FIRST APART, LAST TOGETHER

🌏 Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti
📆 25 novembre 2018
🎧 The scientist - Coldplay


nobody said it was easy
it's such a shame for us to part
nobody said it was easy
no one ever said it would be this hard
take me back to the start


Sono appena le sette di mattina quando Max si sveglia nella sua camera d'albergo. Non è mai stato una persona particolarmente mattiniera, ma è normale per lui alzarsi presto il giorno di un Gran Premio anche se non ha mai realmente capito il perché: se è a causa dell'adrenalina o di quella solita "ansia da prestazione" che lo accompagna ogni volta. L'unica cosa che sa per certo è che non è paura, quella non ce l'ha mai avuta. La sua determinazione, il suo talento e quel pizzico di follia lo hanno portato dove si trova ora e di questo ne andrà per sempre fiero.

Si mette seduto sul letto stropicciandosi gli occhi con le dita e recupera le ciabatte con i piedi. Si ritrova davanti all'enorme porta finestra che conduce al balcone e, in pochi passi, riesce a godersi l'unico momento della giornata in cui l'aria non è irrespirabile a causa dello smog o talmente piena di umidità da far appiccare al corpo qualsiasi indumento. Seduto sulla poltroncina con le gambe stese davanti a sé ed i piedi appoggiati alla ringhiera, non può fare a meno di pensare. Pensa inevitabilmente a Judith, alla loro situazione, a come abbia fatto anche solo a pensare di sminuire il suo lavoro e a cosa possa fare per farsi perdonare.

Le manca. Le manca terribilmente. Da quando Judith ha iniziato a lavorare con lui, questa è la prima volta che non è presente ad un Gran Premio. Max si sente strano, quasi incompleto senza la sua migliore amica e la cosa che gli fa più male è sapere che lei non c'è per colpa sua. Questo pensiero lo tortura da due settimane e, nonostante la moltitudine di scuse, non sa se questa volta Judith lo potrà mai perdonare. <<Sono un coglione>> sussurra con un ampio sospiro, si dà una leggera spinta con le mani sui braccioli e si alza di scatto dalla poltrona. Ritorna in camera e prima di infilarsi sotto la doccia sbircia un'ultima volta lo schermo del suo cellulare, nel caso qualcuno gli abbia scritto. Nel caso Judith gli abbia scritto.

Controlla più volte l'icona dei messaggi ma nulla. Niente di niente. Nemmeno un messaggio per augurargli buona gara. Non è certo che la prima volta che si trovano in una discussione, ma anche quando è successo di litigare in passato, non hanno mai mantenuto il silenzio per così tanto tempo. Di certo Max non si aspettava un'improvvisata dell'ultimo minuto ad Abu Dhabi - non se lo sarebbe nemmeno meritato - ma questo silenzio lo sta divorando. Anche se sembra sempre di non aver bisogno di nessuno, Max ha un bisogno quasi vitale di Judith. Tra tutte le persone che fanno stabilmente parte della sua vita, lei è l'unica che lo conosce davvero, che c'è sempre stata e - fino a poche settimane fa - pensava ci sarebbe stata sempre. Mentre ora, con il getto gelido dell'acqua puntato contro la fronte, non ne è più così tanto sicuro.

Il Gran Premio di Abu Dhabi non è mai uguale agli altri, ha sempre un certo fascino. Forse perché è l'ultimo della stagione, forse perché inizia con il sole e finisce con la luna, forse perché è il più costoso. Tutto il mondo ha gli occhi puntati sul circuito di Yas Marina e perfino nel paddock si respira un'aria diversa dal solito. <<Che succede, capo?>> domanda Max a Christian Horner una volta arrivato al box Red Bull, con la tuta abbassata ed allacciata in vita, la maglia termica bianca, un cappellino arancione della scuderia in testa ed una borraccia con un integratore di sali minerali in mano. Sente ogni cellula del suo corpo squagliarsi a causa del caldo e, a giudicare dai fogli che Christian si sventola davanti alla faccia, non deve essere l'unico a soffrire la temperatura esageratamente alta degli Emirati Arabi. <<Stiamo controllando la strategia migliore per le gomme nel caso dovesse piovere>> risponde il team principal senza staccare gli occhi dal computer appoggiato sul tavolo davanti a sé.

Nel sentire quella frase, gli occhi di Max si illuminano. Ha sempre amato correre sotto la pioggia, è sempre stato il mago del bagnato, fin da quando era piccolo e guidava i kart. Fa un cenno a Christian prendendo un altro sorso dalla sua borraccia e si sporge verso l'esterno del box, dove i meccanici e gli ingegneri delle altre scuderie corrono da una parte all'altra senza sosta. Max alza il viso e, nonostante il cielo sia particolarmente grigio e terso, la possibilità che nelle prossime due ore possa piovere sembra alquanto remota. <<Lasciate stare le gomme da bagnato, non verrà giù neanche una goccia>> la sua voce è una sentenza quando rientra nei box, guardando da vicino la sua monoposto blu e, attorno ad essa, alcuni meccanici perfezionare le ultime modifiche.

Mancano pochi minuti all'inizio dell'ultima gara dell'anno ed è proprio in quel momento, quando Max si ritrova seduto in disparte per trovare la concentrazione necessaria per affrontare la gara, che sente qualcuno prendere posto accanto a lui. Apre gli occhi e si gira quanto basta per vedere il profilo sorridente del suo compagno di squadra. <<Stasera festa, non si discute>> la proposta di Daniel sembra più un'affermazione che una domanda vera e propria. <<Solo se posso bere come un drago>> risponde immediatamente Max alzando un braccio nella direzione dell'australiano. <<Questo è lo spirito giusto!>> esclama il riccio imitando il gesto di Max e scoppiando a ridere per la sua risposta piuttosto inusuale. Si scambiano una pacca vigorosa e ritornano entrambi a fissare il vuoto davanti a loro, chiudendosi nella loro bolla. <<È l'ultima>> dice Daniel con un filo di voce, talmente piano che Max pensa di esserselo sognato. Non risponde, non c'è niente da dire in realtà. Questo è l'ultimo Gran Premio che correranno come compagni di squadra, dall'anno prossimo Daniel guiderà un'altra macchina, sarà il pilota di un'altra scuderia e non potranno mai più divertirsi come pazzi durante i video promozionali della Red Bull.

A Max mancheranno i sorrisi di Daniel dall'altra parte del box, la sua risata contagiosa e le sue battute stupide che li hanno accompagnati negli anni in cui sono stati compagni di scuderia. Gli mancheranno i suoi consigli e persino le litigate, quelle che si risolvono prima con una sfuriata e poi con una pacca sulla spalla ed una birra sul balcone di casa a Monte Carlo. Max controlla un'ultima volta il cellulare ma, come previsto, Judith non gli ha scritto nemmeno un messaggio. Sconsolato, blocca il telefono e si infila il casco, pronto per entrare sulla sua monoposto e dimenticare ogni cosa. Una volta all'interno dell'abitacolo non pensa più a nulla, solo alla gara.

Dopo 55 giri, Lewis Hamilton arriva per primo sulla linea del traguardo e conclude in bellezza un'annata che lo ha visto nuovamente campione del mondo. Max, con una gara meno spettacolare ma altrettanto complicata, sale sul gradino più basso del podio ma, dopo il disastro di Interlagos, gli sembra quasi una vittoria. <<Max, posso farti una domanda?>> Addison Miller, una giornalista nota al mondo dei motori da pochi mesi, si fa strada a gomitate sotto al podio, cercando di strappare qualche parola al pilota olandese, il quale alza gli occhi al cielo una volta riconosciuta la voce stridula alle sue spalle. <<Sì, solo una>> risponde girandosi verso di lei e raddrizzando la visiera del suo cappellino arancione. <<Non posso non chiederti cosa sia successo in queste ultime settimane dopo il Gran Premio del Brasile. Oggi hai fatto una gara insolitamente tranquilla per i tuoi standard e non posso non notare che il tuo podio di oggi coincida con una grossa assenza all'interno del paddock. Come me lo spieghi?>> Addison non ha peli sulla lingua, caratteristica che le ha permesso di scalare le gerarchie dell'emittente sportiva per cui lavora molto in fretta e di essere catapultata in men che non si dica nel mondo della Formula Uno.

<<Addison. Posso darti del tu ormai, no? Dopo che mi hai criticato per tutta la stagione, mi sembra di sì>> si domanda e si risponde da solo sarcasticamente. <<Sarò molto sincero con te perché oggi mi trovi particolarmente buono. La mia voglia di riscatto dopo Interlagos mi è sembrata evidente fin dai primi giri. Volevo fare una buona gara per finire in bellezza la stagione, vincere sarebbe stato ancora meglio, ma il terzo posto è il massimo che ho potuto fare oggi>> Max prende un secondo di pausa, guardando Addison con il braccio teso per posizionare il microfono il più vicino possibile alla sua bocca. <<Non hai risposto alla domanda più importante>> gli fa notare la giornalista aggrottando le sopracciglia, atteggiamento tipico delle persone sempre abituate ad ottenere tutto quello che vogliono, che diventano insopportabili quando le cose non vanno secondo i loro piani. <<L'assenza di Judith Verhalten per tutto il weekend è stata una cosa strana per me, perché sono abituato ad averla sempre al mio fianco>> inizia Max, distogliendo lo sguardo dalle persone attorno a lui che lo guardano con venerazione e si concentra sulla telecamera poco distante da lui e da Addison. Si schiarisce la voce, poi continua. <<Judith non è solo la mia manager ma anche la mia migliore amica, questo non è mai stato un segreto per nessuno. Non voglio parlare del nostro rapporto personale perché non riguarda nessun altro se non noi. E da me, cara Addison, non otterrai nessuno scoop da copertina. Prova in un altro box, magari sarai più fortunata>> conclude con tono tagliente, rivolgendosi personalmente alla ragazza in piedi al suo fianco.

Addison, visibilmente contrariata, cerca di non far trasparire il disappunto che prova sentendo le parole di Max. Insiste nuovamente, perché quello è il suo lavoro e non può tornare a casa a mani vuote. <<Ultima domanda>> esclama, schiarendosi la voce e rivolgendo un sorriso finto al pilota. <<Avevi detto che me ne facevi soltanto una>> la incalza Max, fulminandola con lo sguardo. Addison non si scompone, ma continua a parlare come se niente fosse. <<A chi dedichi questo terzo posto nell'ultima gara della stagione?>> Max abbassa leggermente lo sguardo verso il basso, abbozza un lieve sorriso e, dopo aver sospirato, guarda dritto verso la telecamera. Per un attimo, solo uno, Max pensa davvero di dire a chi dedica tutte le sue vittorie e podi che ha conquistato in tutta la sua carriera. Scuote immediatamente la testa, scacciando quel pensiero ridicolo. Lui è pur sempre Max Verstappen e non ha intenzione di dare la minima soddisfazione ad Addison. <<Quando vincerò il mio primo mondiale te lo dirò>>.

Lo sguardo di Addison è la vittoria di Max, quello che vale più del suo terzo posto. E con l'espressione scioccata dipinta sul viso della giornalista, si allontana da lei e dalla schiera di persone che si era raggruppata attorno a lui per rubargli qualche dichiarazione post-gara. Non fa caso al vociare indistinto che urla il suo nome e cammina dritto verso il retro dei box, dove può raccogliere le sue cose e tornare in albergo per lavare via il sudore dell'ultimo Gran Premio dell'anno.

L'acqua fredda porta via tutto: la fatica della gara, la festa sul podio, l'odore di champagne nei capelli ed i pensieri che sono tornati come una calamita appena è arrivato al traguardo. Si chiede se Judith l'ha visto, se ha fatto il tifo per lui nonostante tutto quello che è successo, se ha notato il suo essere più insolente del solito, se ha guardato le interviste post-gara, se ha sbuffato nel sentire l'intervista con Addison. Tutte domande che si accavallano nella sua testa e che rimarranno senza risposta. Almeno per ora.

Dall'altra parte del mondo, Judith è seduta a braccia conserte sul suo letto. Fissa lo schermo del suo computer sbattendo a stento le palpebre, ancora sotto shock per quello che sta leggendo e rileggendo da circa dieci minuti buoni. La televisione è accesa e sintonizzata sul Gran Premio di Abu Dhabi ma non lo sta veramente seguendo. Anche se è ancora arrabbiata con Max non può evitare di vedere la gara, è pur sempre il suo lavoro. Rilegge ancora l'email, promettendosi che sarà l'ultima volta.

"Cara Judith, lo so che avrei potuto scriverti un messaggio ma dato che voglio parlarti di lavoro ho pensato che una email fosse più professionale di WhatsApp. Ho saputo della litigata con Max, mi dispiace. Spero che riusciate a sistemare le cose. A proposito di questo, mi piacerebbe proporti un contratto per la prossima stagione. So che tu fai questo lavoro per Max perché è Max, ma vorrei che prendessi in considerazione l'idea di poter diventare la mia manager. Non ti chiedo di rispondermi subito sì o no, considera l'idea e fammi sapere il prima possibile. Sarebbe bello discuterne faccia a faccia nel dettaglio, quando torni a Monte Carlo possiamo organizzare un incontro di lavoro per parlare della proposta.
A presto, spero.

P.S. Pensaci seriamente.

LH44"

Judith chiude bruscamente il computer e lo getta da parte a lei, fissando un punto davanti a sé ma senza vedere nulla di particolare. Ha sempre detto che non avrebbe fatto la manager di nessuno, se non di Max. Per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. Gli anni che hanno passato lontani sono stati una tortura: lei a studiare giorno e notte per concludere l'università il prima possibile; lui a Monte Carlo ad inseguire il suo più grande sogno. Perciò, appena laureata, Max l'ha chiamata a trasferirsi nel Principato, tra luci e sfarzo, per condividere insieme quell'avventura.

"Non voglio diventare campione del mondo di Formula Uno se non ci sei tu sotto al podio a festeggiare con me" le aveva detto il giorno prima di partire per Monaco, carico di sogni e sperando di infonderle un po' di coraggio. Quella frase è stata la benzina che ha trascinato Judith a studiare come una matta per ricongiungersi con il suo migliore amico.

Ma ora è tutto diverso. Sono cresciuti, non sono più i bambini che giocano con le macchinine in giardino, che si sporcano con il fango sotto la pioggia di marzo, non salgono più sulla loro casa sull'albero nel campo abbandonato di Hargpad. Sono ancora Judith e Max, amici inseparabili? È a questa domanda che Judith prova a darsi una risposta mentre Lewis Hamilton taglia il traguardo dell'ultima gara della stagione.

Può effettivamente allontanarsi da Max e lavorare per il campione del mondo in carica? Può fare questo a Max? Max riuscirà mai a perdonarla per questo tradimento? Lei riuscirà a guardarsi allo specchio con una maglietta di un team diverso da quello di Max?

Ormai esausta di pensare senza arrivare da nessuna parte, decide di vestirsi come meglio capita e si precipita al piano inferiore. <<Io esco, non aspettatemi per cena>> informa i suoi genitori, seduti sul divano intenti a guardare uno stupidissimo programma della domenica pomeriggio sulla rete nazionale. <<Dove vai?>> domanda Richard sporgendosi quanto basta per guardare sua figlia. <<A fare un giro>> risponde secca Judith afferrando la giacca e la sciarpa dall'appendiabiti in fianco alla porta.

Si infila gli stivali neri ed esce il più in fretta possibile da casa sua. Ha improvvisamente bisogno di aria fresca, pulita. Negli ultimi tempi è sempre stata abituata a viaggiare per il mondo con Max, a condividere la sua vita frenetica fatta di corse, impegni, interviste e conferenze stampa. Non riesce più a stare ferma nello stesso posto senza lavorare. Ecco perché apprezza l'aria gelida di fine novembre e respira a pieni polmoni un paio di volte prima di allontanarsi dalla recinzione che delimita la proprietà dei Verhalten dalla strada principale.

Si stringe nella giacca e comincia a camminare senza una meta ben precisa, ha soltanto bisogno di pensare e schiarirsi le idee. La litigata con Max, la proposta di lavoro di Lewis, la voglia di tornare a Monaco il prima possibile per fare qualcosa di più produttivo che stare giorno e notte in camera da letto a guardare tv spazzatura e a leggere appunti e pensieri disordinati sul suo vecchio diario segreto.

26 aprile 2011: Domani partiamo per la gita ad Amsterdam! Speriamo che ci sia qualcuno di carino 😉 S mi ha detto che in quarta c'è uno troppo figooo speriamo che venga anche lui 🤞🏼🤞🏼🤞🏼

Sorride al pensiero di quell'appunto scritto distrattamente al lato di una pagina di diario già piena di compiti e commenti stupidi di Judith e Sonja. Si ricorda perfettamente quella gita, non tanto per la meta ma per le speranze con cui era partita. Il bel ragazzo del bigliettino si era trasformato nella sua cotta per tutta la durata del liceo - e forse anche oltre.

Tutte le ragazze - e anche qualche ragazzo - erano innamorate di Thomas Van De Beek ai tempi del liceo. Era il classico figlio di papà, estremamente ricco, fascino da cattivo ragazzo, un fisico che lo faceva sembrare più grande di almeno cinque o sei anni rispetto ai suoi coetanei ed uno sguardo che avrebbe fatto sciogliere anche i ghiacciai della Groenlandia. Judith cammina per circa un quarto d'ora quando sente il cellulare squillare nella sua tasca. Guarda il mittente sullo schermo e con un sorriso sulle labbra avvia la chiamata.

"In che parte del mondo sei?" chiede Judith con voce squillante. "Rotterdam" risponde Sonja immediatamente, trattenendo a stento l'euforia. Anche Judith non è da meno e deve controllarsi per non scoppiare ad urlare in mezzo alla strada per la felicità. Sa benissimo che la sua amica, facendo la modella, difficilmente torna spesso a casa quindi, quando entrambe non sono in giro per il mondo, è un'occasione più che valida per festeggiare. "Ci vediamo al solito posto" sono le parole di Judith, che escono più come un'affermazione che come domanda. "Dieci minuti".

Il Bokaal di Rotterdam è un bar in centro città tutto in legno, con lucine su tutte le pareti interne ed un'atmosfera tranquilla. Non è lo Spiziki e nemmeno il Water, dove per entrare bisogna vestirsi come per andare alla notte degli Oscar ad Hollywood. Lì dentro c'è di tutto: studenti nelle pause tra una lezione e l'altra, impiegati che escono dall'ufficio, ragazzi e ragazze di ogni età che fanno due chiacchiere sugli sgabelli del bancone. A Judith e Sonja è sempre piaciuto quel posto, talmente tanto da farlo diventare loro. Non hanno bisogno di prenotare, ormai il proprietario le conosce da così tanto che manderebbe via i clienti per farle sedere.

Judith è davanti al bar, come sempre gremito di persone, ma con ancora qualche tavolino libero al suo interno. Si guarda intorno e cammina avanti e indietro, catturando lo sguardo di alcuni passanti che si soffermano un po' troppo sulla sua figura. A lei non è mai importato di essere riconosciuta, di essere famosa, e non pensa nemmeno di esserlo ma questa è la realtà. Rotterdam non è Montecarlo. In Olanda la gente è molto meno discreta e quando riconosce qualcuno di famoso è capace di seguirlo per alcuni isolati solo per fare due storie su Instagram e godersi quei due minuti di celebrità. Dopo qualche minuto, in lontananza, vede arrivare - finalmente - la sua migliore amica: raggiante e bellissima, splendida nel suo abito firmato e perfettamente a suo agio sui tacchi alti che indossa con disinvoltura. Sonja attira molti sguardi su di sé ma a lei non sembra importare. Fa parte del suo lavoro e non le crea nessun tipo di problema. Judith la guarda con il sorriso sulle labbra, è felice di poterla vedere senza uno schermo a separarle. Sonja sta messaggiando al telefono compulsivamente, le sue dita sono velocissime sulla tastiera e, quando è abbastanza vicina, Judith intravede un sorriso a trentadue denti sul suo viso.

<<Hai partecipato ad un rodeo o sei in after da una settimana?>> è il caloroso saluto di Sonja non appena si trova davanti la sua migliore amica. È ancora alle prese con il suo cellulare ma, a due passi da Judith, lo blocca con un dito e lo mette distrattamente nella sua borsa. Judith le fa il verso e subito dopo una boccaccia, allargando però subito le labbra in un sorriso ed avvolgendola in un abbraccio. <<Scusa se non siamo tutte modelle come te>>. Si scambiano due baci sulle guance ed entrano nel bar, salutano il signor Peters - il vecchio proprietario del Bokaal - e si accomodano su uno dei due divanetti in fondo al locale. <<Come va con Max?>> domanda Sonja dopo aver ordinato un frullato per entrambe. Judith alza gli occhi al cielo e si lascia andare contro lo schienale del comodissimo divanetto. Le racconta di quello che è successo ad Interlagos, di come è scappata come una ladra dal Brasile e delle ultime due settimane di quasi totale silenzio con il pilota Red Bull.

<<Non ho voglia di parlare di Max>> sbuffa Judith bevendo un sorso abbondante del suo frullato alla fragola. <<Tu piuttosto, cos'hai combinato a Los Angeles?>> Sonja arrossisce immediatamente, conscia di non poter nascondere nessun dettaglio alla sua migliore amica. <<Se ti riferisci a Travis è stata solo l'avventura di una notte, niente di serio>> minimizza teatralmente gesticolando ma senza scomporsi più di tanto. <<Per essere una super modella sei una noia mortale>> la prende in giro Judith facendole la linguaccia.

Sonja è sempre stata una brava amica, in grado di intrattenere chiunque grazie alla sua simpatia travolgente e al suo fascino indiscutibile. Ma Judith non è totalmente presente con la testa, continua a pensare all'email che ha ricevuto poco prima di uscire di casa. <<Lewis Hamilton mi ha offerto di lavorare per lui>> dice dal nulla a bassa voce e con gli occhi fissi sul tavolino. A Sonja quasi non va di traverso l'ultimo sorso del suo frullato all'ananas. <<Quel Lewis Hamilton?>> domanda guardandosi attorno come se parlare di Lewis fosse proibito. Judith alza gli occhi al cielo e la guarda con una smorfia. <<Quanti Lewis Hamilton conosci in Formula Uno?>> chiede retorica all'amica senza riuscire a smettere di muovere la gamba destra.

<<Beh, perché non stai facendo i salti di gioia, J?>> Sonja squadra l'amica incrociando le gambe e mettendo su quell'espressione in viso che tradotta significa sputa il rospo. <<Perché non penso che accetterò, semplice>> taglia corto Judith con un leggero sbuffo. <<Sei impazzita, vero?>> insiste Sonja allargando ancora di più gli occhi per la meraviglia. <<S, lo sai che il lavoro che faccio lo faccio soltanto per Max. Il giorno in cui non lavorerò più per Max me ne andrò dalla Formula Uno, lo sai bene>>.

Il tono usato da Judith è quello da non ammetto repliche ma Sonja si permette di dirle un'ultima cosa prima di lasciar perdere il discorso. <<J, tu fai come vuoi ma pensaci. Sono poche le occasioni di fare carriera e Lewis Hamilton ti sta offrendo un lavoro. Hai capito? Lewis Hamilton! Mica il primo pivello che passa per strada! Almeno vai a Monaco a sentire cos'ha da dirti, non prendere nessuna decisione affrettata>>. In un'altra vita, Sonja De Loon avrebbe potuto fare la mental coach o la strizzacervelli. <<E comunque, non ti azzardare a mollare la Formula Uno>> continua la mora bevendo quel poco che resta del suo frullato. A quelle parole Judith aggrotta le sopracciglia - in un modo talmente strano da essere a metà tra il buffo e l'inquietante - e scruta la sua migliore amica con fare inquisitorio. <<E a te da quando interessa la Formula Uno?>> domanda, con le braccia incrociate al petto e lo stesso tono di voce utilizzato dai poliziotti quando interrogano un sospettato di omicidio. Sonja arrossisce leggermente sulle guance e per quanto si impegni a nasconderlo a Judith non sfugge nulla. <<Non è che mi interessa...>> inizia a giustificarsi in evidente difficoltà, complice la voce tremante e le mani che gesticolano più del solito.

L'espressione di Judith non cambia, decisa a scoprire quello che Sonja sta provando a camuffare, con scarsi successi. <<Okay, hai vinto>> mormora la mora con uno sbuffo mentre si lascia andare indietro di peso contro lo schienale. Prende un respiro profondo e si riavvicina all'amica, che distende le labbra in un sorrisino appena accennato. <<Mi sto sentendo con Leclerc>> dice Sonja in un sussurro, talmente piano che Judith pensa di esserselo immaginato. Spalanca gli occhi dalla sorpresa e si porta una mano alla bocca. <<E come è successo?>> domanda Judith, protesa verso la sua amica e decisa a scoprire tutti i dettagli. <<Per caso, te lo giuro! Mi ha commentato una storia su Instagram l'altro giorno e abbiamo iniziato a parlare...>> la sua voce si ferma per un istante, complice un lieve sospiro che lascia le sue labbra. Judith scuote la testa, sconvolta ma al tempo stesso sorpresa da quella rivelazione. <<Ecco perché non stacchi gli occhi dal telefono>> Judith riesce finalmente a comprendere il perché di quel sorrisi o stampato sul volto della sua migliore amica rivolto ad uno schermo. <<Non voglio precipitare le cose, ma...>> Sonja si mordicchia il labbro inferiore guardando Judith negli occhi <<potrei venire a vedere qualche Gran Premio l'anno prossimo>> conclude, con le braccia di Judith ad avvolgerle il collo e le labbra a pochi centimetri dal suo orecchio. <<Sono felice per te, S>> mormora Judith lasciandole un bacio sulla guancia, improvvisamente ancora più felice di trascorrere una serata con Sonja.

È quasi mezzanotte quando Daniel riesce a convincere Max a raggiungere lui e gli altri piloti in discoteca. La felicità di aver finito la stagione con un terzo posto è stata ben presto rimpiazzata dalla rabbia di non poter condividere quel momento con Judith. E la cosa peggiore è che è tutta colpa sua. E tutte queste sensazioni messe insieme non lo aiutano a trovare la voglia per infilarsi una camicia ed un paio di jeans per andare a ballare.

"Me l'avevi promesso, non puoi non venire. A costo di venirti a prendere di peso e trascinarti qui in mutande" la voce squillante di Daniel arriva alle sue orecchie mentre cerca di mettere su il miglior sorriso finto e provare a divertirsi per una sera. "E va bene, va bene, hai vinto. Mandami la posizione che arrivo" sbuffa pesantemente e chiude la chiamata buttando il telefono sul letto. Si infila i vestiti e si posiziona davanti all'enorme specchio al centro della camera d'hotel. Lascia la camicia bianca fuori dai pantaloni, fa passare una cintura tra i passanti dei jeans, mette un paio di scarpe da ginnastica, due spruzzate di profumo ed è pronto ad uscire.

Dopo una ventina di minuti, Max Verstappen fa la sua entrata trionfale all'interno del locale scelto da Daniel per festeggiare l'ultima corsa dell'anno, che coincide con l'ultima da compagno di squadra con il pilota olandese. La musica è assordante, le casse sembrano quasi sul punto di esplodere e tutte le persone presenti sembrano piuttosto avanti con i bicchieri. La risata di Daniel Ricciardo è la prima cosa che arriva ai suoi timpani. Gli mette un braccio attorno al collo - più per reggersi in piedi che per dimostrargli il suo affetto - ed ordina un altro giro di shottini per tutti quanti.

Max non è il tipo da alcool e discoteca, ma per Daniel farebbe molto più di questo. Daniel per lui ha fatto cose ben peggiori di bere shottini ad Abu Dhabi quando non aveva voglia di fare festa, perciò può fare uno sforzo ed essere la migliore versione di Max Verstappen possibile. <<Max! Finalmente sei arrivato!>> la voce pulita di Charles Leclerc arriva alle orecchie di Max, che si volta nella sua direzione e quasi rimane accecato dalle luci che, rimbalzando sulla sua camicia, sembrano farlo brillare di luce propria. <<Ho fatto un sacrificio>> borbotta sarcastico il biondo salutando il pilota monegasco con una stretta di mano ed un abbraccio veloce.

<<Mi dispiace per Judith, amico...>> comincia Charles una manciata di minuti dopo con il suo solito fare educato, quando sono entrambi seduti su un comodo divanetto nel soppalco del locale. Max sente improvvisamente la voglia di alzarsi, spaccare un paio di bottiglie contro il muro e poi andarsene di corsa da quella discoteca. Prova a trattenere la rabbia e dopo aver fatto due respiri profondi con gli occhi chiusi, li riapre e risponde al ragazzo seduto accanto a lui, in cerca di spiegazioni. Ma Charles non lo lascia parlare, aprendo nuovamente la bocca. <<Non avrei mai pensato che potesse cambiare team data la vostra amicizia>> inizia il monegasco, bloccandosi solo quando vede la reazione di Max.

Max spalanca gli occhi e fissa Charles, fulminandolo con lo sguardo. È quasi sicuro di aver smesso di respirare per un minuto buono quando decide di darsi un tono e assicurarsi di aver sentito bene prima di distruggere il locale in cui si trova. <<Cosa, scusa?>> dice lentamente, dando la possibilità a Charles di cambiare la versione dei fatti per non ricevere un pugno su quel viso esageratamente perfetto. <<Scusa Max, pensavo lo sapessi...>> comincia il monegasco, maledicendosi per aver tirato in ballo l'argomento. <<Sapessi cosa? Charles parla o finisce male, non è serata>> lo avverte l'olandese con i pugni talmente stretti da avere le nocche bianche. <<Mi dispiace, pensavo sapessi della proposta di Lewis...>> spiega Charles brevemente, anche perché continuare non avrebbe senso con in fianco un Mas Verstappen tutt'altro che tranquillo.

Max è irrequieto, si alza di scatto dal divanetto sul quale era sprofondato e butta giù tre shot di fila, incurante del bruciore alla gola che gli causa l'alcool. Vuole solo trovare Lewis e spaccargli la faccia, anche la sua esageratamente bella come quella di Charles. In questo momento odia il mondo, vorrebbe prendere a schiaffi tutti lì dentro perché l'unica persona che sa calmare i suoi impulsi è a quasi settemila chilometri di distanza da lui.

<<Che c'è, Maxie?>> esclama un fin troppo esaltato Daniel Ricciardo, visibilmente ubriaco e abbracciato ad un altrettanto allegro Carlos Sainz. Lo sguardo di Daniel passa sfocato da Charles a Max e da Max a Charles, cercando di capire quello che sta succedendo. <<Hai visto Lewis?>> chiede Max facendo finta di niente ed avvicinandosi al suo compagno di squadra. Daniel allunga un braccio ed indica il pilota inglese, in un angolo del locale intento a parlare con il suo compagno di scuderia. <<Grazie>> mormora Max dando un paio di colpi sul petto a Daniel per ringraziarlo per poi aggiungere <<e non chiamarmi Maxie>> al suo orecchio.

Max aumenta la falcata per arrivare il prima possibile da Lewis ed avere delle risposte. Non parlare con Judith lo sta facendo diventare matto, se lei fosse qui - pensa - avrebbe potuto chiederglielo tranquillamente o forse lo avrebbe fatto lei di sua spontanea volontà o forse ancora Lewis non le avrebbe fatto una proposta di lavoro. Max si sente incredibilmente lontano da Judith, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Sono sempre stati sulla stessa lunghezza d'onda e lui sa benissimo che lavorare per la Mercedes è il massimo a cui si possa ambire all'interno del mondo della Formula Uno. Sa che Judith ha fatto bene ad accettare la proposta e se ancora non l'ha fatto è solo una questione di tempo. Avrebbe voluto diventare campione del mondo con lei in fianco, invece sarà qualche box più avanti ad assistere alla scena.

Ruba un bicchiere di champagne dal vassoio di un cameriere di passaggio e lo butta giù tutto in un colpo solo, ormai a pochi passi dal tavolo di Lewis. Il sangue gli ribolle nelle vene. Vorrebbe essere bravo quanto Lewis così potrebbe tenersi Judith e lei non sarebbe tentata di andare a lavorare per qualcun altro migliore di lui. Scaccia questi pensieri e si avvicina al pilota inglese che, accortosi di lui, si gira meravigliato nella sua direzione ed alza un sopracciglio prima di salutarlo.

Al Bokaal, Judith e Sonja si sono attardare molto più tempo del previsto. La musica è più alta di prima, le luci più basse e l'atmosfera è decisamente più coinvolgente. Le due ragazze ballano davanti al loro divanetto muovendo i fianchi e agitando le braccia a ritmo delle canzoni pop che escono dalle casse. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che erano andate a ballare da qualche parte e anche se il Bokaal non è una discoteca a tutti gli effetti a loro non importa più di tanto.

<<C'è un bel tipo che ti sta fissando laggiù>> dice Sonja all'orecchio di Judith per farsi sentire da sopra la musica. Le fa un cenno con il viso per indicare la posizione del ragazzo e Judith si volta con nonchalance per perquisire la zona in questione. Vede un gruppo di ragazzi che, dati gli abiti che indossano, devono essere più piccoli di lei e guarda l'amica con aria interrogativa. <<Non vedo nessuno di appetibile>> alza le spalle continuando a muoversi a ritmo di musica facendo svolazzare i capelli biondi attorno al suo viso. Sonja continua a ballare senza però smettere di tenere un occhio nella direzione in cui aveva scorto il bel ragazzo pochi secondi prima che, come per magia, sembra sparito.

<<Judith?>> una voce maschile si avvicina al tavolo di Judith e Sonja, le quali si girano di scatto verso il ragazzo poco distante da loro. Sonja si sbagliava - pensa Judith tra sé e sé - non è un bel ragazzo, è perfetto. La cosa più preoccupante è che Judith sa a chi appartiene quella voce, non potrebbe mai dimenticarla anche se sono passati anni dall'ultima volta che l'ha sentita, la conosce troppo bene per poter scordare il volto della persona a cui appartiene. Prende un profondo respiro e sorride al ragazzo, stupita e felice di trovarselo davanti in modo così fortuito.

<<Thomas?>>


✨✨✨


Sì, lo so, c'è l'hype alle stelle. Ma è proprio questo l'obiettivo!
Fatemi sapere che ne pensate qui sotto o su Instagram (nowhereissafe_)
Vi aspetto!

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