Recensioni Tremende - Odio le favole - Lista 8.2
Questa è la recensione dell'opera Odio le favole di chia_in_wonderland
La recensione qui presente non intende essere offensiva, è un mio parere personale. Sono caustica, lo so. Ma lo sono sull'opera, non su di voi. Non sono attacchi personali, lo devo specificare perché qualcuno purtroppo fraintende. Potete prendervela, e anche tenervela. Sorry, not sorry.
Let's go!
Grammatica/Ortografia/Sintassi. La forma è piuttosto buona e direi tutto sommato scorrevole. Ogni tanto, secondo me fai periodi troppo lunghi, che fanno un po' perdere la tramontana e tutti gli altri venti. Forse spezzettare un po' di più le frasi, e usare meno coordinate/ subordinate, e più principali potrebbe aiutare a evitare questa sensazione intermittente di labirintite.
Cap 1 "A seguito delle tre settimane di degenza, infatti, dopo che un giovedì di agosto particolarmente caldo, con quaranta gradi all'ombra e senza neanche un filo di vento a far cigolare la finestra, Adele Russo, con un pianto disperato, aveva annunciato il suo arrivo nel mondo, Maria era rimasta in quel reparto un altro mese a causa di alcune complicazioni durante il cesareo.
Uff. Che tour de force. Che inanellamento di complementi e subordinate. Pietà!!!! Tra l'altro anche i collegamenti temporali risultano un po' lassi. A seguito di e dopo che e un altro mese... insomma sembra tutto un susseguirsi di e poi, e poi, e poi. Spezzerei la frase a metà, farei diventare quel particolarmente caldo -> torrido e magari lo anticiperei al giovedì... che poi se quaranta gradi è solo "particolarmente caldo", quanto dovrebbe segnare il termometro per usare la parola rovente? Chiedo per un amico che si diletta in proporzioni linguistiche.
Cap. 2 "Si ridestò, poggiando la brioche ormai quasi finita sul piattino e, tenendo gli occhiali saldamente sulla testa, alzò lo sguardo mettendo a fuoco la persona che aveva davanti." Concerto per gerundi.
Cap 4. "Alle pareti, di un delicato grigio perla, erano appesi diversi quadri dalle linee semplici e regolari, a comporre figure geometriche e stilizzate, i tavoli, in vetro, erano apparecchiati con delle semplici tovaglie di qualche gradazione di colore più chiara e il tutto era illuminato da luci incassate nel soffitto bianco e distribuite ritmicamente." Sorvolo sulla distribuzione ritmica delle luci, che non mi riesco a spiegare, pur restando, moderatamente, da essa affascinata. Anche qui, un beatissimo punto potrebbe fare miracoli, per dare respiro a quegli aggettivi accoppiati e sparsi come la noce moscata nella besciamella. Quel di qualche gradazione più chiara, è un appesantimento inutile in una frase già elefantiaca.
Cap 4 ... "mi ha solo parlato di alcuni lavori che devono essere fatti a casa tua, lavori di cui, per inciso..." Perché dopo casa tua non ci metti un bel punto?
Cap. 5 "La maternità aveva ... nascosta dietro alla bambina." Altro periodo oblungo che beneficerebbe di qualche segmentazione.
Conta quanti infatti hai scritto nella tua storia.
Presentazione e sviluppo dei personaggi. I personaggi sono ben presentati, tutti abbastanza credibili e anche riconoscibili. Mi è piaciuto il cugino Federico, presentato come il cazzaro scopaiolo che però, udite udite, ha anche dei lati profondi (e tutto sommato credibili, che sembra una minchiata, ma non lo è affatto).
Passiamo ora ai personaggi principali.
Lui mi sta sui maroni a manetta, con quella strafottenza a chili che trasuda da ogni parola. Mi ha causato l'urto. È nel suo personaggio, e questa è una mia preferenza personale, ma a volte, credo che scada un po' del macchiettistico dell'uomo che non deve chiedere mai. Almeno nei primi dieci capitoli, che sono quelli che ho letto. Per come sono costruite le cose, ritengo molto plausibile che ci sia un'evoluzione del personaggio continuando con la lettura, ma non ho continuato, e non ne ho la conferma. Direi, che è una cosa che sento a naso, ma potrei sbagliarmi e non sarebbe certo la prima volta.
Una cosa che invece ho trovato poco plausibile è come entrambi i due pinocchi, in otto anni di lontananza e con uno pseudo trauma (e dico pseudo perché è ciò che viene lasciato intendere, anche se non ho letto nello specifico di cosa si tratti), cambino così poco. Che siano così palesemente riconoscibili l'uno all'altra, e parlo soprattutto di lei, che ha vissuto lontano da casa, ha studiato, ha fatto delle esperienze che l'avrebbero dovuta cambiare in tante piccole e grandi cose, e invece appena atterra in Sicilia sembra subire un reset totale di personalità e di maturità. L'ho trovato un po' troppo "comodo", un po' troppo piegato alle finalità della trama. Trovo la non evoluzione di lui, più plausibile, perché da quanto si intende, non ha mai cambiato luogo di residenza (che è sempre un'esperienza che ti fa aprire gli occhi su un'infinità di dettagli). Tuttavia tra l'inizio dei vent'anni e la fine dei vent'anni ci sono grandi cambiamenti, innegabili, soprattutto nel modo di pensare e anche per lui, questa specie di immobilità è, nonostante la più marcata stasi, comunque un po' bizzarra.
Descrizioni. Le descrizioni sono davvero fatte bene. Ho sentito la Sicilia in bocca, pur non essendoci mai stata (mannaggia a me) e ogni piccolo dettaglio descritto sulla vita di paese (è proprio vero che tutto il mondo è paese, luogo comune offerto dai nostri sponsor, grazie, ciao), tutto quanto è calibrato bene e presentato con una cura e una leggiadria che rendono la lettura davvero gradevole. Che ti devo dire. Per quanto riguarda le descrizioni, per me è sì.
Trama. La trama ha un buon ritmo. Gli eventi hanno una buona concatenazione logica e una buona progressione. Se proprio devo cercare il pelo nell'uovo, e un po' lo devo cercare, non ho gradito più di tanto i capitoli di flashback. Comprendo la ragione logica della loro presenza, ovvero dare un fondamento temporale all'amicizia dei due pinocchi, tuttavia, boh, mi hanno dato un po' l'idea dell'uscita per la tangente, e credo che se non ci fossero, non ne sentirei la mancanza.
Varie ed eventuali.
Ti segnalo cose a caso.
Cap. 3 "Pensava che avesse preso ..." Siccome il soggetto di reggente e subordinata è identico meglio la forma con l'infinito: "Pensava di aver preso..."
Cap 3 "intrufolarsi sotto gli strati del derma..." Ed è subito dermatologo. Forse questo è un mio limite, ma quando vedo l'inserimento di alcuni sinonimi borderline tratti da altri campi, tipo la medicina, o settori particolarmente specialistici, non so, a me parte l'effetto comico, come se stessi ascoltando una canzone di Elio. Sì, è un problema mio.
Cap3 "... pelle ambrata, costantemente abbronzata a causa del suo lavoro, che lo costringeva a stare a diretto contato con il sole." Questo giro di parole che ripete le stesse cose... pelle ambrata, ok, per colpa del lavoro, ok, che lo costringe a stare al sole... grazie al c... altrimenti mica sarebbe ambrato e abbronzato, no?
Ogni tanto c'è un cambio di punto di vista. Nel senso che inizi con una frase detta da un personaggio, e poi di punto in bianco, mi piazzi le impressioni/emozioni/valutazioni dell'altro.
Cap. 3 "Adele rimase in silenzio ... [....] .
Pietro intanto...[...]; una volta Adele gli aveva detto.." Quest'ultima parte mi spiazza un po'. Quasi tutto il testo fino a qui, pende verso il punto di vista di Adele, vedi infatti il primo paragrafo riportato, e poi sposti il focus su Pietro e sembra quasi che ci sia un momento di "Fermi tutti, sentiamo che pensa Pietro," per poi tornare nuovamente su di lei. Suona strano, ecco. Se mi vuoi dire cosa lui pensa dell'incontro, va bene, ma mi racconti l'intero incontro dal suo punto di vista, non fai un'incursione in quello di lei, per poi uscirlo (verbo uscire usato in modo transitivo, chicca per pochi intenditori, nda) dai maroni, come la pubblicità.
Cap. 5 "Anzi il ragazzo si era guadagnato uno sguardo di fuoco, che non sembrava promettere nulla di buono, e che tuttavia si era trasformato in una specie di ghigno quando aveva tirato fuori una alla volta le banconote." Qui mi gira la testa. Allora il ragazzo guadagna uno sguardo di fuoco da tizia X. Perché lo sguardo di fuoco si trasforma in ghigno? Lei ci sta godendo? Buon per lei. Il problema è che c'è un'anguilla come soggetto. Lui guadagna sguardo - Sguardo diventa ghigno quando aveva .... aveva chi? Perché se rimango allo sguardo diventato ghigno, il soggetto presunto è lei, ma poi chi tira fuori le banconote è lui, solo che nel frattempo il soggetto effettivo delle due relative è lo sguardo, ma poi nella temporale, il soggetto, chi minchia è? Insomma, per farla breve, non si capisce una mazza. Se il ghigno è di lui, il problema è diverso, ma è comunque un problema, perché lo sguardo di fuoco che lui si è guadagnato è di lei, ma il ghigno poi è di lui... insomma, ho perso la tramontata, lo scirocco e pure il maestrale. Da sistemare. Attribuiamo sguardi e ghigni a chi di dovere, con la chiarezza necessaria, e mettiamocela via.
Cap 5. Poi Cugino e Tizia trovano Pietro accatastato all'ingresso, ma nel paragrafo successivo che inizia con "In quel momento.." e riposiziona Pietro sul balcone, si perde un po' la sequenzialità degli eventi; confusione fomentata dall'imperfetto che popola sia il prima che il dopo e che rende ancora più difficile capire cosa succede prima e cosa succede dopo, appunto.
Non è una cosa diffusa, e non è così greve da risultare indigesta, tuttavia ogni tanto mi fai degli excursus tipo spiegoni/scarichi di infodumping su info di servizio/massime di vita/citazioni di Osho. Il capitolo 7 è particolarmente significativo, prima con lo spiegone sull'amica e le sue generalità e poi con la fine sulle cose scomode e amenità zen varie. Perplessità a mazzi.
E ora devo confessarti l'inconfessabile. La tua storia è scritta bene, ma non mi prende le budella. Per niente. Non so come altro dirlo. Non mi sento avvinta dalle vicende dei due protagonisti, forse per la strafottenza strabordante di lui (che farà pure il figo con uscite psuedo brillanti, ma a me ha causato più di un: e a te che cazzo ti frega, idiota, a varie riprese - ma forse sono io che sono nordica e malmostosa) e per la mollezza intrinseca di lei che ha l'ormone in fiamme fin da quando tocca la terra sicula, e io boh, non so che dire... Non credo sia una questione di qualità di scrittura, perché come ho già avuto modo di dirti, a parte qualche cosella, scritto cosälla, la qualità è buona, e a naso lo vedo che c'è una struttura pensata e non cose messe ad minchiam, giusto per strappare la mutanda al lettore. Ripeto, poi, le descrizioni vincono su tutto il resto, e ci sono tante parti davvero deliziose. Solo che non mi sento avvinta. Ho sbirciato la fine, ovviamente, sono una che se può, snasa, ma boh, tiepidezza a secchi. Direi, per fare un esempio, che è come se mi trovassi davanti una torta ai tre cioccolati. Buona, ma una fetta piccola mi basta. Io comunque preferisco la crema. O la pizza.
Non ho nemmeno particolari suggerimenti da darti, se non di rivalutare certe scelte stilistiche che ti ho segnalato nella parte della grammatica. A me è mancato il gancio emotivo, ma ritengo e ribadisco e ripeto: è più una mia preferenza personale che una mancanza da parte tua nel rendere le cose.
Fine
PS. Ho molto apprezzato tutte le descrizioni del cibo. Io devo visitare la Sicilia, porco cazzo!
PPS. Ermal Meta è sempre un figo e lo apprezziamo anche con pseudonimi, del resto William ce lo diceva già a suo tempo, che una rosa, anche se non si chiama rosa, profuma ugualmente!
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