Recensioni Tremende - Al cuor non si comanda - Lista 7.2
Questa è la recensione dell'opera Al cuor non si comanda di _DENTE_di_LEONE_
La recensione qui presente non intende essere offensiva, è un mio parere personale. Sono caustica, lo so. Ma lo sono sull'opera, non su di voi. Non sono attacchi personali, lo devo specificare perché qualcuno purtroppo fraintende. Potete prendervela, e anche tenervela. Sorry, not sorry.
Let's go!
Non mi sento in tutta coscienza di fare il discorso solito diviso per argomento. Il motivo principale è che ci sono talmente tante cose che non mi tornano dal punto di vista logico che non mi sembra il caso di soffermarmi su dettagli, a questo punto, di secondaria importanza.
Ti spiego qual è il problema, per me. Questa storia non sta in piedi. Non sta in piedi almeno nei primi dieci capitoli, che poi subisca una virata di 180° dall'undicesimo in poi, questo non mi è dato sapere, visto che, per quanto mi riguarda, non sono per nulla stimolata a continuare.
Andiamo con ordine:
Primo: non è che perché a un personaggio, tu autore, dici che è accaduto un trauma qualsiasi (scegli: violenza, lutto, abbandono, sparatoria a scuola, droga, unghie incarnite), il lettore se la beve con l'imbuto. Se non me lo fai sentire che c'è del trauma nei gesti e nei comportamenti, allora io mi sento presa per il fondoschiena. Semplice.
Secondo: Esagerare nel non spiegare le cose, non crea suspance. Crea fastidio. Esiste un margine oltre il quale il non detto diventa troppo e genera confusione. Quindi che un fratello è morto, magari diciamolo subito, non giochiamoci a nascondino. O quasi subito. Almeno stabiliamo un punto di partenza. Dunque: qual è il punto di partenza? Perché il morto, appena inizia la storia, ha già 4 anni di morte sulle spalle, e nel frattempo sembra ci sia stato il limbo. C'è stato il limbo? Non mi sembra. Lei è stata in coma? Non mi sembra. Si è congelato il castello come nella Bella Addormentata? Non-mi-sembra!
Deve essere cristallino il motivo per cui inizi una storia quando la inizi. E il cristallino si traduce in un avvenimento ben preciso e particolare. Si chiama inciting incident non a caso. Vedi capitolo sulla struttura della storia, grazie, ciao. Questo avvenimento può essere un evento particolare, traumatico o meno, un incontro, una decisione, qualcosa che sparpaglia le carte in tavola.
- Domanda dall'esterno: Perché l'incontro con Tizio 1 sull'autobus non può essere considerato un inciting incident efficace?
- Risposta dall'interno: Perché più che un incidente è una telefonata. C'è una freccia sulla scena che dice: adesso Tizia incontra Tizio ( e sicuramente si staranno antipatici, aggiungerei, ma sto divagando). Una telefonata appunto.
Parliamo ora della protagonista e tutta la nebbia che la circonda:
- Tizia sta in una casa con il fratello. Domanda spassionata: chi paga le bollette, l'affitto, la spesa, l'abbonamento dell'autobus e le sedute dello psicologo?
- Questa ha diciotto anni. Il trauma è vecchio di 4. Nel frattempo, dove è stata? Chiedo perché la situazione mi sembra consolidata e i miei dubbi cavalcano. Perché una minorenne non può vivere da sola, e quando dico che la situazione sembra consolidata, intendo dire che vivere con suo fratello - quello vivo, senza la presenza prossima di adulti - sia una circostanza in atto da prima della maggiore età.
Quindi, riprendo, da minorenne non può vivere da sola. È un fatto. Il fratello è un alcolizzato (con che soldi tra l'altro si compra le bottiglie di whisky, che detto tra noi è anche parecchio costoso, anche questo sarebbe da appurare per bene), quindi dubito ne abbia la custodia. Il mio dubbio cavalca, ma forse sto facendo le trecce ai pidocchi. Va bhe, non facciamoci domande troppo profonde che poi ci viene il mal di testa. Tra l'altro i due qui hanno una stanza ciascuno quindi la casa non è esattamente un bugigattolo. Misteri di Wattapad e degli adolescenti che si possono permettere dei quadrilocali come se non costassero un fottio di soldi.
- Se esiste una zia che foraggia il quotidiano, perché questi due disagiati non vivono con lei?
- Dove sono i genitori? C'è un accenno di "perdita di cari" generici, che potrebbe far presupporre anche qui una dipartita perpetua, ma questa informazione, non esattamente accessoria, rimane nel campo del non detto.
- Possibile che in quattro anni di scuole superiori questa non abbia mai rivolto la parola a nessuno? Non è mai stata a casa malata? Da chi si è fatta passare i compiti? Dai, cacchio, va bene i complessi per il trauma (trauma che sentiamo solo a parole, ma su questo torneremo poi), ma in quattro anni, stare in un posto e non rivolgere mai la parola a nessuno è davvero irrealistico. Mai fatto un lavoro di gruppo? Bah.
Cioè, io ci metto tutta la mia buona volontà nella messa in atto del suspension of disbelief, ma qui abbiamo sospeso il buon senso e la logica e francamente anche la mia pazienza e la voglia di leggere.
- poi la tizia dice, e riassumo sinteticamente: devo solo sopravvivere all'ultimo anno di scuola e poi levarmi dai maroni, non voglio avere a che fare con nessuno. Giustamente nella scena dopo (e anche prima e anche durante) arriva Tizio e lei subito attacca bottone con ago e filo... ma contro la sua stessa volontà sia chiaro... e con una tale dovizia di particolari che fa urlare Pinocchia a lei e al suo sbandieratissimo proposito di farsi gli affaracci suoi. Pfff. Senza contare che ogni volta che riesce nel chiaro intento di infrangere le sue stesse intenzioni si fa pure i complimenti da sola... Te lo richiedo: Ma mi pigli per il culo?
L'ordine degli eventi è nebuloso. C'è un (supposto) trauma, ma la tizia nei suoi colloqui con la psicologa, inizia parlando di uno che non compare in nessuna scena (dalle mie parti si dice: prenderla alla larga). Abbi pietà di noi, per favore.
E poi è tutto slegato, i personaggi non hanno motivazione alcuna nel fare quello che fanno e tutto il supposto trauma che continui a cercare di propinare a forza in gola ai tuoi lettori, sembra solo una grande operazione di paraculismo perché nulla, e sottolineo nulla, nel modo di fare della protagonista lascia intendere in maniera velata o palese, il dolore che prova (se non appunto frasi ad minchiam rimpallate a ogni dove, quanto ho sofferto, quanto sto soffrendo, quanto soffro, quanto soffrirò e tutti gli altri tempi e modi verbali), mentre poi si comporta come una che è al primo giorno perenne di ciclo, scostante e acida per il nulla, visto che si autoesclude da tutto e tutti... ah no, a parte da quelli che saranno il lui e l'altro del triangolo scemo, ma solo perché è quello che serve all'autore per i suoi personali fini, non perché ci sia una reale connessione tra i due/tre dovuta a un qualsivoglia motivo logico scaturito dagli eventi.
Tra l'altro: notare come i due tizi nuovi vengono fatti presentare alla seconda ora, mentre lo sbruffone dei due, che è già presente alla prima ora, non viene filato nemmeno di striscio dall'insegnante. Quindi la domanda è: sono nuovi solo in alcune ore? O sono nuovi solo in coppia? Oppure, come sospetto, la cosa è l'ennesimo aggiustamento piegato alle esigenze dell'autore ma con la solita mancanza di appiglio logico?
Il rapporto tra la protagonista e il fratello vivo è assolutamente irrealistico. Ma, secondo te, due che sono fratello e sorella, di cui una adolescente, parlano di emozioni e sofferenza? Ma davvero? Ma per piacere. "Non puoi buttare via la tua vita?" Ma cos'è sua sorella o sua madre? Ma per piacere - seconda parte.
"Anch'io convivo con il dolore di aver perso i nostri cari." Cringe. Il melodramma reso banale. Lo dico, questo breve scambio di battute mi ha fatto accapponare la pelle.
"Brutto colpo quello di rinfacciarmi le mie mancanze passate." Praticamente abbiamo la telecronaca non richiesta di questo scambio spicciolo di frasi pseudo emozionali che ha l'unico esito di urticare. Mi sento urticata.
La scena del risveglio nel secondo capitolo è prolissa. La tizia si sveglia da un incubo e tecnicamente dovrebbe avere il cuore sulla lingua (non so se tu hai mai avuto un incubo, ma credimi la sensazione è piuttosto destabilizzante. La prima cosa che non capisci è: sei a casa tua? Stai ancora sognando, dove cazzo sei?) E invece no. Qui inizia la sfilza di subordinate, con una descrizione asettica di sudori e affini. Aiuto
"Rimasi immobile, malgrado le mani tremassero senza sosta." Davvero? Ci mettiamo a fare un discorso sul metodo? Questa deve capire da che parte è girata e mi usi malgrado? Uff.
"La stanchezza si accumulava, il nervosismo cresceva..." Sì, e poi il vento soffiava e la pioggia cadeva... e va beh. Le emozioni anche stavolta non sono pervenute.
E poi, l'apoteosi dell'inutile. "A un tratto mi chiesi che ora fosse, così mi sporsi sul comodino per afferrare il cellulare. Il pigiama umido rallentava i miei movimenti, rendendoli estremamente difficoltosi, ma con un po' di sforzo completai la mia piccola missione con successo." Questa non si è appena svegliata da un incubo. Questa deve fare un tema di almeno 1500 parole e non sa più come allungare il brodo.
Cap 1 "Dopo essermi preparata adeguatamente..." Certo, una a cui non frega una sega della scuola e dei compagni si prepara adeguatamente. Cos'è, deve andare al ballo delle debuttanti appena finita la quinta ora?
E poi panegirici di info inutili. "Quella stanza era il suo regno..." E quindi?
"Ero esterrefatta: come si permetteva di cacciarmi dalla sua stanza?" Scusa, ma due righe prima ha detto che la stanza era il regno del fratello ed entrarci la rende nervosa. Ma tutto a posto?
"Nella vita. Ma cosa poteva saperne lui?" Eh sì, perché invece lei a diciotto anni è una donna vissuta. Mi viene da vomitare.
C'è qualcosa di profondamente indisponente in questa storia che mi causa un fastidio e un nervoso che cercherò di spiegare.
La prima ragione è l'uso di un trauma come se fosse una cosetta frivola e irrilevante. Il giocarsi il carico da undici, giusto come captatio benevolentie a favore della protagonista, senza realmente considerare quello che comporta una cosa del genere. Lo trovo di un irrispettoso che rasenta il disgusto, te lo devo dire. Perdere qualcuno della famiglia non rende la gente blandamente scontrosa e sarcastica. C'è gente che va in depressione e vive il resto della vita come se avesse un buco nella pancia. Non mi sembra esattamente una passeggiata. Cazzo.
Cap 3. "Certamente la discussione con mio fratello non si era svolta nel migliore dei modi." No shit, Sherlock.
"Discutevamo correntemente..." Qualcuno mi spieghi che cavolo vuol dire. Usare spesso faceva specie?
Tra l'altro, questa, c'ha pure le manie di persecuzione che pensa che tutti la guardino e la commentino. Ma non era lei al prima che voleva stare defilata? Ah no, continua a impicciarsi peggio di una mosca.
Ma poi, il tizio non ha niente altro da fare che scassare i maroni alla protagonista senza ragione alcuna? Che poi lui ci mette del suo, ma quell'altra, siccome vuole passare il più inosservata possibile inizia a fare conversazione... mi sembra che abbia chiare le sue intenzioni anche a se stessa. Cristalline proprio.
Cap 5 "Non sapevo perché stessi perdendo tempo con quel ragazzo..." No, infatti non lo sappiamo nemmeno noi, visto che hai appena dichiarato e ribadito e rimarcato e sottolineato che vuoi finire l'anno alla svelta e non parlare con nessuno e poi non riesci a farti i fatti tuoi neanche a legarti a una sedia. Pinocchia che non sei altro!
Cap. 7 "So a cosa stai pensando..." Certo il potere della telepatia di uno che ha parlato con te trenta secondi e già sa cosa ti passa per la testa, cosa che a gente che magari conosci da anni non sempre capita. Fantastico, abbiamo un X-Man di livello 4. E poi, per rendere ancora più assurdo questo scambio, ecco che l'X-Man spiattella tutti i fatti suoi alla prima che passa... No Maria, io esco.
E poi la ciliegina: nell'andarsene lei lo chiama con un diminutivo, inventato al momento. Si conoscono da quanto, quindici minuti? Questa è una cosa non credibile, non giustificata, non logica. Se uno che ho appena conosciuto mi chiamasse con il diminutivo (che tra l'altro detesto a prescindere) la risposta più carina che potrebbe ricevere sarebbe, "Diminutivo, lo dici a tua sorella". Ma che libertà sono, porca di quella grandissima vacca - e non volevo dire vacca.
E a questo punto quello che mi chiedo è: ma questa tizia, che non riesce a farsi i fatti suoi nemmeno a darle 50 euri, come ha fatto a passare i primi quattro anni delle superiori senza impicciarsi di nulla? Me ne vado scuotendo la testa, sappilo.
E poi la svolta che non ti aspetti nel trauma. L'incesto vedo/non vedo. A.I.U.T.O.
"Ero e rimango innamorata di mio fratello." Lo devo prendere in senso letterale o in senso platonico di sorella minore per cui il fratello maggiore è sempre stato una figura quasi mitologica? Io boh.. mi è venuto freddo. E sai, sarebbe bastato quel pizzico di dettaglio in più nei ricordi, nelle reminiscenze per non avere questo dubbio amletico e lievemente inquietante.
E poi la parte in corsivo. Apriti cielo.
Le sedute con la psicologa sono imbarazzanti. La psicologa non è una che guarda sorride e scrive sul taccuino. Non puoi ridurla a macchietta, porco becco. Lo psicologo è una persona umana con reazioni, muscoli facciali e giornate no. E di solito, ti fa delle domande, interagisce. E sai una cosa? Spesso, tra tutto quello che tu dici, nel tuo logorroico stream of consciuosness, va a puntare l'attenzione sulle parti molli. Quelle che tu non vuoi approfondire, o che vorresti sorvolare... ha, come dire, l'usma.
Altra domanda: chi ha detto alla protagonista di andare dallo psicologo? Se lo è detto da sola, visto che i genitori sono entità incorporee, di cui nulla è dato sapere, e nessuno sembra prendersi cura di lei? Chi controlla che ci vada? Perché inizia ad andare dopo 4 anni dal fattaccio? Cosa è cambiato? Spero vivamente che non ci vada già da quattro anni perché altrimenti i suoi progressi sono pari a zero e questo significa che forse la terapeuta in questione non è la più adatta a lei. E poi le fatture dello psicologo chi le paga? La mutua? Chiedo perché tutti questi dettagli lasciati per aria minano la credibilità dell'intera impalcatura, che, già abbiamo visto, è parecchio traballante.
Senza contare che il punto di vista dello psicologo messo lì a tradimento senza essere richiesto (autore sempre di traverso, ovviamente) non solo fa un effetto ai limiti del trash, ma snatura anche la ragione stessa delle sedute. Lo psicologo essendo una persona, farà i pensieri che gli paiono più opportuni, ma è quello che dice al paziente, ciò che conta. Quello che pensa, lasciamolo nel non detto. Io boh... davvero non ce la posso fare.
Altra domanda più che legittima: perché la protagonista va dallo psicologo e il fratello alcolizzato no? Cos'è un trauma selettivo?
Potrei segnalarti l'abuso degli avverbi in -mente, l'inserimento di dettagli e opinioni direttamente dall'autore al lettore, senza riguardo alcuno per i personaggi, ma la cosa cruciale che manca, come già ho avuto modo di spiegare è il fondamento logico.
- Non puoi presentare un personaggio in un certo modo e farlo agire in maniera diametralmente opposta. Se nulla è certo, a questo punto puoi piazzare in scena anche un asino parlante e nessuno potrà obiettare. Ammesso che qualcuno ancora stia leggendo.
- Non puoi presentare dei fatti senza spiegare dove si poggiano e pretendere che vengano accettati senza farsi delle domande. Ciò che contesto qui, non sono i fatti in sé. Posso accettare tutto quello che hai messo in scena. Ma ho bisogno di spiegazioni logiche. Se mi dici che i genitori assenti o lo zio d'America o il grillo parlante hanno creato un fondo fiduciario a cui i figli possono attingere, almeno qualche domanda trova risposta e non mi si creano i dubbi in testa. I dubbi distraggono.
- Non puoi far succedere cose a caso. Non puoi. Due si possono incontrare per caso, ma non dal nulla. Lei prende l'autobus ogni mattina e lui che invece non lo prende, quella mattina trova una gomma forata all'auto allora deve correre e fare una cosa che non fa di solito, cioè prendere l'autobus, appunto. Questo è un esempio di incontro per caso abbastanza credibile. Se invece lui prende il bus e lei pure, così, perchè sì e basta, a me viene da storcere il naso perché vedo dei fili da marionetta grossi come tronchi di legno che muovono i personaggi all'incontro. Tra l'altro voglio dire, lui è nuovo e il primo giorno se ne esce con una scazzottata sul bus? Ma per piacere. Non puoi far reggere l'intera struttura della storia sulle basi della casualità assoluta. Deve essere una casualità ragionata.
Chiediti perché succede quello che succede. E spiegalo chiaramente. Non come lista della spesa, però.
Mi fermo e concludo.
Questa storia incarna alla perfezione il motivo per cui sto meditando sempre più seriamente di depennare gli young adult dalla lista dei generi recensiti, ovvero:
- profondità psicologica pari alla minestra in un piatto piano;
- trauma casuale messo lì senza intenzione alcuna di fornire spunti di crescita ai personaggi o un qualsivolgia sviluppo;
- personaggi che fanno cose senza ragione alcuna;
- frasi che vorrebbero essere a effetto, ma che non fanno altro che raschiare il barile della banalità
- una trama tra il sottile e l'inesistente.
Io alzo bandiera bianca. Mi dispiace il mio tempo vale più di questo.
Domanda da 1 euro: la storia è irrecuperabile? No. Nessuna storia è irrecuperabile, ma non ti nego che necessiti di un corposo lavoro di editing, per
1. costruire le vicende con una concatenazione logica a prova di bomba (o quanto meno credibile), e non dare l'impressione che le cose accadano perchè ci son dei fili che muovono le scene come nel teatro delle marionette,
e soprattutto
2. per dare ai personaggi la profondità psicologica di cui sono completamente privi (e no, ho messo in chiaro più volte che dire che sono tristi e hanno sofferto, non vale come introspezione psicologica).
Il mio consiglio, come sempre, è di leggere, leggere e leggere. E leggere. Leggi cose valide però, classici, gente che sa scrivere, gente che ha qualcosa da dire, mica la storia di dell'orso. Vedo che sei giovane e ti posso perdonare la mancanza di profondità dovuta all'inesperienza, ma questo non significa che questo sia una carta jolly da giocarsi come scusa se qualcosa non funziona.
Ti ripeto, leggi leggi leggi, ascolta le emozioni dei personaggi, ascolta il modo in cui queste emozioni escono dalle parole e fai attenzione a come ti fanno sentire.
La tua forma è abbastanza curata e questo significa che metti attenzione in quello che fai. È una cosa positiva che potrà dare ancora più risalto a una narrazione ragionata e a personaggi tridimensionali che sembreranno essere vivi non solo sulla carta, ma anche nella testa del lettore. La strada è lunga e molto impegnativa, ma non c'è limite al miglioramento se non la volontà del soggetto.
Fine
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top