Capitolo 19
Nella foto: Brooke Wildwood
Non lo so... se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza... ma io credo, può darsi le due cose, forse le due cose capitano nello stesso momento.
(Forrest Gump)
Kirsten POV
Riapro gli occhi e mi metto seduta, aspettandomi di trovare Brooke davanti a me. Rimango di stucco quando scopro di essere sola, nel buio. Cerco di mantenermi calma, applicando gli esercizi per rallentare il battito cardiaco. Chiudo gli occhi e respiro profondamente, contando fino a dieci, poi scosto le coperte e scendo dal letto. Mi tocco per provare a capire le mie condizioni. Ho ancora i vestiti che indossavo al locale, ma quando frugo nelle tasche nascoste le scopro vuote. Dannazione. Il mio telefono e le mie armi. Giuro che ucciderò Brooke con le mie mani. Prima però devo capire cosa gli è successo. Tasto le pareti intorno a me, fino a toccare il ruvido rivestimento di una tenda. Bene. Forse ho trovato una via di fuga. La spalanco, e la sottile luce dell'alba mi colpisce. Non so come riesca a passare, visto il fitto strato di nubi che ricopre il cielo. Non sono più a Canton, questo è sicuro. Il paesaggio mi suona familiare, così come i clacson impazziti che suonano per le strade. All'improvviso sento dei passi lungo il corridoio, quindi tiro le tende e torno sul letto, fingendo di essere ancora svenuta. Sento i cardini cigolare e la porta aprirsi piano. Conto i passi che picchiano sul pavimento in marmo. Uno... due... tre... quattro. La porta dista da me solo quattro passi lunghi. Anche al buio dovrei riuscire a raggiungerla. Sento una mano che mi scosta i capelli, facendomi solletico al viso. È il momento. Apro gli occhi e gli afferro il polso, ruotandolo dietro la schiena dell'individuo e sbattendolo contro il muro.
"Kirsten. Ahia. Mi fai male." Conosco questa voce. Allento la presa e l'uomo si gira, rivelandomi due occhi freddi e azzurri.
"Zio Phil." Balbetto, incredula. Lui mi sorride e io lo lascio andare, facendo due passi indietro. Ancora non mi fido. Non lo vedo da due anni. Più o meno da quando me ne sono andata da casa sua per cercare l'Animale. Scuoto la testa e sbatto un paio di volte le palpebre.
"Vedo che ti si tenuta in allenamento." Dice, muovendo il polso che gli avevo stretto.
"Cosa ci faccio qui?" chiedo, ricordandomi di Brooke. D'istinto arretro ancora, spaventata dall'uomo che mi ha cresciuto dopo la morte dei miei. Lui sembra capirlo, perché il suo sorriso scompare e fa due passi in avanti.
"Un vampiro ti aveva presa. Sei fortunata che stessi passando dalle parti di Liverpool. Sono riuscito a fermarlo, ma mi è scappato." Mi guarda con rimprovero e io abbasso lo sguardo.
"E' stato un momento di distrazione. Non succederà più." Mi scuso, umiliata. Mio zio ha sempre preteso la perfezione, ed io sono riuscita a dargliela, almeno fin ora. Dentro di me ringhio e grido, desiderando avere il cuore di Brooke tra le mani per poterlo spremere come un limone. Quando alzo lo sguardo vedo la sua espressione rilassarsi e addolcirsi, poi mi mette una mano sulla spalla.
"Fa niente. È da tanto che non ci vediamo, e tu devi essere stanca. Perché non mi racconti cosa hai fatto negli ultimi tempi?" Il respiro mi si blocca in petto e rimango muta, seguendolo fuori dalla stanza degli ospiti. Come ho fatto a non riconoscerla? Non importa. Adesso ho questioni più importanti da sbrigare. Non posso dire a mio zio che sto collaborando con l'Animale. Oddio, collaborare è una parola grossa. Diciamo che condividiamo civilmente la stessa aria, più o meno. Non posso dire di essere rimasta immobile, perché ho attinto al suo conto in banca per eventuali spostamenti, e quindi sa che sono a Canton. Però non sa che ci vive anche Flinn. Questo potrebbe giocare a mio vantaggio.
"Sto ancora cercando. Comunque mi sono fatta un nome." dico con una punta di orgoglio, cercando di mantenere il mio solito tono. C'è qualcosa che non va nell'aria. E' più pesante del solito. Questa casa in stile vittoriano mi ha sempre messo i brividi anche da piccola, ma il locale nei sotterranei mi è servito per gli allenamenti. Mio zio sapeva dell'esistenza dei vampiri. È stato lui a dirmi che l'assassino di Stratford era uno di loro, e mi ha detto che sarei riuscita a sentirmi meno sola, se un giorno fossi riuscita ad ucciderlo. Ero piccola, e mi sono detta d'accordo. Volevo solo che tutto tornasse alla normalità, e così sono iniziati gli studi a casa, gli allenamenti estenuanti, la dieta, l'esercizio, le armi.
"Sì, ho sentito della temuta Cacciatrice. Hai fatto una strage nei pressi di Manchester, con i Dead."
"Non sono riuscita ad ucciderli tutti, però. Me ne sono scappati tre su sette. Non sapevano nulla sull'Animale." Questa è la verità. Quegli smidollati non avevano idea di chi stessi parlando o dove si trovasse. È stato divertente vederli bruciare sotto al sole.
"Quindi non sai ancora nulla? Neanche il nome o la residenza?" dice, continuando a camminare per il lungo corridoio. Scuoto la testa, fintamente dispiaciuta.
"Ancora no, ma credo di essere vicina." Dio, fa che mi creda! Lui fa un sorriso e ridacchia, stringendo di più la presa sulle mie spalle.
"Oh, Kirsty. Mi hai veramente deluso." Vengo raggelata da quelle parole, e sento la gola farsi secca.
"Lo so, ma ci sto provando."
"Non sto parlando di quello." Si ferma davanti alla porta in legno della sua camera, poggiando una mano sulla maniglia. "Quante volte ti ho detto che non devi mentire?" chiede, in tono calmo e accondiscendente. Vengo presa da un profondo impulso di scappare, ma mi trattengo, reggendo il suo sguardo.
"Non so di cosa tu stia parlando." Tento di convincerlo, ma lui scuote la testa.
"Io invece credo proprio di sì." Apre la porta e io mi ritrovo davanti una donna vestita in maniera molto new-age, con lunghi capelli biondi e uno sguardo assorto. Sulla mano ha tatuato lo stesso simbolo di Tania. Una strega. Guardo mio zio, senza capire. "Lei è Crystal. Ti farà tornare normale."
"Io sono normale, zio." Ingoio un grumo di saliva e mi inumidisco le labbra, iniziando a sudare freddo.
"E' per il tuo bene, Kirsty. I vampiri sono riusciti a corromperti, e tu sei stata tenuta lontano dal tuo obbiettivo. Ho saputo del tuo giretto nella Lega, e di come hai salvato quel vampiro."
"Non capisci. È una storia complicata..." cerco di spiegarmi, ma lui mi porta dentro e chiude la porta.
"Vedrai che tornerai come prima, tesoro. Lascia fare a Crystal."
"No, zio. Devi ascoltarmi! Aspetta." Mi fa l'occhiolino e chiude la porta, girando la chiave. Non ho intenzione di lasciarmi manipolare da una strega. "Stammi lontano." Le intimo, ma lei non mi ascolta e cammina verso di me, tenendo in mano una boccetta di quel liquido verde a me familiare. Blocca le mie articolazioni con un incantesimo e si avvicina, tendendomi la boccetta. Sorride, facendo scintillare i denti bianchi.
"Rilassati, tra pochi secondi sarà tutto finito."
Alex POV
Mi stiracchio, passandomi una mano tra i capelli. Ho dormito malissimo. Continuavo a sognare Kirsten che mi chiamava e che chiedeva aiuto. Perché io? Perché non Tania, o Coraline. Mi guardo intorno e scopro che nel sonno ho letteralmente distrutto la mia stanza. Il comodino è spaccato in due e le coperte sono ridotte a brandelli. Mi ci vorrà una vita per sostituire tutto. Sbuffo sonoramente e mi vesto, scendendo al piano di sotto.
"Ehi, brutti sogni?" La voce fin troppo allegra di Rick mi trapana le orecchie. Scuoto la testa e apro il frigo, passando lo sguardo sulle numerose sacche di sangue. Alla fine opto per un AB positivo, fresco di clinica. Ha un sapore forte, come di succo d'arancia. Di solito questo tipo di sangue è il preferito di Josh. Io adoro lo zero negativo e il suo sapore di ciliegia. Proprio come quello di Kirsten. È un gruppo sanguigno raro, e quindi difficile da trovare. Gli ospedali però ne sono pieni, e ogni tanto fingo di farmi male per soggiogare qualche dottore. Non è difficile per me rompermi una spalla. Pensando alle mie trovate geniali, stappo la sacca e inizio a berla come se fosse uno Yomo. Cazzo, quanto è forte. Mi siedo sulla sedia davanti a quella di Rick. Credo che nessun altro sia sveglio, in questo momento.
"Era Kirsten. La vedevo dappertutto e lei mi implorava di aiutarla. La mia camera è uno sfacelo." Dico, prendendo un altro sorso.
"Sul serio?" Annuisco, battendo la fronte sul tavolo.
"La cosa più strana è che l'ho vista anche da sveglio. Era proprio davanti a me, poi però quando ho provato a toccarla è scomparsa. Pouf." Mimo il gesto con le mani, ed Richard alza un sopracciglio, mettendo da parte la sua colazione.
"Pouf?" Okay, non è proprio il mio linguaggio tipico, ma sono sconvolto, assonnato e bisognoso d'affetto.
"Sì, pouf." Maledetto Accogli. Mi ha messo in testa un sacco di parole, e adesso non so più dove sbattere la testa. So solo che devo trovare Kirsten, prima che il mio cervello esploda.
"Credi che Tania abbia ragione?" mi chiede, fissandomi negli occhi. Non riesco a guardarlo. Quel verde è troppo simile a quello di Brooke.
"Su cosa?"
"Sulla connessione. Sì, insomma, è strano. Stai male quando sta male lei; la sogni quando scompare..."
"Rick, è impossibile. Nessuna strega ci ha mai connesso. Serve un incantesimo, giusto?"
"Sì ma..."
"Niente ma. Non ho niente a che fare con Kirsten. L'unica cosa che so è che le ho rovinato la vita. Questo è quanto. Adesso sto solo tentando di rimediare, in modo che la smetta di odiarmi e se ne vada dalla mia di vita." Mentre dico queste parole mi accorgo di quando siano stupide. Suonano false e viscide, ma è quello che voglio... credo. Non c'entra niente l'amore. È solo senso di colpa. Schifoso, inutile senso di colpa. Già. finalmente ho trovato una spiegazione. Rick porta le mani in avanti in segno di resa, poi alza il culo dalla sedia.
"Se lo dici tu... Comunque stareste bene insieme. Siete entrambi due stronzi testardi." Esce dalla cucina e io butto il plasma avanzato nella spazzatura. Non mi va più. Me ne vado con passo strascicato, cercando qualcosa da fare di domenica mattina, finché anche gli altri non si sveglieranno. Alla fine opto per una passeggiata tra le strade deserte. Guardo fuori dalla finestra, accogliendo con gioia l'ennesimo strato di nubi che ricopre il sole. Perfetto. Anche oggi posso uscire fuori. Avverto Rick ed esco, iniziando a camminare senza meta. Continuo a pensare alle parole di Guido, e poi a quelle di Richard. Kirsten. Kirsten. KIRSTEN! Esce sempre lei nei miei discorsi. Non è giusto che debba sorbirmeli tutti io. Dovrebbe esserci anche lei, accanto a me. Dovrebbe aiutarmi a dire che nulla è vero. Dovrebbe essere con me. Mi blocco in mezzo alla strada, alzando la testa dall'asfalto, con gli occhi sbarrati. Sono schiacciato dal peso di quello che ho appena detto, e ho voglia di urlare, invece l'unica cosa che faccio è sussurrare a me stesso l'unica cosa che ho capito.
"Mi piace Kirsten..."
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