Recensioni Tremende - Riesumata - Lista 3.1
Questa è la recensione dell'opera Riesumata di AmaraNight
La recensione qui presente non intende essere offensiva, è un mio parere personale. Sono caustica, lo so. Ma lo sono sull'opera, non su di voi. Non sono attacchi personali, lo devo specificare perché qualcuno purtroppo fraintende. Potete prendervela, e anche tenervela. Sorry, not sorry.
Parto con una premessa. Anzi con una domanda. Che diavolo di genere è il romantic suspense – che se proprio, proprio si scrive suspance, porco becco****.
I generi letterari sono molti è vero, ma hanno la peculiarità di dividersi in macrocategorie a cui poi si possono fare le pulci e sminuzzarle in granellini fini fini fini. Ma almeno la macrocategoria, santo cielo, cerchiamo di inquadrarla. Romance, storia d'amore, romanzo rosa. Al massimo possiamo aggregargli un secondo genere, dipende da qual è l'elemento preponderante. Cos'è allora? Una storia d'amore con ambientazione fantasy? Un fantasy rosa? Un giallo di coppia? Una horror story in cui ci sono due che trombano? Ora non dico che devi andare nel dettaglio dettagliatissimo, ma ripeto la macrocategoria è davvero il minimo sindacale. Perché romantic suspance non vuol dire una cippa. E lasciami dire che se il genere non è chiaro all'autore del testo, c'è ben poco da stare allegri.
Let's go!
Grammatica/Ortografia/Sintassi. Ufff, che fatica. Devo dire che leggendo i capitoli (a fatica e a rilento) l'impressione è quella di ritrovarsi in un romanzo gotico. Stile ampolloso, costruzioni arzigogolate che mirano alla forma, spesso sbagliando la mira. Sono perplessa. Perché se da una parte potrei chiudere un occhio sulla cosa, classificandolo come stile peculiare di esposizione – che non mi piace per niente, perché mena il can per l'aia a vanvera, ma questo è un mio parere soggettivo e quindi limitato, dall'altra prendi delle cantonate clamorose che vanificano tutta la pretesa di pseudo solennità.
Lo stile a me non piace. Ma questo è un parere soggettivo e quindi soprassedibile. Ti perdonerei la cosa se venisse portato avanti con coerenza, ma troppo spesso l'impressione è ben diversa. Uno stile di scrittura può non piacermi, ma se è usato con cognizione di causa e aiuta a rendere il testo omogeneo e strutturalmente coeso, allora lo accetto e riesco a lasciare da parte le mie preferenze personali, senza troppi problemi, per giunta.
Qui invece vedo l'impiego di strutture inutilmente ingarbugliate che fanno a pugni con l'italiano, santa Pasqua! Va bene essere ampollosi, ma bisogna farlo bene, non cacciare termini ad minchiam solo perché danno l'impressione di essere "aulici, raffinati, ricercati," e poi quando leggi la frase non si capisce una cippa.
Cap 1. "...con la sensazione di essere seguita e un cubetto di ghiaccio che mi solcava la schiena." Se scrivi con la sensazione di + infinito, numi del cielo, allora mantieni questa struttura non cacciare una coordinata a sproposito che fa venire l'orticaria. È la stessa cosa di fare un'inversione a U ai 130 quando un secondo prima stavi facendo bella bella i 50 all'ora. Barbara!
Cap 1. "perfino la regina Vittoria si era fermata a contemplarlo, due secoli precedenti." Precedenti a cosa?????????? Due secoli prima. Eppure, non sembrava difficile. Questo è il classico esempio di cui parlavo sopra. La pretesa di usare sinonimi a caso martoriando la lingua nel processo, che indica la totale mancanza di consapevolezza dell'operazione. Non puoi usare un sinonimo solo perché è figo. Deve anche avere senso. E qui non ce l'ha.
Precedente qui sta come i cavoli a merenda perché, come gli è proprio, si comporta da aggettivo. Ma in questa costruzione, per come è strutturata, serve un avverbio di tempo, cosa che precedente non è e non sarà mai.
Facciamo un ulteriore test. Precedente è participio presente ( e i participi presenti spesso si possono comportare da aggettivi blablabla). Se dovessimo esplicitarne il significato per esteso, ovvero che precede (coniugato al tempo che ci serve), la frase suonerebbe così: "si era fermata a contemplarlo, due secoli che precedevano." Lo vedi anche tu che c'è qualquadra che non cosa?
Cap 1. "Arrestò il cavallo prima che potessi raggiungere ulteriori dettagli." Raggiungere nel senso che sta facendo una gara di velocità con i dettagli e non riesce a raggiungerli? Suona davvero male. Carpire mi sembra più centrato. Ma è una mia opinione.
Cap. 1 "La vista era appannata e dei puntini neri riempivano l'intero cono." Cono stradale? Cono gelato? Cono di cosa esattamente? Un po' di precisione e di chiarezza, per favore. Così diventa ridicolo.
Cap. 1 "l'astinenza non graduata non faceva bene, lo avevo svelato." Andiamo per ordine. L'astinenza non graduata cos'è? Graduato si dice di un bicchiere, una provetta, un contenitore che riporta la suddivisione in gradi. Si dice delle lenti da vista. Si dice di qualcosa che è dotato di gradi. L'astinenza è forse dotata di gradi? Non mi sembra. Forse intendevi graduale, ovvero che avviene per gradi, step by step, un passo alla volta. Graduale e graduato non sono sinonimi, nonostante condividano la radice. Graduale ha come sinonimi progressivo, graduato ha come sinonimo ordinato per gradi.
Lo avevo svelato, cosa esattamente? E a chi? Sei proprio sicura che il verbo svelare sia la scelta migliore? A me non pare molto centrato. Questi termini usati in maniera imprecisa creano un'immagine sfuocata nella testa del lettore perché suonano sfasati come un colpo che non centra bene il bersaglio. Cercare di usare dei sinonimi va bene, ma bisogna essere consapevoli dell'area di significato delle parole scelte, onde evitare di prendere fischi per fiaschi.
Potrei andare avanti ad libitum con questi esempi e non sono neanche a metà del capitolo 1. Potrei citare i battiti che accelerano per la seconda occasione, poco più avanti, o cozzai i denti, oppure il fare ammenda per la mia reazione o il prima che mamma potesse intimare di svolgere gli onori, o il pendeva dalle futili chiacchiere al capitolo 2, o il non poteva che descriversi felice del capitolo 5. Starei qui fino alla fine della quarantena, e anche oltre. Ma credo di aver fatto passare il concetto.
Sinonimo significa "che ha fondamentalmente/sostanzialmente lo stesso significato." Fondamentalmente/sostanzialmente significa un, esageriamo, ottantacinque percento circa di corrispondenza. E non copre tutte le stratificazioni di significato pertinenti un vocabolo. Ne copre alcune, ma non tutte. Non esistono due parole che hanno lo stesso significato assoluto, per il semplice fatto che l'economia della lingua non lo accetta. Uno dei due termini sarebbe inutile. Usare dei sinonimi, significa impiegare parole con significato affine ed è, in senso ampio, una figura retorica. Il problema sorge quando il significato affine è impiegato in maniera impropria, ossia in un contesto in cui non è pertinente. Per questo puoi dire scendere le scale, ma non abbassare le scale e nemmeno smontare le scale (anzi sì, lo puoi dire, ma nessuno capisce cosa intendi, oppure capisce qualcosa di diverso dal scendere le scale originario, quindi non funziona), nonostante sia abbassare che smontare siano sinonimi riconosciuti di scendere, perlomeno in determinate circostanze. Spero di essere stata chiara.
Esempio. Ultimo prometto. Cap. 5 "Il mio timbro, invece, tremava.." Il timbro della voce non è una cosa che può tremare. Il timbro è una qualità della voce, non il modo in cui viene emessa. La voce trema, il timbro no. Quando ti spaventi non ti impallidisce il colore degli occhi.
Un'ultima cosa sui sinonimi. Va bene non mettere ripetizioni. Ma se questo significa ricorrere a termini tra l'improbabile e il ridicolo, forse è il caso di rivedere la struttura della frase. Meglio una ripetizione che una parola stonata.
Esempio. Occhi, pupille, palpebre, iridi, sclera. Ti prego, abbi pietà dei tuoi lettori. Stai scrivendo una storia non un manuale di ottica, diamine. E mi trattengo dal commentare l'uso dei sinonimi del verbo dire, perchè mi hanno steso - non in senso positivo. E anche su dipendenza come sostituto di dépendance. Perché se è pur vero che effettivamente ne è la traduzione, è talmente desueto e poco comune da suonare quasi bizzarro.
Altra cosa. Visto che lo stile è già piuttosto ampolloso, dosa gli aggettivi. E per dosa intendo, usane di meno. Per favore.
Presentazione e sviluppo dei personaggi. Non li ho capiti. Davvero. Neppure uno. Dove sono le emozioni di questa gente? Mi sminuzzi parole in quantità, ma non mi arriva niente. NIENTE. Dalla protagonista che sembra fuggita da un manicomio, alla famiglia che sembra la famiglia Addams - dell'horror alla Dario Argento, però - al fidanzato forse ex, forse no, forse boh, che è sempre lì, ma non si avvicina troppo, agli amici che boh, ci sono, non ci sono, vanno e vengono, ai colori di capelli per definire le persone che sono delle sineddochi che fan venire voglia di strapparmi i capelli come nient'altro, alla madre di lui che compare con un nome e un cognome senza mai essere stata nominata e che diventa qualcosa, ma che cosa non si sa. È tutta una misticanza di figure, senza sapore. Dove sono le emozioni? Non c'è uno straccio di coinvolgimento emotivo nemmeno a dargli cinque euro, mannaggia. Dimmi cosa sentono queste benedette figure che ragionano per grandi immagini vacue. Dimmi, no, anzi non dirmelo. Fammelo vedere! Fammi sentire il groppo in gola quando la tizia si sente seguita in sogno o nella realtà, perché alla terza rosa che profuma di morte sinceramente mi sono cadute le palle e scusa la franchezza. Leggo solo nebulosità condita con qualche premonizione, o sogno surreale che alla fine non porta da nessuna parte. A parte la signora con le cesoie del primo capitolo. Quella aveva un'aria abbastanza sinistra. Sarà mica stata una Parca?
Descrizioni. Alle perle grigie del primo capitolo mi è venuto un conato di vomito. Ma è colpa mia. Io miro alla sostanza e quando trovo troppi panegirici inutili per dire cose semplici, inizio a grattarmi per le reazioni allergiche.
Tanti aggettivi. Troppi. E poche immagini reali che evochino uno scenario nella testa in maniera coinvolgente. Tutto indistinto, fosco, fumo in diverse sfumature di grigio e nulla di più, setacciato dalla moltitudine di parole che, come un filtro a maglie strette, bloccano l'esperienza diretta del lettore. Si rimane fermi alla superficie. Un po' troppo, complici appunto, gli aggettivi e lo stile che si perde in fiumi di parole, che prima o poi ci portano via (cit.).
Trama. C'è del barlume, fioco purtroppo. Mi è poco chiara l'ambientazione, se proprio devo farti le pulci, cosa che, aspetta, devo effettivamente fare. In realtà anche quello che succede non è molto chiaro. La protagonista torna a casa dopo anni e ci sono accenni a cose passate, ma tutto avviene in maniera offuscata. I riferimenti al passato sono troppo frammentati per riuscire a scorgere almeno un profilo di trama. E così tutto risulta molto difficile da seguire. Ci vuole più corpo in questi capitoli. Perché io ancora non ho capito quale sia il problema principale della storia. La tizia perché se n'è andata? Perché è tornata? Perchè sente le voci? e poi perchè sono tutti stronzi? Possibile che il setting sia abitato dai personaggi più strani del mondo? Boh, boh e ancora boh. Forse è Shutter Island e non me ne sono accorta.
Varie ed eventuali
Non saprei davvero cosa dire in questa sezione. Tutto quello che ho letto in generale manca di ritmo, di equilibrio, di direzione. Gli eventi si susseguono stanchi, ma senza una reale concatenazione logica che creerebbe un minimo di pathos. A dispetto della romantic suspance che mi definisci come genere, qui di suspance non c'è nemmeno l'ombra.
Ogni tanto mi infili paragrafi a caso, con massime sulla vita e le falene che svolazzano sui campi, ed è vero quello che dicono, che è più facile confessarsi con gli sconosciuti. Si, ok, tutto molto interessante, ma a cosa serve, nell'economia di una storia che già fatica a progredire con il deambulatore? La mia risposta è a niente.
Segnalo cose a caso:
Paleso la mia ignoranza in materia di razze equine. Purosangue va scritto con la lettera maiuscola? Curiosità autentica.
Cap. 1 "silenziando il travolgente galoppo del mio cuore..." Stucchevole.
Cap 1. "Percepii il ragazzo scuotermi." Opinabile, ciò che sto per scrivere, ma lo scrivo lo stesso. Percepire indica avvertire vagamente, scuotere invece ha una valenza molto più forte, energica. Mi sembra un ossimoro. Riconosco che ci sono delle attenuanti, ma mi premeva esternarlo.
Cap. 2 "L'intero pomeriggio." Così, messo lì tra due punti senza capo né coda, in inizio di capitolo. Ei fu., scansati proprio.
Cap. 2 "posizionandomi davanti." Davanti a cosa, non ci è dato sapere. Mancano dei pezzi di frase, cavolo.
Cap. 5 "«Anche lui non mi è estraneo, come se lo avessi incrociato in un sogno» ammisi la riflessione che avevo fatto quando lo avevo intravisto il giorno dello sbarco." Ammisi la riflessione? Rivedi quello che dico sull'uso dei sinonimi. Ma poi si può ammettere una riflessione? Mi sanguinano le orecchie.
Cap. 6 ""Mi infastidiva che complottassero...., ma mi rincuorava di più l'indifferenza della mamma." Perché ma? Dove sta il senso avversativo della frase? Non mi sembrano due atteggiamenti contrastanti, visto che entrambe le cose hanno un significato di fondo negativo per la protagonista.
Cap. 7 "Non poteva essere consapevole di quanto il suo tono scherzoso fosse stato vicino alla concretezza." Non ho idea di cosa intenda tu con questa frase. Concretezza di cosa? Intendi, forse, verità? O realtà? Perché come sinonimo quello che hai usato non è pertinente. E il significato della frase va a farsi friggere. Prima impanare e poi friggere. Essendo un significato e non una melanzana, non è comunque buono da mangiare.
Cap 7 "...sibilò Sybil," Veramente? Cos'è il festival dell'allitterazione?
Cap. 8 "...io ero diversa, io trasportavo parecchi demoni e lo vedevo tutto ciò che un angelo ferito era in grado di celare dietro le ali lucenti." E quindi?
Cap 9. "le punte colorate di stress." Di che colore è lo stress? Chiedo per un'amica.
Una domanda. Ma tu usi davvero la parola dì per dire giorno? Anche questa è curiosità autentica.
Concludendo.
Cerco di andare per ordine. La cosa secondo me più urgente da mettere a fuoco è il conflitto centrale alla storia. Succedono un sacco di cose che non tornano e non c'è ordine. Bisogna dare una struttura al caos, in modo che il lettore sappia cosa seguire.
Su cosa vuoi concentrarti? Sulla storia d'amore che si è bruscamente interrotta all'altare e andare a indagare a ritroso sul perchè e il percome o sugli episodi paranormali/psicotici che sconvolgono la vita della protagonista e poi mi sveli man mano che questa ha mollato il tizio all'altare con annessi e connessi?
Devi fare una scelta e questa scelta definirà la gerarchia degli episodi, e su larga scala, il genere della tua storia. Torniamo al problema di apertura, come vedi. Se non è chiaro il genere, tutto il resto è confuso. Quanto alla storia d'amore travolgente che mi presenti nella sinossi iniziale, sappi che non travolge niente. Si vede a malapena.
Come ho già avuto di spiegare, lo stile non è di mio gradimento, e non è un problema. Però se vuoi mantenere uno stile ricco, allora devi essere in grado di gestirlo. Significa mettere sinonimi che siano calzanti, non parole che hai scelto a caso da una lista sul dizionario dei sinonimi e contrari. Un significato affine non significa una scelta pertinente. Sapresti padroneggiare uno stile del genere, parlando? Ti esprimeresti così come hai fatto su carta, anzi su schermo, nella vita reale? Provocazione, buttata non a caso.
Ti consiglio di leggere il più possibile. Da quello che ho visto, credo che il romanzo gotico sia quello che più si avvicina al tema presentato. Come titolo mi viene in mente solo "Il castello di Otranto," scelta assai scontata, ma da qualche parte si deve pur partire. Ovviamente nulla ti vieta di spaziare anche in altri generi e di famigliarizzare con altri stili, per trovare poi il tuo.
Buon lavoro.
Fine
**** Mi hanno giustamente segnalato che la grafia corretta è effettivamente suspense, quindi, per quanto riguarda l'ortografia della parola incriminata, stavolta l'errore è mio! Chiedo venia!
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