e sono tutti abbastanza vecchi da aver fatto il culo già a una dozzina di cacciatori."

"Me la caverò." ghigno, stanca di questa conversazione. Chi si crede di essere? Se non esce tra cinque secondi le infilerò un pugnale nel petto. Lei sembra intendere, perché mi saluta e si avvia verso la porta, dandomi appuntamento domani a scuola. Non appena chiude la porta le lancio un paletto dietro, che va a conficcarsi nel legno. Vado a staccarlo e lo guardo, scuotendo la testa. Lo ha definito primitivo. In effetti è un po' mal ridotto, ma non mi importa. Ci sono legata. L'ho intagliato da sola da un ramo di pioppo che cresceva nel giardino della casa di mio zio. Anche se forse...

Primo giorno alla Morgan's high school. Guardo la struttura semi- consumata dalle intemperie, arrivando ad un'unica conclusione: sto per urlare! Mi ricorderò di tutte queste sensazioni quando sentirò il sangue nero di Flinn sulle mie mani. Magari farò fuori anche i suoi amichetti. Sarebbe il primo clan che stermino. Entro nell'edificio pieno di ragazzi e ragazze che si dirigono a testa bassa dai loro rispettivi insegnanti, assumendo atteggiamenti diversi a seconda dell'ora che li aspetta. Fisica, Matematica, Storia. Chi può dirlo? Faccio una smorfia e mi tiro una ciocca di capelli dietro l'orecchio, scoppiando una bolla di chewing-gum. Rovina un po' il mio abbigliamento da santarellina, ma non potevo resistere. Mi dirigo in segreteria e ritiro i moduli di iscrizione e il foglio con le ore di lezione. Prima ora: letteratura inglese. A quanto pare farò parte del gruppo delle teste basse.

"Kirsten." Mi volto e vedo Tania venire verso di me, saltellando con lo zaino su una spalla.

"Ciao, streghetta." La prendo in giro. Lei mi fa la linguaccia e comincia a guardarsi intorno. So cosa sta cercando, ma non dico nulla, lasciandola fare."Come ti sembra la scuola?" Alzo le spalle e schiocco la lingua.

"Come tutte le scuole in cui sono andata." Solo che questa ha quello che cerco. Il mio zaino ha uno scomparto con un paletto nascosto, pronto all'uso.

"Bene, vedo che non sei di molte parole. Io vado a lezione. Biologia mi serve se voglio fare le pozioni."

"Grida un altro po', così ti mettetanno direttamente al rogo." Urlo, vedendola sparire dietro l'angolo. Scuoto la testa e sorrido, dirigendomi verso l'aula scritta sul foglietto. Vago per una buona mezz'ora, esplorando l'intero edificio, ma senza buoni risultati. Aula 204... aula 204... aula 204... Un urlo mi riscuote e la mia mano corre nello zaino, sentendo la confortevole sensazione del legno tra le dita. Direi che la lezione può aspettare.

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