Recensioni - Precisazione

Qualche tempo fa in un raptus di fastidio a macchie dovuto a certi commenti che mi hanno fatto venire il latte alle ginocchia e altro, ho scritto questo piccolo sfogo. Mi rendo conto che nonostante il tono un po' scartavetrante, ci sono spunti che potrebbero essere d'interesse e di riferimento e quindi ve lo ripropongo certa di due grandi verità:

La prima: non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. La seconda: a buon intenditor poche parole.

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Lo so. Suonerà male. Ma meglio l'amara verità che la dolce bugia, no?

Io, di certo preferisco la prima, perchè almeno sai a che punto stai. Se sei nella merda e ti illudi di essere nel cioccolato, quando ti rendi conto di dove stai veramente - perchè a un certo punto aprirai gli occhi, questo è certo - ecco, allora la merda sembrerà ancora più merda della merda stessa (una merda al quadrato, insomma). Chiaro, no?

Quindi faccio alcune precisazioni riguardanti le mie recensioni:

1. Non dovete spiegarmi perchè avete scritto quello che avete scritto. Perchè sono sincera, non mi interessa. Non dovete vendermi un materasso, non sono io sono la persona da convincere ad aprire il portafoglio. Quello che vi sto dicendo è che non ho capito ciò che avete scritto, o mi sono sorte delle perplessità a riguardo. E come sorte a me potrebbero sorgere ad altri n lettori. O peggio all'editore a cui un giorno decidete di sottoporre la vostra storia.

E se un editore non capisce qualcosa, mica vi chiama a casa per chiedervi spiegazioni. Accantona il vostro manoscritto e passa a quello successivo. E voi siete fottuti. Chiaro?

Se io vi dico che qualcosa non mi è chiaro, credetemi, è la cosa più preziosa che vi possa capitare. Ma non perchè a dirlo sono io, che sono un'emerita signora Nessuno. Potrebbe essere un'altra persona che si è sbattuta a fare la recensione della vostra storia, e sarebbe un suggerimento ugualmente prezioso. Perchè vi si sta segnalando un problema, e vi si sta dando l'opportunità di risolverlo - a costo zero, tra l'altro. E sì, un professionista per fare questa cosa, si fa pagare, come è giusto che sia.

Poi ragazzi, se per voi il concetto è chiarissimo come l'avete scritto la prima volta, amici come prima. Tenete però conto che il lettore non è nella vostra testa, e non sa tutti i tramini che vi siete fatti lì dentro. Dico così, per dire.

Mettete per un secondo che scrivete un libro e avete un discreto successo. Però ecco, un fastidioso manipolo di lettori non è del tutto convinto e assalta i social con diverse domande che mettono in dubbio tutto e il contrario di tutto. Che fate? Rispondete a ciascuno, uno a uno, eh, ma questo è così, eh, ma questo l'ho spiegato, eh, ma questo intendevo cosà? Vi sembra uno scenario plausibile? Non è meglio risolvere il problema a monte ed essere chiari fin dal principio? Perchè io vi avverto, se questi si sono fatti fregare la prima volta e non sono usciti soddisfatti, col cavolo che si fanno fregare la seconda. Anche qui, dico così, per dire.

Allo stesso tempo e per controbilanciare la partita, ribadisco che io sono umana e fallibile e leggo solo dieci parti della vostra storia. Quindi ho una visione limitata a quella porzione di testo. Magari, dal capitolo undici, iniziate a districare i nodi che io vi ho segnalato. E io non lo so. Ma voi sì. Va bene, saltate al punto successivo, senza perderci il sonno. E ripeto, amici come prima.

2. Io non ce l'ho con voi. Nemmeno vi conosco. E poi la vita è troppo breve per prendersela con gli sconosciuti per ragioni oscure. Però voi avete accettato di farmi leggere la vostra storia, accollandovi tutte le responsabilità del caso. Se secondo me è una ciofeca, vi prendete il giudizio e ve lo tenete. Ve lo devo proprio ricordare che ve lo siete venuto a cercare? E' solo il mio parere, mica la sentenza di un tribunale, porco becco. Non sono mica il Papa (non ancora, perlomeno).

3. Io non sono un correttore di bozze. Non credo nemmeno ne sarei in grado, a dirla tutta, e se ne sono in grado, non ne ho la minima voglia. Non vi sistemo il testo, non faccio il lavoro sporco per voi. Ho già le mie storie a cui pensare (e c'è poco da stare allegri). Oltretutto nelle mie recensioni fornisco un copioso ammontare di esempi. Fateveli bastare e mettetevi al lavoro. Oppure rivolgetevi a qualcuno che vi fa i complimenti a prescindere anche se scrivete la terza singolare presente del verbo avere senza h, e non stressatemi l'anima. Echheccavolo!

4. Benvengano le osservazioni costruttive. Io ci ho provato a impegnarmi al riguardo, ma ho scoperto che non so tutto. Un sensazione sconvolgente e liberatoria, ve lo confesso. Ne sono consapevole, e apprezzo sempre quando qualcuno risponde ad un punto della recensione con controipotesi argomentate. Imparo qualcosa, e mi piace. Così io a mia volta posso sostenere la mia tesi più in profondità e - almeno in teoria - ne usciamo tutti arricchiti. Certo, questo processo richiede una certa apertura mentale e una predisposizione all'autocritica (da entrambe le parti), e non sempre è il giorno giusto, me ne rendo conto. Pensate un po' se bisogna argomentare con qualcuno che parte dal presupposto di avere ragione. No, Maria, io esco, e a gambe levate, anche.

5. Le visualizzazioni, i premi, i riconoscimenti, lasciano il tempo che trovano. Ci sono storie qui sopra con un triliardo di visualizzazioni e sono scritte con una parte del corpo che sta dietro. E non lo dico perchè mi sento meglio degli altri. Lo dico perchè leggo cose ipervisualizzate che mancano di tutte le basi che rendono un testo, non dico gradevole - che già è una pretesa - no,  leggibile. Mancano di una grammatica solida, di una costruzione sintattica del testo, non hanno un minimo sviluppo dei personaggi, a volte nemmeno una trama. Ho già scritto un capitolo in proposito, forse anche due, non voglio ripetermi. Se cercate le visualizzazioni e siete permalosi come le lumache allora non sottoponete le vostre storie alle Recensioni Tremende. Ci facciamo un favore a vicenda, e siamo tutti contenti. E poi dai, lo dice il titolo, porco becco. Che cosa vi aspettate? Un pomeriggio in spa?

6. Di solito non rispondo alle domande, soprattutto se la risposta è già presente nella recensione o nei capitoli introduttivi alle recensioni. Faccio un'eccezione soltanto per argomenti generali che possono essere di interesse comune e che vanno oltre i confini della storia in questione. Ma anche lì dipende dall'umore, ed essendo io, una che generalmente sa di tappo, potrebbe essere che non risponda mai perchè non me ne frega un cazzo di rispondere. Niente di personale, giurin giurella.

7. Non sono una nazigrammar - o almeno non troppo. Ma una forma chiara e corretta aiuta la comprensione, non mi sembra un concetto difficile da capire. Lo so, lo so, la lingua italiana è in continua evoluzione, e le usanze regionali giocano un ruolo non secondario. Però se non si capisce una fava, non si capisce una fava, porco becco. Se mia mamma con la terza elementare riesce a coniugare i congiuntivi correttamente, ostregaccia, mi aspetto che uno studente dalle superiori in su, riesca a fare di meglio! Sono stufa di sentire scuse per l'ignoranza! L'ignoranza non ha scusanti! E non venite a dirmi di essere elastica. Perchè voi non ringraziate uno che vi da un calcio nel sedere. Una forma sciatta è una mancanza di rispetto. E le mie osservazioni mirano generalmente a segnalare qualcosa che per me non funziona, e a dare all'autore l'opportunità di valutare se migliorarlo. Fatevi avanti, autori, se a qualcuno ho detto, "Migliora questa cosa, stronzo!" Non mi sembra di averlo mai fatto. Non è nel mio stile. Se l'ho fatto scusatemi, è stata veramente un'uscita infelice e fuori luogo. Inoltre ribadisco un punto precedente, io non sono Madama Giovanna della Crusca. Posso anche sbagliare. Ma voi volete farvele due domande, o volete la ragione a prescindere? Perchè per quanto mi riguarda, ve la potete tenere, e proseguire fuori dalle palle a passi lunghi e ben distesi.

- Avete presente il film La verità è che non gli piaci abbastanza, in cui il guru delle relazioni dice alla sottona di turno, "Tu non sei l'eccezione. Tu sei la regola"?

Vi faccio il ragionamento al contrario. Mettiamo che voi siate l'eccezione. E se lo siete voi, perché non l'ultimo follower che vi ha seguito? Perché voi sì e lui no? Allora anche lui è un eccezione. Così, giusto per non discutere inutilmente. E via dicendo, fino a comprendere tutti gli utenti di Wattpad, mi ci metto pure io, giusto per fare mucchio! Possibile siamo tutti eccezioni? Perché se tutti siamo eccezioni, allora nessuno è eccezione. Quindi torno a bomba e cito il guru delle relazioni. Non sei un eccezione. Sei la regola. E se sei la regola, fatti due domande e cerca di capire dove puoi migliorare. Io ti metto lì, quello che a me pare da rivedere. Poi sono fatti tuoi. Mica ti punto la pistola alla tempia in attesa che tu lo modifichi.

Forse oggi i social ci hanno bacato la testa con la storia di successo, in cui il tizio di turno è stato preso a pesci in faccia da un qualcuno che doveva saperne, per un'idea che poi si è rivelata un successo planetario. E il tizio che doveva saperne, fa una pessima figura. Peccato che magari negli altri novantanove casi, c'avesse ragione. Essere competenti non significa non sbagliare mai. Però, intanto, pensate tutti di essere il genio incompreso, il Jeff Bezos del prossimo decennio. Forse lo siete. Più probabilmente no. Ma se lo diventerete, sarà anche grazie a quelli che vi hanno preso a pesci in faccia e vi hanno spinto a migliorare. Quindi non a me. Io non prendo a pesci in faccia la gente. A me il pesce fa schifo.

- Non mi venite a dire che state usando licenze poetiche che mi esce il sangue dagli occhi; eh, ma questo si può dire; eh, ma questo è il mio stile; eh, ma come sei precisina, eh ma questo lo diceva anche Manzoni, eh ma di qua di là di su di giù senza virgole che siamo ermetici e blablablablabla... Per stravolgere le regole, bisogna conoscerle e bisogna conoscerle bene, inserite parolaccia a caso QUI. Picasso non ha inventato il cubismo perché un giorno si è svegliato e ha sbattuto il mignolo del piede contro lo spigolo del letto. Prima si è fatto un mazzo tanto con la formazione tradizionale (ma tanto) e poi l'ha stravolta da dentro. Non puoi stravolgere una cosa se non sai come funziona. Quello si chiama andare a caso. Forse ti può riuscire una volta, per culo. Ma poi sei fottuto. Questo è il motivo per cui mi impunto su certe cose. La concordanza dei tempi verbali, le costruzioni sintattiche, sta benedettissima consecutio temporum che non è né un'opinione, né un vezzo, né una cosa che ogni tanto usare e ogni tanto no. E non sono cose astruse. Sono il minimo sindacale, come le tabelline per uno che vuole fare il matematico; la condizione sine qua non. Non so più che altra metafora usare, porca paletta. Se usate una libera interpretazione della costruzione di una frase, è facile che non si capisca cosa state dicendo. Non mi sembra una bella cosa. Ripeto il concetto in salsa matematica: non si sarà mai in grado di affrontare le equazioni differenziali, se si hanno problemi con le tabelline. E no, non l'ho deciso io. E non dico così, per dire. Questo è un fatto.

E ora cito Aristotele. In medio stat virtus. Fa sempre figo la citazione in latino, anche senza foto del culo come Instagram comanda.

Magari  - dico per ipotesi - può essere che io non capisca una minchia e manchi completamente il capolavoro del secolo, modello le dodici case editrici che hanno rifiutato di pubblicare Harry Potter prima di Bloomsbury. Ci sta. Ce ne faremo tutti una ragione. (Mettiamo anche, tra parentesi il piccolo appunto che sono mica un'agente letterario o una selezionatrice di testi).

Prima di esultare perchè mi sono autocrocifissa e ho ammesso la mia totale incompetenza (vi ricordate che stavamo facendo un'ipotesi all'inizio del paragrafo precedente, vero?), fermatevi a considerare questo piccolo dettaglio: avete sottoposto il vostro testo a una che secondo voi non capisce una minchia.

Ecco.

Allora ve le volete fare le due domande di cui sopra?




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