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«Ora vengo lì e parliamo, va bene?»
«Yoongi, va bene, ma ti ho già detto che non c'è nulla di cui parlare...» la voce di Jungkook sembrava a metà tra il sorpreso e l'imbarazzato, come se non si aspettasse né quella chiamata né quel tono sicuro da parte dell'artista «È inutile piangere sul latte in pentola».
Il biondo boccheggiò un istante, confuso, poi decise di lasciar perdere il detto mal assemblato e riprese il telefono in mano: «C'è Jin? Puoi dirgli che sono lì tra mezz'ora e vorrei parlare anche con lui?»
Sentì il sospiro dell'amico dall'altra parte della cornetta, poi un: «No, ha borbottato che aveva delle chiamate di lavoro importanti dieci minuti fa ed è uscito...»
Yoongi si alzò dal bordo del letto, diede un'occhiata alle lenzuola sfatte, al vestito rosso a terra, alle mutandine appoggiate al comodino dal suo lato: «Io lo sapevo, ma non mi importava, penso.» e fu chiaro subito a Jungkook che aveva cambiato argomento. Rimase in silenzio, non un rumore provenne dalla cornetta.
Yoongi continuò a parlare al silenzio: «Quante volte eri alle cene di famiglia? Quante volte sono uscito all'inizio della nostra relazione, con i suoi amici, e c'eri anche tu?» Yoongi rimise i ricordi in ordine, o forse semplicemente li lasciò liberi dopo averli nascosti e rinchiusi «Prima che finisse l'università e che fosse sempre impegnata in azienda, prima che tu cominciassi a lavorare per suo fratello...» deglutì, abbassò lo sguardo «Mi ricordo che eri loro amico, mi ricordo che avevate un bel rapporto, so bene che tu, Boojin e Jin eravate legati fin dalle scuole medie».
«Il bel rapporto lo avevamo anche dopo, eh.» sembrò volerlo puntualizzare in modo scocciato, quasi l'artista gli stesse facendo un torto.
«Lo so, so che sei andato a lavorare con Seokjin perché lui si fidava di te, perché eravate davvero come fratelli...» si morse il labbro inferiore «Ma io vedevo solo che gli avevi fatto guadagnare quegli appalti...»
«...e hai ben pensato di chiedere a Boojin di avermi come tuo assistente.» finì la frase Jungkook, lasciandosi sfuggire una risatina nervosa, stanca «E io ho dovuto accettare...»
«Io l'ho solo proposto! Ho pensato che se avessi voluto rimanere con...» si bloccò, gli occhi neri si affacciarono alla finestra, si grattò la testa mordendosi il labbro inferiore.
«Non ci credi nemmeno tu, sai quanto ti ama e quanto farebbe di tutto per te.» l'amico – o quel che aveva sempre ritenuto tale – sembrò ridacchiare ancora, meno arrabbiato e deluso, forse semplicemente divertito da quella faccenda «Potevo rimanere con Jin, litigare con Boojin e farli litigare, oppure potevo far finta di volermene andare, litigare con Jin, ma, almeno, far rimanere loro in buoni rapporti...»
Yoongi pensò alla scelta di Jungkook e si rese conto di aver sempre saputo che la sua richiesta sarebbe stata accettata, forse proprio perché aveva capito quel piccolo gioco di bilance: i piatti erano i due fratelli e il loro caro amico d'infanzia il peso che li teneva bilanciati. Lui aveva sollevato quel peso modificando il sistema.
«Yoongi?» la voce del suo assistente risuonò alla cornetta, l'artista mugugnò in risposta per fargli capire di essere ancora in linea «È successo cinque anni fa... Mi sono affezionato a te, okay?» di nuovo Yoongi mugugnò in risposta, ottenendo un sospiro «Mi ha dato solo fastidio l'uscita che hai fatto. Io e Jin non eravamo anime gemelle legati da uno stupido filo rosso, non muore nessuno se non siamo più amici.» sospirò di nuovo, Yoongi se lo immaginò strofinarsi gli occhi con indice e pollice, come faceva spesso quando era pensieroso «Quello che voglio dire è che sì, ogni tanto penso al fatto che per colpa tua ho perso un amico fidato, ma conoscendoti ho capito anche che persona sei e che non l'hai fatto per cattiveria...» ridacchiò, un po' nervoso «Diciamo che ho guadagnato qualcos'altro, da questa storia».
Yoongi abbozzò un sorrisetto, si sentì arrossire leggermente, il cuore più leggero: «Sono io?»
La forte risata che provenne dal telefono lo obbligò a spostare la testa di qualche centimetro: «Forse».
Forse gli bastava, se lo sarebbe fatto andar bene. Forse era meglio di niente, era meglio che vivere sapendo che il tuo unico amico sa che sei un egoista, che il tuo unico amico ti odia. Che forse avrebbe potuto migliorare con il tempo era una gran bella cosa. E forse avrebbe dovuto ringraziare Jimin per averlo fatto parlare, per avergli tenuto compagnia, per averlo ispirato, per avergli insegnato cosa fosse l'amore, per avergli fatto provare nuove emozioni, per essere stato la sua musa.
Forse la sua arte non aveva ricevuto giovamento nel conoscerlo, ma la sua anima sicuramente sì.
Con il pensiero a Jimin concluse la telefonata, promettendogli che sarebbe tornato per pranzo, promettendogli di parlare a voce, di provare a parlare anche con Jin. Con il pensiero a Jimin si preparò e uscì, sempre con lui in testa si infilò nella folla dei viali, si fece spazio guardando le vetrine, le insegne, cercando un posto in particolare che aveva visto il giorno prima.
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