4 - The Blast-Ended Skrewts Blast Back
Dopo avere pomiciato selvaggiamente con Malfoy - Hermione rabbrividì al pensiero, il suo stomaco andò sottosopra - stentava a comprendere cosa cazzo fosse successo. Si rifugiò in ufficio per il resto del pomeriggio, la porta chiusa a chiave e protetta dagli incantesimi, passandosi il dito sulle labbra e cercando di elaborare ciò che avevano fatto.
Un secondo prima stava urlando contro di lui a un centimetro dalla sua faccia, definendolo un fottuto bastardo mangiatore di merda, se ricordava bene, e poi il secondo successivo stava gemendo e respirando contro la sua bocca. Non sapeva chi si fosse mosso per primo. Era stata lei a far schiantare le loro labbra o lui? Aveva anche chiuso gli occhi mentre accadeva? Onestamente non riusciva a ricordare. Era tutto confuso e l'unica evidenza rimasta a provare che fosse realmente accaduto - e che non avesse avuto un ictus - erano il battito cardiaco accelerato, le labbra contuse e graffiate e le impronte delle sue unghie sul fianco.
Nell'istante in cui aveva chiuso la porta dell'ufficio, aveva effettivamente sollevato la maglietta per controllare che i segni fossero ancora lì, a conferma che non fosse stata tutta un'allucinazione.
C'erano, e lei gemette dalla disperazione. Cinque lividi delle dimensioni di Malfoy le ricoprivano la pelle dal punto in cui le sue dita si erano conficcate nell'anca. Era sicura che se avesse avuto uno specchio avrebbe visto anche l'inizio di un livido sulla schiena per essere stata spinta brutalmente contro il muro. Immaginò che Malfoy ne avesse uno simile sul petto, nel punto in cui il suo pugno lo aveva colpito, e che avesse una serie di unghiate sulla spalla. Anche solo pensare a Malfoy e al suo corpo la faceva tremare. Non aveva alcun senso...
Com'era successo? Perché era successo? Perché l'aveva baciata?
Se anche fosse stata lei ad avviarlo, cosa che non poteva confermare, lui vi aveva sicuramente partecipato. Avidamente. La sua mente tornò alla sensazione della sua coscia tra le gambe, i loro fianchi premuti saldamente e le labbra di Malfoy che scivolavano sulle sue mentre lei ansimava. Arrossì furiosamente per la rabbia e l'imbarazzo mentre il cuore le batteva più forte e la spirale al suo centro si stringeva.
"CAZZOOO" si lamentò, mentre lasciava cadere la testa tra le mani, si appoggiava al muro del suo ufficio e scivolava a terra. Questo era un problema. Un grosso - grosso - problema. "Perché sto reagendo così?"
Sentì una contorta combinazione di urgenza, malattia, lussuria e repulsione. Aveva sbattuto la porta e l'aveva chiusa a chiave sapendo di stare per esplodere e di avere bisogno di privacy per quando sarebbe crollata.
Aveva urlato e preso a pugni il muro, cercando di espellere dal corpo quei sentimenti sconosciuti. Bizzarre ondate di calore, desiderio e repulsione che lei non poteva gestire. Ora che sedeva accartocciata sul pavimento, passandosi ancora una volta le dita sulle labbra gonfie, non sapeva cosa fare di se stessa.
Cosa fare adesso? Cosa fare dopo aver baciato il tuo peggior nemico?
Quanto lontano saremmo andati se non fossimo stati interrotti?
Quelle parole le ossessionavano il cervello.
Come diavolo continuerò a lavorare con lui? Come cazzo riuscirò a portare a termine quella proposta?!
La proposta firmata sugli Schiopodi Sparacoda doveva essere presentata venerdì e aveva ancora bisogno di un'ultima revisione da parte di Malfoy prima di ottenere l'approvazione finale. Poi ci sarebbe stata un'altra proposta, e la successiva, e così via ancora e ancora fino alla fine dei tempi.
Hermione si risollevò dalla sua posizione accucciata sul pavimento e iniziò a camminare su e giù, facendo scorrere il labbro morsicato tra i denti, sentendo una fitta sulla ferita.
Sarebbe riuscita a rivederlo e a lavorare con lui? Doveva licenziarsi? Lui lascerebbe mai il suo lavoro?
Si bloccò, e la rabbia si riaccese in lei.
"Certo che non lascerà il suo lavoro," sussurrò cupamente mentre i suoi occhi si stringevano.
Si voltò e guardò ferocemente la porta chiusa dell'ufficio come se fosse un ritratto di Malfoy, l'uomo che odiava, l'uomo contro cui era stata schiacciata solo pochi minuti prima.
Malfoy non si sarebbe licenziato.
Non avrebbe mai mollato, perché ciò avrebbe significato perdere.
In effetti - dubitava che Malfoy avrebbe fatto qualsiasi cosa. Non avrebbe reagito, non ne avrebbe parlato, avrebbe fatto finta che l'intera faccenda non fosse accaduta solo per farla impazzire ancora di più, e avrebbe aspettato che lei crollasse.
Non avrebbe mai ammesso di aver baciato una Nata Babbana. Probabilmente si vergognava, era imbarazzato e aveva mal di stomaco per questo. Non l'avrebbe mai detto a nessuno e sarebbe rimasto in attesa che lei lasciasse il lavoro, così il bastardo avrebbe vinto.
Un basso sorriso diabolico le si dipinse sul volto.
"Oh, ma io non ho intenzione di mollare," mormorò tra sé, restando immobile mentre i suoi occhi si spalancavano. Aveva la sensazione di sembrare un po' folle - si sentiva un po' folle. Le emozioni che le vorticavano attraverso il corpo erano ingestibili e passavano dal disgusto al desiderio. "Fanculo quello stronzo, io non vado da nessuna parte."
-xx-
La mattina dopo, Hermione arrivò puntuale, indossando uno dei suoi abiti da lavoro migliori e preparata all'azione. Aveva fatto una colazione completa e bevuto due tazze di caffè prima ancora di mettere piede al Ministero. Aveva preso la guerra molto sul serio: era pronta.
Ha partecipato alla sua riunione mattutina, prendendo appunti sui progetti imminenti e chiedendo a Tracey di iniziare a fare alcune telefonate a suo conto prima di dirigersi verso l'ascensore a testa alta, preparandosi ad affrontare il demone al piano di sopra e a portare a termine la proposta sugli Schiopodi Sparacoda. Sapeva di doversi aspettare molti più sguardi rispetto al solito non appena fosse scesa dall'ascensore al terzo piano. La sera prima, Ginny l'aveva sommersa di domande sul perchè in ufficio girasse voce che lei e Malfoy si fossero picchiati. La sua conoscenza della politica e del gossip del Ministero era sbalorditiva, considerando che non lavorava lì. Hermione aveva mentito e risposto semplicemente: "perché ci siamo picchiati".
Si sorprese nel rendersi conto di quanto fosse stato facile mentire a una delle sue migliori amiche, ma era stato ancora più sconvolgente constatare quanto velocemente Ginny le avesse creduto. La rossa non aveva chiesto nemmeno i dettagli. Aveva alzato gli occhi al cielo e si era sfogata su quanto avrebbe voluto prendere a pugni i suoi compagni della squadra di Quidditch e farla franca. In passato, l'aveva fatto una volta ed era stata ammonita. Per cui Hermione apprese di quanto fosse "assolutamente ingiusto" poter picchiare Malfoy e non essere nemmeno sgridata dal suo capo.
In un certo senso, Hermione era un po' delusa dal fatto che Ginny potesse crederla capace di fare a scazzottate con Malfoy. Ma era sempre meglio che rivelare alla sua amica di averlo baciato.
Quindi, non fu sorprendente che quando scese dall'ascensore e si diresse verso l'ufficio di Malfoy, varie teste si voltarono dalla sua parte e alcuni dipendenti si alzarono effettivamente dalle loro scrivanie per poterla vedere meglio. Probabilmente cercavano di scoprire se le voci fossero vere e se anche lei avesse dei lividi. Malfoy, che era stato scoperto non appena lei ebbe spalancato la porta dell'ufficio, non era stato in grado di fare nulla per nascondere il segno sulla sua faccia prima che Daphne lo vedesse e ne diffondesse la voce. Hermione dubitava che fosse stato consapevole del livido, almeno fino a quando non sbattè la porta su Daphne con rabbia per andare a guardarsi allo specchio.
L'idea la fece sghignazzare. Quella sera aveva raccontato tutto ad Artemis. Lei, d'altra parte, era riuscita a raggiungere il proprio ufficio senza dare nell'occhio e, prima di iniziare la giornata, aveva nascosto il livido e le labbra gonfie sotto un incantesimo. Quindi, per quanto ne sapeva l'ufficio, lei aveva aggredito Malfoy sulla mascella e ne era uscita vittoriosa. Andava fiera di questa voce, molto fiera.
"Malfoy". Mantenne la voce calma mentre apriva la porta ed entrava nel suo ufficio. Avanzò solo di due passi, lasciandola aperta.
Gli occhi di lui balzarono in alto dal giornale che stava leggendo sulla scrivania. Hermione li vide restringersi rapidamente nel tentativo di nascondere la sua visibile delusione.
Credevi che avrei rinunciato.. HAH! Ti sbagliavi, idiota, pensò lei, lottando per nascondere il sorriso compiaciuto dal viso mentre osservava la sua espressione frustrata, arrabbiata e leggermente imbarazzata. Non avrebbe detto niente. Anche a porte chiuse, non l'avrebbe fatto. Era troppo orgoglioso.
"Granger". Il suo tono era equilibrato, trattenendo solo la normale quantità di disprezzo con cui erano soliti parlarsi. Osservò le carte che teneva tra le braccia prima che il suo sguardo si spostasse pigramente sul suo viso. "Hai portato altra spazzatura da farmi revisionare? Perché forse dovresti provare a finire un progetto, prima di iniziarne un altro."
"No," rispose lei in tono tagliente, gli occhi socchiusi dalla rabbia.
Era incredibile quanto l'odio che provava per lui tornasse facilmente a galla, sostituendo ogni insicurezza o imbarazzo che poteva provare per quanto era successo tra di loro. Ogni traccia di nervosismo svanì, sostituita da un'amara animosità. Qualcuno avrebbe dovuto condurre uno studio sul fenomeno: era piuttosto affascinante. Poteva onestamente dire di non essere affatto imbarazzata. Non gliene fregava un cazzo. Soltanto, odiava le sue stupide budella da idiota.
"Questi sono i miei appunti sulle modifiche richieste per l'allerta di reparto, come richiesto. Li ho portati qui per la revisione in modo da poterli incorporare alla proposta. Ho letto i tuoi commenti domenica sera e la tua preoccupazione principale era che non ci fossero protezioni sufficienti intorno alla sacca del gas. Credo che tutti i commenti rimanenti possano essere riassunti in questo, ad eccezione dei materiali per le recinzioni. L'ultimo articolo di Luna suggerisce che il materiale migliore sarebbe, in effetti, il filo di pollo che è stato incantato per essere ignifugo. Quindi procederò su questa base, a meno che tu non disponga di documentazione che supporti una soluzione alternativa".
Hermione fece un passo avanti con sicurezza e lasciò cadere le carte sulla sua scrivania, facendo attenzione a non stargli troppo vicino ma anche a non fare un passo indietro e a non mostrare alcuna debolezza. Lo scrutò con un'unica fronte arcuata, osservando la sua postura rigida e lo sguardo socchiuso.
"Oggi ho tempo per rivedere il lavoro sugli incantesimi. Se siamo d'accordo sull'approccio, allora posso finalizzare la proposta, compresi i dettagli mancanti che hai richiesto, e avere la copia finale giovedì da revisionare prima dell'approvazione di venerdì." Hermione si fermò. Era potente stare davanti a lui ed essere guardata dall'alto in basso.
Sentì un certo compiacimento inondarle il corpo per la propria capacità di mantenere la voce bassa ma severa e dritta al punto. Niente di ciò che aveva detto a Malfoy era poco professionale, ma non era nemmeno espresso gentilmente. Gli parlava ancora con la solita avversione. Non poteva fare a meno di sentirsi come se lo avesse realmente preso a pugni in faccia e vinto una discussione con lui il giorno prima, proprio come volevano i pettegolezzi.
"Suona accettabile?" Gli chiese dopo un momento di silenzio.
Sapeva che Daphne stava ascoltando fuori dalla porta. Poteva aver lasciato la sedia per avvicinarsi di soppiatto e origliare meglio, ed Hermione sapeva che anche Malfoy lo sapeva. Aveva sicuramente sentito i pettegolezzi, anche se il livido sul viso era scomparso, probabilmente nascosto con cura tramite lo stesso incantesimo xhe aveva usato lei.
"Beh, dato che questa proposta è in scadenza entro la fine della settimana, e dato hai combinato un casino così grande che hai già dovuto farti dare una proroga, cosa che il signor Todgekins mi ha informato che non farà più, sembra che debba andare così." Malfoy spinse la penna verso la sedia davanti alla sua scrivania. "Siediti".
Hermione si accigliò; le aveva dato un comando come se fosse un cane.
Malfoy stava cercando di riprendersi il proprio potere in ogni modo possibile, ma Hermione aveva bisogno di portare a termine la proposta, quindi represse un gemito, trascinò rumorosamente la sedia fuori dalla scrivania e sedette.
Lavorarono alla proposta per quasi quattro ore, fornendo ampi contenuti a Daphne e agli altri dipendenti che si divertivano ad ascoltare fuori dalla porta dell'ufficio. Si urlarono l'un l'altro diverse volte, come al solito, e si maledissero a vicenda. Hermione gli strappò le carte dalle mani quando lui derise il suo piccolo errore di aritmanzia e lei gli disse che questo era esattamente il motivo per cui lo aveva escluso a priori. Malfoy aveva criticato la sua abilità e insultato la sua capacità di fare il suo lavoro, e poi parve deluso una volta accortosi che il concetto da lei espresso era tecnicamente corretto malgrado il piccolo errore. Si rivelò, infatti, l'approccio migliore per creare l'allarme di reparto.
A un certo punto, quando Hermione si rifiutò di fare marcia indietro su una piccola modifica richiesta sulla procedura di etichettatura, Malfoy si lamentò sonoramente per la frustrazione, trascinò la sedia bruscamente e lasciò l'ufficio. La lasciò lì seduta per più di dieci minuti fino a quando non tornò con una brocca d'acqua; andò a sedersi professionalmente al suo posto e poi la versò sulle pagine che lei gli aveva mostrato, il tutto senza mai interrompere il loro contatto visivo. Lei strillò contro di lui e quasi si fece strada sulla scrivania per strangolarlo, invece afferrò la brocca e cercò di strappargliela dalle mani così da potergliela lanciare addosso. Lui si rifiutò di mollargliela, urlandole contro e accusandola di essere un'immatura. Quasi si ritrovò trascinata sulla sua scrivania quando lui diede un ultimo strattone. Così, si arrese e si accontentò di scagliargli la penna in faccia.
Fu così che apprese che Malfoy incantava i suoi abiti perché fossero impermeabili e a prova di inchiostro. La brocca gli aveva sbattuto sul petto quando lei l'aveva lasciata andare, ma il liquido e l'inchiostro erano scivolati via dal suo vestito grigio perfettamente stirato e gocciolavano sul pavimento. Hermione si domandò se prima d'ora non gli fossero state lanciate altre cose addosso. Sembrava proprio uno strano incantesimo da avere sui propri vestiti. Forse lei non era stata la prima persona ad averlo inzuppato di inchiostro. Nonostante tutto, alla fine si erano accordati sull'allarme e sulla procedura di etichettatura e avevano portato a termine la proposta. Hermione lasciò il suo ufficio subito dopo pranzo per andare ad aggiornare il documento.
Il resto della settimana procedette normalmente, nonostante continuasse a circolare la voce che loro due avessero litigato. Nessuno dalla direzione gliene parlò - a quanto pare, si accontentavano di fingere che non fosse successo niente finché lei e Malfoy continuavano ad avere tutte le loro membra al loro posto. Tuttavia, Hermione aveva notato che diversi dipendenti le lanciavano sguardi di meraviglia e stupore. All'inizio non ne aveva capito il motivo, ma giovedì mattina la consapevolezza arrivò.
Le persone erano impressionate dal fatto che avesse attaccato Malfoy e che ne fosse uscita illesa. La stavano guardando con una specie di bizzarra ammirazione, e questo la faceva sorridere. Malfoy aveva davvero avuto la peggio. Non solo lei non aveva lasciato il lavoro come lui aveva sperato, ma aveva pure guadagnato una piccola notorietà.
Terminò la proposta aggiornata nei tempi previsti, Malfoy la controllò un'ultima volta giovedì mattina e, malgrado ogni probabilità, la firmò. Nessuno dei due aveva menzionato l'incidente, come Hermione aveva deciso di chiamarlo, ed era riuscita a reprimere l'unico pensiero che da quel lunedì era rimasto nella parte posteriore della sua mente come un sussurro sordo.
Fin dove si sarebbero spinti se Daphne non avesse bussato alla porta?
Non era sicura di aver mai voluto conoscere la risposta a quella domanda.
Tuttavia, mentre si trovava davanti a Malfoy venerdì mattina a guardare lo straordinario evento che si svolgeva - la sua grande e costosa penna d'oca che pattinava elegantemente sulla parte superiore della proposta aggiornata - una sensazione strana e inquietante la pervase. Si sentiva a disagio e il dubbio iniziò a insinuarsi negli angoli della sua mente mentre recuperava la proposta firmata dalla sua mano tesa.
Era stato troppo facile.
Ogni cosa quella settimana era stata troppo facile.
Ovviamente avevano litigato mentre finalizzavano la proposta. Lei gli aveva gettato dell'inchiostro addosso, lui le aveva versato dell'acqua sulle carte e l'aveva tirata con violenza sulla scrivania. E d'accordo, sì, forse aveva anche provato a prenderlo a calci da sotto la scrivania dopo che lui le aveva spezzato a metà la sua penna preferita, ma per loro si trattava di un comportamento normale. Alla fine della giornata, Malfoy si era seduto con lei e aveva terminato la proposta, ed erano stati d'accordo su qualcosa. E questo era successo dopo che lei lo aveva preso a pugni, e tutto l'ufficio lo sapeva. Malfoy era al corrente delle voci, eppure aveva ugualmente portato a termine la proposta.
Sentì una palla ansiosa iniziare a formarsi intorno alla bocca dello stomaco, mentre guardava il nome di Malfoy sulla proposta che ora stringeva tra le mani. Anche se aveva vinto, si sentiva come se in qualche modo avesse ancora perso. E la sensazione la divorò, perché lui le aveva permesso di vincere. Quasi come se... alzò gli occhi per guardarlo in faccia e il suo piccolo sorriso svanì.
Malfoy sembrava un drago che aveva appena trovato il suo prossimo pasto, come se l'avesse attirata nella sua tana. E Hermione all'improvviso si rese conto che forse l'aveva fatto.
"Non vedo l'ora di lavorare con te alla proposta sui Dugbog." Le sue parole erano basse ma contenevano una nota di minaccia che le fece irrigidire le spalle. "È previsto tra due settimane, giusto? Primo passaggio venerdì prossimo?"
L'occhio di lei si contrasse e osservò un sorrisetto cupo arricciarsi sulle labbra di lui.
Mi mangerà viva sulla proposta sui Dugbog.
L'avrebbe massacrata su qualsiasi cosa e su tutto quello che lei gli avrebbe consegnato. Una sensazione di terrore iniziò a crescerle in petto mentre annuiva lentamente e si aggrappava alla proposta firmata. Sperava di sbagliarsi, sperava che Malfoy sarebbe stato più professionale e non così meschino da sabotare il suo lavoro soltanto per ripicca. Ma non si trattava più solo di questo. Lei aveva ferito il suo ego. Aveva permesso alle voci di andare avanti e non le aveva smentite. Non solo si era rifiutata di gettare la spugna, ma non si era nemmeno presa la briga di sopprimere i pettegolezzi. Se non altro, e odiava ammetterlo, l'avevano divertita. Non esteriormente ma interiormente, e lei sapeva che lui lo aveva capito.
Stava gongolando per il proprio trionfo e così facendo aveva stuzzicato il drago. Malfoy le aveva concesso questo round perché non poteva farci nulla, ma non le avrebbe concesso il prossimo.
"Esatto," disse lei, socchiudendo gli occhi su di lui in segno di avvertimento. Non poteva tirarsi indietro proprio ora. Ormai il danno era fatto. "Buon fine settimana, Malfoy."
Girò i tacchi per andarsene, quando la sua voce la bloccò.
"Spero che ti impegnerai di più nella prossima proposta. Potter mi ha segnato per alcuni dei suoi progetti per le prossime due settimane, quindi non avrò il tempo per setacciare nella tua solita spazzatura o per rivedere bozze non necessarie. Mi dispiacerebbe che tu dovessi chiedere la seconda proroga in sole due brevi settimane. Non riesco a immaginare come potrebbe andare bene, soprattutto ora che avete abbastanza budget per assumere qualcun altro".
Hermione si voltò a guardarlo male. Era seduto con un sorrisetto compiaciuto e un luccichio negli occhi, esattamente a conferma di ciò di cui lei si era preoccupata. Sentì la rabbia iniziare a ribollire, ma la represse e si precipitò fuori dall'ufficio.
Non c'era niente che potesse fare o dire per risolvere il problema direttamente con Malfoy. La sua unica speranza era assicurarsi che la proposta sui Dugbog fosse impeccabile. Non poteva dargli alcuna possibilità di criticarla o di fermarla, e aveva meno di una settimana per riuscirci.
Dopo essere uscita dall'ascensore al piano del suo dipartimento, si precipitò lungo il corridoio, quasi scontrandosi con Anton mentre si dirigeva verso il signor Todgekins. Si è scusata in tutta fretta e gli ha detto che lunedì mattina doveva farsi trovare a lavoro presto e pronto per una gita. Ne aveva abbastanza: era ora che Anton iniziasse a darsi da fare e a guadagnarsi lo stipendio.
Scivolò nell'ufficio del signor Todgekins per lasciargli la proposta da firmare; Hermione ascoltò a malapena la sua lode per averla preparata in tempo mentre si precipitava fuori per tornare di corsa nel proprio ufficio. Trascorse quindici minuti ad impacchettare la sua roba e diversi libri di testo. Afferrò altri tre rotoli dalla sua libreria, poi si precipitò da Tracey a prendere le trascrizioni delle chiamate via camino che aveva fatto per conto di Hermione.
Stava tornando a casa per lavorare. Nel migliore dei modi. Senza essere interrotta dai colleghi e lontano da occhi indiscreti. Quel fine settimana sarebbe stato un incubo e la settimana seguente sarebbe stata un inferno. Non ci sarebbe stato riposo, nessun appuntamento con il caffè e nessun sonno. Aveva meno di sette giorni per creare una proposta perfetta che delineasse la ridistribuzione della terra tra le specie di Dugbog nell'Inghilterra meridionale, e nessuno sapeva nemmeno quanti ce ne fossero o dove vivessero tutti.
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Hermione quasi gemette mentre zoppicava lungo il corridoio dal suo ufficio verso gli ascensori. Era tardi, quasi le 2 del mattino. Lei e Anton avevano trascorso le ultime 48 ore esplorando le paludi del sud dell'Inghilterra per etichettare, documentare e mappare gli habitat dei Dugbog. La proposta, se possibile, era forse anche più stupida della proposta sugli Schiopodi Sparacoda.
Le creature erano piccole bestie che abitavano le paludi, classificazione XXX, e non richiedevano alcun tipo di interferenza o assistenza da parte dei maghi. Tranne che le recenti espansioni nel settore dell'Erbologia per supportare l'aumento della richiesta farmaceutica, avevano portato all'usurpazione delle loro terre natie. Si trattava di una cattiva combinazione di circostanze e francamente era colpa degli Erbologi per non averci riflettuto.
Il cibo preferito di un Dugbog era la Mandragora, e le Mandragore venivano spesso coltivate in grandi raccolti vicino ai bordi del fertile terreno paludoso, il che, sfortunatamente, significava che sciami di Dugbog avevano recentemente distrutto molte delle nuove colture stabilite nelle serre. La proposta era stata promossa e finanziata dall'Associazione di Erbologia, i quali volevano disperatamente che i Dugbog venissero trasferiti altrove. Avevano chiarito di non potersi permettere la perdita di un altro raccolto e quindi la proposta andava completata rapidamente prima della loro prossima stagione di semina.
Sebbene Hermione comprendesse le loro frustrazioni nei confronti dei Dugbog, la realtà era che non si poteva semplicemente radunare le creature e spostarle in un'altra palude. Beh, si potrebbe, ma loro tornerebbero indietro e mangerebbero i raccolti per vendetta. Definire la proposta una "ridistribuzione della terra" era un termine del tutto improprio. All'Associazione di Erbologia non fregava un cazzo di trovare una nuova casa ai Dugbog anche se avevano interferito con il loro habitat e costruito delle enormi serre ai margini delle paludi protette.
Ciò che i proprietari delle serre e l'Associazione di Erbologia volevano davvero era il permesso di avvelenare le creature per sbarazzarsi del problema, ma era illegale. Il veleno si sarebbe riversato nella palude protetta e i Dugbog erano importanti per l'ecosistema. Era quasi impossibile farlo senza rischiare di uccidere anche le Mandragore, il che in primo luogo avrebbe vanificato lo scopo dell'avvelenamento.
Hermione non aveva dubbi sul fatto che questa fosse l'unica ragione per la quale avessero finanziato la proposta. Se avessero trovato un modo per uccidere con successo le creature da soli, l'avrebbero fatto.
Ciò che i proprietari delle serre dovevano fare, era spostare le Mandragole all'interno di una serra protetta e coltivarle in vaso - cosa contro cui i proprietari erano fortemente contrari in quanto i costi erano troppo alti e le Mandragole risultavano sempre migliori se coltivate naturalmente in un formato colturale all'aperto - oppure avevano bisogno di costruire protezioni o trovare un predatore per proteggere i loro raccolti.
Non c'era modo di ridistribuire la terra o ricollocare le creature con successo.
Tuttavia, poiché l'Associazione di Erbologia era specializzata rigorosamente in Erbologia, non in incantesimi, e i Dugbog erano una creatura classificata che faceva riferimento al dipartimento di Hermione, e la recente legislazione "Preservazione delle creature e protezione dell'habitat naturale" limitava le azioni dell'Associazione di Erbologia, il compito di risolverlo spettava a lei. E poiché la proposta era stata finanziata dall'Associazione di Erbologia - cosa per cui lei aveva cercato di sostenere fosse un conflitto di interessi, ma il signor Todgekins l'aveva cacciata via - aveva bisogno di trovare qualcosa che funzionasse, o il suo culo se la sarebbe vista brutta.
Aveva trascorso l'intero fine settimana facendo ricerche sulle creature, leggendo le trascrizioni delle chiamate via camino che Tracey aveva fatto ai proprietari delle serre (che erano sorprendentemente utili e ben dettagliate), identificando le principali aree paludose di interesse, ricercando le colture che erano state piantate e redigendo il modello di base della proposta. Aveva vissuto di caffeina. Aveva mangiato a malapena e dormito a malapena. Aveva trascorso ogni minuto a redigere documenti dopo documenti fino a quando Ginny alla fine non era spuntata domenica mattina tardi costringendola a mangiare il cibo che le aveva portato.
Nemmeno Artemis era stato in grado di gestire la sua etica del lavoro. Era volato fuori dalla finestra quando lei si era rifiutata di spegnere le luci per fargli fare un pisolino e apparentemente era andato a trovare Luna. L'unico motivo per cui Hermione sapeva dove fosse andato era che Luna lo aveva rimandato indietro con dei biscotti e un biglietto. Tutti i biscotti erano spariti: Artemis si era fermato a metà del volo e li aveva divorati dalla sacca sulla gamba, lasciando solo due piccole briciole e la carta stropicciata. Hermione era sorpresa che non avesse mangiato la carta e anche il marsupio.
Lunedì mattina, con sua sorpresa, Anton si era effettivamente presentato presto indossando stivali di pelle di drago adeguati. O il signor Todgekins gli aveva detto che il finanziamento del dipartimento era migliorato e lui stava cercando di ottenere un aumento, oppure la reputazione che Hermione aveva di prendere a pugni in faccia gli idioti si era rivelata più utile di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Non si era permessa di pensarci molto. Gli aveva solo ammassato uno zaino pieno di equipaggiamento tra le braccia e gli aveva detto di seguirla fino al luogo della Materializzazione. Se non altro, Anton poteva essere utile per trasportare roba.
Avevano passato l'intera giornata nei pantani e nelle paludi, Materializzandosi in ogni serra e osservando i raccolti. Avevano documentato quante più sottospecie di Dugbog potevano, scattato fotografie, completato il geocheck - Hermione ha spiegato ad Anton come fare -, mappato le paludi e le aree circostanti e poi avevano arrancato attraverso l'acqua disgustosa ed etichettato quanti più Dugbog potevano.
A merito di Anton, non si era lamentato molto e in realtà solo dopo che aveva iniziato a piovere. Hermione non poteva biasimare il ragazzo, soprattutto perché non era abituato a lavorare o a stare fuori al buio e al freddo. Guadare in una palude puzzolente non era esattamente un lavoro da sogno, ma non aveva messo in crisi Hermione. Lei aveva svolto centinaia di compiti peggiori. Tuttavia, anche lei aveva dovuto ammettere che si stava stancando di farsi sbranare le caviglie. I suoi stivali di pelle di drago, fatti ovviamente con la pelle di un drago già morto, avevano aiutato a tenere alla larga la maggior parte dei Dugbog, ma quelli alla fine erano diventati furbi e avevano attaccato i loro polpacci e si erano arrampicati dentro i loro stivali.
Alle 4 del mattino del lunedì, decise finalmente di smettere e di lasciare che Anton tornasse a casa a riposarsi, chiedendogli di incontrarsi nell'ultima serra martedì mattina alle 9:00. Incredibilmente, si era fatto vivo. Aveva un aspetto atroce, profonde occhiaie che indugiavano intorno agli occhi e borbottava sottovoce, ma l'aveva seguita nella palude e aveva continuato a etichettare i Dugbog e ad annotare la posizione della loro tana. La pioggia del secondo giorno era stata peggiore, era filtrata attraverso i loro incantesimi e li aveva lasciati fradici. Aveva deciso di chiamarlo all'una di notte e aveva mandato Anton a casa, dicendogli di dormire fino a tardi e di tornare in ufficio per le 10 per leggere gli appunti. Era sembrato sollevato e lei aveva appena afferrato lo zaino degli attrezzi che lui aveva lanciato prima di Materializzarsi via.
Hermione aveva intenzione di andare a casa e crollare, ma aveva bisogno di restituire l'attrezzatura in modo che l'Unità di Recupero Creature potesse prenderla mercoledì mattina, e voleva lasciare i suoi appunti le istruzioni per Tracey. Hermione sapeva che aveva bisogno di dormire, almeno per qualche ora. Quindi non aveva intenzione di tornare prima delle 9 del mattino, e in questo modo Tracey avrebbe potuto portarsi avanti con le chiamate, così da dare a lei e Anton qualcosa su cui lavorare.
Ora, però, stava iniziando a chiedersi se sarebbe riuscita a tornare a casa prima di svenire.
Aprì le porte di ottone e sospirò pesantemente mentre si appoggiava al muro dell'ascensore. Aveva un odore terribile. Era inzuppata, i suoi pantaloni erano coperti di fango, aveva lasciato gli stivali in pelle di drago nel suo ufficio in favore di scarpe comode, e ora le macchie di sangue secco dovute ai morsi dei Dugbog erano visibili sui suoi pantaloni. Si guardò e si accigliò. Avrebbe dovuto curare le ferite, ma prima doveva pulirle, altrimenti si sarebbero infettate con la saliva e lei era rimasta priva del detergente per ferite. Aveva dato sia il detergente che il dittanio ad Anton perché lui non ne aveva. Avrebbe dovuto aspettare di tornare a casa per sistemarsi adeguatamente; lì aveva sempre un sacco di forniture mediche.
In quel momento però non le importava affatto dei morsi dei Dugbog, aveva solo voglia di fare una dannata doccia.
Quando l'ascensore suonò e le porte si aprirono, si tirò dal muro e costrinse le sue gambe rigide a muoversi. Non vedeva l'ora di tornare a casa. Non era sicura di essere mai stata così eccitata per una doccia in vita sua - e aveva vissuto in una tenda con due ragazzi per quasi un anno. Aveva fatto solo due passi quando sentì l'ascensore accanto al suo suonare prima che i cancelli si aprissero.
Ma chi cazzo c'è qui nel cuore della notte?
La sua fronte si aggrottò per la confusione e si voltò per guardare dietro di sé. Poi il suo viso si abbassò e un debole sibilo le sfuggì tra i denti.
"Cazzo, Merlino, è così che appari quando pensi che nessuno ti veda? Sento il tuo odore da qui. Stavi scalando le fognature? È così che ti mantieni, occupandoti dell'impianto idraulico del Ministero nel cuore della notte per guadagnare soldi extra?"
"Vaffanculo, Malfoy," sputò, serrando forte i pugni lungo i suoi fianchi.
Lui indossava uno dei suoi completi a tre pezzi, ma i primi due bottoni della camicia con colletto erano slacciati e la sua cravatta era stata allentata. Chiaramente, nemmeno lui si aspettava di imbattersi in qualcuno. Sembrava più stanco del solito, ma il suo aspetto era ancora quasi perfetto nonostante l'ora tarda.
Lei lo fissò avanzare e si costrinse a voltarsi, zoppicando verso l'uscita. In qualche modo era riuscita a farsi mordere tre volte sulla pianta dei piedi dai Dugbog, e camminare era pura agonia. Non voleva impelagarsi in una discussione con Malfoy in quel momento o dargli altre munizioni o accompagnarlo a rovinarle la vita. Non era presente nessuno che potesse impedirgli di iniziare una giusta rissa - o qualsiasi altra cosa fosse.
L'idea di essere sola nei corridoi vuoti con Malfoy le fece rivoltare lo stomaco nervosamente.
"Stai sanguinando."
"Sempre un attento osservatore, Malfoy, grazie, non me n'ero accorta. Che fortuna per me che eri qui a dirmelo." Sogghignò.
Non poteva fare a meno di rispondere; le parole fluivano immediate da lei, intanto che lo sentiva guadagnare terreno su di lei. Il suo zoppicare la stava rallentando, e lui era chiaramente diretto verso la sua stessa uscita.
"Hai dimenticato che sei una strega?" La sua voce risuonò di nuovo. "O devo farti notare anche questo? Guarisciti da sola. O le tue capacità di guarigione sono abominevoli quanto la tua abilità nello scrivere proposte?"
"Ugh, per l'amor del cazzo, non ne posso più di te", gemette mentre lui andava ad affiancarla camminando in sincronia con lei. Si voltò e gli lanciò uno sguardo mortale. "Non posso curarli finché non li pulisco perché la saliva del Dugbog può lasciare un'infezione! Se tu avessi qualche nozione base di pronto soccorso, lo sapresti".
"E se tu sapessi qualcosa sulle procedure di controllo sul campo, avresti messo un po' di detergente per ferite e del dittanio in quel tuo ridicolo zaino. Mi stai dicendo che hai portato quell'affare in giro per le paludi tutta la fottuta notte e non hai nemmeno portato un vero kit di pronto soccorso?"
Hermione si fermò di colpo e strinse la mascella. Con suo sgomento, anche Malfoy si fermò e si piazzò davanti a lei, sorridendo. Non poteva gestirlo in questo momento. Lo odiava dannatamente. Il suo viso, i suoi capelli - il delizioso profumo che sembrava sempre aleggiare intorno a lui. Il suo comportamento arrogante e i suoi commenti scortesi. Poteva sentire il battito accelerare mentre la rabbia cresceva in lei.
"Io ho portato l'occorrente per il pronto soccorso", sussurrò, la voce tremante di rabbia.
"Allora usali e smettila di sanguinare in giro per i corridoi", rispose lui altrettanto cupamente, socchiudendo gli occhi.
Lei sbuffò, il suo viso si contorse in un sogghigno. "Sei preoccupato che ti arrivi un po' di sangue di fango sulle scarpe, Malfoy?"
Lei vide il suo occhio contrarsi. La sua intera corporatura si irrigidì e le sue mani si piegarono lungo i fianchi.
"Ho dato i miei rifornimenti ad Anton perché lui non li aveva portati", continuò Hermione, ignorando la strana reazione di Malfoy. La sua voce minacciava di incrinarsi dalla rabbia mentre ogni parola diventava sempre più pesante tra loro. "E dato che per la prima volta nella sua carriera ha svolto il suo fottuto lavoro ed è venuto con me, ho pensato che fosse la cosa più giusta da fare. Forse sono solo un'ottimista senza speranza, ma ho pensato che magari se gli avessi curato le ferite lui sarebbe tornato a lavorare! Quindi, mi dispiace se puzzo di liquame e mi dispiace di star perdendo il mio sangue sporco su tutto il pavimento, ma non posso curarmi finché non arrivo a casa. Ma non preoccuparti, pulirò il pasticcio che ho combinato".
Estrasse la bacchetta dalla giacca e rapidamente fece svanire la scia di fango e le poche gocce di sangue che aveva lasciato sul pavimento dietro di sé.
"Ora, se vuoi scusarmi, vorrei andare a farmi una doccia".
Girò sui tacchi e zoppicò in gran fretta verso l'uscita. Non si voltò a guardarlo oltre la spalla, ma da dietro la testa poteva avvertire le sue occhiate che erano come pugnali.
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