THE ENDLESS NIGHT
🌍 Spielberg, Austria
📆 30/06/2019
🎧 Lips on you - Maroon 5
can't nothing get in between us, baby
we've been waiting on this moment for so long
you wanna be reckless, restless
right until tomorrow
Mancano una manciata di minuti alle due di notte quando Max Verstappen si sveglia nel letto della sua anonima camera d'hotel sudato fradicio dopo aver provato a chiudere occhio - senza esserci riuscito - e aver ridotto il lenzuolo bianco in un groviglio stropicciato ammassato dall'altro lato dell'ampio letto matrimoniale. È un classico per lui dormire poco, o quasi per nulla, la notte prima di una gara, soprattutto se una gara così importante per lui e per il suo team. Non può deludere le aspettative di tutti i tifosi che sono venuti dall'Olanda - e non solo - solo per vederlo vincere. Non può deludere papà Jos che, anche se questo weekend non è presente, fa comunque sentire la sua presenza anche da lontano. Non può deludere la Red Bull quando si corre il Gran Premio di casa. Non può deludere nessuno. Né tantomeno ha voglia di farlo.
Ripensa alle sue prime gara sui go kart, alla sensazione di onnipotenza che gli dava salire sul podio fin da piccolo. <<Come ti senti?>> gli chiedeva sempre Jos quando vinceva una gara. <<Che voglio vincere ancora>> rispondeva sempre Max, con già quella scintilla negli occhi azzurri che le ha reso famoso in tutto il mondo pochi anni dopo. <<Non devi perderla mai questa fame>> gli ha detto una volta suo papà e, tra la moltitudine di consigli giusti e sbagliati che gli ha dato, forse quella frase è la lezione più importante che gli abbia mai insegnato.
Max sospira fissando il soffitto totalmente immerso nel buio, eccezion fatta per una sottile striscia bianca che riflette lo spicchio di luna che illumina la notte. <<Judith è la mia striscia di luce, io sono tutto questo buio>> pensa senza nemmeno accorgersene, scuotendo la testa un secondo dopo. Si sente ridicolo per aver appena paragonato sé stesso e la sua migliore amica ad un oggetto inanimato come il soffitto di una camera d'albergo austriaca.
Si alza dal letto, più per interrompere la piega che stavano prendendo i suoi pensieri che per un motivo preciso, e si toglie i pochi indumenti che aveva addosso dirigendosi in bagno per rinfrescarsi. Lascia che l'acqua fredda scacci via tutti i pensieri, quelli belli e quelli brutti, perché non può permettersi di perdersi nei meandri della sua memoria prima di correre un Gran Premio. Deve essere freddo, lucido e distaccato. Il Mad Max che nessuno sopporta ma che tutti temono. Gli piace essere temuto, gli piace essere pungente e insolente. Non è mica Charles Leclerc.
Nella camera accanto a quella di Max, Judith si sveglia a causa dello scroscio dell'acqua dietro la sua testa. <<Chi è il coglione che si fa la doccia alle due del mattino?>> è il suo primo pensiero, con gli occhi mezzi chiusi mentre controlla l'ora sul telefono. Sbuffa sonoramente quando si rende conto che il rumore proviene dalla camera da letto di Max. Pigra com'è, non ha intenzione di alzarsi dal letto e andare a dargli uno schiaffo perciò opta per un messaggio con un occhio chiuso e uno aperto.
Emilian 🦁
HAI FINITO?????? (2:03 AM)
SE NON RIESCI A DORMIRE VAI A CORRERE (2:03 AM)
INVECE DI FARTI LA DOCCIA ALLE 2 DI NOTTE (2:04 AM)
TI BUCO TUTTE LE GOMME GIURO (2:05 AM)
Un paio di minuti dopo il rumore dell'acqua cessa e Judith tira un sospiro di sollievo. Sta per riaddormentarsi - o perlomeno prova a chiudere gli occhi per riprendere sonno - quando lo schermo del suo cellulare si illumina tra le sue mani, forzandola a leggere i messaggi di risposta.
Emilian 🦁
(2:07 AM) Nana
(2:08 AM) Aprimi
Judith non fa nemmeno in tempo a rispondere ai messaggi di Max che sente bussare alla sua porta. Lascia cadere a peso morto entrambe le braccia sui soffici cuscini bianchi e respira profondamente, un po' per trovare la forza di alzarsi dal letto per aprire la porta e un po' per non prendere a schiaffi la persona che si troverà davanti. Ci mette un minuto buono a trascinarsi a piedi nudi verso l'ingresso, appoggiare la mano sulla maniglia e aprire la porta.
<<Ti ho svegliata?>> domanda Max con il suo solito sorriso appena accennato sul viso, quello che Judith vorrebbe togliergli dalla faccia con uno schiaffo. Alza gli occhi verso di lui per rispondergli a tono ma le parole sembrano morirle in gola quando se lo trova davanti solo con un paio di pantaloncini blu scuro con il logo della Red Bull sulla coscia sinistra, l'elastico dei boxer bianchi che spunta sotto di essi e un paio di ciabatte bianche ai piedi. <<Ti sei incantata?>> incalza lui quando la vede più intenta a studiare il suo corpo che pensare a una risposta sensata.
Judith rinsavisce subito dopo, scuote vigorosamente la testa per concentrarsi e gli punta l'indice contro accompagnato dallo sguardo più minaccioso che riesce a fare nel cuore della notte, assonnata e distratta. <<Sei uno stronzo, lo sai che se non dormo abbastanza non riesco a lavorare e questo è anche un tuo problema>> vorrebbe urlare ma non può, non vuole aggiungere a questa nottata anche un richiamo dalla reception. Serra il pugno della mano destra e fa un passo di lato per permettere a Max di entrare in camera sua per parlare ad un tono di voce accettabile.
Max entra e si butta sul letto, facendolo sobbalzare un paio di volte sotto il suo peso. Guarda Judith divertito, non si perde un suo movimento, come se farla arrabbiare fosse il suo passatempo preferito. La vede chiudere la porta il più silenziosamente possibile alle sue spalle e non può fare a meno di notare che la maglietta che indossa si incurva sul suo sedere ad ogni suo passo. Deglutisce e appoggia i gomiti sul letto, non prima di essersi passato una mano tra i capelli ancora bagnati.
<<E poi che cosa ci fai ancora sveglio?>> continua Judith allargando le braccia, esasperata, mentre cammina per la stanza. <<Lo sai che domani hai una gara? No perché è parecchio importante nel caso non l'avessi notato>> si stropiccia gli occhi e subito dopo si porta entrambe le mani tra i folti e crespi capelli biondi, chiaro segno della sua frustrazione.
Max la guarda divertito, si lecca le labbra ma subito dopo si accorge di un dettaglio che finora non aveva ancora notato. <<Quella è mia>> indica la maglietta che indossa Judith con un cenno del capo strizzando gli occhi per distinguere il logo scolorito della squadra di atletica della scuola appena sopra il suo seno sinistro.
Judith abbassa lo sguardo, essendosi totalmente dimenticata quale, delle mille magliette che utilizza per dormire, abbia usato quella sera. <<Sì, e allora? Me l'hai prestata una volta a casa tua, è comoda e me la sono tenuta>> alza le spalle e si avvicina al letto con tutte le intenzioni di tornare finalmente a dormire.
Max gira il collo quel tanto che basta per inquadrare Judith nel suo campo visivo. Vorrebbe dirle che non sono più al liceo, che è cresciuta da quando lui correva nella squadra della scuola e lei faceva il tifo per lui sulle gradinate durante quelle poche gare che ha disputato. Vorrebbe dirle che il suo corpo è cambiato negli anni, che quella maglietta che prima le arrivava fin quasi alle ginocchia adesso le scopre quasi totalmente le gambe. Visione di cui non può lamentarsi, però. Ed è per questo che si limita a guardarla senza dirle niente.
<<Voglio dormire con te stanotte>> dice Max in un sussurro, come se avesse appena detto una blasfemia. Judith annuisce a quella frase, che suona più come un desiderio che come una richiesta. Si infila nel letto e, prima di coprirsi con il lenzuolo, batte un paio di volte sulla parte vuota del materasso, come per invitarlo a fare lo stesso. Max non se lo fa ripetere due volte e si sistema accanto a lei, spegne la luce del suo comodino e prende un profondo respiro guardando il soffitto.
<<Sarà dura domani>> dice Max all'improvviso con un sospiro. Judith si sistema su un fianco voltata verso di lui e, anche se non può vederlo, percepisce la sua tensione e sa che difficilmente riuscirà a prendere sonno. <<Faccio sempre il tifo per te>> bisbiglia Judith, già con gli occhi chiusi e mezza addormentata. A Max non sfugge un sorriso spontaneo sul viso nel sentirla sempre dalla sua parte, nonostante tutto quello che hanno passato. Max le passa un braccio sotto la testa e la attira a sé, la fa appoggiare contro il suo petto nudo e ancora umido dopo la doccia e si fa cullare dal suo respiro lento e regolare fino ad addormentarsi.
La pessima partenza di Max Verstappen al Gran Premio d'Austria riflette perfettamente la sua irrequietezza di quella notte: scivola dalla terza posizione alla sesta, dovendo ricostruire un'intera strategia che il suo intero team aveva pianificato in maniera totalmente diversa. Judith si porta le dita sulle tempie non appena arrivano i primi team radio del pilota olandese, carichi di parolacce in inglese e voce affannata. <<Oggi fa il matto, ci siamo>> pensa Judith tra sé e sé, già nervosa per le interviste post gara che dovrà rimediare dopo le sfuriate di Max.
<<Diamogli tempo, può ancora farcela>> la voce di Christian Horner, stranamente calma nonostante l'inizio del Gran Premio, arriva nelle cuffie di Judith dopo poco più di due giri. La bionda non risponde, è talmente nervosa che si mangia le unghie come non faceva da anni e ha una brutta sensazione alla bocca dello stomaco. Pensa addirittura di rubare una sigaretta a Kyle, uno dei meccanici Red Bull, ma non ha mai fumato in vita sua e non vuole dare ulteriori preoccupazioni al team in una giornata già compromessa di suo.
La promessa di un podio arriva al cinquantacinquesimo giro quando Max riesce a superare Valtteri Bottas e sale in seconda posizione. Il distacco da Charles Leclerc è elevato per sperare in qualcosa di più, ma la guida di Max fa impazzire sia il team sia i numerosissimi tifosi Orange presenti al circuito. <<Max, P2. Leclerc è davanti a te>> lo informa il suo ingegnere di pista quando mancano poco più di dieci giri alla fine. <<Quanto è lontano?>> domanda il pilota olandese. <<Sei secondi>> risponde prontamente Gianpiero Lambiase. <<Quanti giri mancano?>> chiede nuovamente Max in evidente affanno per lo sforzo e la concentrazione. <<Undici giri, Max>> Lambiase risponde diligentemente alla domanda, fa una pausa e riapre la comunicazione. <<Hai fatto una bellissima rimonta Max, porta a casa la macchina>> si azzarda a dire.
<<Non ho ancora finito>> sono le ultime parole di Max prima di chiudere il team radio e sfrecciare per il Red Bull Ring, riducendo drasticamente il distacco con Charles Leclerc giro dopo giro. Judith ha sentito cosa ha detto Max, le sua voce gli risuona ancora nella testa e, conoscendolo, sa perfettamente che Max non farà come gli hanno suggerito. Max Verstappen non corre per portare a casa la macchina, non si limita a guidare in modo cauto per fare il compitino e arrivare secondo. No. Max Verstappen o corre per vincere o non si prende neanche il disturbo di scendere in pista.
A Judith si palesano due scenari possibili nella mente: contatto tra Max e Charles ed entrambi costretti a ritirarsi oppure Max che vince il Gran Premio davanti al pilota della Ferrari. Qualsiasi sia il risultato, spera solo di non vedere le due macchine una sopra l'altra e qualcuno che va a separare i due piloti pronti a mettersi le mani addosso.
L'ansia di Judith si tramuta in quasi terrore quando vede la monoposto numero 33 avvicinarsi pericolosamente alla numero 16 di Charles Leclerc in una bolgia di tifosi Orange. Si porta le mani sul viso, vorrebbe coprirsi gli occhi ma se da una parte non vuole vedere cosa sta per succedere, dall'altra non riesce a distogliere lo sguardo dallo schermo sopra la sua testa. <<Non fare il matto Max>> bisbiglia Judith muovendo impercettibilmente le labbra senza farsi sentire da nessuno dentro il box.
A due giri dalla fine Max Verstappen trova uno spiraglio impossibile per superare Charles Leclerc e prendersi di forza la leadership del Gran Premio d'Austria, lasciando gli spettatori a metà tra l'incredulità e l'adrenalina. <<Lo ha spinto fuori, lo sapevo>> mormora Judith mentre si stropiccia gli occhi e cammina avanti e indietro per tutto il box Red Bull.
Per quanto voglia essere arrabbiata con Max per il sorpasso fin troppo al limite che poteva costare l'intera gara sia a lui sia a Charles, non riesce a nascondere il sorriso compiaciuto e gli occhi lucidi mentre il suo pilota taglia per primo il traguardo. Tutte le persone presenti all'interno del box si catapultano al muretto, festeggiando e urlando come pazzi per la vittoria inaspettata di Max. Judith si prende qualche minuto di solitudine per elaborare quello che è successo nell'ultima mezz'ora e, senza neanche rendersene conto, si incammina verso il suo motorhome.
Max alza il trofeo dal gradino più alto del podio con un sorriso smagliante stampato sul viso mentre con gli occhi cerca incessantemente Judith nella folla sotto di lui. <<Non può essere andata, ho vinto>> pensa tra sé e sé mentre spruzza lo champagne addosso a chiunque gli capiti a tiro e, viceversa, viene bagnato dagli altri sul podio con lui. Si ritrova con la tuta inzuppata, i capelli fradici, il casco sotto al braccio sinistro con la bottiglia di champagne mezza vuota ed il trofeo stretto nell'altra mano.
Si ritrova catapultato in una serie interminabile di interviste post gara dove tutti - chi più, chi meno - lo accusano di aver rubato la vittoria a Charles Leclerc. Alla terza insinuazione vuole prendere il microfono e lanciarlo contro il giornalista di turno ma, non sa nemmeno lui come, mantiene una parvenza di calma. <<È stata una mossa aggressiva, non lo nego>> risponde dopo aver preso un respiro profondo <<ma questa è la Formula Uno>> alza le spalle incenerendo con il suo solito sguardo glaciale tutti i presenti. <<Sono sicuro che la prossima volta Charles mi restituirà il favore, non mi aspetto di meno quando corriamo per vincere>> sono le sue ultime parole che non ammettono ulteriori repliche.
La luna è ormai alta nel cielo quando Judith arriva nel locale scelto per la serata da Max. Ha passato le ultime ore a lavorare, un po' per calmare l'opinione pubblica riguardo al sorpasso di Max, un po' per mediare le parole non troppo dolci del pilota olandese in alcune interviste post gara. È esausta sia fisicamente sia mentalmente ma non vuole perdersi questa serata. Ha voglia di uscire, di divertirsi, di ballare, di non pensare al lavoro per qualche ora. Ha passato l'intero pomeriggio a cambiare idea sul da farsi ma il tono di voce utilizzato da Max non ammetteva un no come risposta.
Indossa un semplicissimo top celeste con le spalline sottili che le fa risaltare sia il colore degli occhi sia la sua carnagione pallida, accompagnato da una minigonna nera che le fascia perfettamente la vita stretta e le arriva a metà coscia. Potrebbe sembrare quasi elegante ad un occhio inesperto ma la ricerca della comodità di Judith le impone di indossare il suo adorato paio di Vans nere e scolorite. È sempre stata più alta rispetto alle sue coetanee e le sue lunghe gambe le permettono di evitare quella tortura medievale, perciò sceglierà per sempre delle scarpe da ginnastica piuttosto che scomodissimi tacchi alti.
Arriva al Bubble quando gli altri ragazzi sono già in pista, alcuni visibilmente annebbiati dai fumi dell'alcol, altri che ballano tranquillamente con un cocktail in mano e altri ancora seduti sui divenenti che formano il perimetro rialzato del locale. <<Uuuh qualcuno qui si è dato una bella ripulita!>> è l'accoglienza che Daniel Ricciardo riserva a Judith non appena mette piede dentro al locale. La ragazza sorride e si avvicina all'australiano salutandolo con un abbraccio e due baci sulle guance. <<Allora?>> le chiede di nuovo lui con un braccio attorno alla sua vita e mostrandole il locale con l'altro braccio, la cui mano regge un bicchiere di plastica mezzo vuoto con un liquido arancione al suo interno.
<<Dove l'hai trovato un posto così in mezzo al nulla?>> gli domanda Judith avvicinando la bocca al suo orecchio per farsi sentire sopra la musica. Anche in penombra i denti di Daniel brillano non appena sorride in risposta e prende un sorso dal bicchiere. <<Per chi mi hai preso? Sono sempre il re della festa, mi bastano due telefonate per organizzare una serata coi fiocchi>> le fa l'occhiolino e la fa girare su sé stessa, approfittando di qualche metro libero attorno a loro.
<<Un gin tonic per la signorina>> davanti a Judith appare un bicchiere ghiacciato con una cannuccia in una mano estremamente curata e tatuata che riconosce subito come quella di Lewis Hamilton. Judith afferra il bicchiere e si volta per salutare il pilota inglese che le sta già sorridendo e la avvolge in una stretta amichevole. <<Lewis>> esclama lei gettandogli un braccio attorno alle spalle mentre Daniel svanisce alle sue spalle finendo il suo cocktail in un sorso. <<Non ti sfugge mai niente a te>> mormora Judith afferrando la cannuccia con pollice e indice della mano destra e prendendo un lungo sorso del suo cocktail preferito.
La risposta di Lewis è un sorriso irresistibile accompagnato da un occhiolino mentre la prende per mano e la porta al centro della pista per ballare insieme a lei. Judith non si sottrae a quell'invito implicito e inizia a intervallare movimenti a ritmo di musica e sorsate di gin tonic. Ora che lo guarda da vicino, sotto le luci stroboscopiche e vestito con un paio di jeans scuri e una camicia bianca, non riesce a capire come un ragazzo così bello e affascinante possa essere single. Come se non bastasse, sembra avere un senso del ritmo innato e si muove in modo fluido con ogni tipo di canzone.
<<C'è qualcosa che non sai fare?>> gli domanda Judith appoggiandogli una mano su una spalla per fargli abbassare la testa ed essere di conseguenza alla stessa altezza. Lewis ammicca verso di lei prendendole una mano e facendola voltare di schiena. Non c'è malizia in quel gesto, entrambi vogliono solo divertirsi e staccare il cervello per la durata di una canzone. <<Non è così difficile>> risponde lui tenendole la mano e appoggiando l'altra sul suo fianco per aiutarla nei movimenti. Si lasciano andare ad una risata quando Judith, scoordinata e senza alcun talento per la danza, inciampa nei suoi stessi piedi e va quasi a sbattere contro uno sconosciuto.
<<Non fa proprio per me>> Judith alza le spalle guardando Lewis che si porta una mano sulla bocca per non riderle in faccia. Mentre Judith finisce il suo gin tonic, Lewis estrae il suo cellulare che gli illumina il bel viso. <<Scusa, devo rispondere>> alza gli occhi e Judith annuisce facendogli segno di andare. <<Non farle aspettare, latin lover>> ridacchia facendogli l'occhiolino. Fino a qualche mese fa non si sarebbe mai sognata di dire una cosa del genere a Lewis Hamilton, ma negli ultimi tempi ha imparato a conoscerlo oltre il paddock e si sente libera di fargli una battuta sulla schiera di donne che impazziscono - giustamente - senza il timore di offenderlo o mancargli di rispetto.
Mentre cerca un bagno, Judith gironzola per il locale finendo il suo cocktail e abbandonando il bicchiere su un tavolino del locale. Quando torna in pista le sembra più vuota rispetto a prima, prende un altro gin tonic e, invece di andare al piano rialzato per cercare Max, sente il richiamo di Ma cherie di Dj Antoine che la guida al centro della pista e la fa scatenare come poche altre cose fanno. A metà canzone sente un paio di braccia circondarle la vita. Abbassa lo sguardo e sorride perché riconoscerebbe quelle mani anche da bendata. Appoggia la testa all'indietro contro il petto muscoloso alle sue spalle e continua a ballare alzando le braccia e bevendo il suo secondo gin tonic a intervalli irregolari.
Finita la sua canzone dei tempi del liceo chiude gli occhi per un secondo, lasciandosi cullare dalla musica di sottofondo e dall'alcol in circolo. <<Dov'eri?>> domanda dopo quella che sembra un'eternità girandosi per guardare il suo compagno di ballo. Judith prende un altro sorso dal bicchiere e lo inchioda con i suoi occhi azzurri. <<Come facevi a sapere che ero io?>> chiede Max corrugando la fronte, sinceramente curioso. <<I calli>> Judith non si fa cogliere impreparata e prende le mani di Max passando i polpastrelli sui suoi palmi, dove si sente la pelle dura in rilievo. <<E la cicatrice>> aggiunge mentre sfiora il suo polso sinistro.
<<Ma se non si vede neanche più>> esclama Max abbassandosi verso il bicchiere di Judith con la bocca aperta a caccia della cannuccia per bere un sorso del suo gin tonic. <<Questo lo dici te, io la vedo>> Judith sposta lo sguardo dalle mani del suo migliore amico e quasi lo fulmina con gli occhi quando si accorge che il suo bicchiere è praticamente vuoto. <<Dov'eri?>> domanda Judith per la seconda volta sperando in una risposta questa volta. <<Ti guardavo ballare>> risponde Max con le guance arrossate ed un sorriso ad increspargli le labbra.
Judith aggrotta le sopracciglia nel suo modo unico e finisce il gin tonic con un ultimo sorso abbondante. <<C'è una sottile linea tra la dolcezza e lo stalking>> dice lei avvicinandosi al suo orecchio per sovrastare la musica assordante. Max trattiene una risata e si morde il labbro inferiore abbassandosi per risponderle. <<Non sono uno stalker, tenevo d'occhio dove metteva le mani Lewis>> le parole arrivano dritte all'orecchio di Judith che, complice l'alcol, il caldo e la vicinanza con Max, sente un brivido correrle lungo la schiena parzialmente scoperta.
Judith si allontana quel poco che basta per guardare in faccia Max, ma invece di trovare un'espressione di ingiustificata gelosia sul suo viso, lo vede quasi divertito e pericolosamente tranquillo. <<Quanto hai bevuto?>> gli chiede, trovato strano il suo comportamento. Max ridacchia e allunga le braccia per afferrare un paio di calici di champagne da un cameriere di passaggio. Ne offre uno a Judith e lo fa scontrare con il suo. <<Non abbastanza>> è la sua risposta. <<Alla mia vittoria>> fa il brindisi prima di bere tutto lo champagne in una lunga sorsata. Judith lo segue a ruota, non volendo essere da meno, e finisce subito il suo flûte. <<Sei un matto, Emilian>> la bionda scuote la testa ma non riesce a mascherare un sorriso fiero sulle sue labbra.
Rimangono nel locale per più di un'ora a bere gin tonic, flûte di champagne e shottini con gli altri piloti, a ridere, a fare improbabili balli di gruppo con persone sconosciute, a guardarsi di nascosto pensando di non essere scoperti, a ballare vecchie canzoni disco anni '90, a stringersi in un abbraccio con una musica più lenta.
Sono quasi le due di notte quando Max - i capelli spettinati, gli occhi annebbiati dall'alcol e le guance rosse per il caldo - stringe Judith con un braccio attorno alla vita scoperta in modo da farle appoggiare la schiena contro il suo petto. <<Ce ne andiamo da qui?>> le sussurra all'orecchio con il naso tra i suoi capelli profumati. La ragazza annuisce ed insieme si dirigono verso l'uscita.
Una volta fuori, entrambi vengono investiti da una leggera brezza che risulta estremamente piacevole dopo quelle ore passate dentro ad un locale con troppa poca aria pulita rispetto al numero di persone presenti al suo interno. <<Dio, mi gira la testa>> sospira Judith portandosi le mani tra i capelli e respirando a pieni polmoni. Max la guarda di traverso e non può fare a meno di sorriderle. <<Stai bene?>> le chiede, sperando di non doverla portare indietro in spalla o in braccio. Lei annuisce e inizia a camminare per smaltire tutto l'alcol che ha in corpo ed evitare di vomitare in mezzo alla strada.
Anche Max inizia ad accusare il colpo, sente lo stomaco sottosopra e la testa pesante. Iniziano a camminare senza una meta - anche se Max sa esattamente dove devono andare - e si sentono meglio passo dopo passo. Non hanno più quattordici anni, non sono più alle prese con le prime sbronze, conoscono i loro limiti e soprattutto danno ascolto al loro corpo prima di entrare nella fase di non-ritorno che precede il vomitare tutto l'alcol ingerito e non solo.
Bastano quindici minuti perché i due si riprendano appieno e recuperino le complete funzioni fisiche e mentali. <<Hai un'idea di dove stiamo andando o stiamo camminando a caso?>> domanda Judith passandosi una mano tra i capelli più crespi del solito. Max dà una sbriciata al suo cellulare e lo ripone nella tasca anteriore dei suoi jeans attillati. <<Siamo quasi arrivati>> risponde sicuro di sé. <<Arrivati dove?>> insiste la bionda che inizia ad accusare la stanchezza accumulata durante tutta la giornata e nottata passata in piedi.
<<Al Four Seasons>> annuncia Max con le braccia allargate che vorrebbero simulare una presentazione teatrale. Judith alza lo sguardo e si chiede se l'hotel che si trova davanti sia reale o una proiezione della sua mente. <<Stai scherzando?>> la domanda di Judith suona di più come affermazione mentre spalanca gli occhi che schizzano dall'enorme palazzo davanti a loro al viso di Max. Lui la guarda compiaciuto e le prende una mano per accompagnarla dentro. <<Non ci dormo in uno squallido motorhome alla prima vittoria dell'anno>> sentenzia il pilota olandese con quel tono che non ammette discussioni. Judith si lascia convincere senza troppi complimenti, felice anche lei di dormire nel comfort e non nel solito spazio angusto del motorhome che la ospita in quasi tutte le gare europee.
<<Tu sei pazzo>> esclama Judith non appena Max apre la porta della suite all'ultimo piano. <<Può essere>> commenta lui con un'alza di spalla dopo essersi chiuso la porta alle spalle. Judith si dirige subito verso l'ampio balcone che regala una vista mozzafiato della città ai suoi piedi. Le luci creano una bellissima atmosfera, il tutto accompagnato dall'alcol ancora in circolo nel suo organismo. <<Tequila, gin o vodka?>> chiede Max con la testa dentro al mini bar ad ispezionare il suo contenuto. Judith compare sulla soglia della porta balcone con gli occhi al cielo e le labbra arricciate, provando a immaginare il gusto di ogni super alcolico dentro la sua bocca per decidere. <<Gin>> decide dopo pochi secondi, rimanendo fedele alla base del suo cocktail preferito.
Si siedono entrambi sul letto a gambe incrociate, uno di fronte all'altra, la bottiglia di gin in mezzo a loro. <<Non abbiamo bevuto abbastanza?>> domanda Judith passando gli occhi dalla bottiglia trasparente al viso sorridente di Max. Max scuote la testa con meno convinzione di quanta vorrebbe e per poco non si rompe l'osso del collo. <<Sei silenziosa stasera>> dice Max dopo aver preso un sorso e aver passato la bottiglia a Judith. La ragazza approfitta di quel gesto per bere e prendersi più tempo per rispondere.
Mentre l'alcol le brucia la gola e si fa strada verso il suo stomaco gli occhi azzurri di Max non si spostano dalla sua figura, sembrano scannerizzare ogni suo singolo movimento. <<Cosa vuoi che ti dica, Emilian?>> lo prende in giro soffocando una rista con una mano davanti alla bocca. Gli occhi di Max si stringono e, per quanto voglia sembrare di essere arrabbiato per come lo ha chiamato, non riesce a rimanere serio per più di tre secondi. <<Perché oggi non sei venuta a festeggiare sotto al podio? Ti cercavo>> ammette Max con la testa bassa tamburellando le dita contro il vetro della bottiglia.
Judith aggrotta le sopracciglia, convinta che la conversazione virasse su altro e non sulla gara appena trascorsa. <<Perché ero troppo felice>> dice lei in un sussurro, che cattura immediatamente l'attenzione di Max, lo sguardo confuso fisso su di lei. <<Però volevo anche darti un pugno>> sospira la bionda tornando a guardarlo negli occhi mentre si morde il labbro inferiore. Max sorride e prende un altro sorso di gin, passa la bottiglia a Judith che fa lo stesso.
<<Ho vinto>> mormora lui ad un'ottava più bassa dopo quella che a Judith sembra un'infinità. Il suo timbro di voce la fa rabbrividire - non sa nemmeno lei il perché - e istintivamente si porta una mano sulla spalla per evitare che Max veda i brividi sulla sua pelle. Ma la velocità di Max non è solo dentro una macchina di Formula Uno, sta anche nell'accorgersi dei dettagli che cambiano attorno a lui. <<Sei ubriaco>> ridacchia Judith all'improvviso dopo l'ennesimo sorso dalla bottiglia di gin.
Il pilota olandese sembra non sentire l'ultima battuta della sua migliore amica e allunga una mano per intrecciare le sue dita con quelle di Judith. L'atmosfera è diventata improvvisamente calda, pesante, soffocante. Il cuore di Judith salto un battito quando la sua pelle entra in contatto con quella di Max, e viceversa. <<Non ci siamo dati il nostro abbraccio post gara oggi>> si lamenta nuovamente Max con il labbruccio e l'espressione da cane bastonato. Judith alza di poco il viso per incrociare i suoi occhi, mentre le loro dita sembrano avere vita propria e si intrecciano automaticamente.
<<Da quando sei così scaramantico?>> gli chiede Judith mentre si piega in avanti con la schiena per cingergli il busto con entrambe le braccia. In questo modo approfitta per interrompere il contatto visivo - che stava iniziando ad essere imbarazzante - e separa le loro mani intrecciate. Max si accoccola contro di lei, inebriato dal suo profumo dolce che ancora resiste nonostante le ore passate a ballare in uno spazio chiuso in piena estate, e chiude gli occhi. È così premuto contro i seni di Judith che riesce a sentire il battito del suo cuore. Si stupisce e si lascia andare ad un sorrisetto malizioso quando si accorge dall'aumentare dei suoi battiti contro l'orecchio non appena lui le posa una mano alla base della schiena, dove la pelle è rimasta scoperta a causa del top troppo corto.
<<E a te da quando viene la pelle d'oca quando ti tocco?>> replica in modo automatico Max tornato alla posizione iniziale: seduto davanti a Judith. Lei spalanca gli occhi, evidentemente colta alla sprovvista, sicura di essere riuscita a mascherare i brividi sul suo corpo. Judith vorrebbe dire qualcosa di intelligente, vorrebbe rispondere in modo sarcastico a Max, ma in questo momento non le viene in mente nulla. Il suo cervello sembra paralizzato, i suoi occhi sembrano vedere soltanto le labbra carnose di Max e le sue iridi azzurre con qualche pennellata di blu intenso al centro.
<<Non ho la pelle d'oca, non ho più quindici anni>> risponde Judith con tutta la forza di cui dispone per inchiodare gli occhi di Max con i suoi. A quelle parole, il pilota olandese sembra scosso da una scarica elettrica lungo tutta la spina dorsale, risvegliando dentro di sé un ricordo indelebile sia per lui sia per Judith. <<No>> mormora Max deglutendo rumorosamente tutti i pensieri che gli sfrecciano per la testa. <<Non avevi le tette a quindici anni>> continua lui con un sorriso sulla labbra per smorzare la tensione. Judith spalanca la bocca, si porta una mano sul petto e aggrotta le sopracciglia come solo lei sa fare, scioccata. <<Ma sentilo>> lo prende in giro dopo una manciata di secondi <<se è per questo neanche tu avevi gli addominali>> appoggia i gomiti sulle ginocchia e tiene gli occhi su di lui, dando inizio a una sfida senza esclusione di colpi come quelle che facevano da bambini.
<<Ero comunque più bello di te>> risponde Max alzando il mento e dandosi delle arie, anche se non pensa realmente quello che ha detto. <<Non credo proprio>> Judith scuote la testa, trovando divertente e stimolante questa guerra pacifica. <<È stato così terribile?>> domanda Max, improvvisamente serio, immobile davanti a Judith e con l'espressione di chi ha appena preso tutte le certezze della sua vita. <<Max, la prima volta non è uno spettacolo per nessuno>> lo tranquillizza Judith con una mano sulla sua, che stringe forte per non distruggergli l'autostima.
<<Quindi è stato terribile per te>> Max riflette ad alta voce, distoglie lo sguardo da quello di Judith per non farsi vedere in difficoltà. Né a Max né a Judith è ben chiaro perché stiano affrontando il fatidico argomento della loro prima volta, sanno di star attraversando un campo minato. Vorrebbero lasciar perdere il discorso, parlare d'altro, ma non ci riescono. Saranno per sempre legati, che lo vogliano o meno. Judith sceglie le sue parole con cura, conscia che non c'è insulto peggiore per un uomo che giudicare le sue prestazioni sessuali. <<Non ho mai detto che è stato terribile>> dice quasi in un sussurro mettendosi in ginocchio e appoggiando tutto il peso sul braccio sinistro.
<<Ti sei pentita?>> domanda Max con la mascella serrata e gli occhi fissi sulle mani, con l'intenzione di rimanere a fissarsele per tutta la notte piuttosto che guardare Judith. <<No Max>> risponde prontamente la ragazza cercando di incrociare i suoi occhi. Sa che le basterebbe soltanto mettere in contatto i loro occhi per fargli scappare ogni paura. <<Per me è stato bellissimo>> mormora Max con un filo di voce, talmente piano che Judith deve sforzarsi per captare quella frase.
La ragazza si avvicina a lui e gli prende il viso tra le mani, in modo da poterlo finalmente guardare negli occhi. Sono lucidi, più chiari che mai. Poche altre volte li ha visti così chiari in tutta la sua vita, soprattutto così da vicino. Max la attira a sé con le mani sui suoi fianchi scoperti, al cui solo tocco Judith rabbrividisce, senza riuscire a fare nulla per impedire al suo corpo quella reazione spontanea. <<È l'alcol che sta parlando...>> dice Judith accarezzandogli le guance con i pollici, il cuore che martella nel petto e un totale caos nella testa.
Forse per l'alcol, per la vicinanza delle loro bocche, per i respiri che si fondono insieme, per le mani di Max sui fianchi di Judith e per quelle di Judith sulle guance di Max, per l'adrenalina della prima vittoria stagionale; Max si sporge quel poco che basta per premere le sue labbra contro quelle di Judith. Judith sente finalmente il cuore tornare a battere regolarmente, allo stesso di ritmo di quello di Max, si lascia trasportare dall'atmosfera e gli getta le braccia attorno al collo per sentirlo ancora più vicino a sé.
Respirano affannosamente, in astinenza da troppo tempo l'uno dell'altra, le loro mani si muovono in fretta e in modo disordinato per spogliarsi il più velocemente possibile. Judith si ritrova con addosso solo le mutandine e Max solo con i boxer quando lei si stacca da lui, le labbra gonfie e rosse ed il fiato corto a causa del lunghissimo bacio appassionato. <<Max...>> sospira con le mani sulle sue spalle. <<Sei ubriaco...>> inizia, ma lui non le permette di finire la frase perché si avventa di nuovo sulle sue labbra, che bacia con ancora più passione e mordicchia leggermente.
<<Non sono mai stato più sobrio di così>> risponde lui a fatica dopo che Judith lo fa staccare - non senza difficoltà - dalle sue labbra. Si guardano negli occhi per un tempo infinito, si leggono dentro senza il bisogno di parlare. <<Non mi guardare così>> Judith si morde il labbro inferiore sentendo ancora il sapore di Max, volendone ancora di più, sempre di più. <<Così come?>> domanda lui, anche se ha già intuito dove Judith vuole andare a parare. <<Come se fossi la cosa più bella che tu abbia mai visto>> si stringe nelle spalle coprendosi come meglio può con le braccia, non tanto per non farsi vedere da Max - anche perché non c'è nulla che lui non abbia già visto - ma per quello che sa che Max sta per risponderle. <<Sei sempre stata la cosa più bella che io abbia mai visto>> sussurra Max sfregando il naso contro quello di Judith, abbassando ogni sua difesa per la prima volta dopo tanto tempo con l'unica persona della sua vita di cui gli importa davvero.
<<Sei così bello>> dice Judith con le labbra a sfiorare quelle carnose e piene di lui, una mano ad accarezzargli la guancia e gli occhi persi nei suoi. <<Stiamo facendo una cazzata>> continua lei con gli occhi ancora chiusi dopo avergli dato un bacio a stampo, facendole sentire ancora una volta la mancanza del sapore delle labbra di Max sulle sue. <<Facciamola insieme>> sono le ultime parole di Max prima di ricominciare a baciarla con passione, le dita perse nei suoi capelli ed il cuore che sembra esplodergli nel petto.
Sanno di avere appena mandato all'aria - probabilmente - anni e anni di amicizia e collaborazione professionale, ma in questo momento non pensano a nient'altro se non a loro due. Si vogliono, si desiderano, non importa cosa succederà domani, tra una settimana, un mese o un anno, l'importante sono loro, qui e ora, chiusi in una camera d'albergo in Austria a festeggiare la vittoria di Max in un modo in cui non avevano mai festeggiato prima d'ora.
✨✨✨
CHI NON MUORE SI RIVEDE!!!
Lo so, sono imperdonabile. Spero comunque che il capitolo vi piaccia.
Non l'ho riletto (chiedo scusa per eventuali errori) ma se lo rileggo cambio tutto e non pubblico più. È andata, è successo, non si torna più indietro.
Voglio sapere TUTTO quello che pensate perché qua non se ne esce, devo sclerare con voi!
Ve lo aspettavate? Ve lo immaginavate così? Che succederà ora?
Vi invito a scrivermi su Instagram (nowhereissafe_) dove possiamo parlare di tutto quello che volete 🧚🏻
Spero di non farvi aspettare altri sei mesi per un capitolo ma sapete che non c'è mai niente di certo con RECKLESS.
Grazie infinite per la vostra pazienza
🧡
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