Capitolo 11
Sono così stanca di stare qui
Oppressa da tutte le mie paure infantili
E se devi andartene
Vorrei che tu te ne andassi e basta
(My immortal, Evanescence)
Kirsten POV
I Creed portano il vampiro nell'appartamento di Tania, ed io rimango sulla porta mezza scardinata del mio. Quanta delicatezza! Adesso dovrò chiamare qualcuno per farla riparare. Come faccio a chiedere altri soldi a mio zio?
"Kirsten?" Derek è davanti a me, e mi prende da parte per parlare. Non sopporto ancora molto bene che una mano fredda mi tocchi, ma cerco di non dire nulla, viste le circostanze.
"Che c'è?" chiedo, desiderosa di togliermelo presto dalle scatole. Lui si ferma e mi racconta velocemente quello che è successo questa mattina ad Alexander, e di come si sia ripreso improvvisamente da una sottospecie di morte apparente. Gli lancia un'occhiata ogni tanto, ed io faccio lo stesso. Lui sembra non notarlo, e continua a guardare un punto fisso fuori dalla finestra. Quando finisce il racconto, io sono ancora pensierosa. "Sapete come mai?" Sono curiosa. Non ho mai sentito di niente del genere.
"No, ed è quello che cerchiamo di scoprire. Volevo solo sapere se tu avevi usato qualche arma per drogarlo o roba simile."
"Anche se fosse non te lo direi, non credi?"
"Tu non mi incanti. Io ti vedo dentro." Rabbrividisco venendo a conoscenza del suo potere speciale. Di solito si trasmettono da trasformatore a trasformato, però in ceppi diversi. Flinn deve essere un vampiro psichico. Se tutti loro sono stati trasformati da Alexander, allora vuol dire che anche lui ha un potere simile, così come gli altri. Richard è telepatico e Derek è un sensitivo. Appunto tutto mentalmente.
"E allora? È tutta roba umida e buia."
"Non posso darti torto. Stare vicino a te è come aprire un frigorifero." E se me lo dice un vampiro, la cosa è grave. "Tu credi che noi non abbiamo sentimenti, soltanto perché siamo morti. Beh, ti posso assicurare che in questo momento sono più umano io di te." Si mette le mani in tasca e si allontana con la spalla curva, lasciandomi ammutolita. Vuole farmi credere che loro abbiano sentimenti? Illuso. Flinn non li ha avuti quando ha sterminato la mia famiglia. Ma li ha avuti quando ti ha baciata. D'istinto mi tocco il labbro inferiore e lo guardo. Sembra assorto in un mondo tutto suo. Faccio un respiro scocciato e mi avvicino a lui.
"Ehi." Dico, guardando nello stesso punto in cui guarda lui.
"Ciao." Silenzio. Imbarazzo.
"Ehm... Derek mi ha detto quello che ti è successo." Inizio, e Alex si irrigidisce.
"Quindi?" Contrae la mascella e si porta una mano al petto, che però ricade flaccida sul fianco, poi fa un sospiro di sollievo che non so decifrare.
"Come va adesso?" Lui mi guarda e alza un sopracciglio.
"Ti interessa veramente?" Alzo le spalle.
"Beh...sì, perché no? In fondo mi avete appena salvata da morte certa." Lui ridacchia e io lo guardo male.
"Sto bene. Deve essere stata solo una cosa da niente." Io non ne sarei così convinta.
"Ehi, ricordatelo." Gli punto un dito sul petto e faccio una smorfia che dovrebbe essere un sorriso. "L'unica che può ucciderti sono io." Lui mi guarda stupito, poi mi fa l'occhiolino.
"Continua a sperare, Donovan." Mi da un bacio sulla fronte e scappa via, alzando una mano in aria mentre mi da le spalle. Mi appoggio con un fianco al muro e scuoto la testa. Nonostante tutto, mi viene da ridere.
Alex POV
Prendo il telefono e compongo il numero che cerco.
"Che c'è?" Una voce alquanto innervosita mi fa alzare gli occhi al cielo. Americani.
"Sono Flinn, del clan dei Creed." dico sbrigativamente, e avverto dei mormorii dall'altra parte.
"L'inglesino, eh? Quanto tempo. Cosa posso fare per te."
"Avete denunciato voi la scomparsa di Connor?"
"Sì, e allora?" Sembra desideroso di chiudere la chiamata, ma se prova a sbattermi il telefono in faccia andrò personalmente in quel paesino dimenticato da D... che lui chiama casa e lo farò fuori.
"L'abbiamo trovato." Il silenzio che segue mi fa quasi ridere. "Rimasto senza parole, Accogli?" Posso sentire il telefono che si sbriciola nelle mani del moretto.
"Dove?"
"Canton. Ha tentato di aggredire un'umana."
"Niente di strano, quindi." Faccio spallucce e penso a Simon legato nei sotterranei. Le sue grida si sentono da qui sopra.
"Sì, se escludiamo un marchio consacrato." C'è qualche minuto di silenzio, poi riprende a parlare.
"Saremo lì entro domani. Voglio una camera mia." Chiude la chiamata e io poggio il telefono sul comodino, per non scaraventarlo lontano. Respiro. Tutto il clan dei Mystic a casa mia. Sono solo in cinque, contando anche Connor, ma una di loro è una ragazza, quindi dovrò tenere i miei ragazzi in gabbia. E dovrò farlo anche con il moretto. Sospiro e scendo gli scalini che portano nel seminterrato. Simon continua a gridare, volendo essere liberato. Rick è davanti alla porta in legno e guarda annoiato la scena da un piccolo pertugio di metallo. Non appena mi vede si stiracchia e scende dallo sgabello.
"Alleluia. Sei venuto a darmi il cambio." Annuisco, sapendo di essere un po' in ritardo.
"Domani arriveranno i Mystic e si fermeranno finché non riusciremo a togliere il marchio da Connor." Rick alza gli occhi al cielo, poi ridacchia.
"Aspetta che lo sappiano gli altri. Sarà un casino."
"No. No. Richard..." Prima che possa fermarlo lui è volato su per le scale, lasciandomi con un sopracciglio alzato. Non voglio risse in questa casa. L'ultima volta che i Creed e i Mystic si sono trovati insieme nella stessa stanza, ho dovuto buttare il mio nuovo tappeto persiano. Mi era costato un occhio della testa! Mi siedo su quello scomodo sgabello e fisso gli occhi dorati di Connor. Ha smesso di dimenarsi e adesso mi guarda a sua volta, seduto a terra e con i polsi legati al muro.
"La Cacciatrice deve finire il lavoro."
"Sì, abbiamo capito. Smettila di ripeterlo." Non ci vuole neanche dire cosa significhi. Kirsten e Tania stanno per uscire da scuola, e verranno qui dopo le lezioni. Forse riusciranno a fargli cambiare discorso. Mi sistemo alla meglio sopra lo sgabello tondo, lasciando penzolare fuori una gamba.
"Non sei più molto socievole, vero amico?" chiedo svogliatamente, giusto per provare a fare conversazione. Vedendo che non mi risponde lascio perdere l'argomento. "Lo sai che il tuo clan sta per venire a prenderti?" Simon alza finalmente la testa, poi torna a guardarsi le mani.
"I vampiri devono morire."
"I vampiri non possono morire." Wow. Gli hanno fatto davvero il lavaggio del cervello. E pensare che Kirsten stava per colpirmi con quel pugnale.
"Siamo dei mostri. La Cacciatrice deve ucciderci. Deve diventare più forte." Alzo un sopracciglio. Kirsten più forte? Buddha ce ne scampi e liberi. Ehi, questa cosa di Buddha funziona veramente. Dovrei ringraziare Josh, forse.
"Dovrei registrarti, così una volta finita questa storia potresti riascoltarti e capire quanto sei stupido in questo momento. Sai che bel ricatto." A pensarci bene lo farò. Faccio per alzarmi dallo sgabello, quando sento la porta aprirsi e un tornado rosso mi si para davanti, con una telecamera in mano
"Ditemi che non mi sono persa niente." Ma che...? Kirsten? Con una telecamera? Okay, questo è strano.
"Che stai facendo?" Lei si gira verso di me e fa una smorfia.
"Voglio registrare un vampiro che dice che fa schifo. Siete talmente orgogliosi, che questa è un'occasione unica." Spalanco gli occhi, realizzando che abbiamo avuto la stessa idea.
"Fammi una copia, poi." dico annoiato, spostandola con un piede. Simon la vede, ma non fa una piega.
"Ci sono state novità?" chiede, continuando a darmi le spalle e a guardare lo schermo della videocamera. Ogni tanto borbotta qualcosa del tipo "avanti, parla".
"Domani arriverà il clan dei Mystic e ci aiuterà a far tornare normale il marchiato."
"Quelli posso ucciderli?" La guardo male e lei scoppia a ridere. "Dai, stavo scherzando. Andiamo, Flinn. Un po' d'ottimismo." Chiude sconfitta la videocamera e mi guarda, colpendomi con gli occhi color cioccolato.
"Se fosse per me, potresti farli fuori tutti, ma poi sarei un ipocrita." Faccio spallucce e lei mi imita, infilando quasi il viso nella fessura.
"Ehi, Connor. Come va?" lo sfotte, ma lui la ignora e continua a guardare a terra. "Sei arrabbiato con me?" chiede, fingendo dolcezza. Quando non riceve risposta borbotta un asociale e poggia la schiena al muro del corridoio dove ci troviamo. "Come sono questi Mystic?" dice, incrociando le gambe tra loro. Indossa un paio di pantaloncini e una maglietta leggera a maniche lunghe di pizzo bianco, leggermente larga.
"Perché?"
"Beh, dato che sono qui tanto vale che mi dia da fare. Ho deciso di trovarmi un ragazzo." Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva, e devo piegarmi in avanti per tossire.
"Tu? Un ragazzo?" chiedo incredulo, trattenendomi dal riderle in faccia. Anzi, perché mi sto trattenendo? Scoppio a ridere e lei mi tira un calcio ben assestato sul ginocchio.
"Sì, mi sono stancata di fare la parte dell'eremita. Ti ho trovato e devo ucciderti. Okay, ma ho altre priorità."
"Ad esempio?"
"E che ne so? Divertirmi? Uscire? Scopare? A te la scelta, Alex!" Ho una gran voglia di... spaccare tutto, ma non ci faccio molto caso ed espongo un sorrisetto di sfottimento.
"Ti sono esplosi gli ormoni tutti in una volta?"
"Oh, ma andiamo. Quando tu avevi la mia età le ragazze come me avevano già un marito e due figli."
"E tu che ne sai di quanti anni ho?"
"So tutto di te, a parte il nome, ma quello era perché lo cambiavi quasi sempre."
"Stai mentendo." La sfido. È impossibile che conosca tutta la mia vita.
"Scommetti?" Mi guarda intensamente negli occhi, poi inizia. "Alexander Cristopher Flinn. Nato il 25 gennaio 1615 in un villaggio vicino Manchester. Tuo padre si chiamava Frederick e tu madre Lucinda. Avevi tre sorelle: Genevieve, Rose e Jennifer. Eri ricco, se non sbaglio. Commercio di the o roba simile. Sei stato dichiarato morto il 5 novembre del 1634, all'età di diciannove anni. Avevi una ragazza, Leila, un'inglesina che dovevi sposare. Morta anche lei in circostanze misteriose. Sei..."
"Okay, basta così. E' inquietante." Certe cose non le ricordavo nemmeno io. Il nome delle mie sorelle, per esempio. A dire la verità non me le ricordo neanche tanto bene. ho solo delle immagini sfocate, così come di mio padre e di mia madre. L'unica cosa che so è che adesso sono polvere sottoterra, mentre io sono ancora qui, anche dopo secoli. Ho visto di tutto. Ho provato di tutto. Ho fatto di tutto, ma sono ancora qui. Kirsten ride, muovendo un piede coperto dalle Converse.
"Ho passato nove anni a cercarti. Cosa pretendi?" Apro bocca per parlare, ma la porta si apre di nuovo ed entra Tania, con le braccia piene di roba strana.
"Ehilà ragazzi. Ho saputo che domani verranno i Mystic. Sono così felice." Kirsten mi guarda con una faccia da c'è qualcosa che dovrei sapere? ed io rido.
"Giù le mani dai fratelli Accogli, Covach." Lei alza gli occhi al cielo e poi li punta sui miei.
"Ma cosa hai capito? A me piace Caleb adesso e, anche se i Mystic sono dei gran pezzi di vampiro, sono più interessata alla strega che porteranno con loro." Aspetta... cosa?!
"Strega?" Lei apre la porta della cella e fa un breve saluto a Simon, che non la considera minimamente.
"Credi davvero che riuscirò a fare questa cosa da sola? Il clan porterà la strega con la quale sono in contatto. E si da il caso che sia mia cugina! Non la vedo da anni." Almeno lei ha ancora parenti in vita. Quello che ha detto Kirsten mi ha lasciato l'amaro in bocca, ma non posso darlo a vedere.
"Quindi dovremo preparare un'altra stanza?" Grugnisco dalla frustrazione, ma Tania nega.
"La ospiterò a casa mia. No problem, Flinn. E forse Kirsten potrebbe ospitare Caroline."
Kirsten POV
"Chi?" Detesto quando mi infilano in un discorso non mio. Tania mi sorride e fa entrare uno strano liquido in una siringa.
"Oh, una novellina vampira. Non ti darà fastidio, vedrai. È ancora completamente umana. Si è aggiunta al clan da poco. Sarà come avere una coinquilina petulante e logorroica."
"Stai scherzando, vero?" chiedo, entrando a mia volta nella stanza. Tania mi da le spalle e si china su Simon, accarezzandogli i capelli come un bambino.
"Shh, questo ti brucerà un po'." Gli sussurra all'orecchio, premendo lo stantuffo. Lui non fa una piega, sopportando tutto con passività quasi snervante.
"Tania, porca misera, ascoltami. Non voglio un vampiro in casa mia." Alexander congiunge le mani e si mette in ginocchio.
"Ti prego, ti prego, ti prego! Sarà per pochissimo. Non voglio dei casini con i ragazzi. Ti prego." Flinn in ginocchio, che mi prega. Mi ci potrei anche abituare. Provo a non guardare quei due occhioni da cerbiattino innocente, scuri e profondi. Non cedere. Non cedere. Non cedere. Mi volto e lui è ancora lì, con il labbro inferiore leggermente in avanti.
"Uffa! E va bene, ma smettila di fare così. Sei strano." Lui si rialza e si da una scrollata ai vestiti, riprendendo il suo sguardo strafottente.
"Funziona sempre." Dice soddisfatto e il desiderio di vederlo prendere fuoco mi pervade.
"Sei uno schifoso baro."
"Oh no, anche tu. Ma perché tutti siete fissati con questo linguaggio da nonni?"
"Ma tu ci sei nato con il linguaggio da nonni." Lo corregge Tania, inumidendo le labbra del vampiro legato con del sangue. Alex fa una smorfia infastidita, poi sale, probabilmente ad avvisare gli altri. Tiro un calcetto a Tania, che si rialza in piedi.
"Ehi!"
"Non potresti stare zitta!?" Lei ridacchia e riprende tutte le sue cose, dando un ultima occhiata al vampiro.
"Niente di personale, ma non voglio che Caleb stia a contatto con altre ragazza." Uhm, gelosia.
"Sei gelosa?" Lei avvampa fino alla punta delle orecchie, richiudendosi la porta alle spalle e mettendo il lucchetto.
"Io? No! E' solo che... io e Caleb in teoria non possiamo stare insieme, e forse lui potrebbe stancarsi di questa situazione e trovare un'altra." Lo dice tranquillamente, salendo le scale. Io la seguo, guardandola con una punta di compassione.
"Ne hai parlato con lui?" Non ci posso credere. Le sto dicendo di andare a parlare con una sanguisuga? Non mi riconosco più. Forse sono le parole che Derek mi ha detto ieri, ma non saprei.
"Scherzi? Mi riderebbe in faccia. Non voglio fare la parte della ragazza appiccicaticcia."
"Mmmh, io credo che Caleb provi le stesse cose. Chissà, magari se lo farai rodere un po', il discorso uscirà da solo." Lei ci pensa un po' su, poi scuote la testa.
"Non sono il tipo, e poi non c'è modo per far ingelosire un vampiro." E questo mi riporta alla mia vecchia teoria. I vampiri non hanno emozioni, ma questa è un occasione favolosa per fare un colpo basso ad uno di loro. Per farlo cadere dal piedistallo.
"Non scommettere con me, Covach. Potrei sorprenderti."
"Certo, Cacciatrice." Mi sfotte, poggiandomi il suo carico sulle braccia. Sbuffo mentre apre la porta e mi fa entrare nella casa. Metto tutto sul primo tavolo che mi capita e crollo sul divano, strofinandomi la faccia.
"Birre." Derek entra nella sala con le dita piene di alcol e una bottiglia di whisky sotto al braccio.
"A quest'ora del mattino?" Lui fa spallucce e lancia con precisione due bottiglie e Josh e Caleb, appena entrati nella stanza.
"Abbiamo sentito il tuo richiamo, fratello." Joshua si batte due volte un pugno sul petto e poi fa il segno della pace con le dita. Tania ride e si siede accanto a me.
"Sei un idiota." Lui stappa una bottiglia con i denti e gliela porge.
"Per lei, mademoiselle." Caleb lo scosta con una fiancata, sedendosi accanto a lei e mettendole un braccio intorno alle spalle. Guardo di sottecchi Tania, che è più schioccata di me. Caleb è geloso! Lo sapevo, ma d'altronde ho sempre ragione.
"Allora, cosa mi dite di questi Mystic?" Alexander si butta sulla poltrona e stappa una birra.
"Niente di speciale. Sono americani e molto giovani. Ci sono due fratelli, una novellina, Connor e un altro. Credo si chiami Laurence, ma non ricordo molto bene."
"Oh, interessante. E mi daranno una qualche ragione per farli fuori all'istante?"
"Forse uno dei due fratelli, ma ti consiglio di trattenerti. A quanto pare sono abituati a molto peggio." Mi chiedo cosa voglia dire per molto peggio, ma non dico nulla.
"Perfetto. Nuovi bersagli." dico, battendo le mani e guadagnandomi altre occhiatacce. "Scherzavo." Forse...
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