I Figli della Luce
«Mo' che ti racconto 'sta storia ti può venire da chiederti com'è che tutti i pazzi passano a Red Creek. È una domanda che mi sono fatto pure io e mica l'ho trovata una risposta. Com'è che in un paese grande quanto un francobollo succedono tanti cazzi e mazzi? I pellerossa che abitano oltre i boschi credono che 'sta terra è come una calamita per i matti, che loro chiamano intensi. Una volta me l'ha spiegato Harry, l'amico di Sherman. Ti ricordi che te ne ho parlato? Quello che c'aveva per amico un pellerossa muto.
«Eh, lui. Quel culo rosso e la sua tribù credono che ci sta un'energia particolare in queste terre e che funziona come un richiamo per i tizi intensi. Secondo loro ci stanno tanti posti così, sul pianeta, che c'hanno un'energia particolare. Alcuni di questi posti attirano gente buona, altri gente intensa. A me mi pare un po' una stronzata, perché tutti quelli che conosco io, qui a Red Creek, sono bravi cristiani. Certo, anche loro ogni tanto ne combinano una, tipo quel padre Walsh, ma sono robe che succedono anche nelle grandi città. È una questione di natura umana, mica di energia. C'abbiamo dentro qualcosa, una specie di mostro che se lo lasciamo libero uccide lentamente noi e quelli che ci stanno vicini. Non lo so perché ce lo abbiamo, se a mettercelo è stato Dio per qualche motivo o se è un errore di progettazione, ma so che c'entra poco l'energia della terra e stronzate simili. Penso che sta tutto nella nostra testa e non è che c'abbiamo una specie di malocchio o roba simile. E comunque non è che serve per forza una giustificazione. Certe volte le cose accadono e basta, ed è inutile cercare i motivi. Chi cerca i motivi finisce per portarsi le domande sottoterra. Io penso che certe domande sono un po' come i chiodi sul coperchio di una bara e che ogni volta che cerchi una risposta e quella non viene è come se dai una martellata a un chiodo e il coperchio si chiude un po' di più.
«Eh, hai visto? Oggi mi vengono così, c'ho 'sta vena. È perché mi sono messo a pensare parecchio la notte scorsa, mentre guardavo le stelle. Mi so' venute in mente 'ste cose e ho pensato: mo' gliele dico, hai visto mai che decide di metterne qualcuna nel suo libro. A proposito, hai già cominciato a buttare giù qualche storia?
«Sul serio? E ci hai messo dentro qualcosa di quelle robe che ti ho raccontato?
«Ah, ho capito. Però quando la finisci me la fai leggere.
«Bella battuta. Se pensi che ti pago per sentire una storia che ti ho raccontato io sei più scemo di Alvin, che è lo scemo del paese. Al massimo ti offro una birra. Anzi, facciamo che me la offri tu. Se non era per le mie storie mo' stavi a scrivere le frasi dei cioccolatini.
«Comunque, la faccenda che mo' ti dico è una di quelle che succede perché un gruppo di cristiani decide di lasciare libero il mostro nella testa. La cosa comincia un po' di tempo fa, quando Anderson viene a sapere da Irving Latimore che nei boschi si aggira gente intensa. Irving bazzica spesso per i boschi a caccia di scoiattoli. Sono saporiti e non fare quella faccia, se non li hai mai assaggiati non puoi parlare.
«Che?
«Ma quali topi. Forse sono parenti, come dici tu, ma la gente non li mangia i topi.
«Sul serio? Li mangiano? E chi sono 'sti scombiccherati che li grigliano?
«Ah... Mica lo sapevo. Conoscevo uno che ha fatto la guerra in uno quei postacci che mi stai dicendo, ma non ha mai detto nulla sul fatto che quei bastardi dagli occhi a mandorla si mangiavano i ratti.
«Forse hai ragione. O magari se li mangiava pure lui e si vergognava a dirlo. Io mi vergognerei.
«Comunque ti stavo dicendo di Irving. Succede che Irving sta nel bosco a caccia di scoiattoli e d'un tratto vede da lontano delle sagome nere che camminano. Sembrano ombre in fila, solo che non sono ombre ma cristiani con delle tuniche nere e il cappuccio tirato sulla testa. Irving si ferma col fucile in mano e, siccome comincia a fottersi dalla paura, si nasconde dietro un albero bello massiccio e aspetta che si allontanano abbastanza da uscire fuori e sgommare via senza farsi vedere. Gli pare già un miracolo che non l'hanno visto prima. O forse l'hanno visto ma non gliene frega un cazzo di lui. Com'è, come non è, Irving si sporge e li vede che vanno verso una radura lì vicino e si fermano là. La fila si scioglie e gli incappucciati si mettono in cerchio. Fanno un anello nella piccola radura e lì Irving capisce che non può più filarsela, perché alcuni di quelli che fanno il cerchio guardano dalla sua parte e se si muove va a finire che lo vedono. Allora resta lì perché altro non può fare e osserva quegli scombiccherati che si levano il cappuccio. Vede un paio di teste pelate, un paio piene di capelli scuri, una testa bionda, una tutta imbiancata come il cucuzzolo di una montagna... C'è pure una femmina coi capelli lunghi e rossi. Ed è proprio la femmina che fa la prima mossa. Caccia un arnese che a Irving sembra un pugnale con la punta tutta tremolante, come un'increspatura sull'acqua, e il manico dorato. Si mette al centro di quel cerchio di cristiani e si passa la lama sul palmo della mano libera. Poi mostra il taglio agli altri e alla fine mette la mano aperta, col palmo verso il basso, e fa piovere qualche goccia di sangue sul terreno. Poi torna al suo posto, passa il coltello al tizio che le sta affianco e quello fa la stessa cosa e così via fino a che non finisce il giro. Alla fine tutti hanno fatto cadere del sangue a terra.
«Poi, dopo che l'ultimo di quegli scombiccherati fa piovere qualche goccia di sangue, cominciano tutti insieme a cantare. Ma una canzone strana, con parole che Irving non riesce a capire. E mentre quelli cantano con le braccia spalancate e la faccia bassa, Irving si chiede che lingua usano. Di certo non è la stessa che parla lui. Ma pure se non capisce una parola, quella tiritera gli fa accapponare la pelle e ora che finiscono, Irving c'ha tutti i peli dritti, pure quelli del buco del culo.
«Dopo si tirano su i cappucci e vanno via in fila indiana. Irving resta per un pezzo nascosto dietro l'albero, col fucile stretto in petto, e ora che quelli sono spariti esce allo scoperto. Decide subito che deve raccontare tutto allo sceriffo, perché quella roba che ha visto è strana forte. Prima però si allunga per dare un'occhiata alla radura e si accorge di una cosa che non poteva vedere perché era troppo spaventato: dentro al cerchio d'erba ci sta un altro cerchio più piccolo, fatto con le pietre. Il cerchio della radura l'ha fatto Madre Natura, ma il cerchio di pietre è una roba fatta da quegli strambi, pure perché c'ha una forma troppo strana.
«Se aspetti un attimo te lo dico. Non so quante volte ti sto a ripetere che le domande me le devi fare alla fine, che se me le fai mentre racconto mi mandi in vacca tutto il percorso che mi sono fatto in testa e perdo il filo. Fai conto che sto pisciando. Mica lo interrompi a uno che sta pisciando? Aspetti che ha finito di pisciare e poi gli rompi le palle.
«Allora, Irving vede che quel cerchio di pietre c'ha dentro un disegno, che è una stella fatta con altre pietre, e ogni punta della stella c'ha una candela rossa, cicciona e corta. Irving nota che gli stoppini sono bruciati, segno che le hanno usate. Nota pure che il sangue che hanno fatto piovere ha verniciato di rosso delle ossa piccole piccole al centro della stella. La cosa gli fa venire il voltastomaco, specie dopo che nota un'altra cosa ancora, e cioè che l'erba dentro quella piccola radura è un po' gialla, come se a Madre Natura gli è venuto lo schifo di ospitare quel rituale. Irving non ce la trova una ragione per l'erba ingiallita, visto che appena fuori dalla radura è verde, però gli occhi non mentono: quella cazzo di erba c'ha un colore malato. A quel punto decide che ne ha fin sopra i capelli e schizza fuori dal bosco più veloce di un cagotto da un buco di culo. Va dallo sceriffo e gli racconta tutto. E Anderson gli dice che se vuole possono pure andare lì, al cerchio di pietre, ma che lui lo fa più per curiosità che per altro, dal momento che quelli non hanno fatto niente contro la Legge. Alla fine si sono vestiti da carnevale, hanno fatto un disegno con le pietre e hanno versato un po' di sangue su ossa d'animale. Che poi, sempre per curiosità, per caso Irving aveva riconosciuto qualcuno di quelli quando hanno levato il cappuccio? Irving risponde di no, che è sicuro che non sono di Red Creek. Al che Anderson dice che si tratta di un branco di scombiccherati di una contea vicina, che cercano qualcosa da fare nel tempo libero. E devono avercene pure troppo di tempo libero se vanno per i boschi nel primo pomeriggio di un giorno feriale vestiti da carnevale. Dice poi a Irving di stare tranquillo, che si tratta di gente intensa ma alla fine innocua. Meglio però non farli incazzare, hai visto mai che gli parte la brocca e usano quel coltello per fare più che tagliarsi i palmi delle mani. La gente intensa non la devi sfruculiare.
«Come? Che parola? Ah, sfruculiare. Significa infastidire. Che a uno non gli devi rompere i coglioni. Certi cristiani non li devi sfruculiare perché sono come vespe e il minimo che ti puoi aspettare è che ti pungono. Anderson la pensava così e pure io. Irving allora dice 'okay' e se ne va, ancora scosso per quella roba che ha visto e che secondo lui non è tutta giusta.
«Nei giorni dopo, poi, Irving nota delle facce nuove in città e pensa che si tratta di turisti. La stagione è quella giusta, perché il fogliame c'ha quei colori che ti fanno venire voglia di portartelo a casa, incorniciarti le foglie e appenderle sopra il camino. Te l'ho detto già, mi pare, che qui da noi ne passano tanti cristiani che vogliono vedere l'autunno che esplode. È gente della grande città, che non sa distinguere una pianta vera da una in poliestere. Ecco, Irving non ci dà molto peso a 'sti cristiani, ma poi si accorge che se li ritrova spesso intorno. Se va a comprare da mangiare o all'ufficio postale li vede che gironzolano in coppia o da soli. E alla fine vede lei, la tipa coi capelli rossi e lunghi, e per poco non gli piglia un coccolone. Indossa jeans e un maglioncino viola e c'ha i capelli raccolti in una coda di cavallo, ma è lei, Irving è sicuro perché l'ha vista bene. Nel bosco c'aveva i capelli sciolti e indossava quella tunica nera, ma è lei, e più tardi riconosce pure qualcuno degli altri.
«A quel punto gli parte in testa un pensiero e cioè che quelli l'hanno visto mentre li spiava o dopo, quando si è allungato a guardare nella radura, e hanno fatto finta di niente. Poi l'hanno seguito e mo' vogliono spaventarlo, gli vogliono far capire che deve tenere la bocca chiusa. Ovviamente non dice niente a sua moglie, proprio come non le ha detto niente di quello che ha visto nei boschi. La moglie di Irving è una che si impressiona con poco, come tutte le femmine, e Irving non la vuole tenere sulle spine. E manco lui vuole starci, sulle spine, così va di nuovo da Anderson e gli dice che in città ci stanno quei matti del bosco. E Anderson dice: 'Ti hanno detto qualcosa?'
«'No', fa Irving. 'Ma mi guardano.'
«'Ti guardano?'
«'Me li ritrovo sempre intorno e ogni volta mi guardano. Mi fissano proprio.'
«Anderson se li fa descrivere e poi va a farsi un giro per vedere se li becca. Irving torna a casa e mentre cammina su Main Street si guarda intorno come la spia di un film. Entra in casa e fa di tutto per non sembrare un cervo braccato da un lupo, ma sta sempre a guardare dalla finestra con un'aria tesa, tanto che pure la moglie gli chiede se è tutto a posto. Lui risponde: 'Come no, a postissimo, 'sto una Pasqua' e torna a guardare fuori dalla finestra.
«Alla fine Anderson si presenta a casa di Irving, che invece di farlo entrare lo raggiunge dove sta la cassetta della posta, perché non vuole che la sua signora sente cosa si dicono. 'Allora?' gli fa Irving. E Anderson c'ha un sorrisetto tranquillo. Si ficca i pollici nella cinta e dice a Irving che ha fermato quei tizi, ci ha fatto quattro chiacchiere e gli ha chiesto pure i documenti. 'Vengono da Indipendence. Sono qui per le foglie.'
«'Ce le hanno pure a Indipendence le foglie.'
«'È quello che ho detto io, ma mi hanno risposto che di boschi come il nostro non ce ne sono. Volevano farsi un giro nella natura selvaggia, accamparsi per la notte e cose così. Gli ho detto che è rischioso e che alci od orsi li possono sorprendere nel sonno. Mi hanno detto che sanno difendersi senza ammazzare.' Al che guarda Irving, che aspetta il resto, e gli fa: 'Sembrano a posto.'
«'A posto? Vanno in giro con delle vesti nere, come una specie di Ku Klux Klan all'incontrario!'
«'In tutta onestà, Irving, non li ho trovati tanto scombiccherati. Gli ho pure chiesto se per caso ieri stavano girando per i boschi tutti mascherati...'
«'Gliel'hai detto?'
«'Per vedere come reagivano e mi sono parsi sinceri quando hanno detto che non sono loro quelli che hanno anticipato il carnevale.'
«'Non sono sinceri. Non sono sinceri manco per il cavolo. Ti ho detto che stavo lì a manco venti metri. Li ho visti bene come vedo te e il tuo testone bacato.'
«E lì Anderson si fa una risata e gli dice che forse quegli sguardi minacciosi se li è immaginati. Può capitare a tutti di prendere una cantonata. Gli fa: 'Rilassati. Sono solo forestieri venuti a farsi un giro. Tempo qualche giorno e non li rivedi più.' Ma invece quelli continuano a gironzolare per la città e a farsi vedere da Irving. Arrivano al punto che sanno che Irving guarda sempre fuori dalla finestra a tutte le ore e allora uno di loro si fa vedere con quella veste nera col cappuccio. Si piazza accanto a un lampione mentre Irving sta alla finestra e poi scompare quando lui se la fila per chiamare lo sceriffo. Anderson si incazza pure a un certo punto. Si convince che Irving sta perdendo le rotelle, che vede ombre e le scambia per cristiani. La moglie pure di Irving comincia a pensare che a suo marito gli sta sfuggendo di mano la realtà, pure se non sa tutto il fatto come lo sa Anderson. Alla fine Irving le dice tutto perché la situazione in casa sta sfuggendo di mano, tanto che la moglie di Irving lo vuole mandare alla casa dei pazzi.
«Alla fine Anderson dice a Irving: 'Faccio la posta davanti casa tua e vediamo se becco uno di questi spostati.' Ovviamente nessuno si fa vedere. Non sono mica scemi. Se c'è l'auto dello sceriffo, quelli col cazzo che si mettono a fare le parate in costume. La questione continua per un altro po' e alla fine Irving smette di vedere facce in strada e ombre in costume sul marciapiede di notte. Forse quegli scombiccherati pensano che lo hanno spaventato abbastanza e lo hanno convinto a non mettere più piede nei pressi della radura. Tutto si calma e la vita ripiglia a scorrere come il Red Creek.
«Poi un giorno arriva una macchina scura in paese. Si ferma davanti all'ufficio dello sceriffo e scende un tizio con la giacca e i capelli all'indietro, una camicia a righe sotto la giacca, pantaloni scuri e scarpe scure sportive. Appeso alla cinta c'ha un distintivo bello in vista. Si guarda intorno e si sistema la giacca, poi entra nell'ufficio dello sceriffo con il passo di chi sa di avercelo duro ventiquattro ore al giorno. Passa un po' di tempo dentro e poi esce in strada con Anderson, che c'ha una faccia non proprio allegra. Il tizio con la giacca gli dice qualcosa e Anderson sbuffa. Quello che si dicono non lo so di preciso, nel senso parola per parola, ma esce fuori che quel tizio è un detective che sta indagando su una bambina scomparsa. Vuole sapere dallo sceriffo Anderson se ha visto movimenti strani in paese, qualche faccia nuova e cose così. A una certa tira fuori pure una foto e gliela mostra. Anderson vede 'sta piccola con affianco una donna dai capelli rossi e chiede: 'Questa è la madre?'
«'A-ha. Pensiamo sia stata lei a rapire la bambina', fa il detective.
«Anderson gli dice che la bambina non l'ha vista ma che la donna c'ha una faccia conosciuta. A quel punto le orecchie del detective – che mi pare si chiamava Alvarez o qualcosa del genere... era messicano, comunque –, le orecchie gli si drizzano e subito comincia a martellare di domande Anderson, che gli racconta di averla beccata in città qualche giorno prima e che però non stava con nessuna bambina. Gli racconta pure la storia di Irving, quella dei boschi e degli scombiccherati vestiti da carnevale. Al che Alvarez ci pensa un po' e decide di raccontare ad Anderson tutta la faccenda. Gli dice che il padre della bimba ha denunciato la scomparsa della figlia e che si è fatto l'idea che la madre l'ha pigliata e portata via, da qualche parte chissà dove. Che sua moglie fa parte di una specie di gruppo religioso e che lui non ne sa molto perché sono separati da un pezzo e lui non la vede mai. La sente solo qualche volta, quando deve portarle la bambina. Ma da quando lei è entrata in quel gruppo religioso, lui la bambina non gliela vuol far vedere più. E pensa che è per quello che lei l'ha rapita, perché lui non gliela vuol più far vedere.
«A quel punto Anderson capisce che ha sottovalutato la storia di Irving e che quei tizi vestiti di nero sono più che semplici scombiccherati che si divertono a travestirsi per passare il tempo. Così piglia il detective Alvarez e lo porta da Irving, così che Irving gli può raccontare quello che ha visto. Irving li fa accomodare nel salotto e Alvarez ascolta con attenzione tutto il racconto. Anderson non capisce come gli può servire sapere quelle robe finché Alvarez non si alza e gli dice che quello che Irving ha visto è il primo passo di un rituale. Che quei tizi vestiti di nero sono una setta e si chiamano Figli di Lucifero o Figli della Luce – una delle due, mo' non mi ricordo quale – e che per completare il rituale devono tornare lì nei boschi, dove hanno tracciato il pentacolo.
«'Il cosa?' fa Anderson e Alvarez gli spiega che quella stella di pietra si chiama pentacolo e che è un simbolo usato dai satanisti durante i rituali.
«'Mi sono fatto una cultura nelle ultime settimane', sospira Alvarez e poi dice ad Anderson che siccome quelli stanno facendo robe da satanisti nella sua giurisdizione, lui non può fare molto se Anderson decide di mettergli i bastoni fra le ruote. E Anderson gli risponde che per lui quei dispetti tra sbirri sono stronzate e che se ha bisogno, lui e il suo vice si mettono in prima linea per aiutarlo. La cosa mette di buon umore Alvarez, che tira un sospiro di sollievo e subito si mette all'opera. Spiega ad Anderson e al suo vice che come prima cosa devono scoprire dove stanno accampati quegli scombiccherati. Mo', siccome i boschi sono grandi e loro sono solo in tre, la cosa più sensata è tornare al pentacolo e attendere che quelli si fanno rivedere, sempre se non sono già tornati e hanno fatto tutto quello che dovevano. In quel caso se lo prendono al culo. Ma se quelli si fanno vedere, allora li seguono e scoprono dove la rossa tiene la bambina, la riportano al padre e sbattono la rossa in galera. L'arresto lo fa lo sceriffo Anderson, così stanno a posto per la questione della giurisdizione.
«Il piano è quello lì, solo che c'hanno bisogno di sapere dove sta il pentacolo. E siccome nessuno lo sa oltre a Irving, lui si deve unire alla combriccola. Inutile che ti dico il bordello che fa la moglie di Irving. Già se lo vede morto, appeso per le caviglie a un albero e sgozzato tipo maiale. Alvarez però la riesce a calmare, le dice che Irving non rischia nulla, che con lui ci sono tre validi agenti. Fa un buon lavoro di convinzione, la tranquillizza proprio a quella femmina isterica. Una roba simile manco Anderson ci è mai riuscito a farla.
«Comunque, siccome Alvarez non lo sa quando quegli scombiccherati vanno a fare baldoria nei boschi, fa preparare un bel thermos di caffè, qualche panino e dice a tutti di portare giacconi pesanti e torce, nel caso che si fa notte mentre aspettano. Vanno nei boschi e Irving li guida fino al pentacolo. Arrivano sul posto e Irving dice agli altri che è tutto come lo ha lasciato l'ultima volta. O almeno così gli sembra. Insomma, difficile dire se le candele le hanno accese di nuovo, ma le frattaglie insanguinate gli paiono le stesse. Al massimo può darsi che sono tornati e si sono tagliuzzati un altro po'. Alvarez dà una rapida occhiata, fa una smorfia e poi decide un posto nei paraggi dove accamparsi. È quasi il tramonto e il bosco è tranquillo, silenzioso a parte qualche rumore fatto dagli uccelli, dagli scoiattoli e dagli altri animali di piccola taglia. Presto le ombre sbadigliano e tutti e quattro indossano i giacconi pesanti. Irving è ancora lì. Non se n'è andato perché Anderson e il suo vice, Mike Flanagan, non sono sicuri di riuscire a trovare la strada del ritorno. Quel povero cristo pensava che li accompagnava e poi se ne tornava tranquillo a casa e invece è rimasto incastrato. La moglie avrà sclerato quando s'è fatto scuro e non l'ha visto arrivare.
«La notte arriva e cancella il cielo, escono le stelle e tutti e quattro sono ancora lì a bere caffè, soffiarsi aria calda nei pugni e mangiare sandwich. Ogni tanto, quando sentono un rumore più forte, accendono la torcia e la puntano verso il terreno, giusto perché non voglio farsi sgamare ma manco vogliono crepare perché un animale di grossa taglia li ha presi alle spalle.
«'Mi sa che hanno fatto sega', dice a un certo punto Mike Flanagan.
«'Che ore sono?' chiede Alvarez.
«Anderson preme un bottoncino del suo orologio e lo schermo si illumina. 'Quasi mezzanotte.'
«Alvarez sospira e poi fa: 'Aspettiamo ancora un po.'
«E infatti poco dopo mezzanotte, mentre Irving chiede un po' di caffè, nella notte compaiono delle luci, ma piccole come il culo di una lucciola. Alvarez dice: 'Mi sa che ci siamo' e tutti guardano quelle luci piccole, in processione, che stanno tipo a un metro e mezzo da terra e sembra si muovono da sole. Tutti e quattro restano accovacciati, zitti e fermi. C'hanno quasi paura a respirare perché poi magari quelli vedono l'alito che si trasforma in nuvolette per il freddo. Le luci piccole si avvicinano e diventano più grandi. Alvarez fa segno agli altri di muoversi e si avvicinano in punta di piedi. Ora che sono più vicini vedono che le luci arrivano da alcune lampade a cherosene. Lampade vecchie, di quelle che si usavano due secoli fa. Fanno un cerchio di luce, quelle lampade, che illumina quelli che le tengono, e così Anderson e gli altri vedono le vesti nere di quei Figli della Luce o come diavolo si chiamano. Stanno in fila indiana e davanti a tutti c'è una tunica nera e grande che tiene per mano una tunica nera ma più piccola, che gli arriva quasi all'ombelico. Alvarez dice: 'La piccola.' E Anderson risponde: 'L'hanno portata con loro. Che facciamo?', perché non era prevista quella cosa lì, e allora Alvarez capisce che devono improvvisare. Dice agli altri: 'Aspettiamo, vediamo che fanno.'
«I Figli della Luce raggiungono il pentacolo, si mettono in cerchio e uno di loro fa il giro per accendere le candele rosse sulle punte della stella. Poggiano per terra le lampade e lì comincia l'orrore. La tunica che tiene per mano la piccola si toglie il cappuccio e nella luce delle lampade i quattro di Red Creek riconoscono la donna dai capelli rossi. È lei che tiene per mano la piccola e che poi la passa a una delle tuniche accanto a lei. Poi si apre la tunica e la lascia cadere a terra. Alvarez e gli altri restano un po' così quando vedono che è nuda come il Creatore l'ha fatta. Manco le mutande c'ha. Entra nel pentacolo e un'altra tunica si stacca dal cerchio e si leva il mantello. È un uomo e pure lui è nudo. Alvarez e gli altri vedono la sua schiena e le chiappe bianche e pelose. I due si incontrano al centro del pentacolo, si ficcano la lingua in bocca e cominciano a palparsi. Si accovacciano, la rossa si distende e apre le gambe e l'uomo dalle chiappe pelose le si getta sopra e cominciano a scopare, davanti a quei pervertiti e alla bambina che li guardano.
«Anderson chiede ad Alvarez: 'Interveniamo?', ma Alvarez gli fa segno di aspettare e dice: 'Provo ad avvicinarmi alla bambina. Voi state pronti. Se c'è il fuggi fuggi, inseguite la donna. E attenti, potrebbero essere armati.' Al che comincia a muoversi, silenzioso come una fantasma, mentre quei due nel pentacolo ansimano così forte che coprono pure i botti del Quattro di luglio. Alvarez fa un giro intorno alla radura, tenendosi a distanza. Si muove come un granchio sulla sabbia. Mentre si muove vede negli spazi tra le tuniche i due che scopano. Lui pompa come un disperato. Lei ulula che è un miracolo se non sveglia dal letargo tutte le bestie nel raggio di qualche miglio. Alvarez continua ad aggirare il cerchio di tuniche e a una certa sente un grugnito tutto strozzato, vede le dita dei piedi di lui che si accartocciano e capisce che ha alzato bandiera bianca. Allora si ferma, perché c'è di nuovo silenzio. Per fortuna sta vicino a un albero e si può nascondere lì dietro. La rossa e il suo amante si alzano e come niente fosse si rivestono. Lui c'ha ancora il birillo che perde acqua. Si rimettono nel cerchio e la rossa prende per mano la bambina e la porta al centro del pentacolo. Le toglie la tunica e anche quella poveretta è nuda. Si copre i piani bassi con una mano mentre la rossa le tiene quell'altra, forse per non farla scappare. Una tunica del cerchio si avvicina, piglia qualcosa da sotto al mantello e lo passa alla rossa. Alvarez vede che si tratta di un pugnale con la lama che pare un'onda e l'impugnatura dorata. A quel punto tutte le tuniche cominciano a cantare. Irving riconosce la cantilena e dice ad Anderson: 'È quella dell'altra volta.' E Anderson, che è uno tutto d'un pezzo, a sentire quella lingua strana si fa venire un brivido su per la schiena. Gli sembra di sentir cantare i morti. Parole sue, eh.
«La rossa alza il coltello e Alvarez decide che è il momento di intervenire. Salta fuori, punta la torcia addosso a quella stronza, caccia la pistola e urla: 'Molla quel coltello e allontanati dalla bambina.' Tutte le tuniche si girano, sorprese, e a quel punto Anderson e Mike Flanagan escono allo scoperto, puntano torce e pistole e dicono a quegli stronzi col mantello di non muovere un muscolo. La bambina comincia a piangere e Alvarez si accorge che la rossa non ha intenzione di abbassare il coltello. Lei lo fissa e c'ha una faccia che non è proprio normale, nel senso che c'ha due occhi tutti strani. C'è più nero che bianco. Forse ha fumato qualcosa di pesante o ha sniffato qualcosa di pesante. Alvarez ripete: 'Molla quel coltello e lascia andare la bambina.' E la rossa gli fa: 'Devo completare il rituale.'
«Alvarez tira il grilletto della sua .38 e dice: 'Non te lo ripeto.' Vede poi che un tizio col mantello si sta muovendo e gli punta addosso la pistola: 'Tu resta dove sei! Sceriffo Anderson, vicesceriffo Flanagan, se qualcuno si muove sparategli!' Torna a puntare la .38 sulla rossa e vede che c'ha gli occhi così neri che sembrano pieni di inchiostro. Alvarez non riesce a capire: che merda si è sparata in corpo quella scombiccherata? Intanto le altre tuniche si guardano intorno nervose e Alvarez capisce che stanno per fare qualche cazzata. 'Mettetevi in ginocchio, le mani sulla testa!', urla e quando nessuno si muove urla più forte: 'A terra, branco di svitati rotti in culo, o quant'è vero vi faccio fuori!' A quel punto tutti si mettono in ginocchio e alzano le mani sulla testa. L'unica che resta ferma è la rossa, sempre con il pugnale alzato sulla testa, la punta rivolta verso la bambina. Alvarez è pronto a sparare se quella punta si abbassa di un millimetro. Vuole evitare di ammazzare quella rossa svitata, ma vuole pure salvare quella povera mocciosa che ora trema e piange.
«'Abbassa quel pugnale, lentamente', dice Alvarez. La rossa gli fa un sorriso come di chi sa che oramai sta alle strette, dice: 'Okay', e poi lo cala di scatto verso la bambina. Alvarez, Anderson e Mike Flanagan sparano quasi nello stesso momento. La rossa fa tipo un ballo sul posto come se c'ha le convulsioni e cade a terra. A quel punto alcune tuniche si buttano a faccia a terra, altre si alzano e scappano. Anderson e Mike Flanagan inseguono con le torce quelli che scappano e Alvarez li vede allontanarsi con la luce che balla su e giù perché corrono. Lui resta lì, a dire a quelli che stanno per terra di non muovere un muscolo, che non ci perde niente a sparargli un colpo in una gamba, anzi, sta aspettando giusto una scusa. Piglia la bambina, la copre con il piccolo mantello e la porta fuori dal pentacolo. Chiama Irving e gliela affida. E Irving come prima cosa si toglie di dosso la giacca e la mette sulle spalle di quello scricciolo secco come un chiodo, poi prova a calmarla. Non gli riesce un granché bene, ma almeno il tentativo lo fa. Intanto Anderson torna con un tizio in tunica ammanettato. Mike Flanagan invece torna a mani vuote. È inciampato mentre inseguiva un mantello svolazzante e si è storto una caviglia. Alvarez gli dice che non importa e a quel punto comincia una lunga serata del cazzo per quei quattro. Alvarez chiama i suoi col cellulare e dice che ha trovato la bambina e pure la mamma. Spiega un po' la questione e dice di mandare qualche auto e uno di quei tizi che ti tagliuzzano quando sei morto. Poi dice a Irving e a Mike Flanagan di tornare indietro ad accogliere la cavalleria che sta arrivando mentre lui e Anderson restano lì sulla scena del crimine.
«Insomma, per fartela breve, alla fine tutto si risolve per il meglio. La bambina ne esce sana anche se traumatizzata. La riportano al padre, che è un brav'uomo e prova a rimetterla in sesto, anche se non deve essere stato facile. Quella povera crista ha visto la madre che prima scopava con un estraneo e poi quasi la pugnalava. Le è andata di culo se non è diventata una di quelli che entrano in una scuola e fanno fuori tutti quelli che gli capitano a tiro.
«Comunque, la storia è questa e... no, aspetta, mi sono scordato una roba. Una roba stramba. Alla rossa le hanno poi fatto l'autopsia e non è uscita nessuna sostanza strana nel sangue. Secondo il medico non era fatta. Ce l'aveva pulito il sangue.
«Già, strano forte. Mettila in fondo alla lista di tutte le altre robe strambe che hai sentito in questi giorni.
«Senti un po', perché domani invece di stare qui non ce ne andiamo sul Red Creek? Mi va di pescare. E può darsi che tra un pesce e l'altro ti racconto di Joe Allen, che ha incontrato il diavolo e ci ha fatto un patto. Una storia pazzesca. Non l'hai mai sentita una roba così. Che ne dici?
«Sul serio?
«Grandioso, allora ci acchiappiamo domani. Sai pescare, vero?
«Fa nulla, ti insegno io. E ti insegno pure a pulire il pesce. E quello che acchiappiamo ce lo mangiamo a pranzo o a cena.»
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