La campana

«La storia di oggi me l'ha raccontata uno che l'ha saputo da qualcun altro. È passata di bocca in bocca 'sta storia, un po' come quelle chiacchiere della Bibbia, quindi può darsi che qualcosa è un po' esagerata.

«La storia comincia con Darrell Johnson seduto in veranda con la sua pipa. È una notta calda e le luci di casa sono spente perché sennò le zanzare arrivano di corsa come un branco di morti di fame alla mensa dei poveri. L'aria è umida, ma non così tanto che fai fatica a respirare. Darrell si accende la pipa e comincia a fumare quel suo tabacco che c'ha il sapore di calzini fetenti. Alza la testa, soffia in alto una nuvola di fumo e dietro la nuvola vede un punto rosso nel cielo che sembra quello di una sigaretta quando qualcuno fa un tiro nel buio. Il punto rosso si fa un po' più grande e mano mano che passa nel cielo gonfio di stelle si lascia dietro una striscia che è tipo uno strascico. Sai quello degli aerei? Ecco, tipo quello ma tutto tremolante.

«Darrell si leva di bocca la pipa e resta a guardare quella roba rossa che cade in picchiata, veloce come un proiettile, e scompare nei boschi. Gli pare pure di sentire uno schianto molto lontano, come il bisbiglio dentro a un sogno. A quel punto rimane come uno stoccafisso a farsi qualche domanda, tipo che diavolo è quella cosa piovuta dal cielo e se qualcun altro l'ha vista cadere. Gli viene poi in mente che in una contea vicina ci sta uno di quei posti con un cannocchiale che ci puoi vedere sulla Luna e contare le buche che c'ha. Lì ci lavorano di certo un fracco di teste d'uovo interessate a quello che succede in cielo e forse quella palla di fuoco li può interessare. Forse pure loro l'hanno avvistata e mo' stanno mandando qualcuno a dare un'occhiata. Se è così, lui ci deve arrivare per primo, pigliarla e portarla via. Così, quando quelli arrivano, può dirgli: 'Se la volete mi dovete pagare. Vediamo quanto sono profonde le vostre tasche.'

«Così Darrell corre dentro, piglia il fucile e una torcia e corre nei boschi. È uno che si sa orientare bene, perché nei boschi ci va per cacciare da quando aveva il moccio al naso, per cui è sicuro che può trovare il posto senza troppa difficoltà. Ha già deciso che va prima a dare un'occhiata veloce, per capire che diavolo è quella palla rossa, e poi decide come portarsela via. Spera che gli basta una carriola, perché andare per i boschi con il pick-up è un inferno. Ci sono punti dove ti puoi impantanare e punti dove proprio non ci puoi passare, perché non esiste una strada e la vegetazione è un casino. È talmente impegnato a pensare a e a far andare la luce a destra e a sinistra che solo all'ultimo si accorge di un bagliore lontano. Abbassa la torcia e vede una luce rossa che sembra quella di un paio di fanalini di coda. Solo che questa luce qua non è ferma come quella dei fanalini e nemmeno si accende e si spegne. Prima è bella forte, poi si fa più debole che sembra sta per spegnersi e poi torna di nuovo forte come prima. È come una luce che respira. Meglio di così non te lo so spiegare. E non ti so spiegare manco quello che è successo dopo, perciò non iniziare con le domande.

«Darrell cammina verso la luce e si accorge solo in quel momento che nel bosco non si sente niente. Non è che la notte ci trovi gli alci e gli orsi a fare festa, eh, però qualche rumore di animale lo senti sempre. Alle volte è uno scoiattolo, altre un gufo o un altro uccello notturno. Insomma, non c'è mai il silenzio assoluto, specie se un cristiano si va a fare una passeggiata. Quella sera però pare che la natura sta trattenendo il fiato, come se è rimasta spaventata o sorpresa da quell'affare che è caduto dal cielo. Pure Darrell sta trattenendo il fiato e quando se ne accorge lo butta fuori. Poi punta a terra la luce della torcia e cammina verso la luce che respira. Mano a mano che si avvicina vede che in mezzo a una macchia di alberi mezzi distrutti sta una buca enorme e dentro la buca ci sta un affare. Prima di schiantarsi ha beccato qualche albero. Un paio li ha distrutti, proprio spezzati a metà, mentre altri li ha solo pigliati di striscio o forse ci è rimbalzato sopra, tipo pallina da flipper, chi lo sa.

«Darrell illumina un paio di tronchi massici e spezzati e poi guarda quell'affare piantato un po' storto nel terreno. La luce rossa viene da sotto il culo di quel coso e quando si fa più intensa Darrell può distinguere benissimo la forma a campana. Sembra proprio una campana, anche se è grande due o tre volte una campana normale. Pare fatto di ferro ma c'ha un colore strano, che con la luce rossa sembra verde scuro. Darrell ci spara sopra la luce della torcia e il colore diventa rosso scuro, tipo rame. E sulla superficie ci sono dei segni, robe strane che mo' non ti so spiegare perché quello che me l'ha raccontata, 'sta storia, manco ci ha capito un cazzo. Mi ricordo che ha parlato di una croce tra tutti quei segni, ma diversa da quella che sta sul campanile della chiesa, perché in cima c'aveva tipo un occhiello. Di più non ti so dire e mi sa che devi usare la tua fantasia di scribacchino se ci vuoi aggiungere altri particolari. Ti posso però dire che intorno a quell'affare c'era tipo una vibrazione e un calore che sul momento Darrell non ci fa troppo caso, ma ce lo fa dopo e capisce che gli è andata di culo, poi ti spiego perché.

«Mo', Darrell vede 'sta roba assurda e si chiede come diavolo ha fatto una campana a venire giù dal cielo. Che per caso lassù nello spazio c'è qualche ferravecchio che stava passando e si è perso parte del carico? Gli pare tutto assurdo. E poi perché una campana con luci sotto il culo che per come stanno sistemate gli fanno pensare a quelle dei mezzi di trasporto? E lì si accende una lampadina, così che Darrell pensa che quella campana può essere un mezzo di trasporto. E se è un mezzo di trasporto, allora trasporta qualcuno. Ed è a quel punto che gli viene la cacarella. Pensa che forse ha fatto una stronzata ad andare lì. Che poi, però, gira intorno alla campana e non trova niente che somiglia a una porta o a un finestrino. Quell'affare è tutto un pezzo. Sembra una campana, tranne per il fatto che c'ha una luce sotto il culo, c'ha quei simboli strani ed è caduta dal cielo. Forse è una specie di satellite. Lassù, intorno al pianeta, c'è una quantità enorme di affari svolazzanti. Forse uno di quegli aggeggi ha perso per un attimo l'orientamento, se così si può dire, ed è precipitato come un uccello ubriaco. Per fortuna non si è schiantato sulla casa di qualcuno.

«A quel punto Darrell non è più tanto convinto che la campana gli può fruttare bei soldi, ma forse una ricompensa per averlo ritrovato gli spetta, hai visto mai. Decide quindi di tornare a casa, svegliare lo sceriffo e dirgli di chiamare quelli che di solito si occupano di 'ste robe. Però vuole essere lui a parlare con chi di dovere, perché se c'è una ricompensa se la vuol buscare lui. A quello scimunito non gli viene in mente che se quell'affare è un satellite, allora c'ha dentro pure tutti i sistemi per scovarlo nel caso che si va a schiantare sulla Terra.

«Comunque, è lì che si guarda quell'affare a campana e a un certo punto sente un rumore come di un colpo sul ferro. Pensa: 'Che cazzo è stato?' e lo sente di nuovo: un dong! che vibra tutto nell'aria. Darrell mette a terra la torcia, con la luce verso la campana, e punta il fucile. E qui le cose si fanno interessanti per te, perché arriva la parte più strana che non ti so dire quanto è vera e quanto è inventata.

«Darrell sta là col fucile e di colpo la parte sopra della campana si apre come la testa di una moka. Esce un po' di fumo, poi due mani afferrano il bordo. Darrell sta lì che trema mentre dalla campana esce 'sto cristiano che poi un cristiano non è, perché c'ha un testone enorme e due occhi che gli pigliano quasi tutta la faccia. La bocca è una linea che si vede appena e al posto del naso c'ha due buchi che paiono fatti con uno spillo. C'ha pure un mantello col colletto alzato, che somiglia tipo a qualcosa di... Com'è quella parola? Organico. Quel mantello somiglia a qualcosa di organico, come se non è un mantello ma parte del corpo, tipo pelle.

«Quel tizio esce dalla campana come il conte Dracula dalla tomba e atterra dentro al fosso che la campana ha scavato. E anche se sta dentro al buco, che è profondo un bel po', è alto quanto Darrell, tanto che può guardarlo negli occhi. E Darrell non è un nano ma un omone forzuto, un ex pugile che anche dopo i settanta ci pensavi due volte a farlo incazzare, perché ti dava l'idea che ti poteva stendere con un pugno al mento. Ma quel mostro era assai più alto. Sicuro superava i due metri.

«Darrell punta il fucile e fissa quegli occhi grossi come palle da tennis e gialli come la Luna quando la vedi enorme e vicina che pare sta per schiantarsi sulla Terra. Quel mostro fa un verso che somiglia a quello di una civetta e Darrell spara. Sta tipo a tre metri, troppo vicino per mancarlo, però quel mostro non fa manco una smorfia. Cioè, una smorfia la fa, nel senso che si incazza come una biscia. Il mantello, che poi un mantello non è, si apre e si trasforma in un paio di ali come quelle di una farfalla, ma con certi disegni strambi dentro che si illuminano. Darrell spara ancora, ma pare che quella cosa manco li sente i proiettili, allora lo piglia il panico e corre via, senza pensare a dove sta andando. Arriva chissà come al fiume, il Red Creek, e scende lungo la sponda. Trova un buco che è una rientranza naturale o la tana di un grosso animale, vai a capire, e si ficca lì dentro. C'ha i polmoni in fiamme, ha corso come se c'aveva il diavolo che gli mordeva i talloni. Resta lì dentro, a tremare e cacarsi sotto, e d'un tratto sente dei passi pesanti che fanno vibrare la terra sopra di lui e dentro al buco. Si schiaffa una mano sulla bocca e cerca di respirare più piano che può. L'unica cosa che pensa è che se quella cosa fa cucù all'ingresso della rientranza, per lui è finita.

«La sente camminare avanti e indietro, allontanarsi e tornare. Forse sente il suo odore. Darrell punta la canna del fucile verso l'ingresso del buco e alla fine sente i passi pesanti che si allontanano. Resta nascosto un fracco di tempo, un'ora o anche più, ad ascoltare il fiume che mormora. Ha paura che magari quella cosa sta appostata ad aspettare che lui esce per poi saltargli addosso e staccargli la testa con un morso come a un lecca-lecca. A forza di aspettare gli si congelano le chiappe, e le ginocchia e la schiena gli fanno un male cane. A una certa non ce la fa più ed esce. Resta accovacciato accanto al buco, nel caso che quella cosa sta ancora nei paraggi. Sta con le orecchie aperte ma sente solo il fiume e allora si fa coraggio ed esce allo scoperto. Visto che ha perso la torcia mentre scappava si deve orientare seguendo il Red Creek, che luccica sotto la luce della Luna e sembra un nastro scuro mosso dal vento. Con la fifa che dietro ogni rumore o ombra si può nascondere quella cosa con le ali a farfalla, Darrell segue il fiume. Un paio di volte gli viene in mente che quella cosa può essersi infilata in acqua e lo sta seguendo come un alligatore, e magari salta fuori da un momento all'altro. Cammina tutto il tempo con quella fifa, guardando il fiume in continuazione, ma alla fine non esce nulla dall'acqua e Darrell arriva in paese.

«Corre sulla Main Street con l'ultimo po' di fiato che c'ha, si ficca in casa, chiude porta e finestre, piglia qualcosa di forte da bere di forte e rimane a fare la guardia al forte. Sta tutta la notte col fucile attaccato al fianco e solo dopo che il Sole sorge si tranquillizza un po'. Quando si decide a uscire e trova la gente in strada, sente le chiacchiere e vede le auto, pensa per un attimo che si è sognato tutto. Poi si guarda le scarpe e i jeans, che sono sporchi di terriccio umido, e si convince. Decide però di tenerselo per sé. Pure perché, anche se lo racconta in giro, ma chi cazzo gli crede? Pensa a raccontare che hai trovato una campana di ferro caduta dal cielo e che da dentro ci è uscito un cazzo di mostro con le ali a farfalla. Se non ti portano alla casa dei matti già è un successo.

«Passa tutta una mattinata e Darrell se la fa dormendo e sognando quel mostro che lo insegue con le ali aperte e denti da vampiro pronti a mordere. Al pomeriggio si sveglia che si sente come una pezza da piedi. Gli fa male la testa e sente le viscere tutte rimescolate. Non riesce a mangiare un cazzo. Se butta giù qualcosa gli torna su. Gli sono pure cascati un po' di capelli e quando butta un occhio sul cuscino, vede che ci ha lasciato sopra un dente. C'ha pure delle vesciche sul viso e la pelle è rossa in certi punti come se ha preso troppo Sole. Allora va dal dottor Taylor e quello gli chiede se ha fatto il bagno nelle radiazioni. Darrell lo guarda come se il dottore è scombiccherato e Taylor gli spiega che ha letto di sintomi come quelli solo nei libri e che ad averceli sono quelli esposti alle radiazioni. Darrell si arrabbia e gli dice che non ha fatto il bagno in nessuna dannata radiazione. Dice a Taylor: 'Sei tu che hai fatto il bagno, ma nel whisky di contrabbando', e se ne va via sbattendo la porta dello studio medico. Taylor ci rimane come uno stoccafisso. Mica lo capisce che Darrell è spaventato che si sta cacando addosso.

«Ti ricordi prima, quando ti ho detto che quell'affare a forma di campana faceva una vibrazione tutto intorno e sparava aria calda? Ecco, a Darrell vengono in mente quei particolari mentre torna a casa, dopo che si è incacchiato con Taylor, e pensa che forse quell'affare a campana gli ha sparato addosso le radiazioni. Per fortuna ci è rimasto vicino poco tempo. Se ha perso solo un dente e qualche capello gli è andata di culo. A me poi mi è pure capitato di pensare che forse quel mostro è uscito dalla campana proprio per avvisarlo che doveva stare alla larga, per non beccarsi le radiazioni, solo che non c'ha avuto il tempo perché Darrell gli ha sparato addosso e l'ha fatto incazzare. Ti incazzavi pure tu se piombavi su un altro pianeta, uscivi fuori per dire: 'Attento che il mio mezzo spara radiazioni' e uno ti sparava addosso invece che dirti grazie.

«Comunque, alla fine Taylor va a casa di Darrell perché gli deve dare qualcosa per curarlo da quelle bruciature che gli ha trovato, e mi pare che gli dà una pomata, e mentre sta lì riesce chissà come a farsi raccontare della campana. Darrell però non gli dice niente del mostro con le ali di farfalla. Lo racconta solo a suo figlio sul letto di morte. La storia della campana arriva invece fino allo sceriffo, che va nei boschi a controllare, e vuoi sapere che trova?

«No, se eravamo a un quiz della tv mo' avevi perso. Non trova la campana. Trova solo la buca e gli alberi spezzati. Penso che alla fine quel mostro ha messo dritto il suo mezzo ed è ripartito. Sicuro non penso quello che certi hanno detto dopo che si è saputa 'sta cosa, e cioè che Darrell si è inventato tutto. Che motivi c'aveva per raccontare stronzate prima a Taylor e poi a suo figlio sul letto di morte? Non c'ha senso.

«Che? Io? Vuoi sapere come la penso? Bah, io penso che qualcosa di vero ci sta. Insomma, non lo so se esistono proprio certi mostri come quello che ha visto Darrell, però so che esistono affari che volano sopra le nostre teste. Pure io ne ho visto uno, una volta. Veramente l'abbiamo visto tutti, qui a Red Creek, anche se molti mo' dicono che non hanno visto niente. Era un affare tondo come una ciambella. C'aveva pure il buco in mezzo. Intorno e sotto c'aveva delle luci colorate. È passato sopra la città una notte e andava piano, perciò siamo riusciti a vederlo bene. Non faceva rumore, manco un suono piccolo piccolo. Girava come un anello troppo largo intorno a un dito troppo magro e ogni tanto si fermava e girava nell'altro senso. Poi è andato sopra i boschi e si è allontanato sempre senza fare un suono, manco piccolo. Il mattino dopo la tele diceva che molte contee vicine avevano visto un affare a forma di ciambella.

«Eh, lo so che è una storia da fuori di testa. Non ti dico che ci devi credere, perché pure io mi devo sforzare quando la racconto. L'unica cosa che ti posso dire con sicurezza che è vera è quell'affare a ciambella, perché l'ho visto. La storia di Darrell non ci posso mettere la mano sul fuoco. Manco ti posso dire vai a chiedere a suo figlio, perché non lo so mica dove è andato a svernare. E se non mi vuoi pagare lo posso capire, non mi metto a fare casini.

«Sul serio? Mi paghi lo stesso? Grande. Allora ti offro da bere. Vieni con me, ti porto in un posto dove fanno una birra così bionda che ti viene voglia di fottertela.»

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