Al di là dello specchio ✎

Ciao, Stranier*,
questa è un'intro breve perché, preparati, la recensione della storia non lo sarà. Diciamo che diversi utenti di queste servizio (quattro in toto) hanno espresso – perlopiù educatamente – il dubbio che io giudichi male di proposito le storie molto conosciute [quelle con tante views per intenderci]. Sfaterò questo mito, oggi? A fine recensione l'ardua sentenza, e a te, Stranier* le presentazioni con l'Autrice di oggi, che è Theblackcatshadow

✎Copertina (5/5 punti)

Voto diesci. [È fuori scala, lo so]
Concedimi di dire, Stranier*, che questa è una delle più belle copertine che io abbia visto sulla piattaforma. Mi piaceva molto anche quella vecchia, ma questa è a un livello superiore. Leggibile, azzeccata, gradevole alla vista. Se proprio dovessi trovarle un difetto, Autrice, è quello di essere un po' fiabesca, tant'è che guardandola penso più di trovare un fantasy che a un libro di narrativa. Però, il titolo e il significato che ha lo specchio per questo racconto [e a chi voglio raccontarla, anche la mera bellezza estetica], mi inducono a chiudere un occhio e darle i pieni voti.

✎Titolo e descrizione (9,5/10 punti)

Il titolo ha il suo perché, a mio parere. Ha sia un significato collegato alla storia (che si scoprirà molto avanti nella lettura e che io non spoilererò), sia un significato a sé stante. È un invito ad andare oltre le apparenze, a ricordarsi che nulla è come sembra, che tutti nascondono segreti che l'occhio non riesce a cogliere senza scavare oltre la superficie. Approvato, molto approvato.

Descrizione:

Stavolta non ho granché da dire. Forse la descrizione è un po' lunghetta per i canoni di Wattpad [dove, non lo negare, Stranier*, i lettori pretendono l'ermetismo di Salvatore Quasimodo e il sentimentalismo di Federico Moccia], ma secondo me è giusta. Costruisce un quadro generale e completo di quello che si andrà a leggere senza svelare troppo o troppo poco. L'approvo tanto, tantissimo.

✎Grammatica (9/10 punti)

Strano, ma vero, questa sarà una sezione particolarmente concisa. Sì, nel libro ci sono refusi, Autrice, e te ne ho segnalati diversi in linea – quelli che ho letto a orari degni e non alle due di notte. Ci sono diverse eufoniche che nemmeno ti ho segnato (soprattutto sugli "ad un*"). Ci sarebbe pure Wattpad che accorcia i trattini come io accorcio la distanza tra il gin e la fine della bottiglia, ma questa è un'altra storia.

L'unico, vero dubbio che mi è rimasto riguarda le sviste sui verbi. È normalissimo che quando si switcha [voce del verbo "switchare" appena coniato da me medesima] la narrazione da presente a passato si possa incappare in qualche svista. Tuttavia ho notato anche diversi tempi verbali non accordati al soggetto della frase [riporto un esempio solo perché so che tu, Stranier*, sei diffidente come Boromir e di sicuro penseresti che mi immagino le cose] come in Solstizio d'estate: "Si riversò all'esterno le forti strilla dei bambini (...)" dove essendo "le forti strilla" plurale, il verbo andrebbe accordato al plurale.

Fine.
Anzi no.

Vorrei approfittare di questa sezione per dire due paroline. C̶h̶e̶ ̶d̶e̶t̶t̶a̶ ̶c̶o̶s̶ì̶ ̶s̶e̶m̶b̶r̶a̶ ̶u̶n̶a̶ ̶m̶i̶n̶a̶c̶c̶i̶a̶,̶ ̶i̶n̶v̶e̶c̶e̶.̶.̶.̶ Capita rare volte di trovare in un testo su questa piattaforma che abbia una scorrevolezza tale. Le frasi si susseguono con un ritmo perfetto, le parole sono collocate nel periodo con precisione quasi chirurgica. La punteggiatura rasenta quasi la perfezione, in particolar modo l'uso sapiente dei punti fermi crea delle pause a effetto che enfatizzano in modo naturale i momenti a cui tu, Autrice, scegli di dare risalto. Il lessico è ricco nella narrazione e forse cozza un po' con il linguaggio colloquiale dei dialoghi, ma bisogna considerare che a parlare sono dei ragazzi diciottenni, quindi per me questo particolare rientra nella coerenza narrativa. Nonostante ci siano tantissime parti descrittive [e l* Stranier* lo sa quanto io sia c̶a̶g̶a̶c̶a̶z̶z̶i̶ esigente sulle descrizioni], io non ho mai avvertito pesantezza nel corso della lettura. Magari avrei tagliato delle cosette ma questo è un discorso che affronterò più avanti.

✎Ambientazione (9,5/10 punti)

Tra le numerose cose che ho apprezzato di questo libro c'è sicuramente l'ambientazione. Dico solo una parola: Suomi. Che m̶i̶n̶c̶h̶i̶a̶ significa? Finlandia in finlandese, significa.

Scherzi di dubbio gusto a parte, l'importanza che ha l'ambientazione in questo racconto è focale per la trama. Da un punto di vista naturalistico i paesaggi ghiacciati, le foreste, i laghi, le saune finlandesi fanno invidia alla pubblicità della Ricola. Traduzione: tutto è descritto magnificamente. Anche i giorni di sola luce e di solo buio – che per noi che viviamo più distanti dai poli sono una novità – vengono raccontati alla perfezione.

Pure gli ambienti familiari e scolastici sono descritti al meglio; è sempre possibile collocare con precisione Irina, la protagonista, nel luogo in cui si trova, che sia la scuola, camera sua o casa dei Petterson (traduzione per chi non ha letto il libro: dei suoi amici).

L'unica nota di demerito, neanche troppo greve, che mi sento di assegnare all'ambientazione del tuo libro, Autrice, – anche se voglio che sia chiaro che non c'è mai neanche un minimo olezzo di infodump è che a volte mi è capitato di pensare che le descrizioni ambientali rubino una fetta tanto (forse troppo) ampia della narrazione. Ridurle, assottigliarle darebbe quell'ultima pennellata di perfezione all'ambientazione.

Parola d'ordine: less is more.

✎Caratterizzazione dei personaggi (9/10 punti)

Stranier*, pensavi che saresti incappato in una recensione di quattro righe? Ti sbagliavi perché ora comincia il bello; preparati ad affrontare la Salerno-Reggio fatta recensione.

Prima di tuffarmi dai tre metri come la versione peracottara di Tania Cagnotto, vorrei spendere due parole in generale sull'impalcatura che regge i personaggi di questo libro. La cosa che mi ha convinta di loro, Autrice, è che di ogni personalità che hai costruito si riesce a distinguere lo scopo, il fine ultimo. E ci si rende conto che, per quanto i personaggi abbiano assunto comportamenti criptici (a volte al limite dell'incomprensibile), alla fine torna tutto. Questa sconosciuta si chiama coerenza, ed è davvero difficile mantenerla dall'inizio alla fine per tutti i personaggi. Per cui, cappello alla mano e inchino a te, Autrice.

E allora perché non dare voto diesccci vi starete chiedendo, Stranier* e Autrice? Il motivo è semplice e lo spiegherò più avanti. Procediamo con ordine.

L'informazione che ho bisogno di dare adesso è che la protagonista della storia è una vera bomba.
L'Autrice ha costruito per noi lettori un personaggio principale contraddittorio, brillante, calcolatore e sentimentale... Irina è una protagonista così perfettamente imperfetta che il lettore finisce per credere che sia reale. Tra i punti di forza del libro senza dubbio ci sono lei e il suo strano modo di affrontare le emozioni. Quante volte – e non solo a diciotto anni – è capitato di mentire agli altri e a noi? Quante volte abbiamo vestito una maschera non nostra per fare buon viso a cattivo gioco? E realizzare di aver mentito a noi stessi è la pugnalata più dura da affrontare, quando ci si guarda allo specchio.

Non mi sento di spendere altre parole per Irina, Stranier*, perché lei – come tutti i personaggi di questo libro – va scoperta nelle pagine, attraverso parole che lei stessa sceglie di narrare al lettore [perché è lei che narra in prima persona la sua storia, Stranier*]. Lei e Konstantin, il suo migliore amico, sono i miei due personaggi preferiti.

Stan Petterson è quasi al pari di Irina in quanto a caratterizzazione. Un personaggio ambiguo che l'Autrice qui presente ha reso volutamente di difficile lettura. Una volta svelato il suo segreto, però (avanti, molto avanti con la lettura), riesce a sorprendere. Io mi sarei fiondata su di lui come Ron si fionderebbe sul banchetto di Halloween, altro che Aron. Ma questa è un'altra storia.

Aron?! Questo nome ti dirà qualcosa se hai letto la descrizione, Stranier*... Ebbene lui è il protagonista maschile di questa storia, il fratellastro di Stan. Bello, saccente al limite dell'insopportabile, l'unico e solo difetto di questo personaggio è essere troppo perfetto. Che Aron sia naturalmente incline al successo, competitivo all'inverosimile, mai impreparato a ogni eventualità che gli si para di fronte, lo posso accettare, Autrice. Quello che ti contesto **Spoiler** è che la sindrome ipertimesica non può essere anche il suo unico difetto. Lui ricorda tutto ciò che gli è successo nella vita, cose belle e cose brutte, e il ricordo degli eventi traumatici che ha vissuto da bambino lo tormentano fino a ridurlo un fantasma di se stesso in alcuni momenti. E solo allora Aron si mostra "debole". **Fine Spoiler** In questo modo il suo personaggio, rispetto agli altri, risulta quasi inarrivabile, come un angelo sceso dal cielo. È sempre nel posto giusto al momento giusto. Sa fare tutto, e quando dico tutto intendo tutto [inserire qui insinuazione a piacere sulla durata dell'uomo durante il primo approccio a certe pratiche di sfregamento a due]. Prende ogni volta le decisioni giuste, sa cosa dire in ogni occasione. È troppo perfetto, per me. Ma c'è sempre la forte eventualità (quasi la certezza) che io mi sbagli.

Qualcosa di perfetto che lo riguarda c'è, ed è il suo rapporto con Irina. **Spoiler** Alla fine, Autrice, ammettiamolo pure candidamente: questo libro non è altro che il racconto della loro storia d'amore. Pagina dopo pagina si scopre quanto questi due personaggi siano uguali e diversi allo stesso tempo. Grazie al loro essere complementari si sono capiti e poi hanno trovato l'un l'altra un palliativo per i propri demoni, si sono scelti. Autrice, hai trascritto su carta la chimica che c'è tra loro in modo magistrale. Rare volte mi è capitato di leggere un passaggio così significativo come quello che vivono Irina e Aron nella sauna, che senza dubbio si mette al collo la medaglia d'oro dei momenti preferiti di questo libro. È pura poesia. Mi è piaciuto anche il particolare – che io ritengo un po' un tabù –  della donna sicura di sé che sa di essere sexy, che sceglie di provocare. Ritengo fondamentale normalizzare questi atteggiamenti perché deve essere lampante (anche per quelli un po' più tardi di comprendonio) che pure le donne si eccitano e che se vogliono [l'ho sottolineato di proposito] devono poter provocare senza essere etichettate come "facili", o peggio. **Fine Spoiler**

Tra i personaggi secondari quello di Rebekka è molto interessante. Non mi dilungherò a parlare di lei, dirò solo che nulla è come sembra, compreso questa dolce ragazza che cerca a tutti i costi di apparire quello che non è. Anche i genitori di Irina sono ben caratterizzati, agli antipodi, quasi, ma comunque ben assortiti e sempre coerenti.

E ora manca solo l'ultima, spinosa questione: Mirja.
Mirja è una delle (poche) amiche di Irina a Kipei ed è senza dubbio interessante e divertente come personaggio, ma presenta due problemi che, paradossalmente, sembrano opposti: A) non trova abbastanza spazio per emergere; B) è sin troppo presente per il ruolo che ricopre. **Spoiler** Provo a spiegarmi meglio riferendomi ai fatti, Autrice. Mirja ha il ruolo di fare da collante tra Konstantin e Irina. È certo che, se non fosse stato per lei, Irina non avrebbe pestato il tizio alla festa e di conseguenza non avrebbe nemmeno avuto l'esigenza di controllare che Konstantin le rovini la reputazione – cosa che ha contribuito a far sbocciare l'amicizia tra i due. Quello che mi chiedo io è: non avrebbero avuto altri modi Irina e Konstantin per legare? Lo stesso furto del bracciale sarebbe potuto essere un pretesto più forte per rincorrere Stan, per dirne una.

Ma quello che non mi convince di Mirja non riguarda tanto questo, quanto il ruolo che lei ricopre nella storia. È stata introdotta in modo molto eclatante (con l'accoglienza riservata a Irina a Memento Clavis) e mi sarei aspettata un personaggio che avesse una presenza più attiva nel racconto. Invece a me è venuto da pensare che lei sia solo un mezzo per raggiungere un fine (un po' come Krista, ma quest'ultima ha un ruolo più blando e infatti è perfetta così). Hai dedicato diversi momenti a sottolineare il suo amore per l'horror (oltre che nel negozio, quando ha raccontato la favola horror alla festa a casa Petterson e alla festa di mezza estate), ma oltre a questo – e alla passione per  l'alcool e̶ ̶p̶e̶r̶ ̶l̶'̶e̶r̶b̶a̶ – cosa posso dire di conoscere di lei? Lo stesso rapporto tra lei e Irina non viene approfondito molto, perché in ogni situazione in cui Mirja è presente c'è anche Konstantin, ed è lui che finisce per ricoprire il ruolo dell'amico per Irina, non lei.

Il che mi porta a chiedermi: se questo personaggio non ci fosse (o fosse meno approfondito) la storia cambierebbe di molto? **Fine Spoiler**

Chiudo la questione e questa sezione con la massima che già ti ho lasciato: less is more.

✎Trama (9/10 punti)

E quindi, ti starai chiedendo tu, Stranier*, di che parla questa storia? Della vita di Irina, un'adolescente finlandese che si è trasferita in una nuova città per avere un nuovo inizio, per staccarsi dal suo passato. È lei stessa (come voce narrante del libro) che racconta di come abbia deciso di vestire a colori, di scappare da se stessa, dalle sue paure. Scopre, poi, che scappare è inutile, perché le paure stanno al passo e trovano il modo per avvicinarsi quando lei meno se lo aspetta. Infatti nuova scuola, nuovi amici e abitudini non bastano a ingannare un osservatore particolarmente attento, Aron, che mette Irina di fronte alla realtà sin dal loro primo incontro. Con Irina si soffre, si gioisce, si assaporano attimi tipici dell'adolescenza...

E qui mi apro un piccolo spaccato per fare la bacchettona sull'uso di droghe che fanno i ragazzi [questi sono i trenta che si avvicinano inesorabilmente]. Visto che si tratta di casi perlopiù sporadici chiudo un occhio sulla questione, anche se io avrei calcato comunque la mano per sottolineare che l'uso di droghe (anche leggere) è illegale in Finlandia, oltre che fortemente sconsigliato nei momenti di crisi emotiva (come quello di Irina e Konstantin) per evitare di ricadere in eventuali dipendenze. Non è questo il caso, lo ripeto e lo sottolineo, ma un piccolo accenno non sarebbe male.

Per il resto, tanti altri temi spinosi sono stati eviscerati in modo approfondito e magistrale. Vorrei dirti che non li cito per non fare spoiler, Stranier*, ma la verità è che se mi mettessi ad analizzarli tutti finiremmo dopodomani. Ti basti sapere, però, che l'intreccio che segue questa storia è solido e credibile. Ci sono questioni irrisolte (non solo della protagonista ma anche di vari personaggi) che l'Autrice è abile a nascondere tra le pieghe di avvenimenti meno importanti per suscitare la curiosità morbosa di scoprirle in chi legge.

E devo ammettere, Stranier*, che questo libro è molto lungo [moooooolto], ma rare volte ho avvertito la voglia di smettere di leggerlo, e l'ho letto tutto (extra compreso). Questa premessa perché, come ho già detto in precedenza, Al di là dello specchio è un romanzo in piena regola, ma dal mio punto di vista c'è bisogno di sfoltirlo un po'. E penso che questo lo sappia anche tu, Autrice. Un grande pregio di questo testo è che le parole scorrono come la pellicola di un bel film sullo schermo, ma un piccolo difetto è che i dettagli a volte sono così tanti da risultare superflui. In molti casi mi sono ritrovata a pensare che alcuni passaggi narrativi fossero trascurabili e mi impongo per amor di brevità di farti solo due esempi, anche se ce ne sarebbero altri.

**Spoiler** Esempio 1: il confronto tra Irina e Rebekka quando Irina torna a scuola dopo il fattaccio. Cosa cambia a incontro concluso? Nulla, perché il loro era e resta uno stallo. Irina la affronta la ragazza per pura spacconaggine, visto che non ha affatto intenzione di perdonarla, anzi, racconta di nuovo la storia di Markus (che il lettore già conosce perché è ampiamente trattata nei capitoli precedenti); Rebekka, dal canto suo, si scusa, ma l'aveva già fatto in precedenza, e in fin dei conti cosa dice a Irina di nuovo? (Tranne la questione della leggenda dei sette fiori, ma – anche lì – ai fini narrativi è davvero necessario per noi lettori sapere perché Rebekka è innamorata di Aron?) Lei ha messo in atto una ripicca nei confronti di Irina e l'ha fatto per essere stata ferita dal rifiuto di Aron. Anche qui, nulla di nuovo.
Diverso è quando le due si incontrano alla festa di mezza estate. Lì c'è un reale scambio, e si nota che Irina ha un atteggiamento diverso nei suoi confronti, magari non l'ha perdonata, ma comunque riesce a mettere una pietra sopra a quello che è successo.
Esempio 2: l'ultimo sogno in cui compare Markus. Dopo il viaggio a Rovanemi con Aron, dopo aver salutato definitivamente tutto ciò che quel ragazzo rappresentava per lei in riva a quel lago, ho percepito l'addio in sogno come il rompersi di un equilibrio raggiunto poco prima da Irina. Inoltre quello non è il vero Markus, lei non saprà mai se l'ha veramente amata o meno. Non c'è bisogno di nessuna spiegazione, di nessun chiarimento, e sarà proprio quello uno dei tanti motivi per cui Irina soffrirà ancora in futuro, ma è più che naturale così. **Fine Spoiler**

Ripeto per l'ultima volta la parola d'ordine, giacché siamo alla sagra dell'ovvio: less is more.

✎Parere personale e coinvolgimento (5/5 punti)

Mi rendo conto di aver già parlato più del dovuto, quindi non mi dilungo oltre. Anche se ho esposto quasi pari dubbi e complimenti, penso si capisca che la storia mi è piaciuta molto, Autrice. E con questo credo di aver finalmente sfatato il mito che le storie "famose" non mi piacciano. Mi piacciono le storie scritte bene, famose e non, non fa alcuna differenza. E questa lo è.

✎PUNTEGGIO TOTALE: 56/60 punti

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