First ✎
Ciao Stranier*,
eccomi qui con una nuova, succosa recensione da sottoporre alla tua attenzione. Oggi, però, prima di presentarti l'Autrice, vorrei farti una domanda.
Cosa ti succede quando leggi un libro che ti prende tantissimo, un libro che ti piace, che non vorresti mai smettere di leggere?
Ti dico quello che succede a me [non che tu te lo stia chiedendo, come al solito]. Hai presente quando Frodo va a Colle Vento e viene pugnalato dalla lama di Morgul del Re Stregone dei Nazgûl? Ecco, l'effetto che i libri che mi piacciono hanno su di me è simile allo stato di catatonia in cui piomba Frodo. Ovviamente non ho la bava alla bocca e le allucinazioni, ma riesco a pensare solo a leggere, presa dalla smania di sapere cosa succederà nella pagina successiva e in quella dopo, e in quella dopo ancora. A salvarmi sarà solo l̶a̶ ̶m̶a̶g̶i̶a̶ ̶e̶l̶f̶i̶c̶a̶ l'ultima pagina del libro, ma, si sa, una lama Morgul lascia il segno per sempre su chi è stato trafitto, anche dopo che costui/costei è guarit*.
Episodi del genere non sono così frequenti per me [per fortuna, aggiungerei, o dovrei essere già rinchiusa a marcire in qualche istituto per pazzi], ma l'opera di ehaynes13 in analisi oggi è stata una pugnalata con spada di Morgul in piena regola.
Mi sono dilungata abbastanza, iniziamo!
✎Copertina (3/5 punti)
La copertina è una delle poche cose su cui posso dirti di migliorare, Autrice, perché come biglietto da visita, di quest'opera è un "senza infamia e senza lode". Strappa una sufficienza risicata perché ho notato all'ultimo che il tatuaggio in copertina raffigura un dragone (particolare che avrà rilevanza nello svolgimento della trama). L'immagine non ha niente che non vada di per sé, ma è senza dubbio troppo scura e tende a perdersi, a scomparire sullo sfondo nero. Il font è semplice, avresti potuto osare di più, ma almeno riesco a comprendere il perché del colore Viola [no, Stranier*, la maiuscola non è messa a caso] anche se non lo condivido.
Immagino che se questa opera avesse in copertina l'immagine di due tizi spalmati uno sull'altra, in una posa ambigua e sessual tendente [licenza poetica], avrebbe otto volte le visualizzazioni che ha.
✎Titolo e descrizione (9,5/10 punti)
Dio [se c'è] mi è testimone quando dico che m̶i̶ ̶s̶t̶a̶n̶n̶o̶ ̶s̶u̶l̶l̶e̶ ̶o̶v̶a̶i̶e̶ non sopporto i titoli in inglese. Sono inflessibile come la mia bacchetta [frassino, nucleo di piuma di fenice, dieci pollici] sull'argomento e fiera sostenitrice del fatto che se non c'è un motivo valido per intitolare una storia scritta in italiano, con ambientazione italiana e personaggi italiani con un'altra lingua straniera a casaccio, vada usato l'italiano. Ebbene, questo è uno dei r̶a̶r̶i̶ casi in cui il titolo in inglese calza proprio a pennello.
Basta dare uno sguardo alla descrizione per intuire che "First" si riferisca alla prima esperienza sessuale di Viola, e si dà il caso che questo "First" sia proprio Jaime Hallen, rockstar cresciuta negli Usa.
Che dire, Autrice? Titolo semplice, lineare, che va dritto al punto [il che mi ricorda Viola, tiè].
Passiamo alla descrizione:
Accento grave su trentatré a parte [te lo perdono, Autrice, solo perché Viola vive a Milano], ho trovato la descrizione buona, ma un tantinello svogliata. Funziona, intendiamoci, però non devo dirtelo io che puoi fare di meglio. Buone le prime due frasi in cui presenti in poche parole i protagonisti, belli anche gli incisi finali che lasciano in sospeso il lettore, ma per me la parte centrale è un po' debole (e c'è pure un refuso "lustrarsi").
✎Grammatica (8/10 punti)
A questo punto vorrei esprimere un desiderio:
vorrei mettermi a ragliare come un asino.
E no, non è un desiderio espresso a casaccio, Stranier* [sai che la prendo sempre alla larga. Aspetta e la spiegazione arriva]. Devo dire che leggendo il tuo libro, Autrice, ho maturato un sospetto che mi ha fatta incazzare come V̶i̶o̶l̶a̶ una iena.
Non c'è un solo errore di consecutio temporum che sia uno. Neanche una sola incertezza seria a livello di sintassi, una frase sgrammaticata, una parola usata impropriamente; nemmeno un avverbio che sia uno che faccia la figura di un Dpcm in quarantena e – detto tra me e te, Autrice, [e te Stranier*] – non c'è nulla a cui appigliarsi che possa far gongolare di soddisfazione gli autori più bacchettati nelle tue "Recensioni tremende" [non le conosci, Stranier*? Ti obbligo a dargli un'occhiata].
Eppure, più ho letto e più mi è salita l'incazzatura, perché ci sono errori di battitura ovunque, che già altri utenti – più utili di me – ti hanno prontamente segnalato. E, fossi stata qualcun altro [magari qualcuno che quando è stato procreato era in fila per ricevere il dono dell'accuratezza, invece che quello della fame perenne] mi sarei appigliata alla quisquilia e mi sarei messa a ragliare come un asino. Ti avrei fatto notare che il verbo dare, indicativo presente nella prima e terza persona singolare si scrive "do" e "dà", che "un pò" si scrive "un po'", che "jogurt" è tedesco e non italiano, che ci sono circa trecento "d" eufoniche a̶ ̶c̶a̶z̶z̶o̶ ̶d̶i̶ ̶c̶a̶n̶e̶, accenti sbagliati, virgole tra soggetto e predicato [che ho notato anch'io che sono una m̶e̶z̶z̶a̶ ̶sega con le virgole], apostrofo mancanti e in eccesso sugli articoli indeterminativi, un indefinito numero di errori di battitura.
Ma tu queste cose le sai meglio di me, Autrice, ed ecco che arriviamo al cuore dell'incazzatura. Io lo chiederei a̶ ̶B̶a̶b̶b̶o̶ ̶N̶a̶t̶a̶l̶e̶ ̶a̶n̶z̶i̶ ̶f̶a̶c̶c̶i̶a̶m̶o̶ ̶c̶h̶e̶ ̶l̶o̶ ̶c̶h̶i̶e̶d̶e̶r̶e̶i̶ al Grinch – se servisse a qualcosa – di poter scrivere bene la metà di come fai tu (e non parlo solo di grammatica, ma di stile) e il fatto che tu stessa non riesca a dedicare alla tua storia del tempo per correggere quattro refusi pidocchiosi (capitati lì pure per sbaglio, per giunta) mi fa uscire il fuoco dalle fauci peggio di Smaug quando Bilbo gli ruba l'Arkengemma da sotto il naso.
Ecco, ho ragliato. Ora posso ritenermi soddisfatta.
Parlando di cose serie, invece, ci sono due questioni su cui vale la pena far valere le mie opinioni i̶n̶u̶t̶i̶l̶i̶ e sono le seguenti:
A)Il lessico del capitolo 4. Ultimatum. Conto:
- x12 caz*o
- x8 mix (stron*ate; cag*te; cag*re; pisc*are; s*ghe; pu**ane)
- x7 vaffa*culo & varianti
- x6 fot*ere, scopare & declinazioni (compreso l'inglese "fucking" ad apertura di capitolo)
[Sì, ho fatto la tignosa e ho contato le parolacce una a una, hai capito bene, Stranier*.] Ora. La mia bocca nella vita reale è̶ ̶u̶n̶a̶ ̶f̶o̶g̶n̶a̶ pronuncia più parolacce che articoli determinativi e non mi scandalizzo di certo per un paio di "cazzo" e "fanculo" posizionati ad hoc nel corso della narrazione. Detto ciò, ho compreso che l'intento di usare un certo lessico in questo capitolo ha come scopo quello di enfatizzare la personalità irriverente e un po' bellicosa di Jamie, l'ho capito, Autrice, ma trentatré parolacce su millecinquecento parole [stima precisissima, fatta a naso] è una media disturbante per me.
Specifico che ho notato questa eccedenza solo in questo capitolo e pochi altri.
B) Iniziare le frasi con le congiunzioni "Ma" ed "E".
Io adoro iniziare le frasi con le congiunzioni, ma la mia professoressa di italiano al liceo mi faceva sempre notare quando capitava troppo spesso [se sono in errore Stranier*, imputalo pure a lei]. In alcuni passaggi ci sono tante frasi – anche una dopo l'altra – che iniziano con queste due congiunzioni. Te lo segnalo, ma attendo rettifiche dall* Stranier*, che sicuramente ne sa più di me.
✎Ambientazione (10\10 punti)
Proprio nella scorsa recensione s̶t̶r̶a̶parlavo di come in alcuni casi ci sia assoluto bisogno di inquadrare l'ambientazione a livello macroscopico per comprendere i retroscena di un racconto. La tua storia, Autrice, è l'esempio perfetto di come l'ambientazione macroscopica diventi del tutto superflua (anche se nei capitoli finali si scopre comunque).
Gli ambienti che descrivi sono quelli che i protagonisti vivono ogni giorno: la redazione del giornale, casa di Viola [che, sarà deformazione professionale, ma l'hai descritta così bene che potrei anche disegnare una planimetria, e – sono certa – sarebbe corretta], i locali pieni di gente, casa di Jamie.
Potrebbe sembrare a primo impatto niente di speciale come ambientazione e per certi versi è così: sono luoghi del tutto comuni, ma tu, Autrice, sei stata abile a non farli scadere mai nel banale. Il gioco è – credo – costruire gli ambienti attorno ai personaggi e farlo in modo così naturale che, a pensarci, sembra quasi che le parti descrittive in purezza non ci siano. Eppure, se non ci fossero, come farei io a sapere con precisione cosa circonda Viola in ogni momento della narrazione? Riesco quasi a vedere con gli occhi della rockstar con che angolazione le luci colpiscano il pubblico, e sono anche certa di poter affermare di sapere per filo e per segno che oggetti ci siano sulla scrivania di Atina in redazione.
Sì, Stranier*, le paroline magiche che ti sto sussurrando nell'orecchio sono proprio queste: show don't tell.
✎Caratterizzazione dei personaggi (9,5/10 punti)
Voto diesssccci. Ciao.
E potrei veramente finirla qui, per quanto mi riguarda. [E sì, lo so che il voto finale non è dieci ma nove e mezzo, Stranier*. Ma procediamo con ordine.]
Amo Viola. È un personaggio costruito così bene, che sembra reale. È tanto coraggiosa e forte con gli altri, quanto fragile – e anche un po' codarda – con se stessa; è la protagonista perfetta perché ha il coraggio di fare casini e assumersene la responsabilità con tutto ciò che ne consegue. Il suo personaggio (lo prendo ad esempio perché è il mio preferito, ma il ragionamento può essere esteso a tutti i personaggi di questo racconto) segue un'evoluzione così ponderata e naturale, che una volta finito il libro [sì, Stranier*, l'ho finito] mi sono ritrovata a pensare alla Viola delle prime pagine, stentando a credere che il cambiamento messo in atto da te, Autrice, sia riuscito sotto il mio naso, senza che me ne accorgessi. Stesso discorso per Jaime, che da "cazzaro da manuale" (cito), compie un incredibile percorso di crescita personale.
Protagonisti a parte, anche i personaggi secondari di questo libro sono studiati nei minimi dettagli. Dalle amiche di Viola Atina [che odio] e Cara, a sua madre, agli amici di Jaime, Drew e Nancy [che amo quasi quanto Viola], persino Angela [non posso dirti chi è, Stranier* o farei spoiler] tutti sono caratterizzati divinamente. Tutti.
Allora perché togliere mezzo punto sulla valutazione?
I motivi sono due c̶a̶v̶o̶l̶a̶t̶e̶ [che mi fanno tornare il fumo alle fauci come nella sezione della grammatica]:
- I capelli di Viola. Nel capitolo iniziale lasci intendere che Viola abbia i capelli neri, o comunque scuri. Nel corso della storia, invece, [non chiedermi dove, avevo anche fatto uno screen, ma non lo trovo] dici che ha i capelli biondi. Insomma, io so che tu sai c̶h̶e̶ ̶i̶o̶ ̶s̶o̶ di che colore ha i capelli Viola, però dovresti comunicarlo anche a noi. Biondi o neri?
- Doc che si trasforma in Don. Sì, Stranier*. Il nome del manager del gruppo si trasforma da "Doc" in "Don" e, giuro che, sono tornata indietro a ripercorrere i capitoli per esserne sicura perché faccio una fatica enorme a ricordarmi dei nomi dei protagonisti nei libri, figuriamoci quelli dei personaggi secondari. Sospetto che la stessa Autrice qui presente abbia dimenticato il nome del suo personaggio e attendo conferma [intanto le mie fauci mandano scintille].
✎Trama (9,5/10 punti)
Sì, ok, ma di che parla questo racconto, mi chiederai tu, Stranier*? Viola vuole perdere la sua verginità e decide di farlo alla grandissima scegliendo [come io scelgo i Prescelti di questo p̶s̶e̶u̶d̶o̶servizio di recensioni] una rockstar: Jaime. Come potrai immaginare, First è una storia d'amore. Non di quelle che hai bisogno dell'insulina per abbassare l'improvviso innalzamento del glucosio in circolo (nei capitoli finali magari sì, ma ci sta, tutto sommato) e che io personalmente mal sopporto.
Ho accennato già nella sezione dedicata ai personaggi che Viola e Jaime crescono, cambiano; loro malgrado, devono rimboccarsi le maniche, una per non piegarsi a una serie di sfortunati eventi che rischiano di schiacciarla, l'altro per non soccombere **Spoiler** a una casa discografica che gli ha portato via tutta la fama e il successo da un giorno all'altro **Fine Spoiler**. In questo processo loro due si incontrano, le cose si ingarbugliano, passa del tempo, gli eventi si susseguono ed entrambi maturano affrontando problemi veri, reali, come un mutuo da pagare o la mancanza di soldi e di lavoro.
Il messaggio molto realistico e disilluso [magari me lo sono immaginato e beccherò un palo in piena fronte] che è piaciuto a me – e che spesso viene invece edulcorato nei romanzi rosa per illudere le lettrici più romantiche – è quello che non si cambia per amore di qualcun altro. Viola e Jamie cambiano, è vero, ma lo fanno procedendo su due binari paralleli, individuali e lo fanno per se stessi, non l'uno per l'altra. **Spoiler** Che poi alla fine si innamorino è solo un effetto "collaterale". **Fine Spoiler**
Incredibilmente realistico è anche il modo in cui hai affrontato il tema del pregiudizio della società nei confronti di chi arriva vergine o, peggio, single a un'età che può essere considerata "adulta". La pressione sociale è qualcosa di mostruoso e tu, Autrice, attraverso Viola sei riuscita a metterla sotto la panchina come il pezzetto dell'anima di zio Voldy nella chiacchierata immaginaria tra Silente e q̶u̶e̶l̶ ̶r̶a̶m̶m̶o̶l̶l̶i̶t̶o̶ ̶d̶i̶ Potter a King's Cross. L'argomento "le donne che fanno sesso liberamente quanto gli uomini" l'Autrice lo affronta lasciando da parte ogni genere di bigottismo senza mai scadere nel volgare. E, ti dirò Stranier*, l'Autrice sa il fatto quando parla di sesso. Mi ha stupita come sia riuscita a mostrare con sottigliezza il differente approccio a questo argomento dei due protagonisti. Jaime, da uomo, è più rude e va meno per il sottile, mentre Viola affronta il tema in maniera più soft, buttandoci quel filino di romanticismo in più, classico della visione femminile.
L'intreccio di questo racconto è magnificamente semplice e, al tempo stesso, studiato nei minimi dettagli, mai banale, grottesco o poco credibile. **Spoiler** Il fatto che Viola si porti a letto una rockstar è reso credibile da come lo fa. Anche le circostanze del loro incontro nel locale ci possono stare, e ci può stare che i due si incrocino ancora in ospedale [l'angioletto buono della precedente recensione mi strillava nelle orecchie il mantra "suspension of disbelief" e io l'ho ascoltato senza pensarci due volte] ma, se proprio devo dirla tutta, l'unico particolare che mi ha fatto alzare il sopracciglio è stato che Viola vada a correre di notte. Da sola. Perché?! Capisco che sia arrabbiata per ciò che è successo, ma, per come hai descritto il personaggio di Viola, andare a correre sembra l'ultima cosa che farebbe. Questo è l'unico neo che ho trovato in una trama altrimenti studiata alla perfezione! **Fine Spoiler** Voglio dire, hai pensato a tutto, pure a come integrare in una storia d'amore un villain subdolo e insospettabile, non ti si può dire nulla.
Il narratore in prima persona, è così ben riuscito da risultare fenomenale, sia la focalizzazione su Viola, che quella su Jaime. Stranier*, il modo in cui l'Autrice qui presente ha trasposto nero su bianco questa storia con un sarcasmo sottile – a tratti anche cinico – è qualcosa di straordinario. Questo racconto è un po' come un concorrente che si presenta a Masterchef con gli ingredienti per preparare una comune e banale pasta al pomodoro: ha tutti i presupposti per ricadere nel banale, perché i cliché sono lì, belli pronti a tuffarsi nella mischia come una groupie quando vede la rockstar. E quando il Cannavacciuolo di turno [in questo caso io] inizia a sproloquiare dicendo che, per quanto possa essere buona, una pasta al pomodoro rimane una pasta al pomodoro, il concorrente tira fuori la pasta al pomodoro della vita, dell'universo, un piatto gourmet mai visto che lascia tutti a bocca aperta c̶o̶n̶ ̶l̶a̶ ̶b̶a̶v̶a̶ ̶c̶h̶e̶ ̶e̶s̶c̶e̶,̶ ̶a̶n̶c̶h̶e̶.
Per farvi capire vi riporto due passaggi.
- Il primo voglio intitolarlo: "come smontare una frase fatta" (e ci lascio anche la virgola tra soggetto e predicato):
"Io, mi sento un po' stronza, ma il proverbio parla chiaro e non prevede mezze misure per i mali estremi."
- Il secondo è uno screen, **contiene spoilers** ed è uno dei miei passaggi preferiti. Ve lo lascio qui:
✎Parere personale e coinvolgimento (5/5 punti)
Premessa.
Avrei voluto leggere questa storia nel momento esatto in cui è arrivata la richiesta nel modulo, ma ho procrastinato e FloxPollimon98 mi ha preceduta, recensendola nel suo servizio – è fantastico, vallo a vedere, Stranier*. Così, siccome sono una ficcanaso e l'ho letta, ho dovuto aspettare un po' di tempo per dimenticarmi della sua recensione e scrivere la mia senza essere influenzata dalla sua opinione. Una cosa mi è rimasta impressa, però: la pasta col tonno. Solo adesso ho capito che intendevi, sorella, e ti dico subito che io non ho avuto il tuo stesso autocontrollo.
Se mi è piaciuto questo libro? La lama di Morgul dell'Autrice mi ha colpita dritta al petto, non lo posso nascondere. [Arriva un aneddoto lungo e inutile, Stranier*, preparati.]
Lunedì ho rotto una lampada in casa e mia sorella, nonché coinquilina, mi ha incastrata per costringermi ad andare all'Ikea [odio andare all'Ikea] a ricomprarla il giorno dopo, dopo il lavoro. Quella sera ho tirato a leggere First fino alle tre di notte e il mattino successivo alle nove in punto ero sul treno, pronta a̶d̶ ̶a̶n̶d̶a̶r̶e̶ ̶a̶ ̶l̶a̶v̶o̶r̶o̶ a leggerla ancora. In sequenza, martedì è successo questo: ho faticato a concentrarmi a lavoro; ho camminato per strada col cellulare attaccato al naso per leggere First; ho preso la metro e sbagliato fermata [indovina da cosa ero distratta, Stranier*] arrivando in ritardo e facendo infuriare mia sorella; ho seguito mia sorella dentro Ikea come uno zombie col cellulare attaccato al naso [facendola infuriare ancora di più]; ho tirato di nuovo fino alle tre di notte. Mercoledì mattina mi sono data un contegno e ho deciso di leggere il finale di First solo dopo aver svolto il mio dovere, ritagliandomi mezz'ora vista Colosseo per gustarmi gli ultimi cinque capitoli. È stato fantastico.
A questo punto credo tu abbia capito, Stranier* che questo libro mi è piaciuto da morire. C̶i̶n̶q̶u̶e̶ ̶p̶u̶n̶t̶i̶ ̶a̶ ̶S̶e̶r̶p̶e̶v̶e̶r̶d̶e̶,̶ ̶a̶h̶ ̶n̶o̶,̶ ̶s̶c̶u̶s̶a̶ tre punti bonus, tutti più che meritati. Non credo ci sia bisogno di spiegare il perché.
✎PUNTEGGIO TOTALE: (54,5/60 punti + 3 punti bonus)= 57,5 punti
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