Capitolo 17
Nella foto: Coraline Forbs, dei Mystic
Esistono creature particolari, chiamate vampiri. Qualcuno di noi ha prove della loro esistenza. Nonostante noi non abbiamo assoluta certezza riguardo alla nostra triste esperienza, gli insegnamenti e le testimonianze del passato sono prova sufficiente per persone con occhi ben aperti.
(Bram Stoker, Dracula)
POV del Narratore
L'uomo passeggia avanti e dietro, aspettando con ansia l'arrivo dell'ibrido. Lo aveva mandato fuori circa due ore fa, e ancora non aveva terminato il lavoro. Avrebbe dovuto affidarlo a qualcun'altro. Ne era sicuro. Il ribrezzo che provava per le creature come lui era immenso. Vampiri. Lupi mannari. Tutti mostri. Esseri portati qui per distruggerli. E poi la Lega. Quella massa di idioti. Alza gli occhi ghiacciati al cielo, buttandosi sulla poltrona davanti al camino. Lui era l'unico in grado di liberare il mondo da quelle piaghe, anzi, l'unica è quella ragazza che dovrebbe entrare a momenti. Se solo Brooke si sbrigasse. Tamburella con le dita sul bracciolo rosso, passandosi una mano tra i capelli del medesimo colore. La porta si apre, e l'ibrido entra, con il suo bottino su una spalla.
"Ecco qui." sbotta stanco, buttando il corpo a terra. L'uomo annuisce soddisfatto.
"Qual era la situazione?" chiede, pragmatico. Non ha voglia di sprecare più tempo del dovuto con certe cose come Brooke.
"E' stato difficile. Ero riuscita a prenderla, ma Flinn stava quasi per mandare all'aria tutto."
"Chi è questo?" Una pecca nei suoi piani. Quale umano avrebbe potuto contrastare una delle sue creature?
"Un vampiro di Canton, ma forse tu lo conosci con il suo nome d'arte. È apparso su molti giornali, qualche anno fa."
"L'Animale?" chiede l'uomo, incredulo. È impossibile. Se Kirsten lo ha visto, dovrebbe essere già morto adesso. Perché stava tentando di difenderla. Brooke annuisce, togliendosi la maschera dalla testa e poggiandola sul comodino. "E la stava difendendo?"
"Stava difendendo più che altro se stesso, ma il primo giorno che l'ho vista i due hanno collaborato bene. Lui le ha anche salvato la vita." L'uomo non lo sta neanche ascoltando. È troppo impegnato a fissare la figura immobile a pochi passi dal camino. E' cresciuta, pensa. Qualcosa l'ha distaccata dal suo obbiettivo primario.
"Vattene. Torna dai tuoi compagni e rimanete quieti fino a nuove istruzioni." Brooke annuisce e fa un mezzo inchino, prima di sparire. Non sa neanche lui perché obbedisca così. Come se non avesse dignità, ma lo fa. Una vocina nel cervello gli dice di ascoltare quell'uomo che gli ha salvato la vita. Esce dalla casa nel centro di Londra, poi si incammina di nuovo verso il suo branco. L'uomo invece prende la ragazza tra le braccia e la appoggia delicatamente in uno dei letti delle camere di casa sua. Le passa una mano sul collo e fa un po' di pressione sulla faringe. La ragazza fa un profondo e rumoroso respiro, riprendendo l'attività respiratoria. Continua però a dormire. Ecco. Finalmente è riuscito a ritrovarla. A quanto pare dovrà riprogrammarla un'altra volta, in modo da farle svolgere il suo compito. Si stiracchia e lascia Kirsten addormentata, spegnendo la luce e chiudendo la porta dietro di sé. Deve fare una telefonata. In un modo o nell'altro, Kirsten terminerà il lavoro, e compirà il suo destino.
Alex POV
"Allora? Novità?" Entro nella salotto e sfrego le mani tra loro, osservando distrattamente i ragazzi piegati sul tavolino da caffè. Tania alza la testa e la scuote, con espressione dispiaciuta. Cal è un dio! Non so come abbia fatto a riportarla indietro, e non lo voglio neanche sapere, ma il suo intervento è stato provvidenziale. Quella streghetta sta tentando di rintracciare Kirsten da ieri sera, ma senza successo. Si passa una mano sul viso e porta una ciocca di capelli sulla testa, in un gesto che ora le ragazze fanno sempre più spesso.
"Niente!" Prende il medaglione che sta agitando su una cartina geografica da mezz'ora e lo getta sul tavolo, appoggiandosi allo schienale del divano. "E' come se avesse un guscio. Respinge ogni impulso magico, e neanche questo incantesimo è in grado di trovarla."
"Forse stai cercando su un territorio troppo ristretto." Mormora Laurence, indicando la cartina di Liverpool aperta. Lei lo guarda di traverso, poi alza le spalle.
"Possiamo provarci. Alexander" Mi riscuoto, accorgendomi di essere ancora in piedi. "Avete una cartina dell'Inghilterra?" Ci penso su, poi mi tornano in mente le enciclopedie che ho acquistato qualche tempo fa, in Italia. Dovrebbero essere da qualche parte, qui intorno. Caleb mi anticipa e balza in piedi, seguito da Rick. Poco dopo tornano con le braccia piene di volumi.
"Il cielo benedica il tuo portafoglio bucato, Flinn!" mi sfottono, togliendo la cartina e poggiandoli tutti sul tavolo. Alzo gli occhi a cielo e faccio una mezza smorfia.
"Disse il tizio che comprò un cammello in Egitto." Caleb mi guarda colpevole, e Tania gli tira uno scappellotto sulla nuca.
"Hai comprato un cammello?" chiede, trattenendosi dal ridere. Dereck non è così gentile, e scoppia a ridergli in faccia.
"Sì, e lo aveva chiamato Speedy. È morto qualche settimana dopo." Ridacchia, guardando me. Oh già. Povero cammello, però avevo fame e quell'animale era l'unica cosa nei paraggi che contenesse la quantità di sangue necessaria. Caleb non mi ha parlato per cinquant'anni.
"E sono ancora traumatizzato. Ora, per favore, possiamo concentrarci?" Prende uno dei libri blu e oro e lo apre, alzando un nugolo di polvere. I Mystic e Tania prendono a tossire e lei muove una mano davanti alla faccia per liberare l'aria dalle particelle infette.
"Cavolo. Una spolverata no, eh?" Alzo le spalle e rido, poi mi siedo tra Josh e Derek, davanti al libro messo al contrario. Sfogliamo finché non troviamo una vecchia cartina dell'Inghilterra. L'ocra ha riempito la pagina, e il rosa delle strade si distingue a malapena. Per fortuna i nomi sono ancora leggibili. Tania riprende lo strano medaglione dorato con una pietra trasparente incastonata nel centro, poi lo agita circolarmente sulla carta, mormorando strane parole. Dopo cinque minuti lo ferma e ci guarda. "L'area di ricerca è troppo amplia. Mi servirebbe qualcosa di Kirsten. Che ne so... una goccia di sangue."
"Caspita. Non ti può andare bene un capello o una maglietta?" chiedo. Dove me la vado a trovare una goccia del sangue della Cacciatrice?
"Quelle funzionano in condizioni normali, ma qui qualcuno sta cercando di non farcela trovare. Deve essere sotto le mani di una strega o roba simile." dice, gettandoci nello sconforto. Abbasso la testa, e quando la rialzo trovo tutti intenti a fissarmi. Cazzo, so di essere affascinante, ma trattenetevi!
"Che c'è? Non ho il suo sangue addosso." mi difendo, alzando le mani. Tania continua a trapassarmi con lo sguardo.
"Sto pensando a quello che ti è successo nel vicolo. E' successo esattamente nel momento in cui Connor ha attaccato Kirsten. Potreste essere collegati in qualche modo." Alzo un sopracciglio, incredulo e scettico.
"Ci conosciamo da una settimana soltanto. Non vedo chi ci avrebbe potuto collegar..." Lascio la frase a metà, iniziando a fissare un punto nel vuoto. "Ragazzi..." ricomincio, pensando alle parole di Tania. "se siamo tutti qui, chi c'è giù con Simon?" Li vedo comprendere quel che ho detto, e in pochi secondi ci ritroviamo a scendere le scale. Ci eravamo completamente dimenticati di lui. Coraline afferra la maniglia della porta e la apre con la forza, entrando dentro seguita da Stefano e me. Simon è sdraiato a terra, in preda a strani spasmi. Ha gli occhi sbarrati e la bocca aperta, in cerca di aria inutile. Il marchio sul suo braccio sfrigola come se fosse vivo.
"SIMON!" La bionda gli corre incontro e lo libera subito dalle catene. Lui non sembra neanche vederci mentre ci avviciniamo e ci mettiamo in cerchio intorno a lui. "Cosa sta succedendo?"
"Il marchio. Chi glielo ha messo ha deciso che Justin non gli serve più." dice Guido, chinandosi sull'amico. Tania fa lo stesso e porta due mani sul braccio di lui, poggiandole sulla scritta ormai rossa. Connor caccia un urlo disperato, ma lei lo ignora e continua a premere forte.
"Ci sono delle erbe nel mio appartamento. Portatemele. ADESSO!" Josh annuisce e scompare. Pochi secondi dopo è di ritorno, con il necessario tra le braccia pallide. Poggia tutto a terra e Tania ci ordina di tenerlo fermo. Gli occhi dorati del vampiro guardano dappertutto in cerca di un aiuto. Deve essere tornato lucido.
"Connor, ehi, resisti. Non farci sprecare un biglietto per l'Inghilterra." Credo che quello di Guido sia un tentativo di conforto, ma mi ci vuole un po' per esserne sicuro. Mi volto verso la strega, che sta mischiando i contenuti delle boccette in un'ampolla.
"Datti una mossa, Covach." Lei mi fulmina con lo sguardo, poi poggia la boccetta sulla mano e pronuncia un incantesimo. Il suo palmo si incendia, andando a scaldare la mistura verdognola. Quando ha raggiunto una certa temperatura la versa sul marchio rovente, mormorando parole in una vecchia lingua. Simon smette all'improvviso di dimenarsi, chiudendo gli occhi e accasciandosi al suolo. I ragazzi mollano la presa e Caleb fa appena in tempo a prendere Tania, prima che lei svenga. Deve essere stato un grande spreco di energie. Josh pulisce con una mano l'impasto che Connor ha sul braccio, e tutti noi notiamo che la parola marchiata a fuoco è sparita, sostituita solo da una lieve cicatrice, ancora leggibile.
משרת
Per me sono solo strani simboli senza senso. Josh lo osserva bene, poi pronuncia una strana parola.
"Meshared." Che gli è preso? Sta delirando?
"Cosa?" chiede Rick, guardandolo sospettoso. Lui si riprende, rendendosi conto di aver parlato ad alta voce.
"E' ebraico. Meshared. Significa servitore." La mia bocca forma una "o" perfetta. La famiglia di Josh era ebrea, quindi lui dovrebbe sapere queste cose. Perché non ci ho pensato prima? In effetti ha un senso, visto il modo in cui è ridotto Connor, che, a proposito, sta riaprendo gli occhi. Non appena ci vede balza in piedi e si rannicchia in un angolo, cominciando a soffiare contro di noi.
"Simon, calmati. Siamo noi. I tuoi amici." dice Laurence, avvicinandosi a lui. Connor sembra riconoscerlo, perché smette di soffiargli contro.
"La-Laurence?" chiede titubante, facendo un passo verso di noi. Lui annuisce e Simon passa uno sguardo su di noi, ancora più incredulo."I Creed?" Sta in silenzio un attimo, poi scrolla le spalle. "Che ci faccio qui?" Si guarda intorno, un po' spaventato dalle catene e dalla cella umida. Coraline lo abbraccia e Guido gli mette una mano sulla spalla.
"E' una storia lunga, amico. Ti spiegheremo tutto dopo. Adesso devi dirci chi ti ha mandato."
"Mi ha mandato?" Okay, è un po' confuso. Questa non ci voleva. Lo accompagniamo di sopra e gli spieghiamo tutta la faccenda, dandogli qualche sacca di sangue per placare la fame. Quando finiamo lui butta il sacchetto vuoto sul tavolo, poi scuote la testa."Ero andato a caccia quel giorno." Inizia, riferendosi a quando è scomparso, almeno un mese fa. "Qualcuno mi ha pugnalato alle spalle, e mi sono ritrovato rinchiuso in una cella simile a quella che avete voi lì sotto."
"Sono stati i cacciatori?" chiedo sbrigativamente. Il tempo è prezioso, e Kirsten potrebbe essere ovunque.
"No. Era un uomo solo. Continuava a chiedermi se conoscessi la Cacciatrice. Gli ho detto di averne solo sentito parlare, ma lui non mi credeva. Mi ha torturato per settimane, poi un giorno è arrivato con quel pugnale e mi ha marchiato. Poi non ricordo più niente." E' ufficiale. Qualcuno cercava Kirsten, e l'ha trovata.
"Ma se non è la Lega, chi può essere?" Lui fa spallucce, poggiando la schiena sul divano.
"Non lo so. Ricordo solo che aveva gli occhi azzurri e i capelli rossi."
"Rossi?" Lo stesso colore di Kirsten. Potrebbero essere imparentati. No. Non ha senso. Perché mai un suo parente avrebbe dovuto rapirla?
"Okay, direi che per oggi abbiamo stressato Simon abbastanza." Stefano si avvicina a lui, allontanandosi subito, con il volto schifato. "Oh, amico. Hai bisogno di una doccia." Quello doveva essere lo stesso intruglio che Tania a buttato di Rick, qualche tempo fa. Lui si annusa il braccio e annuisce, chiedendoci indicazioni per il bagno.
"Seconda porta a destra." dico svogliatamente, prendendomi la testa tra le mani. Abbiamo sprecato un'intera giornata senza trovare nulla. Dove potrebbe essere sparita? Mi gratto la testa, senza capirci niente.
"Alex." Mi volto e vedo il viso di Tania a pochi centimetri dal mio. "Credo che una doccia farebbe bene anche a te. Ti aiuterebbe a rilassarti." Ci penso un po', poi annuisco e mi alzo.
"Hai ragione." Saluto tutti con un gesto della mano, e decidiamo di riprendere le ricerche domani mattina. Salgo le scale con lentezza, ed entro in bagno, chiudendo la porta a chiave. Mi spoglio e getto i vestiti nel cesto della biancheria sporca, lasciando che il getto di acqua calda lavi via tutta la merda che ho accumulato in questi giorni. Appoggio la schiena alle piastrelle fredde e mi sciacquo la faccia, cercando di non pensare a niente. Quando esco dalla doccia mi avvolgo un asciugamano intorno alla vita, e ne strofino un'altra sui capelli per togliere l'acqua in eccesso. Mi guardo allo specchi e sobbalzo, vedendo una figura dai capelli rossi dietro di me, che mi tende una mano.
"Aiutami." Mi volto terrorizzato, ma dietro di me non c'è niente. Devo essermela immaginata. Strofino le palpebre con le dita e mi passo l'asciugamano bagnata sul viso, poi entro nella mia stanza e infilo un paio di boxer. "Alexander!" Cado seduto sul letto, guardandomi intorno con gli occhi sbarrati. Mi ha chiamato. Era Kirsten. Scuoto la testa. Sto impazzendo con questa storia. Mi butto sul letto, con la testa riversa sul cuscino morbido. Sento i miei muscoli rilassarsi, e con essi anche il sonno che viene a raggiungermi. "Ti prego. Alexander, ascoltami." Mi volto e Kirsten è davanti a me, con sguardo implorante. Allungo una mano verso di lei, ma scompare davanti a me, come un fantasma. Mi stendo di nuovo, con gli occhi sbarrati. non credo che riuscirò a prendere sonno. Rimango a fissare il punto dal quale lei è sparita, sentendo i battiti sempre più tenui del mio cuore morto.
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