Madame Bertrand

«Oggi ti racconto la storia di Chuck lo Svitato.

«Sì, lo so che ti avevo promesso di raccontarti della fattucchiera di New Orleans che arrivò a Red Creek con una valigia piena di pietre magiche e altre cazzi e mazzi. Ma mentre ieri mi rigiravo la storia in testa mi sono accorto che non mi ricordo come va a finire. E una storia senza finale è come un calcio nei coglioni: non lo vedi arrivare e quando lo senti fa un male cane, e quel dolore ti rimane appiccicato per un po', come la paura dopo un brutto sogno.

«Sul serio? La vuoi sentire lo stesso? Contento tu... Ma mi devi pagare pure se è incompleta.

«Okay, basta che ci siamo intesi. Allora, madame Bertrand arrivò a Red Creek con una corriera. Mi pare che quel giorno pioveva o comunque c'erano nuvoloni in cielo, un po' come ieri, che il cielo sembrava un maglione di lana grigia. Scese dalla corriera e quelli che la videro restarono di sasso come degli idioti colpiti da un fulmine.

«Perché? Ma perché madame Betrand era nera come il carbone e a Red Creek non si era mai vista una negra prima di lei.

«Non devo dire cosa?

«Embè, mica la volevo offendere. Ai tempi li chiamavano tutti così e alcuni di quei tizzoni si chiamavano così pure fra loro.

«Manco tizzoni posso dire? Fammi capire, tu come diresti?

«Ah... Okay, pure se secondo me non è che cambia chissà quanto. Alla fine ci togli una lettera. Comunque, se proprio ci tieni... Madame Bertrand era una nera che più nera non si poteva. Insomma, se la acchiappavi in una sera senza Luna e senza una luce di strada, per vederla dovevi chiederle di sorridere. Mai vista una pelle così scura. Era scura come una di quelle pietre magiche che ti rifilava per una manciata di dollari.

«Che pietre? Certe pietre lucide che erano di tutti i colori: nere, rosa, viola, gialle, bianche e grigie. Ognuna faceva qualcosa di diverso. Una ti curava il mal di testa se la tenevi sotto il cuscino mentre dormivi. Un'altra la mettevi sulla pancia se eri incinta e quella ti mandava delle onde buone al bambino.

«Eh, non mi ricordo che cacchio erano 'ste onde buone. Le ho sentite chiamare così. Mi hanno pure spiegato che erano ma me lo sono scordato. E comunque erano tutte stronzate. Quelle pietre erano un po' come quelle pillole di zucchero che Doc dà a Margaret Watson, che è convinta di avere malattie che non c'ha, e Doc le dà quelle pillole fasulle che non curano niente. Solo che Margaret è talmente convinta che le fanno qualcosa che alla fine sta meglio davvero.

«Che?

«Ripeti un po'.

«Pla-ce-bo. L'ho detto bene?

«E che cacchio sarebbe?

«Ah... In pratica quello che ho detto io ma tutto pressato in una parola. Comunque, le pietre colorate di madame Bertrand erano come i pla-ce-bo che Doc dà a Margaret. La gente che le comprava si era convinta che funzionavano davvero. E ci credevano perché dovevano credere a qualcosa che li faceva stare meglio, sennò finiva che si ammazzavano, perché in quel periodo le cose andavano un po' una chiavica. Il dottore che c'era prima di Doc andava perdendo colpi per via dell'età – pensa che alle volte confondeva pure i pazienti – e padre Walsh era uccel di bosco.

«Sì, quel padre Walsh lì. Quanti ne conosci? Ci ricascò in quel suo vizietto. Perse la testa per una di fuori città e quando lei se ne andò, lui la seguì. E pensa che non disse niente alla figlia. Le lasciò tipo una lettera in canonica, sul tavolo dove si sedevano a bere il tè o a sgusciare castagne quando arrivava il freddo.

«Già, un vero bastardo. Certa gente non cambia mai. Puoi randellarli con un bastone e sul momento sembra pure che capiscono, ma alla fine tornano indietro come un cane torna al suo vomito.

«Che? Non lo so cosa diceva la lettera. E comunque la storia di padre Walsh l'hai già sentita e ti ci ho infilato pure tanti fatti di contorno. Mo', per tornare a madame Bertrand, arrivò che in città mancava una guida. Padre Walsh se l'era filata, il vecchio dottore c'aveva i ricordi tutti mischiati in testa e quella neg... quella nera si trovò in mezzo alla tempesta, e la gente la prese per un salvagente. Scese dalla corriera con una valigia larga come un tavolo e doppia come una torre di Bibbie. Faceva fatica a sollevarla e quando la tirava su sbuffava come una locomotiva. Alla fine decise di trascinarla, dal momento che tutti la guardavano e nessuno le offriva aiuto. Erano tutti troppo stupiti. Che poi lo stupore non era solo perché era nera come il carbone, ma pure per come era conciata. C'aveva un cappello nero con dei fiorellini viola infilati nella banda, una giacca nera, un vestito viola sotto la giacca e delle scarpe a punta nere. Quando fece un salto per scendere dalla corriera, gli orli del vestito si sollevarono come i petali di un fiore che sta sbocciando. Mi ricordo che la gente in strada fece un verso, come se stavano succhiando aria dopo che erano rimasti a corto per un po', perché la gonna si era sollevata abbastanza da far vedere le ginocchia. Laura Thompson, che passava di là con suo marito, mi ricordo che gli ha ficcato una mano sotto il braccio e lo ha trascinato via. E dovevi vedere che faccia incavolata. C'aveva un fracco di rughe sulla fronte e pure attorno intorno al naso e alla bocca. Che poi Laura io me la ricordo, andavamo insieme a scuola e all'epoca non si faceva pregare.

«Come, in che senso? Mi sa che non sei molto sveglio per uno che fa lo scribacchino di mestiere. Era una scalmanata. Andava alle feste e faceva bordello. E la sua lingua ha impollinato tante bocche, pure la mia. E non mi guardare in quel modo. Ai tempi ero un bel manzo. Mica come mo', che sembro una merda di cane pestata da troppi piedi. Da giovani ce la siamo spassata, io e Laura. Poi ha trovato quel tale, Eugene, e se l'è sposato, ma solo perché era pieno come un salvadanaio. Ovviamente ha appeso la lingua al chiodo e ha pure cominciato ad andare in chiesa, ma perché ci andava lui. Ha cominciato a fare tutto quello che Eugene faceva e diceva, forse per paura che se lo contrariava poi lui le chiudeva i rubinetti, se capisci che intendo.

«Ah, questa l'hai capita? Allora non sei così scemo. Comunque, a forza di andare in chiesa, non si sa come ma Laura ha cominciato a comportarsi come una suora. È cambiata così tanto che penso che se le vado a ricordare le cose che facevamo mi prende per uno che si fa di robe pesanti. Ha tipo ucciso e sotterrato quella tizia che provava tutti i sapori della vita, anche quelli che facevano male. Mo' diventa rossa se una femmina scopre una coscia e anche se non le dà della puttana chiaro e tondo, si capisce da come la guarda che lo pensa. È diventata proprio una cattolica fatta e finita.

«Comunque, per tornare a madame Bertrand, dopo che scende dalla corriera con quella valigia che per come se la trascinava poteva contenerci pure un cadavere, si ferma a guardarsi intorno. Guarda gli alberi piantati ai lati della strada, le panchine, la fermata del bus e le abitazioni. Sembra che si è persa e sta cercando indizi per ritrovare la strada. Alla fine si decide a muoversi e trascina quel suo quintale di valigia verso l'ufficio postale. Mentre ci va, dall'ufficio esce Doyle, il portalettere, che tiene a tracolla la borsa con la posta. Doyle va verso la bici incatenata a un lampione, si inginocchia per togliere la catena e sente alle sue spalle il suono di qualcosa che si trascina sull'asfalto. Si gira e vede questo donnone tutto vestito come un manichino dei grandi magazzini, nera come petrolio e con goccioline di sudore che le scivolano sulla fronte.

«'Perdoni', fa madame Bertrand, 'sono appena arrivata e cerco un posto dove alloggiare'. Doyle resta un po' così, primo perché non s'aspettava una nera così acchittata e secondo perché quella nera così acchittata parla come una tipa che ha fatto le scuole e le ha pure fatte per bene. E tutta la sorpresa gli si ammucchia in faccia e sopra la lingua, tanto che gliela incolla in bocca e Doyle non riesce manco a dire 'ma che cazzo'.

«'È tutto a posto?' gli fa madame Bertrand, ma Doyle non risponde. Si alza con la catena ben stretta nel pugno, tanto che sembra che si prepara a una rissa, e allora madame Bertrand sorride e gli fa: 'Guardi che non voglio rubarle la bici, voglio solo sapere se può indicarmi una pensione o un motel'. Era una battuta, si capisce, ma Doyle non ha mai avuto un gran senso dell'umorismo. La guarda tutto serio e le dice con un mormorio: 'C'è la pensione di Cora Faulkner'.

«'E dov'è questa pensione?' chiede lei.

«Doyle glielo dice, le indica pure la strada e lei si allontana trascinandosi appresso la valigia. Se non che, mentre sta andando verso la pensione – e ovviamente tutti in strada la guardano – arriva l'auto dello sceriffo Anderson dalla parte opposta, che la vede e accosta sul ciglio. Anderson smonta e lei si ferma ad aspettarlo, perché Anderson sta attraversando la strada per andarle incontro.

«'Ha un bel bagaglio', fa Anderson.

«'Non è che le andrebbe di aiutare una signora in difficoltà, sceriffo? Un omone forzuto come lei non dovrebbe avere difficoltà', risponde lei. C'aveva una bella lingua, capace di adulare il diavolo ma senza fargli capire che lo stai prendendo per il culo.

«Lo sceriffo le chiede dov'è diretta. Lei glielo dice e siccome la pensione di Cora è lontanuccia, Anderson si offre di darle un passaggio. Piglia la valigia e fa per alzarla. Non ci riesce e dice: 'Che si è portata appresso, un cadavere?'

«Lei si fa una risata ed esce fuori quei suoi denti enormi e bianchi come i tasti di un pianoforte, quindi segue lo sceriffo sino alla macchina. Lui carica la valigia sul sedile di dietro e la fa accomodare accanto alla valigia, non davanti, pure se il sedile è libero e madame Bertrand non è certo un'ubriaca o una mariuola che deve scortare in cella.

«Che?

«No, non penso che lo sceriffo c'ha qualcosa contro i neri. Penso che era un modo per metterla a disagio. Non la conosceva e voleva capire chi era e che ci faceva in paese. E infatti mentre vanno verso la pensione a passo di tartaruga le fa un fracco di domande: da dove viene, che faceva quando stava a New Orleans, quanto si ferma eccetera. Forse la voleva far sentire così perché, nella sua esperienza di sbirro, la gente che si sente in quel modo non riesce a mentire bene, ma comunque è una tattica che non vale per gente come madame Bertrand. Quella c'aveva il sangue di un alligatore. Mai vista una femmina così. Una volta che stava chiacchierando con uno per strada, lo sceriffo Anderson ha detto che mentre quella donna rispondeva alle sue domande non staccava mai gli occhi dallo specchietto retrovisore. Lui buttava uno occhio alla strada e uno allo specchietto e quando lo buttava allo specchietto, lei era sempre lì che lo fissava negli occhi. In tutte le risposte che ha dato non c'era manco l'ombra di una bugia. E sì che Anderson è bravo a sgamarle, le bugie, ma quelle di madame Bertrand non le ha sgamate.

«E aspetta, mo' ci arrivo. Fammela raccontare a modo mio.

«Allora, mentre vanno alla pensione di Cora, lo sceriffo le fa il terzo grado e lei non si tira indietro. Oltre a guardarlo sempre negli occhi dallo specchietto, risponde subito ed è pure convincente. Forse se le era preparate le risposte o forse ha mischiato bugie e verità talmente bene che alla fine le bugie sono diventate verità, e quando le uscivano di bocca andavano spedite nell'orecchio dello sceriffo come fa la verità e lui non sentiva quelle note storte che ti accendono i dubbi in testa.

«'Cosa la porta a Red Creek?' chiede Anderson.

«'Affari', risponde lei.

«'Posso chiedere che tipo di affari o sono indiscreto?'

«'Può chiedermi tutto quello che vuole, non ho nulla da nascondere. A parte il cadavere in valigia, ma quello me l'ha già sgamato'. E lì lo sceriffo si fa una risata, perché una nera con un senso dell'umorismo è una cosa ancora più rara di una nera e basta. 'Sono una guaritrice itinerante'. E lì lo sceriffo la guarda strano, con un sopracciglio alzato, che poi è il modo in cui guarda quelli che non gliela raccontano giusta. E anche se lei non lo può sapere, forse intuisce qualcosa in quell'occhiata, perché dice: 'Posso immaginare cosa sta pensando, ma non sono un'imbrogliona. Le mie cure sono diverse da quelle moderne, ma non si basano su intrugli miracolosi che hanno un cattivo sapore e nessuna efficacia. Il mio metodo si regge sulle frequenze energetiche.'

«Ohè, hai visto che mi sono ricordato come si chiamano quelle onde buone? E tu che ti pensavi che sono un vecchio scimunito.

«'Le che?' fa lo sceriffo e quel suo sopracciglio si alza ancora un po', tanto che a momenti finisce sull'attaccatura dei capelli.

«'Le spiego: noi siamo energia. Ogni cristiano è fatto di energia, oltre che di carne e sangue. E viviamo in un mondo fatto di energia. Siamo come i pesci nell'oceano, con la differenza che la nostra acqua è invisibile. Queste energie viaggiano su delle frequenze, che sono un po' come quella della sua radio. Se lei ad esempio vuol ascoltare un programma alla radio, deve sintonizzarla su una frequenza specifica. Allo stesso modo, se vuole sentirsi bene, pieno di energia e di sentimenti buoni e potenti, deve sintonizzarsi su di una frequenza specifica.'

«Al che il sopracciglio dello sceriffo viene giù come una tapparella rotta, segno che non ci sta capendo un accidente. Madame Bertrand appunto per quello gli ha spifferato tutta la manfrina, per farlo sentire un fesso, ed è talmente convinta mentre parla che lo sceriffo non se la sente di dire che sono tutte puttanate. E anzi le chiede: 'E come fa a curare la gente?'

«'Con i quarzi'.

«'E che sarebbero?'

«'Sono delle pietre che per natura emanano frequenze energetiche. Ogni pietra emana una frequenza specifica. Certe frequenze assorbono la paura, certe altre lo stress...' e va avanti a scimunire lo sceriffo, finché lui non la ferma per chiedere: «'E 'sta cura con le pietre dove l'ha imparata?'

«'Mia nonna era un'abile guaritrice. Mi ha insegnato tutto sulle pietre, sulle frequenze energetiche e sui disturbi che possono guarire.'

«'Perciò lei vorrebbe rifilare alla gente di Red Creek queste sue pietre, se ho capito bene.'

«'Ha capito benissimo, ma non mi piace la parola rifilare. Sembra che voglia dare una fregatura a qualcuno. Le mie cure hanno una base scientifica e se il cliente non è soddisfatto può restituirmi la pietra e riavere il denaro che ha sborsato.'

«Lo sceriffo la guarda un attimo dallo specchietto e lei non sposta gli occhi, manco li sbatte, e allora lui guarda la strada e le chiede: 'Ce l'ha un pezzo di carta?'

«'Pezzo di carta?'

«'Il nostro medico ce l'ha incorniciato e appeso nel suo studio.'

«'Oh, lei intende una laurea. Per curare con le frequenze energetiche non serve una laurea, sceriffo. È questo il bello. Può farlo chiunque, a patto che sappia quel che fa.'

«'E scommetto che lei lo sa.'

«'Ci può giurare. Ho girato più città io che la corriera che m'ha portato qui, e ho curato tante persone.'

«'Sa che si dice delle persone che girano parecchio? Che scappano da qualcuno o da qualcosa', dice lo sceriffo e lascia un po' di silenzio che è come un brodino bollente nel quale metti a sciogliere una noce di burro. Solo che madame Bertrand non era un pezzo di burro ed era pure furba come un demonio.

«'Se sta insinuando che sto fuggendo dalla legge, dovrò darle un dispiacere. Non sto scappando. Non dalla legge, almeno', risponde madame Bertrand e fa lo stesso giochetto dello sceriffo, perché lascia quel silenzio che uno deve per forza riempire. Così lo sceriffo le chiede da chi sta fuggendo e lei gli dice che in una città dove è stata ha incontrato un tizio, si è innamorata e l'ha sposato. Lui pare buono come un cioccolatino alla menta, ma dopo sposati diventa duro come un torrone e pure geloso. Ogni scusa è buona per accusarla che lo tradisce o c'ha in mente di tradirlo. E non passa molto che comincia a menarla come un sacco da boxe. Le fa un occhio nero e una volta la piglia a bastonate con tanto entusiasmo che lei rimane indolenzita per una settimana intera. Così una notte decide di fuggire. Piglia le sue pietre e scappa via. Solo che lui il giorno dopo si sveglia, capisce che se l'è svignata e decide di andarle appresso. Quando la corriera torna in città, minaccia il tizio che la guida e si fa portare nella città dove lei è andata e comincia a fare domande in giro. E così via, di città in città. E mentre madame Bertrand racconta 'sta storia c'ha gli occhi lucidi e lo sceriffo Anderson si sente una merda, specie quando sente che il marito geloso una volta è riuscito a beccarla e l'ha riempita di botte.

«'Cerco solo il modo di vivere un'esistenza decente, senza uomini che vogliono riempirmi di botte e rinchiudermi tra quattro mura', dice allo sceriffo e mentre lo dice c'ha i lacrimoni che le scivolano sulle guance.

«Al che lo sceriffo fa un colpo di tosse nel pugno e decide di chiudere il becco, che il benvenuto che le ha dato può anche bastare. La lascia alla pensione di Cora e per farsi perdonare dice a madame Bertrand che se vuole può passare da lui per denunciare il marito geloso, così se capita in città può fermarlo e trattenerlo per un po', almeno per darle il tempo di scappare, perché non può fare molto di più. Lei lo ringrazia e gli dice di no. E quando lo sceriffo fa la faccia come per dire: ma come no?, lei gli spiega che se lo denuncia, lui si arrabbia ancora di più e quando la prende non si limita a picchiarla e riportarla a casa, ma è capace che la manda al camposanto. Lo sceriffo le dice che capisce e che se ci ripensa può passare quando vuole. Lei lo ringrazia e prende a trascinarsi dietro quel quintale di valigia.

«Ora che bussa alla porta della pensione di Cora Faulkner, lo sceriffo sta aspettando in macchina, e guarda dal finestrino perché non si vuol perdere la scena. La signora Faulkner apre la porta, si vede davanti madame Bertrand e il suo bel vestito viola e per poco non le prende un colpo. Spalanca gli occhi mentre tutto il resto della faccia resta fermo come una maschera. 'Sta cosa lo sceriffo l'ha raccontata una sera alla taverna di Joe Bryant e ha detto che pareva che Cora aveva visto il diavolo in gonnella. Che poi non è manco troppo lontana come verità. Quella nera ce l'aveva in corpo, il diavolo.

«Cora la guarda e ci mette un po' a sputare fuori quel suo: 'Desidera?' e lo sputa fuori con un tono di chi ti vuole dire che forse hai sbagliato palazzo. Madame Bertrand non si fa scoraggiare da quella bocca piatta né da quegli occhi spiritati e le sorride come un pianoforte.

«'Vorrei affittare una stanza', dice e la Faulkner fa tipo così con la faccia.

«Esatto, come se le è venuto un tic a un lato. Madame Bertrand capisce che Cora preferisce avere in casa uno che svaligia appartamenti piuttosto che lei, e allora tira fuori i soldi e glieli mostra. Cora sbarra gli occhi e il tic le alza un angolo della bocca, e sembra che si sforza di non sorridere ma non ci riesce. Allora fa prima un po' di storie, nel senso che non le dice subito di sì e le fa delle domande, e alcune sono le stesse dello sceriffo. Madame Bertrand risponde e si vede che a Cora piacciono le risposte, o forse le piacciono i soldi che quella nera col diavolo in corpo continua a sventolarle sotto il naso, perché si fa da parte per farla entrare, ma a 'sto giro fa la faccia di chi sente una puzza, come se le sta passando sotto il naso un camion pieno di merda.

«A quel punto madame Bertrand ha un posto dove stare e deve solo capire come cominciare il suo commercio di pietre magiche. Com'è, come non è, un giorno si sveglia e piglia ad andare in giro per Red Creek con una manciata di volantini. Me li ricordo ancora come erano fatti. In alto il suo nome, bello largo come i suoi fianchi: MADAME BERTRAND. In basso il disegno di una femmina distesa, vestita solo di biancheria intima e con le pietre su alcune parti del corpo. Sotto ancora, poi, una scritta del tipo: CURATI CON LE ENERGIE DEI CRISTALLI, o qualcosa del genere, e un elenco di tutte le cose che quei cristalli ti potevano curare.

«Sì, lo so che le ho chiamate pietre, ma il volantino diceva cristalli. Per me sono pietre perché erano tonde come quelle che ci trovi sulla riva del fiume.

«Perciò, madame Bertrand va in giro a smerciare i suoi volantini e si fa conoscere dalla gente di Red Creek. Va alla lavanderia, all'alimentari e perfino in chiesa, che però era vuota perché al tempo non c'era ancora il nuovo parroco. Padre Walsh si era dato senza avvisare nessuno a parte sua figlia, e lei non c'aveva un gran voglia di spargere la voce che quel mangiaostie del suo vecchio rincorreva l'ennesima gonnella, così non si sapeva se e quando sarebbe tornato o se poteva arrivare un altro parroco.

«Sì, lo so che era una situazione strana quella della chiesa senza parroco,

«Come facevamo? Ce la dicevamo da soli, la messa. Nessuno poteva fare il predicozzo perché nessuno era in grado, ma per il resto la messa era uguale.

«Comunque, madame Bertrand lascia sulla bacheca della chiesa un volantino e poi continua il giro. Non lo lascia lì alla pensione di Cora, che c'ha le sue idee su certe robe e si irrita facile se le tue idee vanno contro le sue.

«Che idee? Ma tipo che l'unico che ti può guarire è Gesù o qualche santo che lavora per lui. Pensa che Cora non voleva farsi manco guardare da lontano da Doc una volta che stava male. C'è voluto padre Walsh per convincerla a farsi visitare e a prendere una medicina che poi l'ha messa a posto. Quella nera, comunque, a Cora l'aveva inquadrata subito e aveva capito che se Cora la vedeva a smerciare quei volantini, facile che le diceva di sloggiare. Anzi, la cacciava a pedate.

«Così madame Bertrand se ne va in giro a vendere la sua cura come quel bibbiarolo che prova a vendere la Bibbia a Jesse Cunningham. E siccome non può invitare i clienti a venire alla pensione, dice a quei polli di chiamare al telefono e chiedere di lei, ma solo durante un certo orario.

«Perché 'sto fatto dell'orario? Perché Cora c'ha le abitudini di un militare. Casca il mondo, ogni giorno esce per andare a recitare il rosario con altre zitelle amanti di Gesù e sta fuori almeno un'oretta. E in quell'ora telefonavano quelli che cercavano madame Bertrand.

«Che?

«Gli altri pensionati? A quelli non fregava niente, anzi. Erano felici che c'era qualcuno che la faceva in barba a quella nazista di Cora, visto che loro non riuscivano manco a far entrare uno spillo in casa senza che lei li sgamava. Perciò tenevano il becco chiuso, se la ridevano alle spalle di Cora e dicevano "brava" a quella nera indiavolata.

«E così prima che Cora se ne accorge, madame Bertrand si è già conquistata la fiducia di molte cristiane in città. Alcune di queste erano amiche di Cora e hanno difeso madame Bertrand quando Cora era decisa a cacciarla via. A quel che sembra, le pietre di quella nera funzionavano. Non sempre, eh, non sempre. Qualcuna è anche tornata indietro, ma lei era sempre brava a trovare una scusa, del tipo che l'energia della pietra si era scaricata, che il cliente non aveva seguito per filo e per segno le sue istruzioni o che in casa c'era qualcuno che spargeva energie cattive che annullavano quelle buone della pietra. Alla fine si intortava il cliente come le pareva, tanto che quello quasi si dispiaceva quando lei gli dava indietro i soldi. Soldi che le tornavano comunque, perché se con le pietre non andava bene, c'aveva altri articoli da vendere.

«Vuoi sapere che articoli? Per esempio le bamboline voodoo, quelle di pezza coi bottoni al posto degli occhi. C'aveva pure qualche intruglio, anche se aveva detto allo sceriffo che non li smerciava. Roba da ciarlatani che qualche pollo pure comprava.

«Comunque, la cosa veramente importante da capire è che quella nera era sempre brava a sgamare il tuo punto debole. Ti faceva parlare e coglieva i segnali.

«Che segnali? Tipo che magari c'avevi problemi con tuo marito o con tua moglie. Di solito erano le femmine ad andare da madame Bertrand, ma qualche volta pure un marito o due ci facevano un salto. E se lei capiva che la femmina di turno c'aveva il problema col marito, le metteva sotto il naso tutte le soluzioni: dal filtro d'amore alla bambolina voodoo. Il filtro d'amore non funzionava mai e quando la mogliettina tornava per raccontare che aveva messo nella minestra del marito due gocce di quella roba puzzolente, e che il marito era lo stesso stronzo di sempre, madame Bertrand rispondeva che non era colpa del filtro. Le diceva che il filtro tira fuori l'amore, ma non è che lo crea. Ci deve già stare di suo e se non funziona è perché lo stronzo di turno c'ha un'altra donna e adesso ama lei. Al che la mogliettina reagiva in due modi: o scoppiava a piangere, perché madame Bertrand aveva dato voce ai suoi sospetti, o le veniva il dubbio in quel momento. E qui entrava in gioco la bambolina voodoo.

«Dal momento che quelle femmine col cervello di gallina c'avevano solo madame Bertrand con cui confessarsi, sempre perché padre Walsh si era dato alla corsa delle sottane, le chiedevano che potevano fare. E lei non è che citava la Bibbia o dava a quelle pazze consigli utili come faceva padre Walsh. Diceva che l'unica cosa che una donna poteva fare in una situazione come quella era punire lo stronzo infedele. Poi tirava fuori la sua bambolina di pezza con gli occhi a bottone e diceva alla pazza che c'aveva davanti che servivano dei capelli del marito o un'unghia o un pezzetto di pelle. Quelle andavano a casa e di notte tagliavano un po' di capelli al marito, tipo un ciuffetto, e glielo portavano. Una di quelle pazze riuscì non so come a sgraffignare le unghie che il marito si tagliava in bagno.

«Madame Bertrand pigliava capelli e unghie e li metteva sulla bambolina, poi pigliava gli spilloni e diceva a quelle sciroccate che dovevano infilzare la bambolina all'altezza dell'inguine, che così allo stronzo infedele gli passava la voglia di spassarsela con altre femmine. Lo spillone gli bloccava tipo la voglia, se mi ricordo bene. Era come fargli un nodo al pisello, insomma. E quelle se ne andavano via contenete, pensando alla faccia del marito quando si accorgeva che era diventato impotente da un giorno all'altro. E in tutto questo madame Bertrand si metteva in tasca fior di quattrini.

«Mo' non lo so che fine ha fatto quella nera indiavolata e truffaldina, ma so che da un giorno all'altro è sparita. E non è scappata perché c'aveva il marito pazzoide che le stava dietro. Quella parte è tutta fuffa, come avrai intuito. Lo sceriffo Anderson ha pure controllato. Madame Bertrand, che poi si chiamava Vera Jackson, era una truffatrice di prima categoria, anche se alcune di quelle scimunite che andavano da lei hanno poi detto che veramente stavano meglio grazie alle pietre.

«Eh, non lo so com'è che poi stavano meglio. Te l'ho detto che non c'aveva un bel finale 'sta storia. Forse era un fatto di testa. Forse quelli che andavano da lei si convincevano che le pietre li potevano far star bene e tanto bastava. Forse la vera medicina stava nella testa delle persone e le pietre l'aiutavano a tirarla fuori. O forse quelle pietre c'avevano davvero qualcosa di speciale, ed erano come una medicina che non devi inghiottire o infilare dal didietro ma ti basta poggiarla sulla pancia o metterla sotto il cuscino.

«Comunque, questo è quanto. Mo' ti racconto quell'altra storia. Aspè', qual era?

«Già, Chuck lo Svitato. Allora...

«Aspe', fammi vedere i soldi. Prima la moneta, poi il cammello. È così che si dice.

«Okay, però 'spetta, che c'ho la gola come un deserto. Sento pure i cactus che mi pungono. Andiamo a berci qualcosa, che per la storia di Chuck c'è tempo.

«Tranquillo, tanto non è che scappo da qualche parte o mi riarruolano.

«Dove mi riarruolano? Eh, questa è un'altra storia e col cavolo che te la racconto mo'. E poi è una storia speciale, che ti costa più di questi due spiccioli. La qualità si paga, amico mio.»

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