RULE NUMBER 9

🌍 Barcellona, Spagna
📆 12/05/2019
🎧 Rollercoaster - Bleachers


I think about it everyday and night
I can't let go

and hey I'm never the same
it's a hundred miles an hour
on a dirt road running away


Dicono che quando finisce una storia l'unico modo per non cadere in depressione o precipitare in un vortice di tristezza, è concentrarsi su qualcos'altro, evitare di pensare ai bei momenti ormai andati, non cedere ai ricordi e alla malinconia. Per Judith non è mai stato facile fare finta di niente, pretendere che vada tutto bene anche quando avrebbe soltanto voglia di urlare. Ma fortunatamente ha il suo lavoro a tenerla impegnata, c'è Max, c'è Sonja, ci sono i suoi amici piloti, ci sono i viaggi intercontinentali e le feste post gara organizzate da Lewis Hamilton che, fortunatamente, non permette a nessuno di pagare il conto e quindi può approfittare dell'open bar per affogare i brutti pensieri. 

Ci sarebbero anche i suoi genitori, se solo fossero un po' più affettuosi. Se invece di liquidarla dopo pochi minuti di videochiamata le chiedessero qualcosa in più sulla sua vita, su quello che le passa per la testa, forse riuscirebbero a capire finalmente Judith, invece di limitarsi a criticare le sue scelte di vita e guardarla come se fosse un'estranea. 

<<Per quanto starai ancora in giro?>> domanda mamma Patricia facendo capolino dello schermo del computer in fianco al marito. <<Come al solito mamma, tornerò quando la stagione sarà finita>> risponde stancamene Judith mangiucchiandosi una pellicina per lo stress che le causano i suoi genitori. <<Togli le mani dalla bocca, quante volte te lo devo ripetere?>> la sgrida sua mamma, che invece di fare smettere Judith la induce ad alzare gli occhi al cielo, visibilmente infastidita. <<Non sta bene vedere una ragazza mangiarsi le unghie!>> continua Patricia con un'espressione sconvolta in viso. 

<<Che palle mamma, non ho più sei anni>> esclama Judith facendo trasalire la madre. <<Non parlare così a tua madre!>> la rimprovera papà Richard, che incute timore anche attraverso uno schermo. Judith abbassa gli occhi, ormai esausta e con i nervi a fior di pelle, e sospira. Vorrebbe rispondere a tono ma sarebbero parole al vento.

I signori Verhalten non sono cattive persone, né tantomeno cattivi genitori, sono rispettabili e dotati di grande intelligenza; l'unico loro problema è la mancanza di tatto e la poca empatia. Vogliono bene a Judith, ma non la capiscono. Non comprendono il suo stile di vita, non condividono le scelte che ha fatto in passato e non si sforzano nemmeno di mettersi per un attimo nei suoi panni. 

<<E come va con il giovane Van De Beek?>> la domanda di mamma Patricia non la stupisce per niente. Risponde con un sorriso tirato, mordendosi il labbro inferiore per non inveire contro sua madre. <<Non stiamo più insieme>> Judith cerca di restare sul vago, non volendo ritornare a pensare a Thomas. <<Cos'hai combinato?>> chiede Patricia con la voce quasi rotta dal pianto. <<È così un bel ragazzo, come hai fatto a fartelo scappare...>> <<Ed è anche un ottimo partito>> commenta papà Richard con una strana luce negli occhi al pensiero del conto in banca di Thomas. 

<<Mi ha tradita, okay? Siete contenti?>> sbotta Judith, carica di rabbia e frustrazione. <<Tesoro, le relazioni a distanza sono complicate>> è il commento di mamma Patricia. <<Finché andrai in giro a zonzo per il mondo non puoi pretendere di avere una relazione stabile>> sono le ultime parole di papà Richard, pronunciate con il suo solito tono maestoso ed imponente. Judith non può più resistere. <<Grazie della videochiamata, ora devo andare>> annuncia Judith con il groppo in gola. <<Devo continuare a girare a zonzo per il mondo facendo il mio lavoro stupido e senza senso. Ciao>> li liquida così, interrompe la videochiamata e sposta il computer dall'altro lato del letto. 

Si lascia andare di schiena sul materasso, con le lacrime che le rigano il viso pallido e le scendono bagnandole i capelli. Non si aspettava di certo che i suoi genitori diventassero compassionevoli e comprensivi da un giorno con l'altro, ma rimarcare per l'ennesima volta il loro disappunto non è di sicuro quello di cui ha bisogno in questo momento. Non odia i suoi genitori - non potrebbe mai - ma a volte si chiede come sia possibile che siano così diversi da lei. 

<<Jud, sei pronta?>> Max irrompe nella stanza di Judith senza bussare, come non ha mai fatto. Trova Judith a pancia in su sul letto che fissa il soffitto, il viso arrossato dalle lacrime e il petto che si alza e si abbassa regolarmente scandendo il suo respiro. Si avvicina al letto e si siede sul bordo, allunga una mano e prende quella della ragazza che, non appena sente quel contatto, la stringe forte come se da quel gesto dipendesse la sua vita. <<Cos'è successo?>> domanda Max accarezzandole il dorso della mano con il pollice. <<Mamma e papà>> sbuffa lei passandosi la mano libera sulla fronte e poi lungo i capelli. 

Max apre la bocca per dire qualcosa ma non fa in tempo perché Judith continua a parlare. <<Perché non possono accettare che io non sono come loro?>> domanda, più a sé stessa che a Max. <<Perché non capiscono che io amo la mia vita? Amo quello che faccio, amo viaggiare per il mondo e cambiare fuso orario due volte a settimana... perché non mi capiscono>> sussurra trattenendo le lacrime, anche se una sfugge dagli occhi e scende lungo la guancia. 

Max si allunga verso di lei a pancia in giù, punta i gomiti sul letto ed appoggia il mento sul suo fianco scoperto dalla maglia arrotolata sotto al seno. <<Perché sono invidiosi>> risponde semplicemente Max, talmente tanto che Judith abbassa lo sguardo su di lui e ritrova il sorriso. <<Invidiosi, eh?>> ribatte lei asciugandosi le lacrime dagli occhi, mentre cerca invano di sistemare il ciuffo di Max con l'altra mano. <<Certo, pensa a Richard in giro per il mondo con il pass attorno al collo>> Max alza le sopracciglia parlando contro il fianco di Judith. Judith scoppia a ridere e lui ne approfitta per farle il solletico. 

<<Non ce lo vedo proprio>> risponde lei quando ha recuperato abbastanza fiato e si mette a sedere, i capelli spettinati e la maglietta tutta stropicciata. <<Tu non dovresti essere alla festa di Lewis?>> gli chiede Judith guardando l'orologio e rendendosi conto solo adesso di essere in mutande e senza reggiseno. Max scrolla la testa e sbuffa mettendosi a pancia in su sul letto, tamburella le dita sul suo petto coperto solo da una camicia bianca mentre i suoi occhi schizzano da una parte all'altra del soffitto, irrequieti e senza pace. <<Non ho voglia>> risponde svogliato senza guardare Judith che, una volta alzatasi, cerca qualcosa da mettersi nella valigia in fianco al letto per uscire da quella stanza. 

<<Non dire cazzate>> lo ammonisce lei lasciandogli un'occhiataccia con un sopracciglio aggrottato. <<Non hai voglia di andare in discoteca a rimorchiare ragazze a caso? A bere come un drago senza spendere una lira perché paga tutto Lord Lewis Hamilton?>> si sporge sul letto con il busto, quel poco che basta in modo che le loro teste siano alla stessa altezza ma capovolte. I loro occhi si incontrano e sembrano parlare una lingua tutta loro, che nemmeno Max e Judith riescono a comprendere. <<Beh, quello è molto allettante>> risponde Max con un filo di voce che fa svolazzare una ciocca dei capelli biondi di Judith. <<Avessi vinto gliela farei io la festa a Lewis, ma sono stufo di vederlo festeggiare dal terzo posto>> sbuffa leggermente e per la prima volta stacca gli occhi da quelli della ragazza. 

Judith si sposta, recupera un paio di shorts di jeans, un reggiseno e una maglietta pulita, pensando a come può sollevare l'umore di Max. Anche se sembra sempre che Max non abbia bisogno di niente. <<Quindi che programmi abbiamo per questa sera?>> domanda Judith nell'angolo della camera d'albergo mezza nuda, di spalle a Max, intenta ad infilarsi il reggiseno. <<Abbiamo?>> gli fa eco lui una volta tornato a sedersi sul letto, gli occhi catturati dalla sagoma della ragazza intenta a vestirsi. <<Se non ci vai tu non ci vado nemmeno io, ricordi?>> puntualizza Judith dopo essersi messa una maglietta oversize bianca, si gira verso Max e gli rivolge un dolce sorriso. <<Giusto, la regola numero nove>> borbotta Max abbassando lo sguardo, improvvisamente a disagio. 

Max si sente strano sulla soglia di casa Janssen, il giorno del compleanno di Linda. Non sa cosa abbia spinto la ragazza più popolare della scuola ad invitarlo alla sua festa; all'inizio era felice, euforico, non stava più nella pelle. Era così orgoglioso che si è vantato del suo invito per giorni con Judith, facendola pentire di non averlo picchiato sul naso al primo urlato poco virile. <<Sono l'unico del nostro anno che ha invitato! Deve esserci un motivo>> si pavoneggiava Max con la sua immancabile faccia da schiaffi. <<Probabilmente ha bisogno di qualcuno da prendere in giro>> aveva commentato Judith, stanca di sentire i suoi discorsi da playboy. 

<<O forse ha bisogno di qualcuno che la prenda e basta>> aveva ammiccato Max con un'occhiolino rivolto a Judith, il cui viso si era trasformato in una smorfia disgustata. <<Ti prego diglielo con questa delicatezza e vedrai come la conquisterai>> aveva risposto Judith prendendo tutti i suoi libri e lasciandolo solo in mezzo al cortile della scuola. 

Cerca di scacciare quei brutti pensieri dalla testa mentre suona il campanello, il rumore totalmente ovattato dalla musica che sembra far crollare la casa da un momento all'altro. Al terzo tentativo, Max prende un profondo respiro ed entra. Una miriade di persone sconosciute - mezze ubriache e sudaticce - gli si parano davanti, urlando parole sbagliate di una canzone inglese e facendo rovesciare metà del contenuto dei loro bicchieri per terra. <<Dov'è Linda?>> Max alza la voce per farsi sentire sopra la musica, ma nessuno sembra sentirlo. Si fa largo con i gomiti tra la moltitudine di persone che affolla il salotto di casa Janssen alla ricerca della ragazza che gli piace, ma di lei nessuna traccia. 

Passa più di mezz'ora a cercarla e quando la trova, preferirebbe aver continuato a cercare. Linda è avvinghiata ad un ragazzo alto, moro e grosso il doppio di Max. Riesce addirittura a vedere tutti i suoi muscoli attraverso il maglione e Linda non perde occasione per toccarli uno ad uno. Le loro bocche sono attaccate e nessuno dei due sembra intenzionato a staccarsi. Max non vorrebbe guardarli ma non può farne a meno. Perciò li guarda per una manciata di minuti buoni. Non si accorgono di lui, anzi, continuano la loro danza di lingue sempre più passionale. 

Ritornato in sé, Max gira su se stesso e ritorna alla porta d'ingresso, spingendo e facendosi strada in mezzo alla folla che invece di diminuire sembra aumentare a dismisura man mano che la delusione s'impossessa di lui. Non sarebbe mai dovuto andare a quella festa, aveva ragione Judith. Dovrebbe imparare a dare più ascolto alla sua migliore amica invece che fare lo sbruffone e sentirsi stupido per le sue scelte discutibili. 

Rassegnato e deluso, cammina a testa bassa fino a casa sua, la mente che vaga ed i piedi che vanno troppo lenti rispetto alla velocità dei suoi pensieri. Non si rende nemmeno conto di essere già arrivato a casa sua quando Victoria lo accoglie con la sua voce squillante. <<Già finita la festa, fratellino?>> domanda ad una tonalità troppo alta per i gusti di Max e con una risatina infantile. <<Non ho voglia di parlare>> risponde secco lui chiudendo la porta a chiave una volta entrato. Si toglie il cappotto e lo lancia sulla poltrona di fianco al divano senza preoccuparsi di stropicciarlo e solo in quel momento si accorge della presenza di Judith. <<Ahia!>> esclama la ragazza, talmente piccola che Max non si era reso conto che fosse seduta su di essa. 

<<Cosa ci fai tu qui?>> le chiede sgarbato, anche se si pente subito dopo del tono che ha utilizzato con lei. <<Ti aspettavo per tirarti su il morale>> risponde semplicemente Judith alzandosi e andando incontro a Max, splendido nel suo completo elegante totalmente sprecato per la serata. <<Avevi ragione tu>> mormora Max così piano che solo Judith, stretta tra le sue braccia con il viso nell'incavo del suo collo, può sentirlo. <<Lo so, ecco perché ho aggiunto una nuova regola>> dice Judith con un sorriso ad incresparle le labbra mentre prende un pezzo di carta dalla propria tasca posteriore dei jeans. 

Max sta in silenzio, lascia che sia lei a parlare. <<Dopo quello che è successo un mese fa con Thomas al ballo ho pensato che...>> inizia Judith mentre con le dita apre il foglio piegato su se stesso. <<Beh, queste cose succedono solo quando siamo separati, perciò...>> lo porge a Max, in attesa di una sua reazione. Judith ondeggia sui talloni con le mani dentro le tasse dei jeans, gli occhi attenti di Victoria puntati su di loro per non perdersi nemmeno una sfumatura dei loro sguardi. <<Alle feste o insieme o nessuno dei due?>> Max legge la regola numero nove scritta a mano da Judith qualche ora prima e si gratta il mento con la mano libera. 

<<Ti sta bene?>> domanda Judith, impaziente. Max si limita ad annuire, piega il foglio due volte e se lo infila nella tasca della giacca. <<Allora, stava limonando con il suo ragazzo o ti ha preso per il culo per come sei vestito?>> domanda Victoria, ancora seduta a gambe incrociate sul divano, mentre scoppia in una fragorosa risata che coinvolge anche Judith. L'unico a non ridere è Max, che lascia un cuscino a sua sorella e cammina a passo svelto verso la sua camera al piano di sopra. <<Stai zitta nana>> le dice freddo, fermandosi prima di scomparire dietro la porta. <<E tu non ridere>> alza un dito contro Judith, con una mano davanti alla bocca <<comunque la prima>> risponde alla domanda di Victoria prima di congedarsi dalle due ragazze, che si scambiano un'occhiata complice e tornano sul divano a guardare programmi spazzatura alla televisione. 

<<Allora, cosa vuoi fare?>> domanda Judith e, dallo sguardo che ha sul viso, Max si rende conto che non è la prima volta che gli fa questa domanda. Scrolla le spalle, si rialza e si sistema la camicia incrociando poi le braccia al petto. <<Tu cosa vorresti fare?>> riporta la domanda a lei, troppo perso nei suoi pensieri per farsi venire un'idea in mente. <<Siamo a Barcellona>> risponde Judith allargando le braccia e a Max viene da sorridere. <<Ma davvero?>> la prende in giro lui facendo il giro del letto e sedendosi ai piedi di esso. Judith alza gli occhi al cielo e gli mostra il dito medio in risposta. <<Siamo a Barcellona, andiamo al mare>> completa la frase e Max, come per magia, sembra ritrovare la voglia di vivere. 

<<Non è una cattiva idea>> piega la testa di lato e, mente Judith finisce di allacciarsi le scarpe, si alza dal letto e la aspetta sulla soglia della porta. <<No infatti, è una bellissima idea>> puntualizza Judith. Prende la sua borsa ed insieme si dirigono fuori dalla camera d'albergo, con il sole ormai tramontato oltre il mare ma con ancora un po' di luce a disposizione prima che scenda la notte. 

<<A che ora abbiamo l'aereo domani?>> domanda Max pochi minuti dopo mentre camminano lentamente per il lungo mare di Barcellona. <<Domani mattina alle nove e mezza>> risponde Judith dopo aver controllato sul proprio cellulare. Max si ferma di scatto e sbarra gli occhi, come se Judith avesse appena bestemmiato. <<Così presto?! Ti prego, spostalo almeno al pomeriggio!>> la implora quasi cadendo in ginocchio con le mani giunte, ma Judith è irremovibile quando si parla di impegni, lavoro e scadenze. <<No, Max>> lo blocca subito con un gesto della mano <<dobbiamo tornare a Monaco prima del Gran Premio>> sbuffa Judith, stanca di dover ripetere sempre le stesse cose a Max che, puntualmente, cerca sempre di posticipare il volo di ritorno per i motivi più disparati. 

<<Sei crudele>> bisbiglia Max a denti stretti ricominciando a camminare e dandole una leggera spallata quando le ritorna in fianco. Judith ridacchia nel vedere la sua espressione da cane bastonato e, per quanto lui dica che è crudele, Judith sa benissimo che non lo pensa davvero. <<Sono stanco, oggi io ho corso un Gran Premio nel caso tu non l'abbia notato>> piagnucola il pilota olandese con le mani nelle tasche e l'andatura lenta. <<No, non me ne sono accorta>> continua lei reggendogli il gioco. <<Nemmeno quando qualcuno>> gira il viso verso di lui per lanciargli un'occhiata a metà tra il divertito e l'arrabbiato <<mi ha bagnato la maglietta con lo champagne>>. 

<<Non sono stato io>> Max alza le mani scuotendo vigorosamente la testa ed evitando un palo della luce sul marciapiede. <<Ah no?>> Judith incrocia le braccia al petto e sorride sarcastica. <<È stato Lewis, te lo giuro>> Max si porta una mano sul cuore e ci disegna un'invisibile croce sopra, segno della sua onestà. <<Lewis mi ha bagnato la maglietta volontariamente?>> Judith inarca le sopracciglia nel suo modo particolare facendo sorridendo istintivamente Max, che annuisce in risposta. <<Perché mai Lewis dovrebbe farlo?>> chiede di nuovo mentre entrambi vagano senza una meta ma, ciononostante, i loro piedi si muovono nella stessa direzione. 

<<Non ci vuole un genio per capirlo, Jud>> risponde Max con un leggero sospiro <<gliel'ho visto fare tante volte>>. Judith continua a non capire quello che vuole dire Max perciò non risponde e lo lascia continuare. <<Non è la prima volta che vede una bella ragazza e le spruzza lo champagne per bagnarle la maglietta>> Max allarga le braccia come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo ma, anche se cerca di mascherarlo come meglio può, Judith coglie una vena di fastidio nella sua voce. 

La ragazza lo guarda trattenendo una risata, gli occhi fissi sui suoi ed il vento che le scompiglia i capelli. <<Non ci posso credere>> dice semplicemente mentre lo segue giù per una scala che porta alla spiaggia ormai deserta. <<Cosa?>> le chiede Max, confuso e distratto. <<Sei geloso?>> domanda Judith ad un'ottava più bassa ammiccando nella sua direzione per prendersi gioco di lui. Scendono i pochi gradini che rimangono e si tolgono le scarpe. La sabbia è ancora tiepida dopo la lunga giornata calda ed è piacevole sotto i piedi. Judith gli dà una gomitata, per attirare di nuovo l'attenzione di Max sulla sua domanda senza risposta. 

<<Non sono geloso! Di cosa poi?>> si riprende subito Max dandole un pizzicotto sul fianco, in risposta alla gomitata appena ricevuta. <<Lewis ti conosce appena>> conclude abbassando la voce, come se quelle parole fossero un segreto indicibile. <<Potrei sempre conoscerlo meglio, no?>> scherza Judith con una luce strana negli occhi, una luce che Max le ha visto soltanto poche volte in tutta la vita. Rimane spiazzato da quella risposta, non sa esattamente come replicare ed infatti non dice niente. Rimane lì immobile a guardarla, in silenzio. Judith ridacchia in modo sarcastico, gli spettina i capelli e gli bacia una guancia prima di voltarsi e camminare lungo la riva del mare. <<Sì, sei geloso>> sussurra Judith, muovendo impercettibilmente le labbra per non farsi sentire da Max. 

Max non sa di preciso per quale motivo ma quando Judith gli volta le spalle sente freddo, come se qualcuno gli avesse tolto di dosso le coperte nel sonno e fosse nudo a letto. Scaccia quella sensazione e raggiunge Judith. Non le dà nemmeno il tempo di parlare e la afferra per le gambe, se la carica in spalle e corre verso la riva. <<MAX! Sei impazzito?>> urla lei a testa in giù, non capendo esattamente la direzione del suo amico, anche se può perfettamente immaginarla. <<Non ti azzardare!>> gli intima mentre si dimena e picchia i pugni contro la sua schiena, approfittando di quel momento per sentire tutti i suoi muscoli che si contraggono ad ogni suo movimento. 

Judith vorrebbe essere arrabbiata, vorrebbe essere credibile mentre urla contro Max, ma non ci riesce. Perché la verità è che le piace che lui l'abbia caricata in spalla e la stia portando in riva al mare, molto probabilmente per buttarla dentro completamente vestita. E si sta divertendo. Quindi perché dovrebbe essere arrabbiata con l'unica persona che la fa sentire bene? 

<<Rivincita>> dice Max tra una risata con i piedi già in acqua. <<Se mi butti, tiro dentro anche te, sappilo>> gli risponde Judith a testa in giù con le braccia attorno a Max. Lui guarda in basso per incrociare il suo sguardo con una smorfia divertita sul viso, cercando di non pensare a quanto siano pericolosamente vicine le mani di Judith al cavallo dei suoi bermuda beige. <<O insieme o nessuno dei due, no?>> domanda retorico Max facendole l'occhiolino prima di fare un paio di passi e perdere l'equilibrio a causa di Judith. 

Finiscono entrambi in acqua, riemergono pochi secondi dopo con i vestiti completamente zuppi ed i capelli sul viso. <<Mi hai rotto la camicia>> comincia Max schizzandole dell'acqua in pieno volto. Cerca di recuperare i primi due bottoni della sua camicia bianca tastando il fondo con i piedi ma invano. Judith non riesce a rimanere seria, è felice e non ha paura di dimostrarlo. Soprattutto se sta facendo il bagno a Barcellona, a maggio, di notte, tutta vestita e con la sua persona preferita al mondo. 

<<Che c'è, ti vergogni a stare a torso nudo davanti a me?>> Judith nuota quel poco che basta per arrivare davanti a lui e strabuzza gli occhi, incredula. Max scuote la testa con un sorriso, si mordicchia il labbro inferiore e si toglie la camicia, lanciandola verso la riva e rimanendo a torso nudo. <<Che fai?>> gli domanda Judith muovendo gambe e braccia, non solo per restare a galla, ma anche per scaldarsi. <<Tanto ormai è da buttare>> Max alza le spalle e con un movimento più fluido di quanto si aspettasse si libera anche dei pantaloni, che lancia fuori dall'acqua. 

Judith rimane per qualche secondo con le sopracciglia aggrottate, non sapendo se seguire Max sia una buona idea ma alla fine cede. Si toglie la maglietta e gli shorts e li lancia sul bagnasciuga insieme a quelli di Max. Rimangono in acqua per tanto tempo, troppo forse, si dimenticano dell'orario, dell'aereo che devono prendere il giorno dopo e di tutte le responsabilità. 

<<L'ultima volta che abbiamo fatto il bagno di notte è finita male>> commenta Max dopo qualche minuto avvicinandosi a Judith. <<Solo perché ero ubriaca, altrimenti sarebbe filato tutto liscio>> risponde immediatamente lei dandogli una spallata, che viene però attutita dall'attrito con l'acqua. <<Dovremmo farlo più spesso>> mormora Max fissando un punto indefinito all'orizzonte. Judith appoggia il viso sulla sua spalla e guarda nella sua stessa direzione. <<Cosa?>> gli domanda, anche se pensa di sapere già la risposta. <<Vivere>> replica Max con un filo di voce, un braccio attorno alle spalle di Judith ed il rumore del mare a far loro da colonna sonora. 


✨✨✨


🦦 SONO PASSATI SETTE MESI, SETTE! 🦦
Ed eccomi di nuovo qui, ad augurarvi buon anno nell'unico modo che conosco:
con Max e Judith
🧡

Spero che il capitolo vi piaccia, che sia valso tuuuuuuutta questa attesa e che vi abbia riportato nell'atmosfera di RECKLESS.
Non so quanto ci vorrà per il prossimo, potrebbe arrivare domani come tra dieci anni, ormai la sapete che io sono un disastro!
Prendetemi così come sono! 🙈

Vi aspetto su Instagram per chiacchierare (nowhereissafe_) ❤️

🥂 HAPPY NEW YEAR 🥂



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