8 - The Otter and The Dragon Part Two 🍋
"Tu e Potter siete... intimi. Malfoy piegò la testa da un lato, mentre lei entrava in camera. "Alla Weasley sta bene?"
Sedeva appoggiato alla testiera, il piumone sulla vita, dato che non sembrava si fosse preso la briga di rivestirsi. Il suo petto pallido di porcellana quasi brillava alla luce fioca della lampada sul comodino; i suoi capelli erano ancora in disordine.
Hermione lo guardò accigliata e incrociò le braccia al petto, profondamente consapevole che i suoi capezzoli si fossero induriti per il freddo. Si avvicinò di qualche metro, rimanendo a un passo dal letto.
"Non è così, e tu lo sai. Ti ho sentito frugare nella mia mente quando l'Occlusione è crollata. Ti ho lasciato vedere cosa penso di lui, stupido ficcanaso, quindi non dire stronzate che sai non essere vere! Inoltre, è stata Ginny a mandarlo qui. Certo che le sta bene, è il mio migliore amico, Malfoy!" Lei lo schernì, sentendo la rabbia tornare con forza. La calma che Harry le aveva trasmesso stava sparendo velocemente, e le fredde mura di Occlusione stavano tornando a proteggere la sua mente ben organizzata. Non era sicura del perché avesse permesso a Malfoy di vedere una parte dei suoi pensieri. "Perché mi stai seccando così tanto per questo? Perché ti importa?"
"Non m'importa." Lui la guardò cupamente, il suo volto si contrasse in un cipiglio familiare. "Mi sembra solo strano."
La dinamica tra loro stava cambiando. Quell'insolita calma era svanita ed erano ricominciate le osservazioni sprezzanti, le parole crudeli e i commenti aspri.
"Forse per te. Non è colpa mia se non hai idea di cosa sia l'amicizia." Sputò lei, mentre si girava e apriva il palmo della mano oltre la porta della camera da letto. Si era quasi dimenticata della pozione contraccettiva, e si sarebbe dannata se fosse rimasta incinta di quello stronzo. "Lui e Ginny sono l'unica famiglia che mi è rimasta."
Malfoy aprì bocca come per urlarle contro, ma la sua attenzione si spostò rapidamente sulla pozione che volò dentro la camera da letto, atterrando proprio nella mano tesa di Hermione.
"Cos'è quello?" La fronte di lui era arcuata e la sua voce era intrisa di irritazione.
"È un contraccettivo." Hermione lo guardò accigliata, ma poté sentire un rossore formarsi sul viso mentre svitava il coperchio. Era già abbastanza brutto essere costretta a vederlo e a interagire con lui dopo aver fatto sesso; non voleva anche discutere di contraccettivi.
"Oh." Disse lui lentamente, e un po' di rabbia svanì dalla sua voce. "Non ne hai bisogno."
"Cosa?!" Gli occhi di Hermione si posarono sul suo viso e lo fissò incredula. "Sei pazzo?! Mi sei venuto dentro, Malfoy."
"Che cosa?! No... no, cazzo, Granger, non devi prenderlo perché non puoi rimanere incinta."
"Scusa?!" Hermione si avvicinò al letto con la bottiglietta stretta in mano. "Pensi che io sia incapace di avere figli?!"
"Cosa?! No! Fottuto Merlino, trasformi tutto quello che dico in un attacco personale!" Gemette Malfoy, coprendosi il viso con le mani ed emettendo un lungo e profondo sospiro. "Sei fottutamente impossibile. Sto dicendo che non puoi restare incinta perché ci ho già pensato io. Non c'erano piccoli Malfoy, lì dentro."
"Cosa... ma non esiste un contraccettivo maschile." Il viso di Hermione si contorse per la confusione, finchè non sentì la rabbia svanire. I suoi occhi si spalancarono in un moto di comprensione, la tensione sulle sue spalle diminuì e la sua voce divenne più dolce. "Oh! Io... io non avevo capito che non potevi avere figli."
"Cosa?!" Il naso di Malfoy si arricciò e le sue mani volarono su entrambi i lati. La guardò accigliato e sembrò sul punto di saltare giù dal letto per strattonarla. "Sono perfettamente in grado di avere figli, Granger, grazie mille."
Che cazzo!
Hermione si sentiva vicina a un aneurisma cerebrale e gli rivolse uno sguardo esasperato.
"Allora di che cazzo stai parlando, Malfoy?! Come fai a sapere che non ce n'erano, lì dentro?!"
"Non ci sono contraccettivi maschili disponibili da banco." Sogghignò Malfoy, con fare condiscendente. "Vengo da una famiglia purosangue, Granger, con una lunga storia di uomini che erano dei maiali subdoli. Hanno risolto quel problema molto tempo fa perché l'ultima cosa che volevano era che un figlio bastardo arrivasse a fottersi l'eredità e la linea di sangue. E non si può davvero credere che una strega assuma la pozione contraccettiva."
"Mah." Il naso di Hermione si arricciò per il disgusto. "Un'eredità così affascinante."
"Non ho mai detto di esserne orgoglioso." Sibilò Malfoy mentre si allontanava dalla testiera del letto e portava le ginocchia davanti a sé. Il piumone attorno alla sua vita si spostò, e Hermione si rese conto che si era effettivamente rimesso i boxer.
"Allora come funziona?" Chiese lei rigidamente, i suoi occhi saettarono di nuovo sul suo viso. Si odiava per avere guardato, e sapeva che Malfoy aveva visto i suoi occhi saettare sui suoi fianchi quando si era mosso. Adesso la guardava con una specie di espressione compiaciuta.
"È un incantesimo, combinato con la magia del sangue e un mucchio di altre stronzate che non vuoi conoscere. Per farla breve, finché indosso il mio anello, funziona."
Hermione gli guardò le mani. "Tu non hai un anello."
"Per l'amor di Dio." Gemette Malfoy. Batté due volte il mignolo sinistro e apparve un piccolo anello d'argento. "È Disilluso. Per quanto conveniente sia l'incantesimo, non puoi andare in giro a mostrarlo nel mondo dei maghi, o sarebbe come dire che sei pronto a scopare. Alcune streghe potrebbero diventare piuttosto invadenti."
"Oh." Disse piano Hermione guardando l'anello. La pozione era ancora stretta nella sua mano, e aveva ricominciato a tremare per il freddo.
Si sentiva in conflitto.
Bere la pozione sarebbe stata la cosa più responsabile da fare, ma sarebbe equivalso a tirare uno schiaffo in faccia a Malfoy, il che avrebbe creato un enorme divario tra loro mettendoli di nuovo in uno stato di conflitto permanente. Non che la loro relazione fosse qualcosa di simile alla normalità in quel momento, ma sarebbe stato il modo più lampante per dirgli che non aveva la benchè minima fiducia in lui. Sarebbe stato un gran fottiti urlato in faccia.
Se l'avesse saputo giovedì, dopo che avevano scopato nell'ufficio vuoto, e avesse dovuto prendere una decisione prima della strana e pacata conversazione che avevano avuto quella sera, avrebbe buttato giù la bottiglia con entusiasmo e poi gliel'avrebbe strofinata sulla sua stupida faccia. Ora però, stranamente, non voleva farlo. Non sapeva cosa pensare. Non voleva tornare a urlargli in faccia di continuo. Lui non le piaceva, certo, forse lo odiava, ma odiava ancora di più litigare con lui.
Era estenuante e rendeva la sua vita un vero inferno.
Lo fissò. Non sapeva che cazzo stesse succedendo tra loro. Si sentiva come se le avessero tolto il mondo da sotto i piedi, nelle ultime 48 ore, ma le parole di Harry le riecheggiavano nella parte posteriore della testa, e si domandò cosa avrebbe fatto se quello non fosse stato Malfoy.
Gli avrebbe creduto? A un certo punto avrebbe scelto di ricominciare da capo con lui o no?
Si morse il labbro mentre la sua mente passava in rassegna tutte le opzioni. Non aiutava il fatto che la pozione sapesse di merda, e che lei odiasse prenderla. Non era difficile non volerla bere.
"Se non mi credi, divertiti a prendere la pozione." Malfoy si toccò il dito e l'anello scomparve alla vista. Si appoggiò contro la testiera e inarcò un sopracciglio, come per sfidarla. "Cercavo solo di risparmiarti il fastidio. So che alcune donne si ammalano dopo averla bevuta."
Hermione rimase immobile davanti a lui. Non aveva torto. Molte streghe vomitavano dopo aver bevuto la pozione e poi dovevano prendere un secondo lotto. Era davvero terribile. Sospettava che la signora Weasley avesse un'avversione particolarmente forte nei suoi confronti, e questo era probabilmente il motivo per cui aveva avuto così tanti figli (la pozione contraccettiva pre-sesso era arrivata sul mercato soltanto 20 anni prima o poco più). Se non fosse stato per l'esperienza di Hermione con sapori peggiori - come la Polisucco - dubitava che sarebbe riuscita a sopportarlo.
Malfoy la fissò, le braccia incrociate al petto, aspettando di vedere cosa avesse fatto. Trascorse un lungo momento di quiete tra loro mentre gli occhi di Hermione passavano dalla pozione a lui. Poi Hermione sospirò, richiuse la bottiglia e la riportò in bagno. Gli occhi di Malfoy si spalancarono e la sua espressione si addolcì, ma non disse nulla.
"Cosa?" Gli occhi di Hermione si strinsero su di lui.
"Niente." Sogghignò, ma sembrava forzato e insincero. Dopo un momento, aggiunse: "Non pensavo che mi avresti creduto davvero."
"Sì, beh, se stai mentendo e io rimango incinta, non lo terrò." Mormorò Hermione mentre distoglieva lo sguardo e si fissava le dita dei piedi spogli.
Aveva freddo. La sua vestaglia sottile e corta serviva a ben poco contro le fresche temperature autunnali, e adesso moriva di freddo. Si strofinò forte le braccia, decisa a non guardare Malfoy giacere comodamente nel suo letto. Era troppo strano, stare lì a parlare tranquillamente con lui, nella sua stanza, del controllo delle nascite come se fosse un normale sabato sera.
"Inoltre, quella roba sa di merda" Confermò lei.
Malfoy sbuffò, e poi lei lo sentì muoversi sul letto. Alzò lo sguardo dal pavimento per accorgersi che si era rapidamente spostato ai piedi del letto e che la stava afferrando per il braccio.
"Aspetta, cosa stai..."
"Lo vedo che stai congelando." Malfoy la interruppe mentre la tirava sul materasso.
Lei cercò di staccarsi da lui, ma i suoi sforzi erano tutt'altro che sinceri. Le mani di Draco erano così incredibilmente calde da farle formicolare la pelle, e si ritrovò facilmente distesa a letto. Lui si appoggiò ancora una volta alla testiera e la strinse contro il suo petto caldo, gettando il piumone su di loro prima di avvolgere saldamente le braccia attorno alla sua vita.
Si era calmata.
Si sentiva come se il suo cervello fosse in cortocircuito; le sue azioni non avevano alcun senso.
"A cosa stai pensando?" Gli domandò. La sua voce suonò nervosa, quando lui la strinse più forte al petto.
"Non sto pensando." Rispose Malfoy, e la sua voce profonda echeggiò nel suo orecchio e le mandò un brivido attraverso il corpo. "Dovresti provarlo, qualche volta."
Non sapeva come rispondere, quindi non disse nulla.
Rimase seduta lì rigidamente tra le sue braccia per un po' finché non sentì che le sue spalle cominciavano a rilassarsi, anche se la sua mente continuava a correre.
Il calore del suo corpo le stava penetrando nella pelle attraverso la vestaglia sottile e il suo profumo la avvolse ancora una volta. Deglutì nervosamente, del tutto insicura su cosa fare. Invece, Malfoy faceva ciò che voleva senza pensare al perché. Sembrava abbastanza a suo agio nel toccarla, e chiaramente non la trovava disgustosa o rivoltante, il che era strano. Aveva sempre pensato che lui la toccasse solo per rabbia o odio o forse anche per lussuria, eppure stavolta la stava abbracciando, volontariamente, e solo perché lei aveva freddo.
I loro corpi nudi erano stretti e le loro cosce si incontravano dolcemente sotto il piumone. Poteva sentire ogni dettaglio del suo corpo contro la schiena. Dondolava leggermente ogni volta che lui respirava, e trovava il movimento quasi confortante.
Era confusa.
Non sapeva cosa pensare o cosa avrebbe dovuto fare.
Si sentiva come se i suoi pensieri stessero andando fuori controllo.
Si sentiva stanca.
Esausta.
La settimana era stata lunga. Si sentiva come se fosse appena tornata in guerra e stesse lottando per restare sana di mente prima della battaglia. Lo sentiva nelle ossa, la pesantezza che la circondava e che le pesava sul cuore come una roccia. Un peso che sembrava non dover andare mai via.
Era consumata, troppo magra e, come aveva puntualmente sottolineato Malfoy, incapace di elaborare le sue emozioni. Anche adesso stava combattendo contro di esse, Occludendole come se stesse riparando una diga che perde.
Era così faticoso.
Sentì le spalle incurvarsi mentre il corpo iniziava a rilassarsi tra le braccia di Malfoy.
La stanchezza stava prendendo piede, e Hermione trovò difficile combattere mentre i suoi occhi iniziavano a chiudersi. Non voleva addormentarsi tra le sue braccia - okay, lo stava facendo perchè aveva freddo, ma non era sicura che fosse una buona idea. La sua parte irritata urlava dentro di sé, dicendole di respingerlo - di respingere tutto, tutto, come faceva sempre. Era più sicuro.
Eppure la stanchezza stava vincendo e gli occhi si chiudevano, mentre il calore e l'oscurità la circondavano.
-xx-
Si risvegliò alla luce della tarda mattinata, che si riversava attraverso le tende aperte e si estendeva sul letto. La lampada sul comodino era ancora accesa, e lei sbatté le palpebre, cercando di ricordare perché non l'avesse spenta - e perché diavolo il suo corpo fosse così dolorante.
La sua mente era annebbiata e i suoi sensi dovevano ancora svegliarsi, ma si sentiva incredibilmente calda e ben riposata. Sbadigliò e fece per stirarsi, ma scoprì di avere le braccia incollate ai fianchi. La confusione aleggiò nella sua mente mentre sbatteva ancora una volta le palpebre e abbassava lo sguardo.
Si bloccò.
Due braccia di porcellana pallida erano strettamente avvolte intorno a lei. E vederle fece riaffiorare tutto - la festa, Malfoy, scopare con Malfoy per la seconda volta nel suo letto (da qui il dolore), Harry, la loro conversazione, e poi lui che la teneva stretta al petto perché aveva freddo.
Perché aveva voluto.
Doveva essersi addormentata tra le sue braccia, e lui doveva averle rotolate di lato sul letto. Sentì il suo polso iniziare ad accelerare mentre la sua mente balzava nel panico e la sua occlumanzia vacillava.
A che cazzo stavo pensando?! Perché l'ho fatto?!
Adesso i suoi pensieri correvano e il suo corpo si stava irrigidendo. Si leccò le labbra nervosamente. Poteva sentire il corpo di lui premuto contro il suo, la sua presa non era diminuita durante la notte, e aveva sepolto il viso alla base del suo collo tra i grovigli di capelli che spuntavano dalla sua testa in strane angolazioni.
Come aveva fatto a non soffocare?
Che cazzo doveva fare adesso?
Scopare Malfoy con odio era una cosa, ma scoparselo regolarmente e addormentarsi tra le sue braccia era un'altra. Era così diverso che non sapeva come prenderla. Un rossore le si dipinse in viso e non sapeva se sarebbe mai riuscita a guardarlo di nuovo in faccia. Non era stato così difficile occludere e guardare oltre il sesso d'odio, ma non aveva idea di come affrontare la cosa.
Non poteva ignorarlo. Lei deglutì a fatica e cercò con cautela di liberare il proprio corpo dalla sua presa, allontanando le gambe da quelle di lui e sposandogli il braccio.
"No."
Si bloccò. Lui non si era mosso, ma la sua voce rauca mattutina le riecheggiò dietro il collo e all'improvviso non riuscì a respirare. Era sveglio, eppure stava ancora scegliendo attivamente di abbracciarla. Lei si spostò di nuovo e le sue braccia si strinsero attorno a lei.
"Devo andare in bagno." Mentì, sperando disperata di scappare.
"No, non è vero." La sua risposta burbera e monotona arrivò ancora una volta da dietro di lei.
L'irritazione le inondò il corpo, e lei lottò per girarsi nella sua presa. "Come cazzo fai a sapere che non è vero?!"
"Perché il tuo cuore sta battendo all'impazzata come quello di un coniglio, inoltre sei fottutamente prevedibile, Granger!" Malfoy sputò, aprendo gli occhi per fissarla. "Sai, alcune persone preferiscono stare tranquille al mattino."
Gli occhi di Hermione si spalancarono al suo aspetto. Malfoy sembrava molto incredibilmente non-Malfoy. I suoi capelli erano disastrosi quasi quanto quelli di lei, e sporgevano in strane angolazioni. Nonostante l'agitazione nei suoi occhi, il resto del suo viso appariva sereno e calmo, senza un solo accenno di rabbia.
Sembrava un fottuto quadro.
Era troppo perfetto.
"Perchè sei ancora qui?" Le parole le uscirono di bocca più aspre di quanto le avesse pensate, e quasi si schiaffeggiò quando lo sentì irrigidirsi come una tavola, e il suo viso farsi scuro.
Non l'aveva pensata così, ma era così che suonava.
"Perché la tua casa è piena di protezioni." Disse, con voce bassa e dispettosa. Si districò da lei e si sedette, alzandosi dal letto e richiamando i suoi vestiti senza nemmeno agitare il dito. "Sarebbe stato impossibile andarmene anche se avessi voluto. Chiaramente non ci hai pensato prima di svenire, quindi rimuovili e..."
"No." Lei lo interruppe mentre si sedeva velocemente, stringendo più stretta la vestaglia leggera che indossava ancora.
"No?" Il suo volto si contorse per la confusione. Si era già rimesso i pantaloni. La sua camicia gli pendeva sbottonata dalle spalle, e lui la guardava livido. "Mi hai appena detto di andarmene, cosa stai..."
"No! Voglio dire... uff, cazzo! Non è quello che intendevo! Mi dispiace." Lasciò cadere i piedi sul pavimento gelido e batté la fronte contro i palmi delle mani prima di fare un respiro profondo e sforzarsi per guardarlo di nuovo.
Deglutì mentre lo fissava. Era impossibile, guardarlo la faceva infuriare come al solito, ma ora le scuoteva qualcosa anche nel profondo. Il suo corpo era impeccabile, non l'aveva visto davvero la sera prima, ma ora che le stava davanti seminudo non poteva nemmeno negare di trovarlo attraente.
Poteva vedere i suoi addominali, i pantaloni del suo abito scuro che gli pendevano bassi sui fianchi e la sua camicia con il colletto aperto le facevano solo venire voglia di strappargli i vestiti di dosso e trascinarlo giù per il letto.
Non riusciva a decidere se voleva scoparlo, prenderlo a pugni o prendersi a pugni da sola per non riuscire a evitare di comportarsi da stronza tutte le volte che gli parlava.
Perché era così difficile? Perché non riusciva a regolare le proprie emozioni, e perché anche lui reagiva così facilmente? Perché erano entrambi così maledettamente suscettibili?
"Non volevo dire questo." Ripetè lei lentamente, costringendo la sua voce a rimanere ferma. Chiuse le mani a pugno per aiutarsi nella concentrazione. "Quando ti ho chiesto perché eri ancora qui, ho solo... cazzo, ci sto un secondo ad arrabbiarmi con te e poi tutto va storto! Ero solo sorpresa che fossi rimasto. Immagino di aver pensato che saresti sgattaiolato via, non ti stavo dicendo di andartene. Mi ero dimenticata delle barriere."
Sembrava ancora arrabbiato, ma aveva smesso di vestirsi. Rimase fermo davanti a lei, osservando la sua espressione tesa.
"Nel caso te ne fossi dimenticata," Disse lui in un sussurro. "non sono io quello che ha cercato di scappare dopo le ultime due volte che abbiamo scopato."
La sua mascella si strinse e lei lo fissò.
Le sue mani si annodarono nel piumone, e sentì la rabbia montarle dentro mentre lui la fissava furioso.
Aveva cercato di essere gentile. Aveva provato a spiegare il motivo della sua reazione negativa, eppure eccolo lì, a fare ancora lo stronzo. Poteva sentire una vocina nei recessi profondi e oscuri della sua mente che le diceva di lasciar perdere, ma era solo un sussurro in confronto alla rabbia che le divampava nel petto. Si sentiva un relitto emotivo. I suoi muri di occlusione avevano ceduto da quando si era svegliata accanto a lui, e ora poteva sentire tutti i suoi piccoli cubi pieni di ricordi ed emozioni che rischiavano di rompersi.
Era così che raggruppava e teneva traccia nella sua mente di tutto ciò che succedeva. Era così che bloccava tutto. Era così che era sopravvissuta, e ora stava fallendo.
Era un fottuto disastro e non poteva permetterselo.
"Giusto." Disse con fermezza, sentendo un nodo nauseabondo cominciare a torcerle lo stomaco.
Si costrinse ad alzarsi e riaggiustò le sue protezioni in testa. Basta. Voleva stare da sola. Non aveva bisogno di lui. Strana attrazione o no, scoparselo era stato un errore. Erano troppo irritabili per coesistere; e lei era troppo danneggiata e se la cavava meglio da sola.
"Sono un fottuto disastro incapace di elaborare le emozioni, grazie per avermi ricordato i miei fallimenti! Come se non lo sapessi già, cazzo! Ho sistemato le protezioni per te, Malfoy, sentiti libero di andartene quando cazzo vuoi!"
Fece per superarlo, desiderando farsi una lunga doccia e ripulirsi dal suo profumo. Sarebbe rimasta chiusa lì dentro finché lui non se ne fosse andato, e poi sarebbero tornati a odiarsi e quasi a uccidersi a vicenda a lavoro.
In questo modo era più facile di qualunque altra cosa.
Lui la fissò mentre lei gli girava intorno, dandole per un attimo l'impressione che volesse dirle qualcosa, ma lei lo ignorò di proposito. Non voleva sentire un'altra parola dalla sua stupida bocca.
Arrivò a mezzo metro dalla porta prima di sentire la sua mano sul braccio, e si ritrovò schiacciata contro il suo corpo. Le sue labbra erano sulle sue come fuoco, le sue mani si muovevano lungo il suo corpo, mentre lei ansimava per respirare e lottava contro le sue braccia. La sua schiena andò a sbattere contro la porta, e grugnì contro di lui, stringendo forte la sua camicia tra le mani mentre gli mordeva il labbro così forte da sentire il sapore del sangue.
Sibilò nella sua bocca, ma non si fermò.
E nemmeno lei.
La mano di lui l'accarezzò scendendole lungo il petto mentre intrecciava le dita dell'altra mano tra i suoi capelli. Le dita di lei scivolarono istintivamente sui suoi pantaloni, slacciando il bottone e la cerniera. Non sapeva perché l'avesse fatto, ma non riusciva a fermarsi, mentre l'urgenza cresceva in lei. Lo sentì scostare la sua vestaglia sottile, e poi lui spinse la sua lunghezza dura dentro di lei. Era stretto. Allungava il suo canale dolorante e gonfio e la sua schiena si inarcò contro di lui. Lei gemette mentre lui la scopava, la sua testa che sbatteva contro la porta ogni volta che lui spingeva, e gli morse forte il collo e affondò le unghie nella sua schiena.
Lo odiava.
Lo odiava così tanto da fargli male.
Lo odiava così tanto che non riusciva a respirare.
Ma più di ogni altra cosa, odiava se stessa.
Il respiro di lei era affannoso mentre i suoi movimenti diventavano più duri, e la mano di lui le salì sul collo per afferrarle la mascella, costringendo le labbra alle sue. Si sentiva come se stesse annegando in lui, come se il suo cuore si stesse spezzando. Anche se le loro labbra erano unite insieme e lei gemeva nella sua bocca, sapeva di non poterlo fare. Lei non sapeva cosa lui volesse. Non sapeva cosa lei voleva. Non capiva perché continuava a succedere e perché non riusciva a smettere.
Perché non riuscivano a tenere le mani lontane l'uno dall'altra, quando tutto ciò che facevano era ferirsi a vicenda?
Sentì la spirale nel suo centro allentarsi, l'orgasmo che le squarciava il corpo, mentre i suoi cubi occlumantici ordinatamente organizzati si rompevano, e un singhiozzo lasciava il suo corpo.
Stava tremando, le sue gambe tremavano. Poi sentì Malfoy gemere e finire dentro di lei.
Stava per andare in iperventilazione. Il respiro diventò più corto e veloce, e gli strinse forte la camicia. Tutto stava precipitando, tutto andava in pezzi, le girava la testa mentre anni di emozioni trascurate la inondavano. Le abbassò la gamba e lei si sentì debole contro la porta, mentre si aggrappava al davanti della vestaglia e cercava di ricordare come respirare.
Dentro, fuori. È dentro, giusto? Fuori - fuori - no dentro.
La sua mente si era rotta e iniziava a sentirsi stordita.
"Granger?"
Era Malfoy. La sua voce suonava ruvida, ma non sembrava arrabbiato. Alzò lo sguardo e lo vide nuotare davanti ai suoi occhi. Non riusciva a comprendere la sua espressione; sembrava quasi preoccupato.
Gli occhi le brillavano di lacrime che minacciavano di fuoriuscire, ora che anni di emozioni sepolte la stavano consumando.
Doveva cacciarlo via.
"Io... ho bisogno di... stare da sola." Stridette senza fiato mentre girava la maniglia della porta dietro di sé e incespicava fuori nel corridoio.
Si precipitò nel bagno alla cieca, spalancò la porta e cercò di chiuderla dietro di sé. La sentì sbattere contro qualcosa di duro che sicuramente non era lo stipite, mentre lasciava cadere entrambe le mani su entrambi i lati del lavandino e chiudeva gli occhi. Ogni sussulto era irregolare. Tutto il suo corpo tremava mentre si appoggiava al lavandino, in preda alle onde emotive.
Stava per vomitare o per svenire, forse entrambe le cose. Non poteva dirlo. Non poteva elaborarlo. Non poteva controllarlo. Non poteva gestirlo.
Era tutto troppo.
Per questo si bloccò.
Sentì una mano calda posarsi al centro della schiena, e il suo corpo rabbrividire mentre un rantolo le uscì dai polmoni. I suoi occhi si spalancarono quando una seconda ondata di panico la colpì.
"Respira."
Ci stava provando, ma proprio non ci riusciva.
La sua vista iniziò a punteggiarsi di minuscoli puntini neri e le sue gambe vacillarono mentre il suo ginocchio destro cedeva.
"Granger, respira! Dentro - fuori - inspiro - espiro profondo..."
La voce profonda di Malfoy risuonava alla sua destra, e sentì il suo pollice sfiorarle la spina dorsale al ritmo delle sue parole.
Si concentrò su di esso, fissando il rubinetto dell'acqua fredda del lavandino e non permettendo a se stessa di pensare a nient'altro.
Lui non si fermò.
Rimase con lei finché non riprese a respirare normalmente, poggiandole la mano sulla schiena, mentre le sue braccia tremavano contro il lavandino, e lei lottava per sostenere il proprio peso. Lui si avvicinò quando lei riuscì a respirare regolarmente per ben tre minuti. Hermione poteva sentire il calore del corpo di Draco irradiarsi lungo il fianco, poi il suo braccio le scivolò intorno alla vita e lasciò che lui la guidasse fuori dal bagno fino in cucina.
Non riusciva a guardarlo.
Non voleva pensare a niente: il suo unico obiettivo era ripristinare i piccoli cubi occlumantici ordinati, riassemblare e organizzare la sua mente. Non pensava al fatto che poteva sentire il suo sperma gocciolare lungo l'interno della sua gamba mentre si muoveva, e non si permetteva di pensare a come la sensazione fosse improvvisamente svanita.
Si sedette sullo sgabello in cucina su cui Malfoy l'aveva messa, gli occhi incollati al bancone del bar mentre continuava a riordinare i suoi ricordi e ad archiviare tutto.
Inspira profondamente. Espira profondamente.
Poteva sentire il rumore del bollitore e i passi di lui muoversi dietro di lei, ma non ci fece caso fino a quando una tazza di tè non apparve davanti a lei, e lui si appoggiò al bancone al suo fianco.
Hermione deglutì a fatica, i suoi occhi guizzarono alla sua destra mentre il suo corpo si irrigidiva. Aveva finito di riparare il danno e aveva rimesso tutto al suo posto, ma ora si sentiva a disagio. Poteva vedere Malfoy con la coda dell'occhio, la sua camicia ancora sbottonata che gli pendeva dalle spalle. Aveva il labbro spaccato e c'era un rivolo di sangue rappreso nel punto in cui lei l'aveva morso. Eppure se ne stava appoggiato al suo bancone in modo incredibilmente naturale, a suo agio, e la guardava con una strana espressione tranquilla.
"È la prima volta che i tuoi muri occlumantici crollano?" Il suo tono era stranamente gentile, rimbombando profondamente dal suo petto.
"Sì." Rispose lei secca, riportando rapidamente gli occhi sul tè che lui le aveva preparato.
"È passato?"
"Sì." Sussurrò, muovendosi lentamente per mettere le mani a coppa sulla tazza calda davanti a lei.
Bevve un sorso di tè caldo. Non era male, ma lei ci avrebbe aggiunto del latte. Cercò di ignorare l'imbarazzo che si era diffuso nella stanza. Aveva appena perso la testa, persa in un'ondata di emozioni e di ricordi sepolti e abbandonati, e tra tutte le persone l'aveva fatto proprio davanti a Malfoy.
E lui era rimasto.
Non sapeva cosa pensarne.
"Ieri," Disse lui lentamente, i suoi occhi che la osservavano attentamente. "quando ti ho detto che avresti perso la capacità di elaborare le tue emozioni, non ti stavo prendendo in giro. Questo è ciò che accade quando non affronti il trauma."
Lei annuì, stringendo la mascella mentre continuava a fissare la sua tazza.
"Granger, capisci che farlo troppo a lungo può portare a una frattura mentale, vero?" La sua voce si era fatta più tesa. "Capisci che devi occupartene prima di provocarti dei danni permanenti?"
Hermione si voltò e lo guardò male. Non poteva farne a meno. Si sentiva insicura, imbarazzata e arrabbiata con se stessa per quello che era successo.
"Sto perfettamente bene da anni."
Gli occhi di Malfoy si strinsero, e lei poteva vedere la rabbia tornare sul suo volto. "Non fare l'idiota, io so che ti sei documentata su tutto. Quindi non ti interessa? O pensi di essere più intelligente e migliore di chiunque altro abbia passato anni a fare ricerche su questo argomento?"
"Io non penso di essere migliore di chiunque altro." La schiena di Hermione si tese, e lei strinse la presa sulla tazza.
"Quindi non ti importa." Commentò lui, il suo viso si trasformò in un cipiglio.
"Sono ancora in tempo. È la prima volta che mi accade una cosa del genere."
"Hai meno tempo di quanto pensi." Rispose Malfoy, la voce sempre più arrabbiata mentre si avvicinava a lei. "Questa merda diventa sempre più forte, Granger, e lo fa molto in fretta."
"Giusto." Disse lei amaramente, la sua voce divenne sarcastica per legittima difesa. "E tu lo sai bene, vista la vasta ricerca che hai fatto sull'argomento."
Malfoy si irrigidì accanto a lei, e i suoi occhi si incupirono.
"Lo so perché ho fatto esattamente la stessa cosa, durante la guerra!" Sbottò. La sua faccia si contorse in un ringhio mentre si allontanava dal bancone e lei vide il resto dei suoi vestiti volare dalla sua camera nella sua mano. "Come cazzo pensi che sia sopravvissuto con quel mostro in casa?!"
"Che cosa?" Hermione sentì il cuore battere nel petto mentre si girava sullo sgabello e lo guardava camminare verso il centro del suo soggiorno. "Malfoy, io... tu... non lo sapevo..."
"Certo che non lo sapevi." La sua voce era fredda quando si voltò per affrontarla. "Bevi il tuo tè Granger, e comunque hai finito il latte."
Si Smaterializzò, il pop risuonava forte in tutto il suo appartamento mentre rimaneva fissare il nulla.
Si sentiva una stronza.
Non si era mai chiesta in che modo lui fosse riuscito a sopportare di avere Voldemort in casa sua per più di un anno, nè aveva considerato che potesse comprenderla.
Adesso era arrabbiato con lei, di nuovo.
Era arrabbiato perché non glielo aveva mai chiesto? Era arrabbiato perché a lei non sembrava importare nulla della propria salute?
Non riusciva a capirlo. L'aveva provocata di proposito nella sua camera da letto, l'aveva fatta incazzare e poi l'aveva fottuta con rabbia. Eppure era rimasto quando la sua mente era crollata e si era pure assicurato che stesse bene.
Gli importava davvero di lei?
I suoi occhi ricaddero sulla tazza davanti a lei mentre un flusso infinito di pensieri le riempiva la testa. Solo molto tempo dopo le venne in mente di non averlo nemmeno ringraziato. Dopo avere ricevuto il suo aiuto, era tornata immediatamente sulla difensiva perché si sentiva a disagio nel parlare della sua malsana abitudine e del suo fallimento nell'affrontarla. Il che, la fece sentire ancora peggio.
Faceva male sapere che Malfoy avesse ragione. Stava giocando con il fuoco, e lei lo sapeva dannatamente bene, eppure non riusciva a fermarsi. Non sapeva com'era possibile, ma tra tutte le volte che lui le aveva fatto notare i suoi difetti e le sue mancanze, questa era quella che le aveva fatto più male.
-xx-
Lunedì mattina, Hermione riuscì ad arrivare in orario al lavoro. Dopo essersi fatta una doccia abbondante e aver mangiato qualcosa, aveva passato il resto della domenica a distrarsi rivedendo la proposta e completando la revisione finale. Aveva preso la Pozione del Sonno Senza Sogni per costringersi a dormire e il giorno dopo si era coperta con un incantesimo prima di indossare una gonna nera e una camicia rossa e dirigersi verso il punto di apparizione. A lavoro, lasciò una copia della proposta e tutte le sue appendici a Tracey, che passò l'intera mattinata ad assemblare il documento mentre Hermione riorganizzava il suo ufficio e si preparava alla proposta successiva.
Dopo pranzo, Anton aveva portato i caffè e si era sistemato nel suo ufficio per apportare alcune migliorie dell'ultimo minuto e infine Hermione aveva concordato col gruppo che la proposta era ormai completa.
Riuscì a mettere insieme il documento entro le 18:00, il che significava che avrebbe potuto consegnarlo a Malfoy la mattina successiva.
Il suo stomaco si contrasse al pensiero.
Aveva paura di andare da lui. Dopo quanto era successo nel fine settimana, non sapeva in che rapporti fossero. Avevano scopato, si erano urlati addosso, lui l'aveva tenuta in braccio, aveva dormito nel suo letto stringendosela al petto, avevano litigato ancora di più e lui si era preso cura di lei durante la sua crisi, poi però se n'era andato via incazzato. Non sapeva se fosse ancora arrabbiato con lei, se stavano ancora litigando, o se doveva cercare di fare ammenda ed essere gentile con lui.
In realtà voleva farlo, anche se l'abitudine le diceva di scappare e di nascondersi da tutto come sempre. Eppure le parole di Malfoy e di Harry continuavano a insinuarsi nella parte posteriore della sua mente. Sapeva di dover risolvere il problema e, per farlo, doveva prima sistemare se stessa.
Non sapeva come, ma in un modo bizzarro rivederlo sarebbe stato come guardare in faccia i propri fallimenti ed essere costretta ad ammettere di star facendo un uso errato dell'Occlumanzia.
Il suo disagio l'aveva accompagnata per tutto il negozio di alimentari mentre faceva la spesa e poi finalmente tornava a casa. Salutò Artemis, cenò e poi prese la sua decisione: infilarsi a letto presto, lasciare che i suoi incantesimi svanissero e che la stanchezza la prendesse.
Martedì mattina, le sue mani tremavano dal nervoso mentre si faceva strada in ufficio portando quattro caffè. Salutò Tracey, posò un caffè per lei e uno per Anton sulla scrivania della donna e poi si ritirò nel suo ufficio con gli altri due e richiuse la porta. Rimase lì per diversi minuti, le mani piatte contro la superficie della scrivania mentre prendeva respiri lenti e profondi per calmarsi e scacciare il panico.
Sarà per l'ultima volta, pensò mentre chiudeva la sua mente e si sforzava di calmarsi. Passato oggi, mi occuperò anche di questo.
Aveva già affermato quelle parole un migliaio di volte, eppure oggi era la prima volta che le diceva sul serio. Una volta che le sue mani ebbero smesso di tremare e sentì di avere recuperato il controllo, raccolse la proposta, prendendosi il tempo necessario per assicurarsi che tutto fosse in ordine prima di afferrare il caffè di riserva e farsi strada in corridoio fino all'ascensore.
Le porte d'ottone sferragliarono mentre lei le chiudeva, e deglutì quando uscì al terzo piano dell'M-PaS, ancora non del tutto sicura di cosa avrebbe detto ma sapendo di doverci provare.
Per davvero, questa volta.
Molti dei dipendenti di Malfoy la osservarono mentre si dirigeva verso il suo ufficio. Ignorò i loro sussurri e gli sguardi e mantenne la testa alta mentre si avvicinava alla porta. Rompendo la sua tradizionale abitudine di irrompere, si fermò, tenne in equilibrio la proposta sul braccio e poi bussò, aspettando di sentire la sua voce profonda risuonare attraverso il legno scuro prima di aprirla ed entrare, chiudendosi la porta alle spalle.
"Granger." Esclamò Malfoy lentamente, socchiudendo leggermente gli occhi mentre la guardava. "Hai imparato delle nuove abilità, tipo bussare, vero? Mi sembrava avessi detto che la proposta non sarebbe stata pronta prima di mezzogiorno."
"L'abbiamo finita ieri." Rispose Hermione, mantenendo la calma. Si avvicinò alla sua scrivania, notando i suoi occhi saettare verso la porta chiusa prima di tornare da lei. "So che questa settimana sarai impegnato, così ho pensato di consegnartela subito. Ho controllato che ci sia tutto e..."
Posò la proposta sulla sua scrivania, poi posò con cura anche il caffè. Era andata in quel Cafè costoso, ordinando esattamente lo stesso che lei gli aveva rubato quella volta. Gli occhi di lui ricaddero sul bicchiere di carta. Lei lo fissò per un lungo momento prima di tornare a guardarla e inarcare un sopracciglio.
"Caffè?"
"Sì." Disse Hermione, stringendo forte entrambe le mani davanti a sé.
"L'hai avvelenato?"
"No." I suoi occhi si strinsero e strinse più forte anche le mani, lanciando un incantesimo di silenzio sulla stanza. "Volevo solo ringraziarti. Se avessi voluto ucciderti, non avrei optato per il veleno, Malfoy."
"Immagino di no. Non è nel tuo stile, vero? Credo che tu preferisca qualcosa di più cruento." Concordò in tono piatto mentre continuava a fissarla. Poi la sua fronte si inarcò per la curiosità. "Ringraziarmi per cosa?"
"Per essere rimasto." Spiegò lei piano, sentendo la propria voce tremare. "Non dovevi farlo, ma l'hai fatto lo stesso, e lo apprezzo. Mi dispiace di mettermi sempre sulla difensiva. Non voglio arrabbiarmi tutte le volte. Mi interessa, ma non sapevo come risolvere il problema. Ci lavorerò sopra. Quindi, scusa se mi sono comportata da stronza e grazie per essere rimasto con me."
Malfoy la fissò, la sua mascella era serrata, e lei poteva sentire il cuore batterle accelerato mentre aspettava la risposta. Poi, lentamente, Draco si sporse in avanti e prese il caffè.
"Non devi ringraziarmi, Granger. Ignorerò anche l'insulto alla mia integrità, come se fossi il tipo di persona che scappa mentre hai un fottuto crollo occlumantico."
Hermione fece una smorfia.
Non ci aveva pensato in quel modo, ma represse la sua agitazione. Era giusto che ce l'avesse con lei per questo.
Qualcuno bussò alla porta. Hermione tolse le protezioni appena in tempo per vedere entrare Harry. Si bloccò per la sorpresa, i suoi occhi guizzarono tra loro due prima di schiarirsi la gola.
"Scusa, non mi ero accorto che eri in riunione." Disse Harry cautamente, osservando Malfoy bere un lungo sorso di caffè.
"È per questo che di solito si aspetta dopo aver bussato, Potter." Ribattè seccamente Malfoy. Rimise il bicchiere di carta sulla scrivania, poi afferrò la proposta che Hermione aveva lasciato e la trascinò davanti a sé. "Te la farò consegnare entro mezzogiorno."
"Grazie." Disse Hermione, facendo un cenno a Harry mentre lo aggirava.
Lui le lanciò uno sguardo preoccupato e interrogativo, ma lei gli rivolse solo un sorriso teso prima di andare. Non voleva avere un'altra conversazione con lui su Malfoy, non prima di avere compreso che situazione ci fosse tra loro e di essersi messa a posto.
Così si fece strada verso l'ascensore in silenzio e ignorò gli occhi che la stavano osservando.
Tracey le riconsegnò la proposta firmata alle 11:30. Non c'era un solo scarabocchio su di esso, nè una singola nota che indicasse che a Malfoy non fosse piaciuta. Le sue spalle si abbassarono mentre gli ultimi brandelli di tensione lasciavano il suo corpo. Sorrise allegramente a Tracey, che sembrava altrettanto entusiasta del loro successo. Poi si diresse verso l'ufficio del signor Todgekins e gli porse la proposta. Era la transizione più pulita che avesse mai avuto, e lui era felicissimo che potessero consegnare una soluzione all'Associazione di Erbologia prima della scadenza.
Se n'era andata in orario, aveva cenato e poi, fedele alla sua promessa, aveva trascorso tre ore a disimballare lentamente uno dei suoi cubi di Occlumanzia più piccoli.
Era stata la peggiore esperienza della sua vita.
Aveva pianto, urlato, tremato: si rese conto che ritardare l'elaborazione emotiva aveva solo reso le cose più difficili e l'esperienza più estenuante. Quando si infilò a letto quella notte, si rese conto di non aver cambiato le lenzuola e che profumavano ancora di Malfoy.
Cercò di non soffermarsi sul fatto di trovarlo confortante e cadde in un sonno agitato.
La mattina dopo si svegliò con la sensazione di essere stata colpita dall'Espresso per Hogwarts. Il suo corpo era ancora dolorante per aver scopato con Malfoy nel fine settimana, e ora era sopraffatta da una pesante stanchezza dovuta ai suoi ricordi e le sue emozioni disfatte. Si era svegliata a causa di un incubo, ed coperta di sudore e aggrovigliata tra le coperte. Non riuscendo a riaddormentarsi, si rassegnò e si costrinse ad alzarsi, ad andare a fare la doccia, mangiare e trascinarsi al lavoro.
Si sentiva come una morta che cammina e il pensiero di disfare qualsiasi altro cubo le dava la nausea. Sembrava che il processo avrebbe richiesto più tempo del previsto, e si ritrovò a chiedersi come diavolo sarebbe riuscita a occuparsi anche del suo lavoro.
Le sale del Ministero erano ancora deserte al suo arrivo. Si diresse lentamente verso gli ascensori di ottone, il corpo si accasciò in attesa che arrivasse. Al suono sordo, si costrinse ad aprire i cancelli e ad entrare.
Quel giorno sarebbe stata una giornata molto lunga.
Proprio mentre si voltava a chiudere i cancelli, sentì delle scarpe sul pavimento di marmo, e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa mentre Malfoy entrava nell'ascensore. Lui si bloccò quando la vide, con una mano che stringeva un caffè caldo e l'altra che si appoggiava alle porte dell'ascensore.
Lei esitò. Poi fece un passo indietro e si appoggiò al muro, abbassando gli occhi sul pavimento e lasciando che fosse lui a decidere se voleva trovare o meno un altro ascensore. Dopo un ultimo secondo di ritardo, vide i suoi piedi muoversi all'interno, e chiuse le porte d'ottone, poi si spostò per appoggiarsi al muro a pochi passi da lei. Tenne gli occhi sul pavimento anche se poteva sentire che lui la stava fissando, le fece formicolare la pelle mentre il suo sguardo scivolava sul suo corpo, e strinse forte gli occhi.
Per favore, non dire niente, per favore non dire niente, per favore stai zitto.
Era perfettamente consapevole di avere l'aspetto di una che è stata picchiata a morte, o che si era recentemente ripresa da una malattia mortale.
"Sembri uno schifo, Granger." Commentò Draco, ma la sua voce era tranquilla, e lei non avvertì un briciolo di rabbia o disprezzo.
Deglutì e si costrinse ad aprire gli occhi. Fingendo un sorriso finto e voltandosi a guardarlo. "Sì, beh, sto solo pagando il prezzo delle mie scelte sbagliate."
La stava guardando con la stessa espressione che aveva avuto in cucina dopo averle offerto il tè, e questo fece vacillare il suo finto sorriso.
"Quanto?" La sua voce era ancora bassa.
"Un cubo."
"Quanti ancora?"
"Tipo diciannove anni."
Il suo viso vacillò, e lei vide qualcosa lampeggiare nei suoi occhi così velocemente che non fu in grado di elaborarlo. Sentì il suono del campanello e capì che erano arrivati al suo piano. Lei voltò la testa dall'altra parte e si staccò dal muro per raggiungere la porta, fermandosi quando la sua mano scattò davanti a lei, e si rese conto che le stava porgendo il suo caffè. Lo fissò per un momento a causa del suo cervello pigro, poi lo guardò confusa.
"Prendilo." La sua mascella era serrata e la sua mano libera era chiusa a pugno lungo il fianco. "E fatti una scorta di calmante: renderà le cose più facili."
Le porte dell'ascensore si aprirono e i suoi occhi tornarono su di loro. Lentamente, prese il caffè dalla sua mano, ignorando la scossa elettrica che le aveva attraversato il corpo quando le loro dita si erano sfiorate.
"Grazie." Gli rispose piano. Lui annuì, poi lei si diresse verso il suo ufficio.
Come se l'inizio della sua giornata non fosse stato abbastanza strano, fu chiamata dal signor Todgekins poco dopo pranzo. Si diresse da lui, incerta sul motivo. Sapeva già che la prossima proposta sarebbe stata il Mandato per il Benessere dei Bicorni, una proposta che in realtà aveva senso e che avrebbe giovato al benessere delle creature, assicurando che ricevessero un adeguato standard di cura negli allevamenti.
Mentre si avvicinava al suo ufficio, scoprì che la sua porta era già aperta, il che era strano. Rallentò il passo ed entrò timidamente, reprimendo una reazione quando vide Malfoy in piedi davanti alla scrivania.
"Sig. Todgekins." Disse Hermione costringendosi a distogliere lo sguardo da Malfoy per concentrarsi sul suo capo.
"Oh, signorina Granger! Eccellente, puntuale. Io... signorina Granger... ti senti bene?" Il signor Todgekins la stava fissando apertamente. L'uomo non aveva mai notato il suo aspetto, e doveva farlo proprio nel giorno in cui Malfoy si trovava nella stessa stanza.
"Sì, signore." Affermò lei, forzando un piccolo sorriso in viso.
"Bene." I suoi occhi si strinsero su di lei. "Spero che non ti ammalerai, perchè ho bisogno che tu stia al meglio per questo fine settimana."
"Cosa c'è questo fine settimana, signore?" Chiese, e i suoi occhi guizzarono verso Malfoy. Stava fissando il signor Todgekins con aria assente, e a parte il piccolo cenno che le aveva fatto quando era entrata nella stanza, la stava completamente ignorando.
"Il RASAE." Spiegò allegramente il signor Todgekins, spostando gli occhi su entrambi. "Il Raduno Annuale degli Specialisti dell'Associazione di Erbologia. Sono rimasti così soddisfatti dalla vostra proposta che hanno richiesto la vostra partecipazione alla conferenza. Sono interessati ad ascoltarvi a proposito di altre problematiche e stanno valutando la possibilità di assegnarci altre proposte in futuro."
Hermione rimase sbalordita, la sua fronte corrugata per la confusione. "Signore, e che facciamo col Mandato per il Benessere dei Bicorni?"
"Lo rimanderemo di qualche giorno: la conferenza inizierà venerdì con una serata di gala e si chiuderà martedì con una cena formale. Ci saranno delle presentazioni a cui dovrete partecipare e anche diversi gruppi di discussione." Il signor Todgekins tirò fuori due foglietti di carta e li mise sulla scrivania. "Questi sono i vostri itinerari. Sono tutte spese pagate, quindi pensatela come una minivacanza, oltre che come una grande opportunità per il Ministero di attirare più lavoro nel settore privato e stabilire alcuni contratti. Ho già cancellato i vostri programmi così che entrambi sarete liberi di andare. Mi preoccupa soltanto il vostro comportamento."
Gli occhi del signor Todgekins si strinsero mentre guardava tra loro due, e la sua voce divenne più seria.
"Se non fosse per il fatto che siete stati voi due a redarre la proposta, non avrei mai preso in considerazione l'idea di mandarvi insieme, ma dato che l'Associazione di Erbologia vuole che voi due siate presenti, ho le mani legate. Nessun altro conosce quella proposta meglio di voi due. Detto questo, non metterò in imbarazzo il Ministero con le vostre sceneggiate." La voce del signor Todgekins si era alzata e sembrava sul punto di arrabbiarsi. "Tollero il vostro comportamento in questo ufficio solo perché mi date dei risultati e non disturbate i vostri colleghi, ma non lo accetterò se litigherete a una conferenza formale prendendovi gioco di entrambi i dipartimenti, quindi lo dirò una volta sola. Andrete ENTRAMBI a questa conferenza, che vi piaccia o no, e che Merlino mi aiuti, se sento parlare anche di un solo singolo incidente tra voi due, sarete entrambi LICENZIATI. Sono stato chiaro?"
"Sì, signore." Rispose Hermione, nello stesso momento in cui Malfoy faceva eco alle sue parole.
"Bene." Disse il signor Todgekins, e la sua voce tornò al solito tono spensierato. "Dovete incontrarvi entrambi al Grand Hotel di Ballycastle venerdì a mezzogiorno per registrarvi alla conferenza e prendere le vostre stanze. Il resto dei dettagli sono su queste carte, insieme a un codice di abbigliamento suggerito per ogni giorno. A quanto pare, sembra abbastanza formale, quindi Granger, ti suggerisco di riposarti e di trovare degli abiti adatti. Non credo che il tuo tipico guardaroba lo sia."
Hermione combatté l'impulso di alzare gli occhi al cielo e chiamarlo bastardo.
"Sì, signore." Asserì piano, accettando il foglio che lui le porgeva.
Stronzo, sono perfettamente in grado di vestirmi bene, se ne ho voglia.
"Bene, allora... tornate al lavoro." Ordinò il signor Todgekins indicando la porta.
Hermione si voltò, uscì dall'ufficio e percorse il corridoio. Era irritata: in realtà non vedeva l'ora di lavorare alla proposta sui Bicorni, che ora era stata spostata solo per permettere al Ministero di fare profitto.
A loro non importava affatto.
Poteva sentire Malfoy camminare a pochi passi da lei, e sapeva che stava guadagnando terreno. Quando passarono davanti alla piccola Sala Riunioni vuota, lui l'afferrò per un braccio e la trascinò delicatamente dentro, chiudendo la porta dietro di loro.
"Che stai facendo?" Gli chiese, mentre si voltava ad affrontarlo.
La sua voce sembrava sconfitta e sapeva che il suo corpo stesse iniziando a tremare per la stanchezza. Si sentiva come se si stesse disintossicando.
Lei lo fissò stare a pochi passi da lei e guardarla attentamente.
"Non devi più occuparti dell'Occlumanzia fino alla fine della conferenza."
Lei lo guardò accigliata, incrociando le braccia al petto mentre la sua voce assumeva un tono amaro. "Perché? Credi che non riuscirò a sopportarlo?"
"No, prima che ti scagli contro di me, non è quello che intendevo." Ribattè lui con fermezza, l'irritazione che cresceva nella sua voce mentre chiudeva lo spazio tra loro. "Ti sto dicendo di non farlo perché peggiorerà di volta in volta, e finirai per non sopportare di trovarti in una stanza piena di fottuti idioti per tutto il fine settimana. Fidati di me, io lo so. Ho già fatto entrambe le cose. Queste conferenze pullulano di coglioni odiosi a cui in realtà non frega un cazzo del loro lavoro. Fatti un favore, Granger, e aspetta ancora un po' prima di continuare."
"Va bene." Disse lei, abbassando gli occhi per fissargli il petto. La sua cravatta era blu oggi. Non l'aveva notato in ascensore, quella mattina. "Aspetterò."
"Bene."
Lo vide avvicinarsi di più e i suoi occhi saettarono di nuovo sul suo viso.
Stava serrando la mascella e sembrava che stesse trattenendo qualcosa. Deglutì, sentendo l'aria farsi più pesante.
Le cose erano decisamente cambiate rispetto al fine settimana. Eppure, Hermione non sapeva ancora come prenderla.
L'osservò alzare la mano lentamente, con attenzione, portandola al lato del suo viso e spingendole delicatamente i capelli dietro l'orecchio. Il suo pollice le sfiorò la guancia e lei sbattè le palpebre al suo tocco; una profonda espirazione provenì dai suoi polmoni, quando riaprì gli occhi per tornare a guardarlo.
Il suo stomaco era sottosopra, il suo petto era stretto, non sapeva cosa stesse succedendo. Sembrava che stesse per baciarla e senza la rabbia di tutte le altre volte.
Lui si avvicinò, la sua testa ricadde più in basso e il corpo di Hermione si irrigidì sentendo il respiro di lui che le sfiorava la pelle. Chiuse gli occhi. Li riaprì quando la voce profonda di Malfoy rimbombò a pochi centimetri dal suo viso.
"Il tuo capo è uno stronzo, Granger." I suoi occhi erano fissi nei suoi, e lei sentì il calore attraversarle il corpo prima che lui si allontanasse e si voltasse verso la porta. "Ci vediamo venerdì."
Rimase lì stordita, il suo corpo congelato mentre la guancia le diventava fredda per l'assenza del suo tocco.
Che cazzo era appena successo?
-xx-
Ci aspetta una trasferta piena di emozioni 😉
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top