R. T. - Le cronache di Phoel - Il risveglio della Fenice - Lista 7.1
Questa è la recensione dell'opera Le cronache di Phoel – Il risveglio della fenice di CloyThePhoenix - Ho dovuto restringere il titolo perchè, a quanto pare Wattoad non accetta più di 80 caratteri. Peccato.
La recensione qui presente non intende essere offensiva, è un mio parere personale. Sono caustica, lo so. Ma lo sono sull'opera, non su di voi. Non sono attacchi personali, lo devo specificare perché qualcuno purtroppo fraintende. Potete prendervela, e anche tenervela. Sorry, not sorry.
Let's go!
Prima di tutto un'annotazione/domanda sul titolo. Esigo una pronuncia dell'insidioso Phoel (anche non in trascrizione fonetica), perché la mia formazione germanica mi impone inconsciamente di leggere il maledetto dittongo oe come ö. È così, non è così? Esprimiti, di grazia. La gente deve sapere. Io devo sapere.
Grammatica/Ortografia/Sintassi. Il testo è molto ben curato dal punto di vista della punteggiatura. Questo non significa che ogni tanto non mi dimentichi qualche virgola per strada, ma devo dire che nel complesso il testo è ben strutturato e presentato, e questo dal punto di vista del malcapitato lettore è sempre molto apprezzabile.
Cap 1. "ritraendosi sella permettendo..." Sella permettendo, essendo un inciso, va messo tra due virgole.
Hai uno stile particolarmente ricco, occhio però a non esagerare, perché la linea tra la sinfonia e la stecca è davvero sottile.
Cap 1. "Godwyn annuì appena, ... a schiacciarlo da un momento all'altro..." Questo periodo è inutilmente lungo. Metterei un punto dopo annuì, e attaccherei una nuova frase con: "Da dove si trovava, le mura sembravano bla bla bla..."
Anche il periodo successivo a questo appena citato è troppo articolato. La cosa buona è che nella maggior parte dei casi i dettagli sono interessanti, non un semplice deposito di info inutili, quindi giocando meglio la punteggiatura e, magari, privilegiandola rispetto alle subordinate, puoi mantenere tutti i particolari che hai pensato e rendere la lettura più scorrevole, vedi appunto quello che ho detto per il periodo qui sopra.
Trovo – ma è una mia opinione personale, sia chiaro, che ogni tanto tu vada un po' oltre con l'uso degli aggettivi. Il tuo stile è corposo, e in generale direi che è abbastanza omogeneo. Ogni tanto però c'è una certa ridondanza nella descrizione delle caratteristiche di questo o quel personaggio, di questo o quel luogo che, pur tenendo conto del tipo di stile del testo, risulta essere un po' oltre, o over the top come dicono gli inglesi.
Esempio: Cap. 5. rigido e inflessibile. Questi due aggettivi creano ridondanza, perché se è vero che rigido non significa necessariamente inflessibile direi invece che è vero il contrario. Quindi se un aggettivo mi copre il significato dell'altro che bisogno c'è di usarne due? Ricorda less is more. Sempre. Se puoi usare due aggettivi, cerca di usarne uno.
Altra cosa, che accade soprattutto nei primi capitoli, poi man mano si stempera un pochino, è il posizionamento dell'aggettivo prima del nome, che suona un po' strano. Di solito l'aggettivo qualificativo precede il nome se poi ci sono altri complementi, come la specificazione, ad esempio, che si devono agganciare direttamente al sostantivo e nel caso di un aggettivo di mezzo perderebbero, appunto, l'aggancio.
Esempio blando
Un bel vestito di cotone
Un vestito bello di cotone
Sono entrambi frasi corrette, lungi da me sostenere il contrario, ma il secondo esempio crea un effetto diverso di significato, quasi come se l'aggettivo bello fosse strettamente legato al materiale e non al vestito oggettivamente bello a prescindere dal materiale come nel primo caso.
In generale, in italiano, gli aggettivi posti prima del nome hanno una funzione descrittiva ovvero aggiungono una qualità al nome mentre quelli posti dopo il nome hanno una funzione restrittiva o distintiva. Questa indicazione va tuttavia puntualizzata. Non solo, in alcuni casi, mettere l'aggettivo prima o dopo cambia drasticamente il significato:
Gioco di oggi: Trova le differenze > anonima lettera Vs lettera anonima
Nella lingua parlata, anteporre l'aggettivo al sostantivo (salvo appunto alcuni casi di necessità) è talmente poco usato che dà subito il sapore di componimento poetico (spesso un po' trash) e amplifica l'effetto di finto. Non è sempre così, ma come già detto, andare oltre è un attimo.
Esempi:
Cap 1. succosi pettegolezzi
puro ghiaccio
leggiadri insetti
ampie gonne
aguzze guglie
eccessivo peso (aggettivo superfluo perché, se le assi scricchiolano, è abbastanza scontato che non sia perché si è appoggiata una piuma!)
Cap 2. stretta stradina
rapide lacrime
to be continued...
Presentazione e sviluppo dei personaggi. I personaggi sono abbastanza buoni, ben descritti, ma alcuni molto meno sviluppati di altri e quindi, ahimè, un po' anonimi. Tra l'altro ci sono un sacco di nomi da ricordare, quindi è fondamentale dare a ciascuno dei tratti distintivi (cioè è fondamentale a prescindere da quanti sono, ma a maggior ragione se sono tanti, devono essere riconoscibili!).
Un'altra cosa importante è la gerarchia. Capisco che sia un romanzo corale, ma non si riesce a individuare delle figure cardine che catalizzano l'attenzione. Non puoi dare a tutti la stessa importanza, perché rischi di appiattire la storia.
Ho avuto parecchi problemi con i riferimenti e i sinonimi: ad esempio, chi diavolo sono gli Uruls? Inizi la storia e piazzi il termine qui e là, e io nella mia testolina capisco che sono una razza, ma forse no, poi inizi a usare il termine come sineddoche per qualche personaggio, (Igor forse? Ma forse no, purtroppo, soprattutto nel primo capitolo non è per nulla chiaro, e le cose migliorano di poco, ma mano si procede). Spiegami che cacchio sono, e fallo subito, perché altrimenti non si fa altro che confusione, e in una storia con molti personaggi, la confusione è la tomba dell'interesse. Tra l'altro hai una situazione davvero ottimale per farlo: un maestro con il suo allievo in una nuova città. All'allievo puoi far fare tutte le domande necessarie ai lettori per inquadrare la faccenda (non vorrei citare sempre Harry Potter, ma pensa a quando Hagrid spiega il funzionamento di Hogwarts a Harry, dopo aver visitato Diagon Alley. C'è tutto quello che serve al lettore per non arrivare due pagine dopo a leggere Gryffindor e chiedersi e questo che minchia è?).
A questo proposito, il termine Maestro viene usato per indicare un po' troppe persone. All'inizio soprattutto nell'incontro tra Igor e Fraxinus risulta particolarmente difficile capire. Igor è un Cacciatore ma viene chiamato anche Maestro. Tecnicamente anche Fraxinus lo è, o no? È un casino. Capisco che Godwyn chiami Igor, Maestro, ma se lo usi come sinonimo per un personaggio, e ci sono molteplici maestri, magari contemporaneamente sulla scena, come faccio a capire a chi ti riferisci? Quindi, essendo i maestri troppi, il termine diventa inutilizzabile nelle scene corali che li comprendono; per questo tenderei a usare sostantivi che identificano la categoria (se così si può chiamare) tipo, mago, cacciatore, stregone, o qualsiasi cosa serva. Perplessità: Mago e stregone sono la stessa cosa? A naso direi di sì, ma chiedere è lecito. Tutte queste peculiarità, razze, nomi, ruoli, categorie, etc. etc. vanno definite con chiarezza alla prima occasione utile, in modo che poi ogni volta che le nomini e attribuisci i vari personaggi a ciascuna di esse, sia più chiaro orizzontarsi.
Occhio anche al cambio dei punti di vista. Spesso nelle tue scene c'è una pluralità di personaggi, con magari due principali attori che si scambiano le battute. E poi mi inserisci la reazione di un terzo che fino a quel momento era congelato. Destabilizzante.
Esempio. Cap 5 Al loro primo incontro, Kalika e Rufus battibeccano , Fraxinus ferma l'elfa dall'affettare Rufus e nel bel mezzo della frase ci schiaffi dentro il Gran Maestro (che è Gregory, giusto? Se la risposta è no, ti rimando al problema dei riferimenti/sinonimi, a causa del quale si fa molta fatica a capire a chi tu effettivamente ti riferisca. Se la risposta è si... che minchia centra in quel momento che fino ad allora non ha fatto biff e non si nemmeno mosso? Piuttosto vai a capo, lo fai intervenire - come effettivamente fa e poi, quando, diciamo l'hai accesso, allora ci sta che reagisca al rumore della spada. Così, tirato fuori dal nulla, quando non è attivo sulla scena, ma dormiente, sembra un po' un intervento campato per aria come se nello scrivere a un certo punto ti fosse venuto in mente che in scena c'era anche lui e hai dovuto inserirlo in qualche modo.)
Godwyn è un boh. All'inizio sembra un tipo tranquillo, anche abbastanza intraprendente, ma nel trasferimento a Castel Neve ha una specie di microinvoluzione verso il lagnoso che non mi spiego. Non dico che debba fare lo spaccone, però fatico a conciliare uno scappato da un tentativo di rapimento con tutte queste paturnie mentali. Sono io quella strana? Possibile. Comunque lo trovo un personaggio, seppur interessante, anche poco omogeneo con reazioni che mi spiazzano non in senso positivo, ma mi danno l'impressione che sia diverso ogni volta che compare in scena.
Kalika è molto fastidiosa. Fin da subito. E senza spiegazioni. Solo una domanda: perché? Fatico a digerire questi personaggi che sono antipatici senza motivo e risultano poco credibili. Come si può credere che con un atteggiamento passivo aggressivo ad minchiam del genere nessuno l'abbia ancora alzata da terra? Che speranza ha di incontrare solo buoni samaritani disposti a tollerare questo modo di fare così indisponente (vedi Fraxinus)? Personalmente trovo la sua caratterizzazione un po' macchiettistica e poco verosimile. Mi aspetterei di più. Anzi, me lo aspetto.
Rufus bah, il Draco Malfoy con i sensi di colpa. La sua trasformazione è troppo repentina e secondo me poco caratterizzata. Va bene, assiste a una scena di panico, però il suo cambiamento sembra un'inversione a U in autostrada rispetto a tutto quello che di lui viene detto in precedenza. Credo vada reso meglio, più graduale e più profondo, è un'occasione troppo ghiotta per sprecarla in preda alla fretta. Stesso discorso per l'intenerimento post parto. Si, ma forse non del tutto, ecco.
Arthur, si chiama anche Shilaf, però una volta assodato che tutti lo chiamo Arthur, quello deve essere il nome con cui ti riferisci a lui, non abbiamo mica tempo di segnarci tutti i nomi di battesimo di quelli che passano. Peccato che poi inspiegabilmente nel capitolo dieci, ci sono un paio di paragrafi in cui torna al nome nella sua lingua originale. Risultato, io che leggo e mi dico e ora questo chi minchia è? Ecco perché una volta stabilito il nome con cui uno viene chiamato, è meglio mantenerlo. Lo so, lo so. Il nome "fatesco" è dovuto al fatto che sia il suo punto di vista. Però poi poco più avanti ti riferisci a lui come Arthur, quindi il castello di carte casca per intero. Io direi che cambiare il nome di un personaggio per usarne un altro, per'altro citato soltanto una volta in precedenza, è un azzardo troppo grosso. Per me è no.
I gemelli (Fred e George wannabes anche qui!), fastidiosissimi e senza senso. Fanno cose a caso, con l'intento solo di fare casino, ma sembrano accendersi a intermittenza solo quando serve appunto il suddetto casino. Per il resto sono spenti, come pupazzi senza batterie. Perchè? Tra l'altro se tu li dovessi cancellare in toto non se ne sentirebbe minimamente la mancanza.
Soprassiedo su Billy e Arold. La tappezzeria.
Paradossalmente ho apprezzato molto di più la dinamica tra gli adulti che tra i giovani, fatta eccezione per le manifestazioni della magia di Godwyn che sono rese molto bene. Devo anche però osservare che il rapporto tra adulti e ragazzini è troppo giocoso e ciò appiattisce un po' l'atmosfera, omologando tutte le reazioni dei personaggi, giovani e adulti e rendendole troppo simili a sè stesse. La gerarchia esiste per un motivo.
Descrizioni. La descrizione di Marvia, le cui mura dall'esterno vengono ampiamente denigrate e poi una volta addentro diventa la meraviglia delle meraviglie, mi ha ricordato la prima volta di Harry Potter a Diagon Alley e il suo desiderio di avere almeno otto paia d'occhi che rende l'idea più di qualsiasi mirabolante aggettivo. Descrizione resa molto bene. A parte questo piccolo senso di deja-vu, l'esecuzione è riuscita e anche molto coinvolgente.
In generale le descrizioni sono ben fatte. Ogni tanto soffri di deriva dell'aggettivo, ma non mi è mai venuta voglia di saltare delle parti a piè parti, causa noia mortale. Presenti dei dettagli intriganti e seppure con le annotazioni già fatte sulla parte grammaticale riguardante la costruzione dei periodi, riconosco una buona capacità nel rendere vivide le atmosfere e le situazioni.
Trama. Gli eventi son ben presentati e pur essendo ancora soltanto accennati al tramonto del decimo capitolo, si può dire che è facilmente intuibile dove possano andare a parare. Insomma, uno che giustizia passanti ignari giusto per sport al primo capitolo, difficilmente sarà un personaggio di contorno e quindi mi viene da pensare che tutta la ciurma si scontrerà con lui, prima o poi. Se devo fare le pulci, e le devo fare, direi che i capitoli introduttivi, direi quelli a Marvìa sono piuttosto lenti. Ho trovato lo stratagemma del rapimento di Godwyn poco significativo. Anzi quasi inutile. Potrei pensare che il fatto che perda il simbolo grafemico e la spada avrà delle conseguenze, ma in generale tutta la faccenda si risolve talmente in fretta e in maniera così poco movimentata, che boh? Direi che non merita tutto lo spazio riservatogli e il coinvolgimento emotivo offerto è nullo. E poi, se uno viene rapito, non è che fa riflessioni filosofiche sull'arte, l'amore, le armi e gli eroi. Soprattutto se ha appena scoperto che gli vogliono fare le penne. Anticlimax vieni a me. Anche l'incontro con Kalika, meh. Ti spiego. Per due capitoli non fai che dire che Mervia è una città corrotta, e non ci si può fidare di nessuno e poi quando Godwyn atterra addosso a Kalika, questa che a Marvìa ci vive e ci vive da componente di una razza perseguitata si mette a fare conversazione? Meh. La reazione è malposta.
Molto più interessante invece è il rientro a Castel Neve e il problema di Godwyn con il controllo del suo potere. C'è più dinamismo, più coinvolgimento, si crea curiosità e il ritmo è buono. Credo sia la scena migliore dei dieci capitoli che ho letto. Ben descritta sia come accadimenti che come emotività. Peccato il pentimento di Rufus per me davvero troppo repentino e fuori luogo. È vero poi spieghi che covava questa cosa da un po', ma l'ho trovato comunque non molto centrato.
La prima scena è piuttosto confusa. Pur avendo abbastanza chiari gli spazi e almeno nella testa l'ubicazione dei personaggi (almeno i principali) fai riferimento anche ad altri soggetti, magari nominati di sfuggita poco prima, ma per cui mi ci vuole uno sforzo notevole al fine di dar loro l'inquadramento necessario nella scena. Vengono nominati dei personaggi, ma poi vengono proposti dei sinonimi per gli stessi personaggi, es: il mago con la Balzafuoco, al suo fianco (al fianco di chi? Di Godwyn? o la Balzafuoco al fianco del mago? non si capisce!) E chi cacchio è il mago? Igor? E che cacchio è la Balzafuoco, la spada o un animale? Io non capisco. Fatico, in questo girotondo di personaggi e sinonimi che si rincorrono a capire chi è cosa.
La scenetta dell'arrosto sul soffitto... meh. L'idea è divertente. l'esecuzione per qualche motivo manca un po' di ritmo. Ci sono degli sbilanciamenti e punti di vista multeplici che annacquano la tensione. Frasi brevi e azioni. Non è il momento di perdersi in catene di aggettivi. La scena è concitata e lo stile della narrazione deve veicolare la concitazione nel modo più appropriato. Il modo più appropriato sono farsi brevi e verbi di azione, appunto.
In generale, le scene corali sono gestite in maniera un po' confusa. Va definito meglio chi è cosa, dov'è, cosa fa e cosa dice. Nella tua testa è sicuramente chiaro, ma sulla carta, purtroppo, non molto.
Varie ed eventuali.
Cap 1 spoglia strada fetida, mmm, direi che suona meglio strada fetida e spoglia, o no?
Cap 1. "passeggiavano con grazia a braccetto," o passeggiavano a braccetto con grazia? Ma poi, aspetta, che mi frega di sapere in che modo passeggiano (riferito alla grazia), no, dai aspetta, sistemiamola senza accettare (nel senso di usare l'accetta) tutto come sempre. Passeggiavano a braccetto, muovendosi con grazia, mmm, non lo so. Comunque, così com'è, a me non mi piace. Sì, il mi l'ho messo di proposito. È il famoso mi enfatico.
Cap 1. "Dato che il suo volto.... che Godwyn divorava, riconobbe..." Io metterei il soggetto esplicito (Godwyn) nella principale, invece che nella subordinata per rendere la lettura più scorrevole "...che divorava, Godwyn riconobbe...".
C'è un generale abuso dei verbi come sembrare, parere, avere l'impressione. Questi verbi sono dei boomerang, nel senso che ti ritornano nella schiena. Vanno usati con grande attenzione perché rischiano di minare l'idea generale che il lettore si fa della scena. È vero, riporti delle impressioni dei personaggi, ma invece di contare su queste scorciatoie un po' noiose, veicola le loro emozioni attraverso le azioni. È molto più efficace.
Cap. 1 "sul viso del ragazzo, appena diciottenne," Spiegami, questo viene inquadrato di sfuggita una volta attraverso un vetro e poi, mentre gli viene mozzata la testa, mi presenti un'informazione del genere che è assolutamente inutile? È già chiaro da tutta la descrizione precedente che l'elfo è giovane. Quanti anni abbia effettivamente, credo non freghi a nessuno. Almeno non a me. Infodumping strisciante.
Cap. 1 "...solo che non lo trovò." Se questo non è un anticlimax con i controfiocchi!
Cap 2 "che stavano venendo lucidati." Tecnicamente l'uso della forma stare + gerundio al passivo non è sbagliata. Praticamente, fa un po' schifo. Già il passivo appesantisce, se poi ci aggiungi la zavorra della costruzione stare + gerundio hai fatto tombola. Però stavamo giocando a briscola. Per dire. Io per non sapere né leggere né scrivere, l'alleggerirei.
Cap 2 "gli Ambasciatori, i sacerdoti..." Mai apposizione fu apposta così pesantemente. Pesante. Pesante.
Cap 2 "occhi calcarei" Questo mi è piaciuto molto. Davvero. Un aggettivo calzante e non banale.
Cap 2 Domanda: perché la base di una statua con gli occhi calcarei, quindi presumibilmente di pietra, è dorata? Se è per il sole, non si capisce. Se è d'oro, per me non ha senso.
Cap 2 Il sole, che assiste a qualsivoglia cosa, mi fa venire il latte alle ginocchia. Esiste un limite, mio e personale, alle immagini pseudopoetiche e alla personificazione di cose inanimate a cui non frega un ciufolo delle vicende umane. Per me il sole che ha delle opinioni è un no assoluto.
Cap 2 "Maestro Igor imprecò peggio... Maehz..." Davvero abbiamo bisogno di questo grado di dettaglio sul livello di imprecatura? Perchè a me, come infiorettatura del periodo sembra un po' eccessiva. Oltre.
Occhio all'eccessiva verbosità, come in questo caso. Rischi di annacquare il ritmo, che infatti nei primi direi 3/4 capitoli risulta abbastanza arrancante. È come se ci fosse, in una frase, una serie infinita di parentesi. Una va bene, ma alla quinta ti si affloscia l'entusiasmo.
Cap 2 "Sangue. La parola gli apparve.... anni." Allora, questo ha perso l'apprendista che è praticamente un bambino, dopo aver appena assistito a un'esecuzione sommaria di un adolescente. Nell'ultimo posto in cui ha visto il suo apprendista c'è del sangue (bianco? cos'è una foglia di aloe? boh), e si mette a filosofeggiare sulla materia invece che muovere le chiappe per cercare il disperso? Boh. Perplessità. Questo è un esempio - e ahimè, ce ne sono molti altri - in cui fornisci info su come si sente il personaggio. Queste info non devi dirle tu, però le deve dire il personaggio stesso. Va bene ogni tanto fare dell'introspezione, ma se a ogni giro di volta, metti PAUSE e entri nella testa di Pinco Pallo, modello tuffo nel WC alla Trainspotting maniera, ecco, dopo un po' la cosa stanca. Parsimonia nelle intrusioni dell'autore. Lascia che il personaggio si arrangi a esprimersi. Mi sembrano tutti in grado di farlo.
Cap 2 "Ridevano alla stessa battuta da quando..." Se questi due, Igor e l'altro, stanno parlando in modo cospiratorio come diavolo fanno a sapere che quegli altri ridono ancora della stessa battuta? Quante orecchie con udito selettivo hanno, di grazia?
Cap 2 "Ah, fece Igor, se sorpreso a disagio era difficile capirlo." Mmm e chi lo deve capire? Di chi è questa considerazione? Risposta: inizia per a e finisce per utore. Non mi devi ringraziare.
Suggerimento non richiesto. Lo SquamAbaffo, non so per quale motivo mi risulta di difficile lettura e quindi, l'ho sempre letto Squambaffo che mi sembra suoni, alle mie orecchie almeno, molto meglio. Te lo metto lì appunto come suggerimento non richiesto. Se lo adotti, voglio i diritti, così in simpatia.
Cap. 4 La descrizione delle cianfrusaglie in casa di Fraxinus è un altro esempio di allungamento di brodo. Voglio che sia chiara una cosa. Vero, io non sono grande amante degli stili particolarmente elaborati (nulla di personale, è una mia preferenza e c'è poco da discutere), ma rispetto la tua scelta stilistica, perchè fa parte delle inclinazioni personali di un autore. Ciò che ti segnalo però, va oltre l'elaborazione, perchè, non ti contesto il livello di dettaglio o certe costruzioni, diciamo arzigogolate per mancanza momentanea di termini migliori; ti contesto certe frasi che vanno oltre la descrizione ricca e oltrepassano la soglia del ricco per diventare fastidioso, o addirittura ( e peggio) inutile. Credo che potresti fare numerosi aggiustamenti che pur rispettano il tuo naturale stile di scrittura, (che ripeto, è particolarmente corposo e non volgio snaturare,) seguano anche la buona norma della necessità, ovvero dire, ma senza sommergere di parole. Lungi da me pretendere che uno scrittore cambi il suo stile, ma ci mancherebbe altro! Ciò che ti suggerisco è di sfrondare le parti inutilmente pesanti che rendendo la lettura difficoltosa e difficilmente gradevole.
Ti faccio un esempio che, con gli esempi si capisce sempre meglio. Prendiamo proprio la descrizione delle cianfrusaglie di Fraxinus che mi sembra particolarmente calzante:
"Molta della robaccia che lo circondava, e che ricopriva ogni signola parte di qualsiasi superficie orizzontale, oltre che essere un insulto al buongusto, era perlopiù inutile. Si trattava di gingilli di fattura Umana, quali statuine e vasi riconducibili alle leggende, il cui unico scopo originale era abbellire l'ambiente con discrezione... e ciò sarebbe accaduto se non ce ne fossero stati almeno una cinquantina di troppo."
Periodo davvero pesante, sia per la costruzione che per l'esecuzione.
Partiamo dalla prima frase:
Molta della robaccia che lo circondava, e che ricopriva ogni signola parte di qualsiasi superficie orizzontale, oltre che essere un insulto al buongusto, era perlopiù inutile >>>
Molta della robaccia che lo circondava>>> che lo circondava è un'informazione inutile. Mette Godwyn al centro di un'osservazione sull'arredamento confondendo il focus.
che ricopriva ogni signola parte di qualsiasi superficie orizzontale >>> ogni singola parte di qualsiasi ... diciamo che questo rafforzativo è troppo rafforzato. Abbiamo capito che ce ne sono tanti di soprammobili, ma così è davvero troppo. Ogni signola superficie orizzontale, già rende l'idea, senza strabordare.
oltre che essere un insulto al buongusto, era perlopiù inutile >>> e qui, io personalmente ho un problema di gerarchia. Il ragionamento è il seguente: oltre che essere A è B, in cui B è l'insulto più grave, il danno oltre la beffa. Toglierei innanzi tutto il perlopiù che suona male e invertirei l'inutile con il brutto. Posso tenere una cosa brutta se è utile, e una cosa inutile ma bella. Ma se oltre a essere inutile è anche brutta, allora che diavolo la tengo a fare? Questo potrebbe essere un parere personale, ma trovo più sensata questa costruzione.
Si trattava di gingilli di fattura Umana, quali statuine e vasi riconducibili alle leggende >>> e qui parte l'inventario tradito dal "si trattava" e crocifisso dal "quali" - qui specificatamente è un gergo troppo tecnico e troppo poco narrativo. Non escludo che ci siano tratti in cui questa costruzione sia più calzante, qui sinceramente fa tanto agente immobiliare alle prime armi.
il cui unico scopo originale era abbellire l'ambiente >>> se abbiamo detto prima che sono inutili (e anche brutti, ma quella può essere un'opinione personale, per carità) che bisogno c'è di calcare la mano con unico e originale? Troppo. Tra l'altro, mettendo appunto in chiaro che sono brutti, l'unico scopo viene automaticamente meno. Non viene meno invece lo scopo originale che potrebbe prescindere dalla percezione di inutilità e bruttezza che è stata veicolata come posizione personale di Godwyn in merito ai suddetti soprammobili. E già il termine cianfrusaglie usato in partenza, è abbastanza significativo, visto che uno non definisce cianfrusaglia, che so, un fermacarte di Swarovski da 10mila euris, per dire. Tutt'al più puoi definirlo una ciofeca se non ti piace. Ma cianfrusaglia veicola un idea di paccottiglia di poco valore che non comprende propriamente uno Swarovski. Credo.
con discrezione>>> questo chi l'ha stabilito esattamente? Ricadiamo nella modalità agente immobiliare alle prime armi.
e ciò sarebbe accaduto se non ce ne fossero stati almeno una cinquantina di troppo.>>> perchè spingere di nuovo su questo dettaglio che già è stato ampiamente specificato dal fatto che ogni superficie a vista d'occhio è ricoperta di roba?
Riscriverei quindi grosso modo così.. ma è solo una proposta:
Molta della robaccia che ricopriva ogni signola superficie orizzontale, era inutile, oltre che un insulto al buongusto. Erano perlopiù gingilli di fattura Umana, statuine o vasi riconducibili a leggende, il cui scopo originale era forse di abbellire l'ambiente, se non ce ne fossero stati almeno una cinquantina di troppo.
Il rimarcare i concetti ancora e ancora con aggettivi/verbi/avverbi/locuzioni e piccioni viaggiatori, a lungo andare dà l'impressione di assistere a uno che uccide una mosca con la paletta e poi continua a picchiare e picchiare sulla stessa mosca. Se al primo colpo, l'hai ammazzata, che bisogno c'è di continuare? (a meno che tu non sia sadico dentro, ma questa è un'altra storia.)
Cap 4 "quasi neanche lui... fosse in grado di convincersi di non aver sognato." Questa frase e le sue negazioni sembrano una manche finale di duello a Twister. Pietas! Vedo che hai una predilezione per la costruzione delle frasi sul concetto contrario, come in questo caso. Va bene fino a un certo punto. Ogni tanto ci può stare per veicolare un'osservazione divertente o sottolineare le caratteristiche di qualcosa/qualcuno calcando sul contrario. attenzione però che se abusato questo stratagemma diventa molto molto pesante da leggere. Sfida: controlla tutte le congiunzioni negative o avversative ( non, sebbene, nonostante e affini) usate soprattutto in fase di descrizione.
Ma io ho le traveggole o questa storia trasuda HP misto agli animali fantastici e dove trovarli con risposta: evidentemente in questo paese di cui non ho ancora capito la pronuncia? È una mia impressione? Rispondere con onestà, prego. No, perchè, la descrizione della città, la sala grande con i tavoli di legno e quelli degli adulti sopraelevati, il reietto con il potere dei poteri, gli animali fantastici, lo stronzetto di turno, i gemelli combinapseudo guai,... insomma si è vero... tanti sono tropi che si trovano in ogni fantasy però bah, la vibe (facciamo i fighi) HP è davvero forte.
Ah, un'altra cosa, una spiegazione dei poteri e delle magie varie sarebbe molto benaccetta.
Cap 8 "Billy squadrò Godwyn "Non credo sia tu.. azioni." Chi parla qui? Non si capisce. Tutto questo dialogo e le battute che seguono non sono chiare. Devi mettere le indicazioni di chi parla perché la scena risulta alquanto confusa.
Ora ho una domanda campata per aria. Ci sono cose varie che mi fanno venire il sospetto che tu possa non essere madrelingua italiana 100%, cioè che tu sia o bilingue o hai imparato l'italiano perfettamentre da piccola. È vero o è una mia impressione sbagliata?
Concludendo.
La qualità è piuttosto buona e il risultato come già detto è piacevole. Rastrellerei in generale qualche aggettivo di troppo e raddrizzerei i periodi arzigogolati per renderli più fluidi; mi assicurerei anche, che fosse chiaro chi parla e quando parla. Lavorerei anche sul ritmo, visto che questo, a quanto mi dici nel titolo, è il primo di n volumi.
Tutti questi interventi però vanno fatti solo dopo aver finito la prima stesura. Intervenire ora è inutile e anche controproducente. Sappi che mi approprierò della parola Squambaffo come se fosse mia, perché mi piace troppo. Not sorry, at all!
Fine
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